Tra le città di Palpa e Nazca, nella pianura di Socos ci sono alcune linee che hanno una larghezza che va dai 4 ai 21 dam. Un semicerchio di montagne in lontananza forma un gigantesco anfiteatro naturale aperto verso ovest.
In questa regione, migliaia di linee si estendono per 520 km², e alcune si prolungano fino ad un'area di 800 km².
Le lunghezze delle linee sono variabili, arrivando a misurare anche fino a 275 m di lunghezza.
Le linee, risalenti a un periodo compreso tra il 200 a.C. e il 600 d.C., raffigurano forme geometriche, sagome animali, scene di decapitazione, stelle e figure mitologiche. Da tempo si sospettava avessero un significato religioso, ma la loro reale destinazione è rimasta finora piuttosto misteriosa.
Dopo aver analizzato un centinaio dei disegni più recentemente scoperti, insieme ad antichi cocci di ceramica rinvenuti nei punti di intersezione dei geoglifi, i ricercatori della Yamagata University hanno ipotizzato che, nella prima fase della loro storia (quella che arriva fino al 200 d.C.) le linee servissero da punto di riferimento per i pellegrini in visita al complesso religioso pre-Inca di Cahuachi, un insieme di templi e piramidi oggetto di offerte religiose e sacrifici umani.
Per i ricercatori, quattro diversi tipi di geoglifi tendono a concentrarsi sulle diverse strade che conducevano al luogo di culto. I diversi stili con cui sono costruiti (alcuni, rimuovendo strati di roccia dall'interno del disegno; altri, erodendo la roccia sui bordi del disegno), insieme alla diversa posizione geografica, portano alla "mano" di due popolazioni distinte.
Le immagini di condor e camelidi trovate lungo il corso del fiume Ingenio, sulla strada per Cahuachi, sono riconducibili alle popolazioni dell'Ingenio Valley. Le figure dall'aspetto soprannaturale che esibiscono teste-trofeo si trovano invece nella valle di Nazca, sulla via per Cahuachi, e sarebbero state tracciate dagli abitanti di quest'area. Dietro altre immagini ci sarebbe lo zampino congiunto di entrambe le popolazioni.
I geoglifi servivano forse a indicare il sentiero rituale che conduceva al complesso di templi. Ma il loro scopo dovette mutare dopo il primo periodo: dal 200 d.C. in poi, nella cosiddetta epoca Nazca, le linee divennero i luoghi prescelti per compiere strani rituali, che includevano la rottura di vasellame nei punti di intersezione tra un disegno e l'altro. Questa nuova funzione li accompagnò anche dopo il declino del complesso di Cahuachi.
Il mistero che l'altopiano di Nazca nel Perù meridionale -e più precisamente la Pampa di Palpa- suggerisce agli appassionati e agli studiosi di archeologia, arte, simbologia e mistero.
Quest'opere immensa, composita e singolare è diventata pubblica dopo essere stata per circa mezzo secolo conosciuta, ma non divulgata, probabilmente perché il governo peruviano aveva altre "gatte da pelare". Infatti nel 1927 un pilota peruviano sorvolando l'altopiano notò quelle strane linee e fece immediato rapporto, dichiarazione però che rimase sepolta negli archivi 50 anni.
Il rapporto racconta di stranissime linee che si intersecano tra di loro per molti chilometri creando disegni di animali e altre strane figure visibili solo dall'alto.
Non si riesce a dare una datazione precisa a questa incredibile realizzazione; è chiaro che il mantenimento è stato favorito dal clima particolare che caratterizza l' altopiano desolato di Nazca.
La presenza di venti piuttosto impetuosi non ha causato danni all'opera, perché arrivando a terra, essi non hanno neanche la forza di spostare un sassolino. E ancora il tutto è favorito dalla quasi totale assenza di pioggia.
Le misteriose linee di Nazca formano delle figure che si possono dividere principalmente in 3 categorie: quelle geometriche (linee che si intersecano, procedono parallele per poi incontrarsi e formare perfette figure geometriche), quelle zoomorfe (esempio la scimmia, il ragno, il cane e non solo) e quelle antropomorfe (figure che in qualche modo assomigliano a corpi umani stilizzati).
Le figure che si notano di più sono proprio quelle zoomorfe e antropomorfe, spaventose per la complessità e l'accuratezza con la quale sono state realizzate.
Nonostante la bellezza suggestiva delle linee, la loro realizzazione è stata assai più semplice di quanto si possa pensare, infatti il tutto è stato realizzato con il posizionamento di ciottoli neri sopra alla sabbia gialla del deserto.
Si ritiene che i geoglifi siano stati tracciati durante la fioritura della Civiltà Nazca, tra il 300 a.C. ed il 500 d.C. da parte della popolazione che abitava la zona: i Nazca.
Le linee sono tracciate rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, lasciando così un contrasto con il pietrisco sottostante, più chiaro. La pianura di Nazca non è ventosa e il clima è piuttosto stabile così i disegni giganti sono rimasti intatti per centinaia di anni.
A causa della superimposizione dei motivi, si crede che essi siano stati realizzati in due tappe successive: prima le figure e poi i disegni geometrici. Ciò nonostante, a causa delle caratteristiche del suolo è molto difficile poter datare con sicurezza il periodo in cui furono costruite, specialmente per la difficoltà di applicare il sistema di datazione con il Carbonio 14, che non ha dato risultati soddisfacenti. Gli scienziati si sono avvalsi di altri metodi, come il confronto tra le figure dei geoglifi e quelle trovate sul vasellame della civiltà Nazca.
Ai margini della Pampa, gli archeologi hanno scoperto la città cerimoniale dei Nazca, Cahuachi, da cui si ritiene provenissero gli artefici delle linee.
Il primo riferimento alle figure si deve al conquistador e cronista spagnolo Pedro Cieza de León nel 1547.
Sebbene le linee siano state avvistate con maggiore chiarezza e frequenza con l'avvento dei voli di linea sull'area, esse sono visibili anche dalle colline circostanti, tanto che dall'alto di una collina nel 1927 Toribio Meija Xespe le identificò con dei sentieri cerimoniali (seques).
Nel 1939 furono studiate da Paul Kosok, un archeologo statunitense, che ipotizzò che l'intera piana fosse un centro di culto.
Hans Horkheimer nel 1947 suppose invece che questi tracciati fossero una forma di culto degli antenati: sentieri tracciati che erano utilizzati come tracce dove camminare durante le cerimonie religiose.
Chi diede un contributo decisivo allo studio delle linee di Nazca fu l'archeologa tedesca Maria Reiche.
Ella si dedicò con passione allo studio e al restauro dei geoglifi e a lei si deve la scoperta di alcuni che non erano stati documentati in precedenza, né da Mejia, né da Kosok. La Reiche suppose che le linee avessero un significato astronomico, identificando la figura della Scimmia con l'Orsa Maggiore, il Delfino e il Ragno con la Costellazione di Orione, ecc. La Reiche affermava anche che le figure erano state create da veri e propri tecnici e ingegneri dell'epoca.
Sulla stessa linea Phyllis Pitluga, una ricercatrice dell'Alder Planetarium di Chicago, studiando il rapporto tra le linee e le stelle nel cielo, giunse alla conclusione che il ragno gigante rappresentava la costellazione di Orione, mentre tre linee rette che passano sopra al ragno erano dirette verso le tre stelle della cintura di Orione, se osservate da un certo punto della pampa.
Nel 1967 Gerald Hawkins, astronomo inglese noto per i suoi studi nel campo dell'archeoastronomia, non trovò alcuna correlazione tra i disegni di Nazca e i movimenti dei corpi celesti.
Morrison riteneva di aver individuato la chiave per spiegare il mistero delle linee di Nazca: il leggendario eroe-maestro Viracocha, noto anche come Quetzalcoatl e Kontiki, il cui ritorno era ancora atteso al momento dello sbarco di Cortés. Gli "antichi indios" disegnarono figure poiché pensavano che Viracocha sarebbe tornato, questa volta scendendo dal cielo, ed i disegni rappresentavano dunque dei segnali.
Anche la storica peruviana Maria Rostworowski de Diez Canseco studiò le linee interpretandole come luogo di segnalazione al dio Viracocha. Secondo la Rostworowski ad ogni figura corrisponderebbe un clan (ayllu) degli adoratori di Viracocha, che avrebbero disegnato le linee per segnalare al proprio dio il luogo dove essi si trovavano quando egli sarebbe ritornato.
Il primo studio serio su questi disegni è dovuto all'equipe di archeologi Markus Reindel (della "Commissione per le culture non-europee" dell'Istituto Archeologico Tedesco) e Johnny Isla (dell'Istituto Andino di Ricerche Archeologiche).
Essi hanno documentato e scavato più di 650 giacimenti e sono riusciti a tracciare la storia della cultura che tracciò questi disegni, oltre a dargli un senso, e giunsero alla conclusione che le linee hanno a che vedere molto più probabilmente con rituali collegati all'acqua, piuttosto che con concetti astronomici. L'approvvigionamento idrico, infatti, giocò un ruolo importante in tutta la regione.
Gli scavi hanno inoltre portato alla luce piccole cavità presso i geoglifi nelle quali furono trovate offerte religiose di prodotti agricoli e animali, soprattutto marini. I disegni formavano un paesaggio rituale il cui fine era quello di procurare l'acqua. Inoltre furono trovati paletti, corde e studi di figure. Di questi elementi tanto semplici si servirono gli antichi Nazca per tracciare i loro disegni.
Tecnicamente le linee di Nazca sono perfette. Le rette chilometriche sono tracciate con piccolissimi angoli di deviazione. I disegni sono ben proporzionati, soprattutto se pensiamo alle loro dimensioni. Queste linee sono la testimonianza di una grande conoscenza della geometria da parte degli antichi abitanti di questa zona.
L'ipotesi più accreditata e realistica circa la loro costruzione induce a pensare che gli antichi peruviani abbiano dapprima realizzato disegni in scala ridotta che sarebbero stati successivamente riportati (ingranditi) sul terreno con l'aiuto di un opportuno reticolato di corde (in maniera simile a come fece Gutzon Borglum, l'artista che scolpì i volti dei Presidenti statunitensi sul monte Rushmore). Quest'ipotesi sarebbe avvalorata anche dai reperti archeologici rinvenuti da Reindel e Isla durante i loro studi.
Inoltre, non è del tutto esatto il fatto che le linee non si possano osservare da terra: infatti ci sono molte colline e montagne nell'area di Nazca che avrebbero permesso agli artisti di osservare il proprio lavoro in prospettiva. C'è da tener presente anche che, sicuramente, appena disegnate, le linee dovevano essere ben visibili, di colore giallo brillante, come le impronte recenti di pneumatici che passano nella zona.
Va anche ricordato che le linee si sono conservate perfettamente fino ai nostri giorni perché la zona è una delle più aride del mondo e quasi del tutto priva di vento e pioggia.
Le figure che si trovano a Nazca, in particolare nella Pampa di San José sono numerose e rappresentano figure di animali, di vegetali, di umani, labirinti e altre figure geometriche.
Quasi tutti i disegni furono creati su superfici piane. Ve ne sono alcuni anche sui lati delle colline, che rappresentano (per la maggior parte) figure umane, alcune delle quali sono incoronate da tre o quattro linee verticali che forse rappresentano le piume di un copricapo cerimoniale (anche alcune mummie peruviane portavano copricapi d'oro e di piume). I disegni sulle colline sono meno nitidi di quelli sulla pianura, forse perché sono stati parzialmente cancellati dal rotolamento delle pietre verso valle.
Sono più di trenta i geoglifi trovati fino ad oggi nella Piana di Nazca. I disegni geometrici (centinaia di linee, triangoli e quadrangoli) sono più numerosi di quelli naturali ed occupano grandi aree.
La sua tecnica di costruzione fu diligente e attraverso essa i topografi del passato portarono le linee a dorsi e burroni senza deviare dalla loro direzione originale.
La profondità dei solchi non eccede mai i 30 cm e alcune sono semplici graffi sulla superficie e possono essere distinte solo quando il sole è basso all'orizzonte.
Nei pressi della Carretera Panamericana Sur il grande albero è una delle due figure (l'altra è quella delle mani) visibili dalla "torre mirador", nei pressi della panamericana stessa.
L'alligatore è una figura quasi completamente cancellata dai lavori per la costruzione della Panamericana o dall'incuria dei visitatori. Al giorno d'oggi, al posto della figura, si notano solo grandi tracce di pneumatici.
L'astronauta, così chiamato per la forma della testa che ricorda per l'appunto il casco di un astronauta, è una delle figure più famose della Piana di Nazca, soprattutto riguardo alle speculazioni fantascientifiche che sono state proposte circa l'origine delle linee.
L'ipotesi più accreditata è che si tratti di una semplice rappresentazione stilizzata di una figura umana. Secondo Maria Reiche si tratta di uno sciamano o di un sacerdote in grado di prevedere il tempo atmosferico.
La balena è la rappresentazione di una divinità marina. È localizzata all'estremità orientale del complesso archeologico delle linee ed è sovrapposta ad un grande rettangolo.
Il colibrì è uno dei geoglifi più famosi della piana di Nazca, soprattutto per le sue proporzioni armoniose. La distanza tra gli estremi delle sue due ali è di 66 metri ed è lungo 94 m.
I colibrì erano considerati essere messaggeri degli dei dalle popolazioni della costa settentrionale peruviana e come intermediari tra gli umani ed i condor mitologici nella regione del lago Titicaca. A Puquio, vicino a Nazca erano considerati assistere ai culti rivolti agli dèi delle montagne per propiziare la pioggia.
In molte culture andine il condor è un uccello associato direttamente alle divinità delle montagne. Il condor di Nazca ha una lunghezza di 130 m ed una apertura alare di 115 m.
La lucertola è forse la figura che ha sofferto di più l'incuria dell'uomo: durante i lavori per la costruzione della Carretera Panamericana Sur è stata tagliata a metà dal tracciato della strada e parzialmente cancellata durante i lavori.
La figura, vicino alla torre "Mirador" (che permette di vederle molto bene), rappresenta due mani, con alcune dita mancanti.
Gli antichi popoli della piana credevano che chi nasceva menomato era figlio di un dio del fulmine o del tuono, ritenendoli quindi esseri soprannaturali e fortunati, evidentemente legati alle piogge e all'acqua. Pertanto si crede che anche queste figure, come quella della scimmia, non siano state disegnate male, ma siano piuttosto un tentativo di propiziarsi gli dèi della pioggia.
L'orca è un animale appartenente alla mitologia Nazca e presente anche nella ceramica della civiltà Nazca, dove talvolta veniva rappresentata con una testa umana. È diverso da una normale balena avendo braccia e molteplici pinne sulla schiena. Viene considerato come una metamorfosi del gatto di Nazca che appare rappresentato su molte ceramiche; una metamorfosi che ovviamente ha a che vedere con l'acqua.
Il pellicano mostra un grande passero con il collo a zigzag ed il becco rivolto ad est.
Questo gigantesco uccello ha una lunghezza di 300 m e una larghezza di 54 metri. È considerato dagli studiosi della pianura come l'"Annunciatore dell'Inti Raimi" (festa incaica di adorazione del sole), perché se durante le mattine comprese tra il 20 ed il 23 giugno ci si posiziona nella testa e si guardia nella direzione del suo becco, si potrà osservare il sorgere del sole esattamente nel punto segnalato da questa direzione.
Il ragno è una delle figure più famose della Piana di Nazca e fu la prima figura ad essere scoperta. È ubicato in una fitta rete di linee rette ed è parte del bordo di un enorme trapezoide.
Non è scientificamente dimostrata l'appartenenza di questo ragno (peraltro stilizzato) alla famiglia dei Ricinulei, originaria di zone quasi inaccessibili della foresta Amazzonica (1500 km più a nord).
La scimmia, famosissima figura che misura circa 135 m e mostra l'animale con solo nove dita e una coda a forma di spirale.
Le popolazioni dell'antico Perù associavano le scimmie all'acqua, in quanto esse abitavano in zone dove l'elemento è abbondante. Per i Maya le scimmie erano addirittura considerate divinità collegate all'acqua. Il fatto poi di avere nove dita non è un segno di inaccuratezza da parte di chi ha disegnato la scimmia, ma piuttosto un modo per riferirsi ad un animale divino in quanto, al tempo degli Inca, era credenza largamente diffusa associare le persone o animali nate con malformazioni a figli del fulmine e del tuono.
La figura della scimmia fu scoperta nel 1954 da Maria Reiche che credeva potesse rappresentare l'Orsa Maggiore.
Già nel 1976, l'archeologo Larrain aveva notato che gli antichi popoli peruviani utilizzavano delle conchiglie di forma spiraleggiante in culti per ottenere acqua; conchiglie nautiloidi erano usate per produrre suoni che richiamassero gli dèi della montagna o le nuvole. Pertanto attribuì a questo geoglifo connessioni con il culto dell'acqua.
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