martedì 25 settembre 2012

Adozioni internazionali: Russia accordo con gli USA


E niente più guerra fredda. È notizia dell’agenzia Associated Press, rilanciata dal Washington Post il 10 luglio: la Duma ha ratificato il tanto atteso accordo bilaterale con gli Stati Uniti per le adozioni internazionali, firmato dal segretario di stato americano Hillary Clinton e il ministro russo degli affari esteri Sergey Lavrov.
Tutto come previsto. Il gigante asiatico, tra i maggiori Paesi di provenienza dei figli adottivi di tutto il mondo, e il gigante americano, punta di diamante dell’adozione internazionale, sono tornati a stringere il patto. Nei mesi scorsi non sono mancate scintille: la Russia ha impugnato alcuni casi di maltrattamento familiare e le autorità hanno lamentato almeno 19 maltrattamenti avvenuti negli USA nei confronti di figli adottivi di origine russa, che sarebbero terminati con la morte dei piccoli. Le frange nazionaliste hanno addirittura denunciano la «vendita» dei bambini russi agli USA.
L’attesa è stata motivata con ritardi di natura tecnica. Con l’accordo però si intende tagliare la testa al toro delle recriminazioni e intervenire a favore di migliaia di minori senza alcuna tutela familiare: gli orfanotrofi nel Paese traboccano, a detta delle stime UNICEF, tanto che negli ultimi anni l’adozione di bambini russi negli USA ha conosciuto cifre elevatissime. 970 minori hanno fatto ingresso in America nel solo anno 2011, ma nel 2009 è stato vistato l’ingresso a ben 1586 piccoli russi; senza contare l’anno 2004, che conobbe l’adozione internazionale di 5862 minori dal Paese (dati del Dipartimento di Stato americano).

http://www.aibi.it/ita/adozioni-internazionali-russia-il-parlamento-approva-laccordo-con-gli-usa/ 

ADOTTA BIMBO MA NON LE PIACE E ......

 Lo ha rispedito al mittente come un pacco postale arrivato all’indirizzo sbagliato e con tanto di biglietto nel quale avvisava le autorità che lei quel bambino non lo voleva più tenere. Già, perché il «pacco» in questione altro non è che un bimbo russo di sette anni, adottato da una mamma single americana nel settembre scorso e rimandato indietro sette mesi più tardi, e ad una settimana dal suo ottavo compleanno, perché «troppo violento e con gravi problemi psicologici e comportamentali». Queste, infatti, le motivazioni a spiegazione del suo gesto che Torry Ann Hansen di Shelbyville, nel Tennessee, ha scritto nero su bianco sul messaggio che ha messo nelle mani del piccolo Artem Saveliev, insieme ad un pacchetto di dolci, dei biscotti e delle penne colorate, prima che questi venisse imbarcato dalla nonna adottiva Nancy sul volo United Airlines per Mosca, con scalo a Washington.
IN VIAGGIO DA SOLO - Non bastasse, il povero orfanello (a cui la mamma aveva fatto credere che stava andando in vacanza) ha pure viaggiato tutto solo e non è ancora ben chiaro come questo sia effettivamente potuto succedere, visto che, per regolamento, i bambini possono prendere voli in coincidenza solo se maggiori di otto anni. A quanto pare, la nonna si sarebbe assicurata che una hostess si prendesse cura del bambino durante i voli, mentre la signora Hansen avrebbe trovato una guida turistica russa su Internet, tale Artur, che, dietro compenso di 200 dollari, avrebbe accettato di andare a prendere Artem all’aeroporto di Mosca e di affidarlo alle autorità. Comunque sia, è innegabile che il comportamento della donna abbia causato grande indignazione ai più alti livelli e mentre sia il Cremlino che l’ambasciatore americano a Mosca, John Beyrle, hanno espresso rabbia e sconcerto per quanto successo, il governo russo ha reagito ancor più duramente, sospendendo a titolo immediato e per tutta la durata delle indagini la licenza per le adozioni internazionali all’associazione coinvolta in questo pasticcio – ovvero la “World Association for Children and Parents” – e minacciando di revocare le adozioni da parte delle famiglie americane di bambini russi.
SCONTRO MOSCA-WASHINGTON - Lo scorso anno, come ricorda il londinese Daily Mail, sono stati 1600 i piccoli russi adottati negli Stati Uniti e questo provvedimento potrebbe colpire molte famiglie innocenti, che aspettano da mesi di poter accogliere un orfano. Ora resta anche da stabilire a chi spetti la custodia del piccolo Artem, attualmente ricoverato in un ospedale di Mosca (gli esami a cui è stato sottoposto non avrebbero evidenziato segni di abusi) ma cittadino americano a tutti gli effetti, secondo i funzionari dell’ambasciata. «Se il suo genitore americano lo ha imbarcato su un aereo come un sacco di patate – ha tuonato Pavel Astakhov, commissario del Cremlino per i diritti sui minori - allora adesso tocca a noi prendercene cura e dopo gli esami di rito, Artem verrà messo in uno dei nostri orfanotrofi, anche se i funzionari americani stanno rivendicando dei diritti su di lui e hanno minacciato l’amministrazione dell’ospedale per non aver permesso loro di portarlo via. Ho parlato con il bambino e quando abbiamo affrontato il discorso della sua mamma americana e del figlio naturale di lei, Logan, il piccolo è scoppiato in lacrime, confessandomi che lui e Logan erano buoni amici e che lui ha sempre considerato il ragazzino come il fratello maggiore, invece mi ha detto che la donna lo trascinava per i capelli».
IL RIPENSAMENTO - Tutta questa brutta storia è stata una sorpresa pure per gli stessi funzionari dell’orfanotrofio vicino a Vladivostok che avevano messo in contatto la Hansen con il bambino russo e alle quali la donna aveva fatto un’ottima impressione, convincendoli che avrebbe garantito al piccolo una nuova vita, anche senza essere sposata. «Sembrava una donna così dolce e gentile – ha ricordato la responsabile, Vera Kuznetsova, al tabloid londinese -. Artem ci era andato subito d’accordo e lei aveva persino imparato qualche parola in russo per riuscire a comunicare con il figlio». Ma, evidentemente, una volta tornati nel Tennessee, le cose devono essere precipitate, visto che, secondo la Hansen, il bambino avrebbe cominciato a dare segni di squilibrio e a mostrare comportamenti violenti e pericolosi. Comportamenti che, a suo dire, le sarebbero stati volontariamente taciuti dall’orfanotrofio. «Dopo aver cercato di fare del mio meglio per questo bambino – si legge nel “foglio di via” scritto alle autorità – mi dispiace dover dire che non desidero più tenerlo, per la sicurezza mia, della mia famiglia e dei miei amici. E siccome è di nazionalità russa, lo restituisco alla vostra tutela e vorrei che l’adozione venisse annullata. E’ un bambino violento e con gravi problemi psicopatici e comportamentali. Mi avete mentito e ingannato sulla sua sanità mentale e avete scelto di darmi un’immagine sbagliata di lui perché lo portassi fuori dal vostro orfanotrofio». Accuse che la signora Kuznetsova ha negato decisamente. »Artem è un normalissimo bambino di sette anni. Forse un tantino testardo, ma questo non è un problema con dei genitori amorevoli». Cosa che Torry Ann Hansen non ha voluto essere.
Simona Marchetti
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