domenica 9 ottobre 2016

LE TORTURE CINESI

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Le torture cinesi rimandano nell'immaginario a metodi disumani che vengono utilizzati per obbligare la vittima a fornire informazioni o per modificare il comportamento e il proprio modo di pensare.

La camicia di forza è costituita da tela di canapa e ha le maniche più lunghe di 25 centimetri rispetto alle braccia. Una volta indossata questa camicia, la vittima è costretta a stare immobile con le braccia incrociate e diritte dietro la schiena: la stretta della camicia diventa maggiore tanto più ci si muove. A volte la vittima è seduta su una panca, con una bacchetta di metallo attaccata alle braccia o alle gambe. Alla vittima normalmente viene richiesto di piegare la testa, ma non è consentito chiudere gli occhi.

Le persone che subiscono questa tortura riportano fratture a braccia, tendini, spalle, polsi e gomiti. I più resistenti vanno incontro a frattura delle vertebre e muoiono agonizzanti dal dolore. Ci sono testimonianze secondo cui questa tortura è applicata ai praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale cinese perseguitata dal 1999, nel Campo di Lavoro forzato n° 3 della Provincia cinese dell'Henan. I praticanti del Falun Gong quando subiscono questa tortura sono costretti ad ascoltare con degli auricolari dei messaggi di calunnia nei confronti della loro disciplina spirituale.

Li Jinke è stato sottoposto a questa tortura da aprile a ottobre 2003. Ogni giorno nel cuore della notte, le sue urla strazianti echeggiavano in tutto il campo di lavoro. A causa del dolore prolungato che ha patito, il signor Li Jinke ha perso 40 chili.

Infilare degli aghi d'acciaio di circa dieci centimetri su collo, schiena, petto e altre parti sensibili del corpo. Alcuni sono spinti così in profondità che diventa difficile tirarli fuori. Il dolore che provoca è indescrivibile. Quando si tratta di ferire le unghie, a volte vengono usati dei bastoncini di bambù.

Tra le tante vittime si può ricordare la signora Liu Jinfeng, che è stata detenuta nel centro di detenzione Xiangcheng nella provincia dell'Henan. Per costringerla a fornire i nomi di altri praticanti del Falun Gong, gli agenti di polizia le hanno inserito dei bastoncini di bambù appuntiti nelle sue dita della mani e dei piedi. La signora Liu Jinfeg ha perso coscienza, ma la polizia ha ripetuto la tortura per svegliarla.

La panca della tigre: la vittima si siede su una piccola panca di ferro alta circa 20 centimetri. Le ginocchia sono legate saldamente alla panca, le mani dietro alla schiena o a volte appoggiate alle ginocchia. La vittima sta con la schiena diritta senza poter fare alcun movimento e delle guardie la obbligano a stare ferma. Normalmente sono inseriti oggetti duri sotto le gambe o le caviglie per intensificare il dolore.

Il letto dei morti,  chiamato anche il letto che si allunga, questo metodo viene utilizzato per torturare i praticanti del Falun Gong che non vogliono rinunciare al loro credo. La vittima viene legata con le braccia dietro la schiena e il collo è legato alle gambe. Poi viene incastrata sotto un letto e costretta a stare in questa posizione.

La testimonianza della signora Yoko Kaneko ha evidenziato la brutalità di questo metodo: costretta per 20 giorni di fila in quella posizione, le sue mani e i suoi piedi sono stati ammanettati con così tanta forza, da farle sanguinare i polsi. Non le è stato permesso di usare il bagno, ma le è stato inserito un catetere nell'uretra. Dopo la liberazione, il suo corpo è diventato insensibile, incapace di muoversi e la sua pelle era piena di ulcere.

Arrostire un agnello intero: la vittima è legata orizzontalmente a un palo orizzontale sospeso per aria. Poi viene presa a pugni, scosse elettriche e bastonate.

Letto di stiramento: la vittima è legata mani e piedi con delle corde a un letto. In seguito si tirano con forza questi anelli e il corpo della vittima, in preda a stiramento estremo, si solleva dal letto. In questa tortura i torturatori devono stare attenti perché se applicano troppa forza la vittima muore in pochi secondi. Se invece è applicata meno forza, dopo dieci minuti le ossa degli arti si slogano e la vittima diventa disabile in modo permanente. Quando tutti gli arti sono lussati, la polizia colpisce le giunture degli arti con piccoli martelli di gomma, fino a riempirle di lividi.

Trascinare la vittima con un veicolo è un metodo riservato ai praticanti del Falun Gong. Gli agenti di polizia e le guardie di un campo di lavoro forzato legano con una corda i praticanti del Falun Gong a un veicolo, per poi farlo partire. Il risultato è chiaro: le ferite a volte sono così profonde che espongono le ossa.

Anche questo metodo del bastone elettrico riguarda i praticanti del Falun Gong, ed è la tortura più utilizzata nei loro confronti. Alla vittima viene inflitta una scarica di 30 mila volt con dei bastoni elettrici. Le zone più colpite sono la bocca, la base dell'orecchio, la parte centrale della pianta del piede, il centro del palmo della mano, le parti intime e i capezzoli. A volte sono utilizzati diversi bastoni contemporaneamente.

Nell'alimentazione forzata la persona è legata con differenti strumenti di tortura per limitarla nei movimenti. Alla vittima viene poi infilato un tubo in bocca o nel naso, che causa il danneggiamento della cavità nasale. Poi viene versato in un imbuto dell'acqua salata concentrata, sciroppo di amido appiccicoso, succo di peperoncino, acqua, medicine irritanti, liquori forti, urina ed escrementi. Questa miscela viene utilizzata sia per nutrire la persone, sia per infierire su di essa.

La maggior parte di questi metodi sono utilizzati ai danni dei prigionieri di coscienza del Falun Gong, ma attraverso le loro testimonianze, la conoscenza di questi metodi si sta diffondendo sempre di più nel mondo.

Le torture sessuali alle donne in Cina sono un fenomeno molto spesso legato alla persecuzione del Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal 1999. Stupro, aborti forzati, genitali calpestati sono solo alcune delle torture praticate nelle carceri, nei campi di lavoro, nei "centri di lavaggio di cervello" e negli ospedali. E spesso i più grandi persecutori sono i medici stessi, secondo quanto riportato da Clearharmony.net, un sito web che documenta la persecuzione ai danni dei praticanti del Falun Gong.

Clearharmony.net documenta numerosi casi di torture deliberatamente mirate a causare un aborto spontaneo. Ad esempio, nel campo di lavoro di Wanjia, una praticante del Falun Gong incinta di sette mesi è stata appesa a una trave con le mani legate a una corda che pendeva da una carrucola fissata a una trave, a tre metri di altezza. Il poliziotto, dopo aver rimosso lo sgabello su cui poggiava la donna, le ha provocato una violenta caduta a terra. Dopo la caduta, la tortura è stata ripetuta diverse volte, al punto che la donna, agonizzante, ha subito un aborto spontaneo. I poliziotti hanno costretto il marito ad assistere alla scena, e a veder morire il figlio ancor prima di nascere.



Tra i tanti metodi di tortura sessuale, il pestaggio è il più semplice. Il 24 dicembre del 2000, l'allora 32enne Luo Biqiong è stata illegittimamente portata in un centro di lavaggio del cervello (nome non ufficiale per alcuni luoghi di detenzione, spesso mascherati da cliniche psichiatriche, dove i praticanti del Falun Gong subiscono torture psicologiche e fisiche) nella città di Langchi in provincia del Sichuan. La signora Luo ha subito diverse torture tra cui il pestaggio brutale di cinque persone che le hanno causato l'incapacità di contrarre la vescica, un'emorragia uterina e il corpo pieno di lividi. La signora Luo è stata rilasciata per le gravi condizioni di salute, ma ha dovuto abortire a causa di una spedizione punitiva della polizia a casa sua poiché non rinunciava a praticare il Falun Gong. In seguito ha subito anche un tentativo di rapimento, tuttavia fallito perché uno dei malfattori che l'avevano perseguitata è morto in un incidente stradale.

Si hanno casi anche di donne picchiate con bastoni elettrici – 30 mila volt di scarica – che sono state costrette ad abortire.

L'aborto forzato è un metodo di tortura sessuale molto praticato sulle donne in Cina. Lo scopo è di costringerle a rinunciare alla pratica del Falun Gong, oppure di continuare a trattenerle nelle strutture di detenzione e nei campi di lavoro. L'aborto forzato è stato anche utilizzato in alcuni casi contro le donne che violavano la politica del figlio unico. A volte questi metodi vengono utilizzati per poter condannare le donne ai lavori forzati.

Una delle torture più crudeli per una mamma è l'uccisione del proprio piccolo in grembo e la crudeltà di questa tortura non ha limiti. È stato riportato che la signora Jinglian, una praticante del Falun Gong, era stata arrestata dalla polizia ma non incarcerata poiché era al settimo mese di gravidanza. La polizia le ha fatto una proposta folle: smettere di praticare il Falun Gong e tenere il bambino, oppure abortire forzatamente.

La signora è stata porta forzatamente all'ospedale e lì ha subito l'iniezione di farmaci allo scopo di uccidere il feto. Dopo 40 ore di agonia, il feto è morto e la signora Jinglian ha dato alla luce un bambino morto. Sette giorni dopo le torture, la signora è stata messa sotto sorveglianza 24 ore al giorno e ai suoi genitori sono stati estorti duemila yuan.

Sono stati riportati casi di feti danneggiati a seguito della rimozione forzata. La signora Zhang Hanyun, dopo aver subito il rapimento da parte della polizia nel 2001, è stata portata in un ospedale per un aborto forzato. Poiché il feto era troppo grande, gli assassini hanno smembrato il bambino prima ancora di poterlo estrarre.

Un altro orrore è quello patito dalla signora Guo Wenyan, anche lei praticante del Falun Gong. Dopo essere stata portata in un ospedale per un aborto forzato, il medico, sentendo che la bambina era ancora viva e cominciava a piangere, le ha afferrato il collo e l'ha soffocata a morte.

Le torture sessuali inflitte alle donne in Cina non si limitano solo ai feti ma anche ai neonati bisognosi delle cure della mamma.

A ottobre 2000, a causa della sua tenacia nel praticare il Falun Gong, la signora Gong Chunmei è stata perseguitata: è stata indotta con l’inganno ad andare alla stazione di polizia Sanyan dove è stata picchiata, ammanettata e arrestata durante la notte. Il suo bambino è stato lasciato a casa, e ha pianto ininterrottamente per essere nutrito, tanto da perdere la voce.

Sempre nel 2000 è stato riportato che una praticante del Falun Gong è stata arrestata e separata forzatamente dal suo bambino che allattava, condannandola a un anno di lavori forzati. A causa della situazione lavorativa della marito e della suocera, il neonato è stato lasciato a casa senza assistenza o protezione.

Lo stupro serve per umiliare e traumatizzare la vittima. Nei campi di lavoro, le donne che sono perseguitate per motivi politici o spirituali vengono messe nelle cellule dei comuni criminali maschi (nei campi di lavoro ci sono sia criminali reali che vari tipi di dissidenti e perseguitati).

Nel campo di lavoro di Masanjia e di Wanjia si hanno numerose testimonianze di stupri di gruppo. Le donne vengono gettate nelle celle dei detenuti maschi (criminali o presunti tali, tra cui anche assassini, stupratori eccetera), i quali vengono incoraggiati a violentarle. Ad esempio nel maggio 2001 nel campo di lavoro forzato Wanjia, più di 50 donne perseguitate sono state messe nella sezione maschile e i poliziotti hanno incitato i detenuti maschi ad abusare sessualmente di loro. Nel campo di lavoro di Masanjia le donne vengono umiliate facendole spogliare davanti alla telecamera.

«Gli abusi sessuali generano non solo dolore fisico, ma anche un senso di vergogna e paura che possono durare per sempre», ha detto il dott. Jingduan Yang, uno psichiatra di Filadelfia, È il trauma più dannoso per la salute mentale e per l'autostima delle persone».

Il dottor Jingduan Yang ha detto che l'obiettivo dell'abuso sessuale nei campi di lavoro è distruggere il sistema di valori dell'individuo e in qualità di medico può testimoniare i danni: «Una paziente era spaventata dalle persone dietro di lei, perché era stata rapita da dietro», ha detto il dott. Yang. «Ogni volta che sente un suono acuto, sente i compagni praticanti del Falun Gong urlare di dolore».

Oppure nell’ottobre 1999 una donna è stata spogliata completamente e inviata in una cella maschile, dove è stata stuprata in gruppo dai detenuti. Sono stati riportati anche numerosi casi di poliziotti. Nell’estate 2002 una ragazza di nove anni, orfana di una praticante del Falun Gong, è stata stuprata in gruppo da tre uomini all’ospedale psichiatrico di Changping a Pechino. Le sue grida e pianti erano strappalacrime.

Sono stati riportati numerosi casi di torture sessuali con strumenti. La tortura con spazzola è una tortura sessuale con strumento molto utilizzata in Cina alle praticanti del Falun Gong che non voglio abbandonare la pratica. I persecutori usano una spazzola per scarpe da infilare nei genitali delle vittima fino a farla sanguinare. A volte viene utilizzato anche un bastone, il bordo della sedia o delle pinze per infierire in quella zona. Questo tortura causa problemi alla minzione, gonfiore e sanguinamento nella zona interessata.

I metodi per infierire non si fermano qui. È stato riportato un caso in cui i persecutori dopo aver infierito con uno spazzolino da denti che ha causato emorragie diffuse hanno pompato acqua e peperoncino nella vagina della vittima.

Sempre nel campo di lavoro di Masanjia le donne vengono torturate con un bastone elettrico nei genitali e sui seni della vittima. Ad esempio nel 2003 la signora Wang Yunjie è stata torturata per diverse ore con le scosse elettriche al seno, al punto che le sono stati danneggiati in modo irreversibile. Dopo il suo rilascio i seni della signora Wang si sono infettati sempre di più e nel 2006 è morta, secondo Clearharmony.

Sono stati anche riportati casi in cui i seni delle vittime venivano tirati e percossi, al punto da provocare sanguinamento e gonfiore.

I metodi di torture sessuali non finiscono qui. «L'uso prolungato del dilatatore uterino per alimentare forzatamente le donne, il farle stare distese nei propri escrementi, l'unire diversi spazzolini da denti e ruotarli nelle loro vagine, il mettere del pepe in polvere nelle loro vagine, il traumatizzare i seni e le vagine delle donne con i manganelli elettrici e gettarle nelle celle degli uomini...», ha scritto Du Bin, ex fotoreporter del New York Times, autore del libro Vaginal Coma che parla dei brutali metodi di tortura subito dalle praticanti del Falun Gong e dalle petizioniste nel campo di lavoro di Masanjia.

Quali sono le ragioni di tanta crudeltà? I Nove Commentari sul Partito Comunista offrono una risposta:

«Il Partito Comunista non crede che esistano degli standard universali riferibili alla natura umana. Il concetto di bene e male, come pure le leggi e le regole, sono manipolate arbitrariamente. I comunisti non ammettono l’omicidio, se non per coloro che vengono classificati come nemici dal Partito Comunista. La pietà filiale è ben accetta, eccetto che per quei genitori che vengono considerati nemici di classe. Benevolenza, correttezza, proprietà, saggezza e fedeltà vanno tutte bene, meno quando sono contrarie agli interessi del Partito o quando il Partito non le vuole considerare come virtù tradizionali. Il Partito Comunista è costruito su principi che si oppongono alla natura umana».

Attualmente in Cina una fra le categorie più torturate dal governo è quella dei praticanti del Falun Gong.
Si tratta di una serie di pratiche e di esercizi che prevedono la meditazione, la concentrazione mentale e particolari movimenti. Serve a purificare corpo e mente con una serie di 5 esercizi ed è stato introdotto al pubblico nel 1992.

Nonostante non abbia niente a che vedere con la politica, il governo cinese lo reputa una minaccia per il Partito Comunista Cinese. Il Falun Gong è un’organizzazione molto grande, con molti iscritti e il Governo Cinese ha paura di non poterla controllare (come fa con tutto il resto).

Nel 1999 comincia quindi la repressione a livello nazionale.

Il Tibet è una regione che rientra nei confini geopolitici della Cina, ma da decenni rivendica una sua indipendenza.

Il governo cinese non ne vuole sapere e reprime le manifestazioni, o qualsiasi idea diversa da quella del Partito Comunista, con il carcere e la tortura.

I detenuti in carcere, quando non sono torturati, sono costretti ai lavori forzati. Molti sopravvissuti ricordano di come venissero svegliati alle 5 per cucire abiti o per creare fiori secchi o di plastica.

Il turno comincia alle 5 del mattino e finisce alle 9 di sera. Le guardie ricevono un premio se i loro detenuti producono di più, e quindi fanno fare turni massacranti ai loro prigionieri.

Durante il turno sono permesse due brevi pause per i due pasti e qualcuna per il bagno. Se qualcuno non riesce a finire il lavoro in tempo, dovrà continuare per tutta la notte provocando una privazione del sonno.

Una tortura ampiamente usata è la sedia. Il prigioniero viene legato, mani e piedi, a una sedia di metallo e viene lasciato così anche per parecchi giorni di fila. Questo causa dolori atroci e sanguinamenti alle gambe e ai glutei.

In altri casi le vittime vengono legate alla sedia in modo che non abbiano nessun appoggio per la parte superiore del corpo e che il loro peso gravi completamente sulle gambe.

Le razioni di cibo sono molto scarse nelle carceri cinesi. Vengono serviti due pasti al giorno, ma a volte il prigioniero viene lasciato senza cibo per giorni.

Quando viene concesso di mangiare, il pasto non è nutritivo e si compone da riso bollito in acqua con sabbia o cibo andato a male.

Viene somministrata pochissima acqua il che, con le grandi perdite di sangue che hanno i prigionieri, è molto pericoloso. Alcuni detenuti, disperati per la sete, sono costretti a bere dalla latrina, andando incontro al rischio di infezioni.

A volte viene proibito ai prigionieri di dormire. Questo si ottiene legandoli in posizioni dolorose o esponendoli a luce e suoi intensi. Se il prigioniero cerca di dormire viene preso a calci e pugni.

La privazione del sonno può portare a un crollo del sistema nervoso e a danni sia psicologici che fisici.

Ai detenuti non è permesso parlare fra di loro o fare contatto visivo gli uni con gli altri. A volte però vengono messi in isolamento completo.

Ciò significa che vengono messi in celle piccolissime, in cui a malapena entra una persona. Queste celle sono completamente buie, non hanno finestre, né letto né bagno e spesso i prigionieri sono incatenati alla porta senza potersi muovere.

Vengono tenuti così per giorni o mesi interi.

A volte vengono messi in celle di metallo che poi vengono immerse in acqua fino a raggiungere la gola del detenuto. In questo modo è impossibile dormire ma anche solo appoggiarsi ai bordi della gabbia, dato che sono ricoperti di punte.

Se un prigioniero perde conoscenza, morirà affogato.


Un’altra tortura che richiede poco sforzo è quella della torsione o allungamento eccessivo degli arti. Questo provoca la dislocazione delle giunture e un dolore atroce.

Per fare questo gli aguzzini torcono le braccia dei detenuti dietro la schiena, oppure lo fanno con l’uso di una fune, proprio come nel supplizio della corda.

I prigionieri sono obbligati a rimanere in posizioni scomode per ore o giorni interi. Ad esempio in posizione accovacciata, oppure in piedi ad uno sgabello, o ancora incatenati alle porte.

I dolori provocati da queste posizioni innaturali sono così forti, che spesso la fame, la sete e il sonno passano in secondo piano.

Alcune torture sono praticate specialmente sui detenuti tibetani, anche a causa delle condizioni atmosferiche presenti nella zona.

I prigionieri vengono lasciati dormire fuori al freddo, senza vestiti. Oppure in celle con finestre spalancate. Alcuni raccontano che il clima è così freddo che sulle pareti si forma il ghiaccio.

Questo porta i prigionieri ad ammalarsi e a indebolirsi oltre che alla privazione del sonno.

A volte invece vengono messi a sedere fuori in una pozza d’acqua. A causa del freddo questa si congela e a volte i piedi vengono inglobati dal ghiaccio che si forma.

Spesso ai detenuti viene gettata acqua bollente in testa o sul corpo in modo da provocare ustioni, che poi si infetteranno.

Altre volte, invece, vengono ammanettati al tubo di una stufa che poi viene accesa. In questo modo le braccia e il viso subiscono serie ustioni.

Queste sono le torture principali che ogni giorno stanno subendo i detenuti cinesi. Il governo cinese nega ogni accusa di tortura, ma alcuni sopravvissuti riescono a scappare dalla Cina e a dare la loro testimonianza.

L’unico limite alle torture cinesi è quello della fantasia degli aguzzini.




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