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venerdì 7 agosto 2015

CORVI E CORNACCHIE



Le cornacchie sono considerate uccelli del male augurio. Ma in alcuni paesi dell’Europa Orientale i contadini credono che se un gruppo di cornacchie fa il nido sul proprio campo, arriveranno la prosperità e la ricchezza.

Il corvo, è il più profetico tra tutti gli uccelli, e la sua presenza predice cambiamenti. Se la cornacchia si trova sul lato sinistro della strada, porta sfortuna, perfino morte. Chiamate il suo cuore forte, e il suo spirito guerriero, se venite affrontati. Il corvo si invoca per chiedere il coraggio di entrare nelle tenebre per cercare la saggezza dell’ inconscio primordiale. La differenza tra i poteri dei due uccelli, consiste nel fatto che quelli del corvo erano più forti, intensi, grandi e profondi. Laddove entrambe nidificano, era il corvo a cambiare forma, mentre la cornacchia era relegata al ruolo di maestra delle illusioni.Il corvo è considerato più malvagio, uno che cambia strada.

In Irlanda quello della cornacchia è uno dei nomi della dea della guerra che usa questa forma oltre che quella di latri animali per mostrarsi agli avversari: presso i nativi americani la cornacchia è la custode di grandi misteri, è l'unico animale che ha la possibilità di trsgredire le leggi di questo mondo, in quanto può trasformarsi o essere presente in due luoghi contemporaneamente.

Il simbolismo della cornacchia e quello del corvo sono molto simili nella tradizione celtica. In genere sia la cornacchia che il corvo vengono associati alle dee irlandesi della battaglia Nemain, Bodb-Macha e Morrigan-Modron e alla dea gallese Branwen, mentre il corvo è un uccello tipico degli dèi Bran e Lugh e di Nantosuelta (detta anche «dea della colomba»).
Diverse leggende di molti popoli anche distanti fra loro narrano che in origine il colore delle piume del corvo fosse bianco. Un corvo bianco appare nel mito celtico gallese che parla di Branwen, sorella di Bran, ed esiste un racconto irlandese a questo proposito riferito a Lugh, dio accompagnato da due corvi.



Si narra che il corvo, in origine dal piumaggio bianco, era l'uccello favorito del dio Lugh e che questi gli aveva lasciato il compito di sorvegliare una giovane fanciulla incinta, amante del dio, affinché nessun mortale potesse giacere con lei. Ma durante l'assenza del dio la giovane passò la notte fra le braccia di un pastore e chiese al corvo di passare sotto silenzio il suo tradimento. L'uccello acconsentl e al ritorno di Lugh, interrogato sugli eventi intercorsi durante la sua assenza, il corvo mentì e il dio della divinazione, colui che sapeva tutto, si infuriò e condannò l'uccello ad avere il piumaggio nero come la notte e a ubbidirgli ciecamente.
Il corvo perse così la libertà e il suo piumaggio bianco, e fu sottomesso alla volontà di Lugh. Questa leggenda cela 'insegnamento riguardante la coscienza umana che, separata dal principio spirituale che l'anima, pur essendo la rappresentante della divinità nella personalità, può rendersi la nera consigliera di quest'ultima prestandosi ad appoggiare la menzogna.
Lugh veniva considerato il dio della profezia e il corvo, uccello prediletto del dio e, come abbiamo visto, sottoposto al suo volere, appare quindi come un animale profetico. Presso i Celti le persone preposte alla divinazione traevano auspici riguardanti il futuro osservando la direzione e la modalità di volo dei corvi e fu un volo di corvi sopra una particolare altura a fornire le indicazioni per la fondazione della città di Lione.
L'espressione irlandese «possedere la conoscenza del corvo» si riferisce a colui che detiene la conoscenza suprema. Questa forma di sapere eccelso non deriva semplicemente dalla divinazione ma dalla focalizzazione della coscienza individuale sul piano spirituale, nel piano del Superconscio (il cui Signore e simbolo è il dio Lugh Samildanach), dove ogni cosa è conosciuta. Il corvo, essendo un attributo di Lugh, viene ritenuto un uccello celeste e solare, anche se per il suo piumaggio nero è connesso anche con le regioni profonde e oscure, sia interiori che esteriori. Ricordiamo che spesso Lugh rappresenta la luce segreta del sole, invisibile a occhio nudo, che irradia dal lato nascosto dell' astro simbolo della luce spirituale. Nel 1873 Eugene O'Currey pubblicò un libro, basato su un vecchio opuscolo conservato al Trinity College di Dublino, intitolato On the Manners and Customs oJ the Ancient Irish in cui viene citato un tipo di divinazione fondata sul verso dei corvi. Dice che il gracchiare di un corvo sopra un letto chiuso all'interno della casa annunciava la visita di un ospite importante, laico o ecclesiastico. Per riconoscere la funzione di chi stava per giungere era necessario ascoltare Il verso dell'uccello se assomigliava a bacach! bacach! l'ospite sarebbe stato un laico, se era gradh! gradh! e sul far della sera, sarebbe stato un religioso più precisamente il corvo avrebbe annunciato l'arrivo di un poeta satirico o di un soldato con un grog! grog! o un gradh! gradh! gracchiando alle spalle di chi ascoltava e dalla direzione da cui sarebbero giunte le persone in visita.


Il simbolismo del corvo è quindi ambiguo: da un lato accompagna dei solari, e indice di longevità, portatore di profezie che indicano dove fondare città ed è protettore del popolo, ma dall'altro è associato alle dee della guerra e della morte, un uccello portatore di sventure. Sembra che nelle culture dei cacciatori-raccoglitori il simbolismo del corvo fosse stato positivo e che fosse mutato in negativo quando i popoli divennero, sedentari. Secondo una tradizione del folklore celtico scozzese i corvi avrebbero potuto assumere forme di esseri fatati quando hanno cattive intenzioni nel confronti degli esseri umani, forse una credenza derivata dalla leggenda delle dee Morrigan e Bodb e della loro azione nei confronti dell' eroe irlandese Cù Chulainn.
La prima volta che Cù Chulainn incontra la Morrigan (nella mitologia celtica a volte è la dea Bodb), essa appare come una donna vestita di rosso a cavallo di un destriero rosso che gli offre la propria compagnia sessuale, rifiutata. dall' eroe. La dea allora scompare e Cù Chulainn sente il gracchiare di un corvo provenire da un ramo su cui è appollaiato un uccello nero realizzando che è la dea a celarsi sotto quell' aspetto.
Morrigan inizierà a perseguitarlo senza sosta e al momento della sua morte gli si poserà sulla spalla nelle sembianze di un corvo.
La cornacchia e il corvo assumono in questo caso una valenza negativa, simboleggiando le energie femminili orientate verso la rovina piuttosto che per la creatività, l'uso della sessualità per scopi distruttivi piuttosto che procreativi. Tuttavia questo uccello, così come il corvo, è legato. alla luce, forse quella notturna, che lo rende guida delle anime verso il regno del morti.
Il corvo e la cornacchia, quindi, sono due uccelli associati alla funzione guerriera e con le loro sembianze le dee apparivano sul campo di battaglia per incitare i contendenti allo scontro, eccitare gli animi, accompagnare gli Spiriti del caduti nell' Altromondo. Ricordiamo le tre donne che su una nave portano Artù lontano dal luogo dell'ultimo combattimento verso l'Isola di Avalon.





La presenza sui campi di battaglia della dea Morrigan sotto forma di corvo veniva Invocata tramite il gracchiare dei carnyx che imitavano il verso dell'uccello. Per quanto riguarda le altre due dee della triade si fa derivare il nome della dea Macha dalla parola «cornacchia», adeguandosi all'interpretazione del Book of Lecan, e lo stesso significato si attribuisce al nome (o forse esso era un semplice soprannome) della dea Bodb, la cui corrispondente gallica è Cathubodhua, la «cornacchia del combattimento».
Nella tradizione cristiana vi sono alcuni santi rappresentati in compagnia di corvi o cornacchie: san Benedetto, san Bonifacio, sant'Osvaldo, san Meinardo e san Vincenzo.


Le cornacchie nei sogni preannunciano come il corvo cose sgradevoli e funeste e la cultura popolare li vede forieri di disgrazie e di morte.

Questa visione essenzialmente negativa si giustifica pensando al significato che nella nostra cultura ha il colore nero (colore che assumono le piume di questi uccelli) e che è associato all’oscurità, al mistero della notte e delle cose nascoste, al mondo sotterraneo ed infernale, al male, e questa negatività è amplificata dal verso gracchiante e sgraziato che questi animali emettono, dall’aspetto imponente e altero, dall’abitudine di nutrirsi anche di cadaveri.

E’ necessario ricordare però che in altre culture o nell’ antichità corvo e cornacchia avevano ben altro peso simbolico, legati come erano alla chiaroveggenza e alle capacità medianiche. Per gli indiani d’America la cornacchia era messaggero e presagio di cambiamento, elemento di equilibrio fra passato presente e futuro e di fusione fra il mondo interno e quello esterno. La cornacchia rappresentava il potere dell‘occhio che vede al di là dell’apparenza, ed appariva nei sogni ad annunciare il pericolo e guidare il sognatore nelle difficoltà.

La riconosciuta intelligenza della cornacchia la rende inoltre simbolo di perspicacia e di astuzia, facendo emergere anche un aspetto positivo nell’analisi onirica. Questo ci porta a considerane sempre l’ ambivalenza: da un lato rappresenta le forze oscure e rinnegate dell‘inconscio che emergono con manifestazioni sgradevoli, dall’altra indica un messaggio importante ed inconscio che vuole essere compreso.

Un’interpretazione che si accosti ad un livello più oggettivo vede nei corvi o nelle cornacchie che compaiono nei sogni gli aspetti più sgradevoli ed oscuri che circondano il sognatore, persone che gli vogliono male o che tramano contro di lui, pensieri funesti e pesanti di solitudine e di morte, idee o progetti “sfortunati”.

Uccidere le cornacchie da questo punto di vista può collegarsi al liberarsi di tutto ciò che ostacola il sognatore con il proprio peso e la propria negatività, mentre vedere cornacchie schiamazzare pone domande sulla dispersione delle proprie idee e sul proprio pessimismo o sulla necessità di prestare maggiore attenzione a quanto accade intorno per sapersene difendere.


LEGGI ANCHE : http://pulitiss.blogspot.it/2015/02/la-cornacchia.html

                           http://pulitiss.blogspot.it/2015/02/il-corvo.html


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venerdì 10 luglio 2015

I DINOSAURI

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I dinosauri sono un gruppo di rettili molto diversificati comparsi durante il Triassico superiore (circa 230 milioni di anni fa) che dominarono il pianeta fino alla fine del Cretaceo (circa 65 milioni di anni fa).

I dinosauri sono un gruppo di animali molto diversificato: i soli uccelli attuali contano oltre 9 000 specie. Basandosi sui fossili, i paleontologi hanno identificato oltre 500 generi distinti e più di 1 000 specie di dinosauri non aviani. I dinosauri sono rappresentati su ogni continente sia da specie fossili che da specie attuali (gli uccelli). Alcuni dinosauri erano erbivori, altri carnivori. Molti di essi erano bipedi, mentre altri erano quadrupedi o capaci di muoversi sia a due che a quattro zampe. Molte specie possiedono elaborate strutture “da parata”, come corna e creste, e alcuni gruppi estinti svilupparono anche modificazioni scheletriche come armature d’osso e spine.

I dinosauri aviani sono i vertebrati volanti dominanti fin dall’estinzione degli pterosauri, e le prove suggeriscono che tutti i dinosauri costruissero nidi e depositassero uova, così come fanno gli uccelli odierni. I dinosauri variavano molto in taglia e peso: i più piccoli teropodi adulti erano lunghi meno di un metro, mentre i più grandi dinosauri sauropodi potevano raggiungere lunghezze di quasi cinquanta metri ed erano alti decine di metri.

Nonostante la parola dinosauro significhi “terribile lucertola”, il nome è piuttosto fuorviante: i dinosauri infatti non erano lucertole, ma un gruppo separato di rettili con una particolare postura eretta che non si riscontra nelle vere lucertole. Fino alla prima metà del Novecento, gran parte della comunità scientifica riteneva che i dinosauri fossero lenti, poco intelligenti e a sangue freddo. Numerose ricerche a partire dagli anni settanta, però, hanno indicato che i dinosauri erano animali attivi con un elevato metabolismo e numerosi adattamenti per l’interazione sociale. Molti gruppi (in particolare tra i carnivori) erano tra i più intelligenti organismi del loro periodo.

Fin da quando i primi fossili di dinosauri sono stati riconosciuti come tali all'inizio del XIX secolo, scheletri fossili montati (o repliche) di questi animali sono divenuti grandi attrazioni nei musei di storia naturale in tutto il mondo, e i dinosauri sono divenuti parte della cultura mondiale.

Per distinguere i dinosauri dagli altri rettili esistono alcuni elementi che permettono di stabilire la differenziazione:
La prima più semplice è quella della datazione del fossile, infatti i dinosauri non aviani sono vissuti in un preciso periodo di tempo (dal Triassico inoltrato alla fine del Cretaceo) e qualsiasi rettile, anche di considerevoli dimensioni (come i pelicosauri, ad esempio Dimetrodon), vissuto prima o dopo questo periodo non è un dinosauro.
Dal punto di vista dell'habitat, i dinosauri erano esclusivamente terrestri e qualsiasi rettile marino (come i plesiosauri, i mosasauri o gli ittiosauri) o volante (pterosauri), nonostante a volte siano comunemente definiti tali, non sono in realtà dinosauri. Va comunque fatta una precisazione riguardo alla possibilità di volare, poiché per i dinosauri-uccelli come l'Archaeopteryx e diversi celurosauri che presentavano un rivestimento piumato, non si esclude la possibilità che compissero delle planate o addirittura brevi voli: dai celurosauri si sono inoltre originati anche gli uccelli, tanto che la stessa classificazione dell'Archaeopteryx (definibile come dinosauro evoluto o, equivalentemente, come uccello primitivo) è controversa. Ad oggi però, ritenendo la classe Aves parte integrante di Dinosauria, possiamo considerare dinosauri teropodi (comprese forme volanti o nuotatrici), tutti gli uccelli. Vi furono inoltre specie come il bizzarro e controverso Yi qi, un piccolo dinosauro piumato con una membrana che forse gli permetteva di volare o di planare.
Più concretamente, i dinosauri presentavano le forme e le dimensioni più svariate, che in genere di primo acchito permettono di distinguerli da molti altri rettili. Saltano subito all'occhio le dimensioni eccezionali di certi colossi, mai raggiunte da qualsiasi altro animale terrestre, o le forme curiose di specie come il triceratopo o il parasaurolofo. Tuttavia esistevano anche dinosauri molto più piccoli.
Vi sono caratteristiche anatomiche più specifiche che permettono di separare più nitidamente i dinosauri da qualsiasi altro rettile. La principale è quella del posizionamento degli arti, che nei dinosauri sono collocati direttamente sotto il corpo (in maniera simile agli uccelli odierni, o anche grossomodo ai mammiferi); ne consegue che quando l'animale è fermo gli arti sono approssimativamente perpendicolari al corpo, in maniera analoga, per esempio, a quanto avviene in una mucca, mentre il ventre e quasi tutta la coda non toccano il terreno. In qualsiasi altro rettile questo non avviene: le articolazioni sporgono all'esterno del corpo (presentando delle sorta di "gomiti") e quando è fermo l'animale tocca il suolo con il ventre e la coda. Fanno eccezione alcuni arcosauri come alcuni Curotersi terricoli e alcuni pterosauri, che però articolavano la caviglia e agganciavano la zampa al bacino in maniera nettamente differente. Va anche notato come tutti questi gruppi di rettili svilupparono prima la verticalità delle zampe posteriori, e poi, in modo differente spesso da clade a clade, delle zampe anteriori, sviluppando spesso forme di bipedismo obbligato.

Le caratteristiche morfologiche dei dinosauri sono estremamente varie. Il superordine Dinosauria comprende infatti animali adattati a quasi tutte le nicchie ecologiche terrestri. Fra i dinosauri vi furono sia erbivori che carnivori, sia bipedi, che quadrupedi; vi furono specie adattate ad ambienti caldo-umidi, di foresta pluviale, quanto specie di ambiente arido o di ambiente temperato. Una ricostruzione precisa del loro aspetto e del loro comportamento è però un'impresa molto difficile e largamente speculativa, che si basa soprattutto su misure morfometriche delle ossa fossili, sulle associazioni faunistiche desunte dalla tanatocenosi, sull'interpretazione sedimentologica dei depositi in cui sono stati rinvenuti i fossili e sui rarissimi ritrovamenti di parti molli fossilizzate.

Occorre osservare, da un punto di vista generale, che solo una minima percentuale degli organismi viventi appartenenti ad una certa popolazione si fossilizzano: la maggior parte va distrutta per fattori di tipo ambientale (fisico, chimico o biologico). Inoltre, degli individui fossilizzati, la maggior parte sono inaccessibili, sepolti in profondità nei sedimenti, oppure perduti a causa dell'erosione. Quindi, il campione di esemplari di cui disponiamo è sicuramente poco rappresentativo. Anche tra quelli che sono stati recuperati, per pochissimi è noto lo scheletro completo e sono molto rare anche le tracce di tessuti molli come la pelle. Le ricostruzioni di scheletri ottenute confrontando la dimensione e la morfologia delle ossa con ossa di specie simili meglio conosciute hanno un notevole margine di imprecisione e di ipotesi, come del resto le ricostruzioni di muscoli e altri organi. In effetti molte specie di dinosauri sono conosciute solo da uno scheletro altamente incompleto, frammenti d'ossa o di denti, e pochissime sono studiabili attraverso collezioni di scheletri più o meno completi giovanili, adulti ed infantili.

Nonostante si ritenga comunemente il contrario, la taglia media dei dinosauri conosciuti non era superiore a quella di una pecora; a questo dato bisogna inoltre aggiungere il fatto che le creature più grandi si fossilizzano più facilmente e sono più facili da scoprire, per cui la reale taglia media potrebbe essere ancora inferiore se si tiene conto delle specie non ancora scoperte. Tuttavia, se confrontati con animali delle epoche sia anteriori che posteriori, i dinosauri del gruppo dei sauropodi avevano dimensioni superiori di circa un ordine di grandezza. I più piccoli sauropodi erano più grandi di qualunque altro essere nel loro habitat e i più grandi erano di un ordine di grandezza maggiore di qualunque altro essere abbia mai camminato sulla Terra.

Il più alto e il più pesante dinosauro di cui sia noto lo scheletro completo è tuttora l'esemplare di brachiosauro (ora attribuito al genere Giraffatitan) che fu scoperto in Tanzania tra il 1907 e il 1912, attualmente esposto nel Museo Humboldt di Berlino. Era alto 12 m, e probabilmente pesava tra le 30 e le 60 t. Il più lungo è uno scheletro di Diplodocus che misura 27 m, scoperto nel Wyoming. Questo esemplare fu montato nel Carnegie Natural History Museum di Pittsburgh nel 1907 e ne furono in seguito eseguiti numerosi calchi che furono donati a numerosi musei nel mondo.

Esistono molti altri dinosauri più grandi, ma ne sono state recuperate solo poche ossa. Gli attuali primatisti sono stati scoperti tutti dopo il 1970 e comprendono il massiccio Argentinosauro, il cui peso potrebbe essere stato di 100 tonnellate; il più lungo, il Supersaurus (40 m); e il più alto, il Sauroposeidon (18 m).

Nessun altro gruppo di animali terrestri si avvicina a queste dimensioni. Il più grande elefante registrato pesava appena 8 tonnellate, mentre la più alta giraffa era alta appena 6 m. Anche i grandi mammiferi preistorici come l'indricoterio, il mammut imperiale e il mammut del fiume Songhua erano nani in confronto ai giganteschi sauropodi. Solo pochi animali acquatici si avvicinano a tali dimensioni; tra questi la balenottera azzurra è la più grande, giungendo fino a 150-180 tonnellate e a 33 m di lunghezza.

Escludendo i moderni uccelli come il colibrì, i più piccoli dinosauri conosciuti possedevano circa le dimensioni di un corvo o di un pollo. Il Microraptor e il Parvicursor erano di lunghezza inferiore ai 60 cm. I fossili di piccoli dinosauri sono quelli più difficili da trovare in molti classici giacimenti (ed in particolare quelli a marne di grana fine, particolarmente indicati per i reperti di grosse dimensioni), tendono ad essere distrutti più facilmente dall'erosione e a passare inosservati, anche per questo fino a poco tempo fa erano poco note forme microscopiche di dinosauro; tuttavia non è affatto escluso esistessero molte specie di piccole e piccolissime dimensioni, anche inferiori a quelle di un pollo o di un corvo.

Il comportamento dei dinosauri non aviani sarà sempre soggetto ad un grande margine di mistero dal momento che non ne è possibile l'osservazione diretta. I paleontologi devono basarsi su indizi indiretti, dedotti da tracce fossili, come scheletri in combattimento (Velociraptor e Protoceratops) e nidi fossilizzati, confrontandoli cautamente con gli studi sul comportamento degli animali viventi.

Tali indizi sono molto vari e suggeriscono diversi tipi di comportamenti, comunque ipotetici. Alcuni potrebbero aver avuto una sorta di comportamento gregario (non necessariamente sociale), forse migrando in grandi branchi analogamente ai mammiferi erbivori moderni (ad esempio le specie africane).

Un'ipotesi sostiene che questo comportamento poteva fornire un sistema di allarme contro taluni predatori. È possibile che anche i dinosauri carnivori abbiano avuto comportamenti sociali, come accade oggi per i lupi e i grandi felini. Unità familiari potrebbero avere viaggiato insieme per lunghi periodi in modo da aiutarsi reciprocamente a sopravvivere. Tuttavia ciò è messo in dubbio dal fatto che gli arcosauri odierni più vicini ai dinosauri mesozoici non presentano alcun tipo di organizzazione sociale. Inoltre molti arcosauri odierni che collaborano nella caccia (come i coccodrilli del Nilo) lo fanno senza sviluppare complessi sistemi di interazione sociale, che sono complessivamente rari anche tra gli uccelli, mentre sono molto diffuse forme di tolleranza reciproca, commensalità e di occasionale collaborazione, soprattutto nello smembramento di una carcassa. Numerose "prove" di socialità tra i dinosauri, e soprattutto tra i teropodi, ovvero letti di ossa monospecifici, si sono dimostrate errate o quantomeno interpretabili in differenti maniere in base all'analisi tafonomica del sito. Qualunque interpretazione sul comportamento dei dinosauri si basa su speculazioni e promette di causare controversie in futuro.

I dinosauri sono studiati dai paleontologi. Tra le specializzazioni vi sono la scoperta, la ricostruzione e la conservazione dei fossili di dinosauro e l'interpretazione di quei fossili per capire meglio l'evoluzione, la classificazione e il comportamento dei dinosauri.

Il primo dinosauro conosciuto, l'Eoraptor lunensis apparve approssimativamente 230 milioni di anni fa, tra il Triassico medio e il Triassico superiore, circa 20 milioni di anni dopo l'estinzione di massa del Permiano-Triassico che causò la scomparsa di circa il 75% di tutta la varietà biologica del pianeta. Le datazioni radiometriche dei fossili della primitiva specie di dinosauro Eoraptor lunensis, scoperto in Argentina, stabiliscono la sua presenza nei ritrovamenti fossili di quel periodo. I paleontologi credono che Eoraptor potesse assomigliare all'antenato comune di tutti i dinosauri. Se ciò fosse vero, le sue caratteristiche farebbero pensare che i primi dinosauri fossero piccoli predatori bipedi. Tra i possibili antenati dei dinosauri vi sono Marasuchus, del Triassico medio dell'Argentina, il poco conosciuto Saltopus della Scozia (grande quanto una mano, del Triassico superiore) e Silesaurus, rinvenuto in Polonia e considerato un possibile antenato dei dinosauri ornitischi.

Molte linee di dinosauri primitivi si diversificarono rapidamente dopo il Triassico, espandendosi rapidamente fino a riempire la maggior parte delle nicchie ecologiche disponibili.

L'estinzione di massa del Cretaceo terziario, 65 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, causò la scomparsa di tutti i dinosauri, con l'eccezione del ramo dei teropodi che, evolvendosi, avevano già portato alla comparsa dei primi uccelli.

La conoscenza attuale dei dinosauri deriva da una varietà di ritrovamenti fossili e non fossili, tra cui ossa fossilizzate, coproliti, tracce di deambulazione, gastroliti, piume, impronte della pelle, tessuti molli e organi interni. Molti campi di studio contribuiscono a farci capire il mondo dei dinosauri, tra cui la fisica, la chimica, la biologia e le scienze della terra (delle quali la paleontologia è una branca).

Resti di dinosauri sono stati ritrovati in ogni continente, incluso l'Antartide. Numerosi fossili delle medesime specie di dinosauro sono stati ritrovati su continenti del tutto differenti, dando in questo modo vigore alla teoria secondo la quale tutte le masse continentali erano unite un tempo in un supercontinente denominato Pangea. Questa massa iniziò a frammentarsi nel Triassico, circa 230 milioni di anni fa.

I dinosauri hanno anche denti che crescono da alveoli, anziché essere estensioni dirette delle ossa mascellari, come pure varie altre caratteristiche. Entro questo gruppo, i dinosauri si differenziano principalmente per la loro andatura. Invece di avere zampe che si estendono lateralmente, come le lucertole e i coccodrilli, le loro zampe si protendono direttamente sotto il loro corpo.

Nella stessa epoca dei dinosauri vivevano molti altri tipi di rettili. Alcuni di questi sono comunemente, ma scorrettamente, considerati dinosauri: tra questi i plesiosauri (rettili acquatici che non sono vicini ai dinosauri dal punto di vista evolutivo), e gli pterosauri, rettili volanti che si sono evoluti separatamente da un rettile progenitore nel tardo Triassico.

Gli scienziati hanno alimentato un costante e vigoroso dibattito riguardo alla regolazione della temperatura del sangue dei dinosauri: la discussione, resa popolare da Robert T. Bakker si è incentrata dapprima sulla possibilità che vi fosse una tale regolazione e in seguito sul metodo di regolazione.

Dalla prima scoperta dei dinosauri, i paleontologi ipotizzarono che fossero creature ectotermiche. Questa ipotesi implicava che i dinosauri fossero per lo più organismi lenti e pigri, confrontabili con i moderni rettili, che hanno bisogno del sole per riscaldare i loro corpi. In realtà il paelontologo inglese Owen, quando creò il nome Dinosauria, già si interrogò sul loro metabolismo, ipotizzando se non una completa omotermia, almeno un cuore complesso a quattro cavità. Diverse scoperte successive hanno messo in discussione l'ipotesi dell'ectotermia: il ritrovamento di dinosauri in territori dal clima freddo, di dinosauri polari in Australia e nel nord della Siberia e dell'Alaska, dove sopportavano sei mesi di inverno gelido e scuro, la scoperta di dinosauri piumati le cui piume fornivano una regolazione per isolamento e infine l'analisi, nelle ossa di dinosauro, di strutture dei vasi sanguigni che sono tipiche degli organismi endotermici. Tutte queste scoperte confermarono la possibilità che alcuni dinosauri, se non tutti, regolassero la loro temperatura corporea con metodi biologici interni; in alcuni casi potrebbero essere stati parzialmente aiutati dalla loro ampia massa corporea, che al contrario per altri scienziati è la dimostrazione più lampante della necessità di un metabolismo endotermico, non tanto per riscaldare il corpo quanto per raffreddarlo. Le strutture scheletriche suggeriscono per i teropodi e altre creature stili di vita attivi, più compatibili con un sistema cardiovascolare endotermico. Forse alcuni dinosauri erano endotermici e altri no. La discussione scientifica sui dettagli continua, sebbene molti paleontologi ora concordino sul fatto che i sistemi endotermici sono più probabili.

A complicare questo dibattito, il "sangue caldo" può essere mantenuto con più di un meccanismo (per esempio anche tonni e squali hanno un metabolismo attivo, ma differente da quello di mammiferi e uccelli). La maggior parte delle discussioni sull'endotermia dei dinosauri li confronta con il tipico uccello o mammifero, che consuma energia per alzare la temperatura corporea al di sopra della temperatura ambiente. I piccoli uccelli e i mammiferi possiedono inoltre qualche tipo di isolamento, come grasso, pelliccia o piume, per ridurre la perdita di calore. Tuttavia i grandi mammiferi, come gli elefanti, devono affrontare un problema diverso poiché il rapporto tra la loro superficie corporea e il loro volume è particolarmente piccolo (principio di Haldane). Considerando animali via via più grandi, si nota che l'area della loro superficie cresce più lentamente rispetto al loro volume; a un certo punto, la quantità di calore disperso attraverso la pelle scende al di sotto della quantità di calore prodotta all'interno del corpo, costringendo così gli animali ad usare metodi addizionali per evitare il surriscaldamento. Nel caso degli elefanti, essi non hanno pelliccia, possiedono grandi orecchie che aumentano la loro superficie corporea e mostrano inoltre un adattamento comportamentale, come usare la proboscide per spruzzarsi di acqua e immergersi nel fango. Questi comportamenti aumentano il raffreddamento per evaporazione.

I grandi dinosauri dovettero, presumibilmente, fronteggiare la stessa situazione: la loro dimensione suggerisce che disperdessero calore in modo relativamente lento, e quindi avrebbero potuto essere "grossi endotermi", animali che sono più caldi dell'ambiente circostante a causa della loro dimensione e non grazie ai particolari adattamenti messi in atto da mammiferi e uccelli. L'anatomia dei Dinosauri, per quanto ancora conosciuta in modo imperfetto, permette di ipotizzare che, già a livello basale, i saurischi avessero un sistema di respirazione assai complesso, basato su sacche aeree e polmoni rigidi. Questo sistema avrebbe potuto contribuire in maniera sostanziale a ridurre i problemi di surriscaldamento degli animali, permettendo ai dinosauri di raggiungere dimensioni notevolmente superiori a quelle raggiunte da qualsiasi mammifero terrestre o, nel caso dei sauropodi, marino.

ESono stati identificati residui di materiale organico in alcune ossa di dinosauri risalenti a settantacinque milioni di anni fa: cellule di tessuti e tracce di quelli che sembrano essere globuli rossi. La straordinaria scoperta, effettuata da ricercatori dell’Imperial College di Londra, fornisce preziosissimi indizi per risalire al reale aspetto e alle abitudini dei giganteschi rettili che in un passato molto remoto hanno dominato la Terra: lo studio di eventuali resti di cellule ematiche potrebbe infatti aiutare gli scienziati a capire quando i dinosauri hanno sviluppato un metabolismo simile a quello degli uccelli, in altre parole in che modo si sono evoluti in animali a sangue caldo e quale è stata la loro genealogia.

Il team di ricercatori capitanati da Sergio Bertazzo e Susannah Maidment ha individuato piccole parti di tessuti molli nei reperti ossei di otto esemplari di dinosauri, ritrovati nei primi decenni dello scorso secolo e risalenti al Cretaceo, il periodo che nella cronologia delle ere geologiche segue il Giurassico. Anche se le ossa non erano in perfetto stato di preservazione, anzi, e a prima vista non mostrassero segni evidenti di strutture tissutali, accurate analisi al microscopio elettronico hanno rivelato invece la presenza di cellule quasi del tutto identiche a eritrociti (i globuli rossi), oltre a fibre di collagene e residui di altre proteine di tessuto connettivo. Finora qualche traccia di materia organica era stata osservata solo in rarissimi campioni fossili ottimamente conservati, ma con identificazione controversa: secondo alcuni esperti non sarebbero residui di natura biologica in quanto le molecole che compongono le proteine decadono in tempi relativamente brevi e comunque non possono durare oltre quattro milioni di anni. Ma i risultati delle analisi effettuate dai ricercatori d’oltremanica e riportati su Nature Communications sembrano fugare ogni dubbio. Anche perché hanno esaminato vari campioni provenienti da diverse ossa di differenti fossili, tutti custoditi al Natural History Museum della capitale inglese: un pezzo d’unghia dell’artiglio appartenente a un esemplare non ben definito di teropode (cioè della famiglia del Tirannosauro Rex), frammenti di tibia e costole di cinque adrosauridi (erbivori col becco d’anatra e una lunga protuberanza a mo’ di elmo sul cranio), di un casmosauro (altro erbivoro ma dotato di lunghe corna) e di un ceratopside (famiglia del Triceratopo).
Gli studiosi si sono avvalsi di uno stuolo di apparecchiature all’avanguardia: prima hanno visionato le ossa con dettagli micrometrici tramite un microscopio elettronico a scansione per rilevare e localizzare nei frammenti la presenza di tessuti molli, poi con uno strumento che spara fasci di ioni hanno praticato micro incisioni per osservarne la struttura interna. Hanno così scovato molecole di amminoacidi (le basi delle proteine) e catene proteiche avvolte in filamenti a tripla elica, come nelle fibre di collagene, la principale proteina che costituisce il tessuto connettivo. “Poiché ogni gruppo di animali ha una sua propria struttura di collagene, future analisi ci potranno dire come le varie specie di dinosauri erano imparentate tra loro” spiega Susannah Maidment. Infine i piccoli pezzi di tessuto sono stati sottoposti ad analisi con uno spettrometro di massa, comparandoli con un campione di sangue prelevato da un emù (dato che si ritiene che gli uccelli discendano proprio dai dinosauri). Risultato: i frammenti fossili hanno mostrato similarità con i globuli rossi dell’uccello australiano. Alla fine la domanda sorge quindi spontanea: sono state rinvenute anche tracce di Dna? «Non è possibile trovarlo o estrarlo da questo tipo di campioni», dice Sergio Bertazzo «però la nostra scoperta ha implicazioni allo stesso modo importantissime: ora sappiamo che con adeguate tecniche siamo in grado di rivelare la presenza di cellule vecchie di decine di milioni di anni nei resti fossili degli scheletri di dinosauri; il che non solo ci consente di conoscere meglio la fisiologia di queste creature, ma anche il loro comportamento e permette di tracciare una precisa linea di discendenza tra le varie specie». Proprio per il fatto che il team è riuscito a osservare strutture organiche in ossa che giacevano da quasi cento anni nelle teche di un museo, si suppone ora che anche in altri reperti sparsi per il mondo si possa trovare qualcosa di simile o addirittura di più dettagliato. E che potrebbe riservare altre eclatanti sorprese.


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sabato 6 giugno 2015

LE STELLE DEI TAROCCHI

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La Stella è la diciassettesima carta degli arcani maggiori dei tarocchi; è conosciuta anche come Le Stelle.

Nel mazzo Reader-Waite ed in quello di Marsiglia la carta raffigura una donna nuda, in riva ad un ruscello. Ha nelle mani due brocche con una delle quali versa un liquido nell'acqua e con l'altra sulla terra.

In cielo brilla una grande stella ad otto punte, attorniata da altre sette stelle più piccole.

Nei mazzi più antichi è raffigurata una donna in piedi con il viso rivolto ad una stella.

La carta simboleggia la speranza e l'attesa di una nuova alba.

La stella viene interpretata come la Stella cometa che guida i Re Magi.

L'uccello appollaiato sull'albero è un ibis, simbolo dell'anima.

Con questa carta comincia l'avventura dell'essere che è giunto allo stato della purezza, del distacco. La donna rappresentata nella Stella non ha, quindi, nulla da nascondere. Il gesto della donna, piegata su un ginocchio, ricorda l'atto di adorazione che gli antichi rivolgevano agli dei versando nel fuoco o nell'acqua una coppa di vino. Il suo ginocchio posato per terra può essere anche un segno di ancoraggio: ha trovato il suo posto sulla Terra ed entra in comunicazione con il cosmo. Nella numerologia dei Tarocchi, il 7 è il grado più elevato dell'azione nel mondo: vi sono molti punti in comune tra la Stella e il Carro: entrambi affondano le radici nella terra, sul baldacchino del Carro splendono dodici stelle che indicano il suo legame con l'universo. Ma se il Carro penetra nel mondo come un conquistatore, la Stella agisce sul mondo irrigandolo, nutrendolo. I seni nudi rimandano alla lattazione, e si potrebbe vedere nelle stelle un'allusione alla Via Lattea. Le stelle che sono otto, numero della Giustizia e dell'equilibrio, dell'armonia cosmica al cui ritmo vibrano tutte le creature, ci indicano che si è raggiunta una perfezione: la perfezione del dono. La donna versa da due anfore due liquidi: uno, che sembra sgorgare dal sesso ed è versato dalla mano sinistra, cade sulla terra; l'altro è versato dalla mano destra nell'acqua che formerà, nella carta seguente, la pozza d’acqua da cui emerge il gambero della Luna. Vi si può vedere l'immagine dell'acqua spirituale (gialla) e di un'acqua sessuale o istintiva (blu) che nutrono insieme l'ambiente circostante. È possibile che una delle anfore sia ricettiva e capti l'energia del fiume azzurro, mentre l'altra vi versa una luce stellare. I fluidi vitali riscaldati dal fuoco tartareo del Diavolo e dal fuoco celeste della Casa di Dio, tornano alla natura per fecondarla: la potenza seminale del Sedici qui è completamente dispiegata, manifestata nei suoi effetti.
Inoltre, bisogna notare che le anfore sono dello stesso colore, cioè i due aspetti della polarità che si sono già unificati a un livello profondo ora, in modo manifesto, esercitano il loro influsso sulla natura esterna, sul corpo e sui fluidi psichici.
Sulla fronte della donna, la luna arancione suggerisce l'intelligenza trasformata in saggezza ricettiva, che le permette di trasmettere la forza universale che l'attraversa, simboleggiata dal cielo stellato. Ma è anche un essere di carne, che fa parte della natura: sul suo ventre tondeggiante, il segno che si vede all'altezza dell'ombelico suggerisce il germe di una vita. Irradia fertilità, intorno a lei spuntano alberi dalle fronde arancione. Quello che la Stella riceve dall'alto lo riversa sulla terra per fertilizzarla. Qui il cammino itinerante del Matto, energia primaria, si ferma per cedere il passo a una comunicazione con l'umanità. L'essere generoso diventa fonte inesauribile che dà e riceve in un medesimo movimento di purificazione. A mano a mano che svolge la propria azione, fertilizza e schiarisce il paesaggio, terra, sabbia, alberi, acqua. La grande macchia nera che appare nell'Arcano XIII e diventa il fondamento misterioso dell'Arcano XV trova qui un'espressione sublime nella forma di un uccello che, in cima a un albero, si prepara a spiccare il volo verso il centro nero delle stelle. La forza che scaturisce dal centro dell'universo, simboleggiata dalle stelle, scende verso l'essere umano, purifica la terra e ritorna all'universo, in un movimento di eterno ritorno. La figura dell'uccello può anche ricordare l'araba fenice che rinasce dalle proprie ceneri (ritroviamo questa figura nel Due di Coppe e nel Quattro di Denari). In questo senso, la Stella è il canale dell'infinito e dell'eternità.
Simbolicamente, la Stella rappresenta la guida spirituale che ci portiamo dentro, collegata alle forze più profonde dell'universo, alla divinità. E lo sconosciuto che abbiamo dentro di noi e in cui possiamo avere fiducia: la nostra "buona stella".
La Stella indica, infatti, la Speranza. Dopo il crollo della Torre bisogna sperare. Ricordiamo che la speranza è una virtù che produce un irraggiamento come le altre due che le sono tradizionalmente abbinate: la Fede e cioè il Tre, l'Imperatrice, e la Carità o Amore che è poi la sesta carta dei Tarocchi, l'Innamorato.

La Stella indica sempre una situazione particolarmente favorevole al consultante, che può contare su protezioni ed aiuti celesti. Indica il punto d'arrivo, la conclusione di ciò che è stato fatto in passato, la realizzazione degli sforzi compiuti: una soddisfazione, una ricompensa, una concretizzazione dei sogni e delle speranze oppure un nuovo inizio, una nuova prospettiva da cui ripartire.
Dal punto di vista affettivo indica un amore romantico ma non privo di profondo coinvolgimento fisico; un futuro sentimentale felice; una nascita, amici sui quali il consultante può contare.
Dal punto di vista professionale indica un lavoro a contatto con il pubblico e con ottime possibilità di successo.
Può rappresentare anche una persona equilibrata e disinteressata alle questioni materiali, che sa dare buoni consigli.

Con il capovolgimento della carta, la fortuna si trasforma in sfortuna, il momento favorevole da non lasciarsi scappare, in un periodo difficile, privo di occasioni. Si tratta in genere di una condizione di disagio su tutti i fronti, contrassegnata da speranze frustrate o almeno non ancora realizzate. L'attesa è lunga e il consultante, troppo sicuro di sé e troppo poco ragionevole, fatica ad adattarvisi; può allora manifestare atteggiamenti contraddittori: azioni imprudenti, ostinazione, rigidità mentale; rifugiarsi in fantasticherie, nell'apatia, nella pigrizia, nel pessimismo.
Dal punto di vista affettivo indica freddezza nella coppia, incomunicabilità, disinteresse reciproco. Dal punto di vista professionale indica insoddisfazione, lavoro frustrante e mal retribuito.
Può indicare una persona fredda e falsa; un individuo mediocre che si reputa un grande artista.

E' una carta lenta (da due mesi a tre) ed il suo margine di interazione è lunghissimo (oltre un anno).

La pietra abbinata a questo arcano è la Giada Verde.

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