lunedì 29 giugno 2015

IL DIALETTO VARESOTTO



Il dialetto varesotto (o Bosino) è un dialetto appartenente al ramo occidentale della lingua lombarda parlato nella Provincia di Varese

Esso è considerato affine al dialetto milanese, con il quale, pur non confinando direttamente, ha alcune comunanze. Il dialetto attuale risente, secondo le zone, di influssi del comasco (zona di Tradate) e del bustocco (zone di Busto Arsizio e Legnano). Il dialetto varesotto presenta forti comunanze anche con il dialetto verbanese, parlato lungo la sponda occidentale del Lago Maggiore, rappresentando un continuum dialettale con esso. La base linguistica del dialetto varesotto è nel complesso comune ma con innesti ed influenze, più o meno forti, secondo le zone. Molto simile il Ticinese, lingua madre del Canton Ticino della Svizzera italiana

Nel periodo romano, il latino è stato deformato dal sostrato celtico, in quanto gli abitanti della zona erano insubri lambrani romanizzati. Nel medioevo ha ricevuto influsso dalle lingue circostanti (superstrato: longobardo, lingue germaniche, celtiche). Poi le dominazioni spagnola, francese e austriaca hanno lasciato notevoli tracce nella lingua. Il francese ha contaminato specialmente il milanese, per la maggiore apertura cittadina, il quale ha a sua volta influenzato i dialetti circostanti. A partire dalla fine dell'Ottocento, tutte le lingue d'Italia hanno ricevuto un piccolo influsso da parte della lingua italiana, a causa della crescente diglossia (compresenza di italiano e lingua locale), causando, nelle generazioni più giovani, delle perdite del lessico originario.

Dal punto di vista fonetico il Varesotto è leggermente più duro del milanese e gli articoli e i toponimi si diversificano in base alla zona.

Le vocali nel dialetto sono:

ü ö = Vocali miste come nel francese sur e bleu o in varesotto dür e cör
â ê î = Vocali allungate, come nel francese frère o in varesotto frâ
L'uso dell'accento circonflesso è frequente nei participi passati (es. fâ - fatto, dî - detto). Ci sono casi particolari come le parole con la vocale mista allungata, per esempio düü dove la vocale dovrebbe essere solo una, ed oltre alla dieresi dovrebbe avere anche l'accento circonflesso.

Le consonanti nel dialetto sono:

c = Usata come finale di parola è palatale come in lacc (latte), se seguita da una h è gutturale come in lach (lago) o sacch (sacco).
s = Sonora come in casa si distingue da quella aspra, come in sole attraverso il raddoppio; cascina in dialetto diventerà perciò cassina, anche se la s durante la pronuncia sembra più semplice che raddoppiata.

L'accento acuto o grave serve per indicare la vocale chiusa o aperta, per esempio pan póss (pane raffermo) oppure salàm (salame).

Vadavialcuu: forma contratta della frase "Và a da' via il cü" e variante spinta dell'altrettanto famoso "Và a da' via i ciapp" significa letteralmente ..  .
Una variante molto usata nelle zone di Varese e del Canton Ticino è più lunga e cita più o meno così:
"Và a da' via i ciapp cunt vert l'umbrela", che tradotto significa vai a vendere le chiappe con l'ombrello aperto.

Mena no 'l türun! = Non continuare a ripetere la stessa cosa, hai rotto le scatole!

Vä a fä l’oli sinonimo di Föra di Ball, significa "vai a fare l'olio", renditi utile e lasciami in pace.

Sem mia giò a a petenà i bambül = non siamo mica qui a pettinar le bambole! ovvero "non ho tempo di fare le tue cose, sono abbastanza occupato, non sto mica pettinando le bambole"

Te sett na föla debaréla=  sei poco affidabile
 
Và a scuà ul mar "vai a scopare il mare"= vai via.

(tì) Te ghe na facia de cü de can da cacia = Hai una faccia da culo di cane da caccia (dovuto al fatto che i cani da caccia sono spesso privati chirurgicamente della coda per non fare rumore, di conseguenza sono ben visibili i glutei). Spesso prosegue con "l'è pusé bèll ul me cü dà la tó fácia" di facile parafrasi.

Te se' malà in duè te se' petenat = sei malato dove ti pettini, "sei fuori di testa".

Te laset minga in gir ul coò, perche' te ghe le tacàa = non lasci in giro la testa solo perchè ce l'hai attaccata (lasci in giro tutto).

Te se' püsè föra d'un vas da gerani=  Sei più fuori di un vaso di gerani, "sei fuori come un balcone".

Te se' curiuus 'me 'l ma' de ventar=  Sei curioso come il mal di pancia, ovvero una persona curiosa che finisce per infastidire: il mal di pancia inizia piano (curioso) per poi finire in bagno.

Và a ciapà i ratt= Vai a prendere i ratti (vai a quel paese)

Pastrügnùn ovvero colui che fa i "pastrugni", confusionario, non preciso. I pastrugni sono delle opere fatte male, pasticciate.

Balabiott ovvero un Bala Biott, colui che balla in giro nudo. In varesotto "bala in giir" significa "essere in giro a far nulla", per cui balabiott è un termine che indica colui che va in giro nudo. Può avere due significati: il primo, "coloniale", indica un modo per indicare gli africani (o meglio, le tribù tipicamente nude); il secondo, invece, indica un modo di rappresentare una persona un pò poco presente mentalmente. Ul balabiott è infatti lo spostato mentale, colui che va in giro nudo per la strada.
Il significato, in entrambi i casi, si riferiva a "colui che non fa niente".
 
Facia da tola si intende una faccia di tolla ovvero un volto che sembra d'argento ma si rivela essere "falso", di tolla. E' comunque usato anche nella variante scherzosa come per dire "facia da cù" o "facia da palta"

Pulentatt o Pulentuun si intende una persona lenta, polentona. Il termine lento associato alla polenta è difatti relativo al lungo tempo che la preparazione della polenta richiede e dai movimenti lenti e difficoltosi che accompagnano il mescolare.
 
Cuvèrc cà va ben par tütt i pugnat si intende la persona che si adatta a tutti in senso negativo, ovvero senza una vera e propria opinione personale. La traduzione letterale significa infatti "coperchio che va bene per tutte le pentole"

Cüü alegher letteralmente culoallegro, inteso gay in senso scherzoso.

Càsciabàll ovvero colui che dice balle, un bugiardo.

Mangia pan a tradiment = un mangia-pane a tradimento è colui che lavora poco, che "mangia pane senza meritarlo".

Sciabalun indica una persona che non cammina benissimo. Probabilmente derivante da Sciabatt ovvero ciabatte, indica colui che cammina con scarpe larghe, trascinando i piedi. Claudicante.

Ciaparàtt è colui che prende i ratti, cioè una persona che si dedica a cose inutili in quanto stupidotto.

Loegia=  donna di facili costumi.

Caragnuun è colui che "caragna" sempre, ovvero un piagnucolone.

Gabana= voltafaccia, probabilmente derivato da Voltagabbana.

Ciola predecessore del famoso Ciula!

Pelabrocch  significa pulisci-rami, mestiere umile. Indicava che tale persona non poteva fare altro che quel lavoro a causa delle sue scarse capacità

Gratacù sei un "grattaculo", oppure detto "Grasderost" - grass dul rost, "grasso dell'arrosto", ovvero una persona  difficile da digerire, che ha sempre qualcosa da ridire.

Se la me nona la gh'avea i ball la sarìa stà ul me nono
se la mia nonna avesse avuto le palle sarebbe stata mio nonno.

Una pisada senz'ul pèt l'è tème un viulìn senza l'archet
Una pisciata senza un peto è come un violino senza l'archetto.

Chi volta'l cù a Milan le volta al pan
Chi volta le spalle a Milano le volta anche al pane.

Nà lavàda, nà sùgàda, la par n'anca duperàda.
Una lavata, una asciugata e non sembra nemmeno essere stata usata!
Relativo alla filosofia di un tempo dove, in carenza di beni, bastava una lavata per rendere una cosa "nuova" e usarla nuovamente.Può anche essere inteso per quella cosa lì....


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