lunedì 28 marzo 2016

IL GIGOLO'

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Gigolò, oppure escort uomo, accompagnatore, ha un ruolo diverso da quello che si potrebbe immaginare, la prostituzione maschile non si può accorpare a quella femminile. La voglia di pagare per ottenere facilmente favori sessuali da uomini belli e muscolosi ha contagiato anche la donna, anche se l'approccio in questo caso è profondamente diverso e a volte si tratta di donne che per un motivo o per un altro non hanno mai avuto una vita sessuale e sentimentale soddisfacente. La donna emancipata e moderna del terzo millennio è schiacciata da numerose responsabilità, lavoro, matrimonio, figli, spesso vive rapporti logorati da ritmi disumani e il desiderio dell'uomo così si spegne di fronte a queste donne iperimpegnate. Scatta quindi il bisogno di conferma della propria femminilità, di trasgressione senza rischio, di piacere sessuale a portata di click, come già esiste per gli uomini. Nell'ultimo decennio c'è stata un'impennata dell'offerta in internet di gigolò, portali e siti di singoli individui spopolano in rete. Molti ragazzi attratti da facili guadagni si vendono e allietano la vita a donne che di solito vanno da un minimo di 35 ad un massimo di 65 anni. Spesso si tratta di donne piacevoli, affascinanti. Spesso è sbagliato associare loro l'immagine della vecchia e viziata ereditiera anche se a volte può essere così. Bisogna quindi uscire dallo stereotipo poco credibile di Richard Gere in American Gigolò, il famosissimo film di Paul Schrader con l'affascinante Julian Kaye che sfreccia sulla sua Mercedes SL Pagoda per le vie di Beverly Hills, questo è frutto della fantasia di un bravo sceneggiatore.

Pochi professionisti, ma tanta richiesta. Il mondo degli accompagnatori maschili è un settore che sembra non conoscere crisi. Anche se poche lo ammettono, infatti, secondo un’indagine condotta dall’associazione Donne e qualità della vita, due donne su 10 si sono rivolte a uno gigolò almeno una volta nella vita e quattro hanno pensato di farlo.
Sono per lo più consulenti o libere professioniste di età compresa tra i 46 e 55 anni, spinte a provare l'esperienza a causa delle scarse attenzioni ricevute dal partner o per solitudine. Solo il 18%, però, cerca nel gigolò un grande amatore: il 24% ritiene fondamentale che sia un uomo sensibile e il 22% non bada a spese purché dall'altra parte ci sia una persona pronta a capirla.
Una ricerca sul mercato del sesso realizzata dall'Eurispes mette in rilievo come, a differenza della prostituzione femminile, in quella maschile prevalgano gli accompagnatori italiani, spesso di buona cultura e capaci di parlare più lingue.

Non è semplice sapere con precisione quanto guadagna uno gigolò perché manca un tariffario.

Secondo un sondaggio è emerso che ogni anno nel Regno Unito – e presumibilmente anche nella maggior parte dei Paesi europei – migliaia di donne pagano uomini escort, cioè accompagnatori, in cambio di rapporti sessuali.

Non solo: ne è venuto fuori che il ‘ricorso’ da parte femminile al sesso a pagamento è un trend sensibilmente in crescita.

Nel Regno Unito ‘lavorano’ attualmente 44.000 escort uomini;  esiste quindi un vasto ‘bacino di utenza’. Tuttavia, le inglesi intervistate non erano  propense a parlare davanti alle telecamere, anche nei casi in cui avevano  ammesso di possedere esperienze di questo tipo.



Diversa è la situazione negli USA, dove le donne dedite a questa pratica parlano più liberamente dei propri desideri e bisogni sessuali soddisfatti attraverso la prostituzione maschile.

La prostituzione maschile eterosessuale è assolutamente nuova nel nostro Paese. Infatti, si conosceva in passato la figura del gigolò, ma con questo termine ci si riferiva al cosiddetto mantenuto, una persona con la quale la donna aveva un rapporto spesso duraturo, che prevedeva un compenso, per le prestazioni ricevute, sotto forma di costosi regali. Mentre parlando di prostituzione maschile, si intendono prestazioni sessuali occasionali.

Una nuova disponibilità maschile a fungere da uomo ‘oggetto’ è evidente in Italia soprattutto nel mondo degli spogliarelli, diventati  ormai un’attrazione considerata normale in alcune feste private, nelle discoteche, negli addii al nubilato.

Alla diffusione del fenomeno contribuisce in buona misura internet, che offre anche alle donne più timide la possibilità di contattare facilmente escort e accompagnatori. Centinaia sono i siti di questi ‘professionisti’, tutti corredati di foto, informazioni personali e listino prezzi dettagliato.

L’ ‘Associazione italiana donne e qualità della vita’ ha analizzato il fenomeno della prostituzione maschile eterosessuale, intervistando circa 1500 donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni: le donne che si rivolgono a uomini escort sono spesso persone affermate nella vita, imprenditrici, libere professioniste, manager e  impiegate. Le meno attive sembrano essere le lavoratrici part-time (8%) e le casalinghe (5%). Gran parte delle donne interessate ha un’età compresa fra i 46 e i 55 anni, ma anche le più giovani (26-35 anni) non disdegnano la compagnia degli escort, anche se spesso tentano poi di instaurare con loro dei rapporti affettivi. Per quel che riguardo lo stato civile, molte delle donne ‘esperte in materia’ sono divorziate, ma neanche le altre sono tutte single: il 21% dichiara d’essere sposata… forse non felicemente.



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LE SETTE SORELLE

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Le "Sette Sorelle"  sono un gruppo di grattacieli di Mosca particolarmente rappresentativi del classicismo socialista.

Originariamente i grattacieli in progetto erano otto, numero che avrebbe dovuto simboleggiare gli otto secoli della capitale (1147-1947); la torre Zaryadye, progettata dall'architetto Dmitrij Nikolaevic Ceculin, non fu però mai costruita.

Un ottavo grattacielo che richiama esplicitamente le forme dei primi sette fu invece realizzato tra il 2001 e il 2005: si tratta del Triumph Palace, che fu per un certo tempo il più alto d'Europa.

Il progetto iniziale, concepito prima della Seconda Guerra Mondiale, prevedeva la costruzione di otto edifici, volti a simboleggiare gli 800 anni dalla fondazione di Mosca, che si sarebbe celebrata nel 1947. Il 7 settembre dello stesso anno, durante i festeggiamenti, intorno alle 13 venne deposta con cerimonia ufficiale la prima pietra. Il primo grattacielo venne edificato nel 1949 e gli altri (a eccezione di uno) a seguire, ogni tre-cinque anni. Più tardi cominciarono a chiamarli “sette sorelle”, lasciando in secondo piano edifici analoghi situati all’estero, come il Palazzo della Cultura di Varsavia. “Possiamo farcela!”, era questo il motto architettonico che era giunto da un Paese in rovina, sfinito dalla fame, in cui la maggioranza degli abitanti si trovava a vivere in coabitazione con numerose altre persone.

Ai lavori di costruzione furono costretti a prender parte migliaia di prigionieri dei Gulag, ma anche prigionieri di guerra tedeschi. Per la stabilizzazione del terreno ogni volta sotto le fondamenta venivano utilizzate nuove tecnologie. I costi erano di secondaria importanza.

I grattacieli monumentali, in stile neoclassico, fanno da perimetro al centro della città ed esteriormente ricordano una fortezza. Sono accomunati dalla stessa concezione stilistica: al centro si trova la torre principale, somigliante a una piramide azteca, che si innalza a gradini restringendosi verso la vetta, mentre intorno a essa sono distribuiti tutti gli annessi.

Dopo la morte di Stalin nel 1953, Krusciov dichiarò guerra agli “eccessi staliniani” nell’urbanistica, sacrificando tutto a funzionalità e laconicità. L’edilizia abitativa si sviluppò in tempi record, con la conseguenza che molti abitanti della città riuscirono finalmente ad avere una casa propria. Ma ancora oggi per i russi i “grattacieli di Stalin” sono sinonimo di qualità, mentre quelli “kruscioviani” di quantità.



Due delle sette sorelle sono alberghi. Uno è l'Hotel Ukraina, famoso hotel situato sulla riva del Moskowa e di fronte alla "casa bianca" russa. Celebrato nei libri di Frederick Forsyte, protagonista silenzioso durante tutta la Guerra Fredda, ospitava politici e personalità di rango. Seppur molto vecchio, con arredamento rimasto agli anni Cinquanta, è uno dei più costosi di Mosca (circa 250 euro a notte). Un'altra delle sette sorelle è il Leningradskaja, sempre albergo. In altri due grattacieli prendono posto il Ministero degli Esteri e dell'Agricoltura, mentre altri due sono stati modificati ed ospitano molti appartamenti. Infine l'ultima sorella si trova sulla Collina dei Passeri (ex Collina di Lenin). E' la sede dell'Università, anche se pare si sia svendendo per mancanza di fondi. L'Hotel Ucraina è forse quello più famoso in quanto diversi occidentali, in viaggio in Russia, sono ospitati. Fuori dall'albergo potete ancora osservare i simboli dell'ex URSS: la stella a cinque punte in cima al grattacielo e i simboli della falce e martello. Dentro, secondo la logica dell'Impero sovietico dove lo Stato impiegava tutti i suoi cittadini, forse c'è più personale che clienti, in proporzione. Nei vari piani c'è almeno un addetto alla sicurezza presente sia di notte che di giorno, per esempio. Infine pare che esista un'ottava sorella, a Varsavia. In Polonia la sede del Palazzo della Cultura e delle Scienza (PKIN), disposta su 30 piani e 3500 vani, ha una struttura simile a quelle moscovite. Pare che fosse prevista anche una nona "sorella", in Cecoslovacchia, voluta da Stalin. Ma i praghesi domandarono invece tre linee di metrò.



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giovedì 24 marzo 2016

PROSTITUZIONE LEGALE?

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Il trattamento legale della prostituzione in Europa varia nei diversi Paesi. In alcuni Stati il compiere prestazioni sessuali a pagamento è illegale, mentre in altri la prostituzione in sé è lecita, mentre sono punite varie forme di favoreggiamento (come l'agire come protettore, il prestare favoreggiamento, ogni attività che porti ad ottenere profitto dalla prostituzione, l'induzione, etc.) nel tentativo di rendere più difficile il prostituirsi.

L'atto del prostituirsi (effettuare prestazioni sessuali a pagamento): è legale nella maggioranza dei Paesi dell'Europa occidentale, mentre è tendenzialmente illegale nell'Europa orientale.
Fruire della prostituzione (ricevere prestazioni sessuali dietro pagamento): è legale nella gran parte dei Paesi europei. Solamente in Svezia, Norvegia e Islanda si è recentemente affermato un nuovo modello legislativo nel quale viene punito il "cliente".
adescamento (l'invito a fruire di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico): la gran parte dei Paesi nei quali la prostituzione è lecita hanno leggi o disposizioni amministrative che puniscono questo tipo di condotte. Talvolta sono istituite delle "zone di tolleranza" (ufficiali o non) nelle quali l'adescamento è consentito.
Lo sfruttamento, favoreggiamento, reclutamento o induzione: queste attività sono illegali in gran parte d'Europa.
La prostituzione minorile e la costrizione alla prostituzione ed attività similari: sono attività illegali in ogni parte d'Europa tranne che in Svizzera dove la sola prostituzione minorile (se praticata da soggetti maggiori di sedici anni) è invece permessa.

Il trattamento legale della prostituzione nei diversi Paesi europei segue tre modelli giuridici dominanti.

Il Modello proibizionista consiste nel vietare la prostituzione e nel punire la prostituta con pene pecuniarie o detentive. In taluni Paesi in cui è adottato questo modello, oltre alla prostituta viene punito anche il cliente. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell'Est Europa: Albania, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Russia, Serbia, Ucraina.
Il modello proibizionista vede una variante nel cosiddetto modello Modello neo-proibizionista o "modello svedese", adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda e dal gennaio 2009 in Norvegia. Questo modello si fonda sulla criminalizzazione del cliente, con la punizione dell'acquisto di prestazioni sessuali. Questo modello si basa sull'assunto che la prostituzione è una violenza dell'uomo contro la donna, sempre: anche quando la prostituta afferma di svolgere l'attività per scelta, consapevolmente.
Il Modello abolizionista consiste nel non punire la prostituzione né l'acquisto di prestazioni sessuali, ma al tempo stesso nel non regolamentarli, mentre si puniscono tutta una serie di condotte collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, reclutamento, sfruttamento, gestione di case chiuse, etc.). Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l'esercizio della prostituzione, ma la vorrebbe scoraggiare attraverso la punizione di tutte le attività collaterali e la mancata regolamentazione. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell'Europa occidentale e orientale: Andorra, Armenia, Belgio, Bulgaria, Città del Vaticano, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, San Marino, Slovacchia, Spagna.
Il Modello regolamentarista è un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse). In otto Paesi europei (Paesi Bassi, Germania, Turchia, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia) la prostituzione è legale e regolamentata. La legalizzazione sovente include l'imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell'esercizio della prostituzione anche con l'individuazione di luoghi preposti all'esercizio dell'attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l'obbligo di segnalare attività e residenza.
Una variante del modello regolamentarista è il cosiddetto Modello neo-regolamentarista è teso alla rimozione di leggi al fine di depenalizzare l'attività sessuale fra adulti consenzienti nei contesti commerciali.

Lina Merlin, la senatrice socialista che diede il nome alla legge del 1958 contro i bordelli di Stato, era mossa dalle migliori intenzioni: lei pensava, o meglio s'illudeva, che con il divieto per legge la prostituzione sarebbe scomparsa dalla faccia della terra. Le cose andarono diversamente, le prostitute si riversarono in strada e l'Italia si trasformò in breve tempo in un bordello unico a cielo aperto. È sotto gli occhi di tutti: l'attività è viva e vegeta, le cifre più accreditate stimano 70mila prostitute per circa nove milioni di clienti e un giro d'affari annuo non inferiore ai due miliardi di euro. È la prostituzione «sregolata» che invade i quartieri residenziali, insiste sui marciapiedi nei pressi di una chiesa o di un asilo, con l'aggravante che nella zona grigia in cui oggi sono relegati sex worker e clienti i rischi per la sicurezza e per la salute personale sono immensi. Né tantomeno si può dire che il divieto abbia aiutato le cosiddette «schiave del sesso», vittime della tratta, private anzitutto della propria autonomia. 

L'Autobahn, l'autostrada intorno al centro di Berlino, è un unico ingorgo. Anche l' Artemis , alle 18,30, è pieno come un uovo. Nel cortile, col solito orsetto in plastica color fucsia davanti alle porte, una fila di taxi attende i clienti del bordello più grande e gettonato di Berlino.  

In questa “Oasi del sesso“, come recita il depliant del locale, lavorano a turni da un minimo di 60 sino a 100 ragazze, “dipende dalle giornate e dagli eventi della Fiera di Berlino qui di fronte a noi“, spiega la direttrice. Quanti 'freier', come si dice in tedesco il cliente della prostituta, entrino ogni giorno in un club come questo difficile dirlo: sicuro è che l'ingresso costa 80 euro, somma che include i drink non alcolici, la piscina e le saune (finlandese, Bio o bagno turco). Più l'accappatoio beige e le ciabatte con cui gli uomini gironzolano per i tre piani del bordello tra un mare di ragazze di poco vestite, o nude. 

“Siamo un centro multiculturale”, aggiunge sorridendo la simpatica direttrice,“da noi le ragazze vengono da tutto il mondo e dalle più diverse culture, ma tutte pagano i loro 80 euro giornalieri”. Tanto costa alle 'imprenditrici del sesso' l'affitto di una delle 50 camere dell'Artemis, arredate nei più sgargianti stili. 

Oltre a pagare la stanza, le ragazze - i cui “servizi” all'Artemis partono dai 60 euro per trenta minuti - versano le loro belle tasse al Finanz Amt: “Qui a Berlino”, spiega la manager del locale, “abbiamo pattuito di versare una tassa forfait di 30 euro al giorno a ragazza. È il prezzo che versiamo allo Stato per togliere le donne dalla  strada e dalle grinfie di sfruttatori e dei racket criminali”. 

Benvenuti in Germania, dove dal lontano 2001, dai tempi del governo di Gerhard Schröder, la prostituzione è un'attività (quasi) del tutto legale. Quelle che da noi in Italia ci ostiniamo a chiamare 'lucciole', visto che operano col favore delle tenebre, nel paese della Merkel sono già da 15 anni delle vere e proprie lavoratrici autonome, “riconosciute dallo Stato con paragrafi di legge e tanto di assicurazione e cassa malattie”, aggiunge orgogliosa la manager dell'Artemis. Ma cosa vuol dire in pratica per le prostitute esercitare un'attività legale? 

“Per prima cosa vuol dire che in Germania una prostituta può sempre chiamare un agente di polizia”, risponde Stephanie Klein dell'Associazione Hydra, che ne difende i diritti, “ad esempio se un cliente prova a non pagare la prestazione”. Certo, in locali di lusso come l'Artemis (in cui sono stati investiti ben 5,5 milioni di euro) è raro che si verifichino casi del genere. “I clienti pagano 80 euro di ingresso anche per godersi un'atmosfera di relax”, racconta la manager. Se poi qualche energumeno perde la testa o accampa chissà che pretese “abbiamo il nostro personale di security sempre pronto ad intervenire. Abbiamo anche un medico interno a disposizione delle ragazze e della loro salute”. 



I paragrafi della 'Prostitution Gesetz', varati il primo gennaio del 2001, hanno “rivoluzionato il lavoro più antico del mondo”, afferma la sociologa  Emilya Mitrovic, “e cambiato profondamente la società tedesca. Da allora non solo la prostituzione non è più tabù in Germania, ma le prostitute sono uscite dall'anonimato in cui da sempre sono state costrette”. Oggi possono esercitare il mestiere alla luce del sole (solo a Berlino pare ci siano 600 bordelli), o in uno dei giganteschi  'centri erotici' come per l'appunto l'Artemis nella capitale, i 12 piani del “Pascha“ a Colonia o l'iperbordello “Paradise Island“, seimila metri quadrati aperti di recente presso Saarbrücken, ai confini con la Francia (dove la prostituzione è vietata). 

“La situazione da voi in Italia al confronto è un dramma”, sorride la manager nelle stanze dell'Artemis, “mentre qui la prostituzione è un lavoro come un altro”. E non solo è legale, ma è considerato soprattutto “un servizio che le ragazze offrono, potendo sempre decidere se andare con quel cliente o no e quali prestazioni offrirgli. A condizione certo che lo facciano sempre con il preservativo, che da noi è obbligatorio per la salute della donna e del cliente”. Non per niente la pubblicità del club sugli autobus di Berlino, a caratteri cubitali e su sfondo rosa confetto, dice: “Artemis, aperti ogni giorno per il Vostro relax dalle alle 5 del mattino”. 

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. La norma dell'era-Schöder ha trasformato l'intera Germania “nel Bordello più grande e per molti aspetti oggi fuori controllo al centro d'Europa”, tuona indignato Markus Weinberg, responsabile delle politiche familiari della Cdu. Uno studio dell'università di Heidelberg ha evidenziato come la legalizzazione abbia portato in Germania ad un significativo aumento dello sfruttamento di prostitute, sempre più giovani, e a una triste, lunga serie di 'tratte' delle nuove schiave del sesso. 

I dati del Bka, la polizia criminale, sono chiari: nel 2001 - primo anno dell'entrata in vigore della legge - i casi individuati in Germania di traffico umano “a scopo di sfruttamento sessuale” riguardavano 987 persone. Dieci anni dopo, nel 2011, la 'tratta' delle prostitute, per lo più da Polonia, Romania o Bulgaria, era solo leggermente diminuita, ma riguardava pur sempre 640 donne vittime dei racket della prostituzione (e questi sono solo i casi affiorati). I più recenti dati segnalano in ogni caso che oggi sul mercato della prostituzione in Germania solo il 20 per cento delle Sexworkers siano tedesche; la stragrande maggioranza proviene dai serbatoi di povertà del sud-est Europa. 

Altro trend inquietante nelle metropoli tedesche è l'apertura di bordelli low cost, come quelli tristemente famosi della catena “Pussy Club”, che offrono umilianti offerte “all-inclusive” o “tariffe Flat” per adescare nei club a luci rosse clienti da mezza Europa. Per questo ora Manuela Schwesig, la giovane ministra della Famiglia del governo di Berlino (40enne della Spd, il partito che fu di Schröder) ha detto stop almeno alle forme più selvagge di prostituzione e ai bordelli da far west, formulando norme più restrittive e rivedendo punti essenziali della legge del 2001.  

La nuova legge tedesca “punta soprattutto - sottolinea la ministra Schwesig - alla protezione delle donne nell'esercizio del loro mestiere”. A proibire il mestiere più antico del mondo al governo di Berlino non ci pensano affatto. I tedeschi non sono idealisti ma pragmatici, e sanno che vietare la prostituzione comporterebbe il rischio d'incrementare gli affari della criminalità organizzata. Più realistico - ed è il primo punto della nuova legge - è chiedere alle prostitute la 'Anmeldung', l'iscrizione cioè nel registro dei comuni in cui esercitano la professione. Quindi, per i gestori di bordelli, l'obbligo di rispettare alcuni standard di sicurezza ed igiene nei locali, e il divieto assoluto delle pratiche più ignobili. 

Occorre inoltre che il gestore, prima di aprire il suo bordello, esibisca una fedina penale pulita; il che vuol dire che chiuderanno i battenti i locali in mano ai criminali. 

Che i bordelli siano strappati alle grinfie di cosche mafiose è ovviamente un bene: “Nella società esistono regole per tutti”, ricorda la manager dell'Artemis, “anche per chi come noi gestisce un centro erotico”. Già, ma che fare con la prostituzione minorile o con ragazze appena maggiorenni? La Cdu e la Spd, i due partiti della Grosse Koalition al governo di Berlino, hanno dibattuto a lungo se vietare in Germania, come insisteva più che altro la Cdu della Merkel, la prostituzione al di sotto dei 21 anni. Alla fine anche su questo delicatissimo punto si è optato per il compromesso: d'ora in avanti tutte le prostitute in Germania dovranno sottoporsi, una volta l'anno, a controlli medici. Mentre le più giovani al di sotto dei 21 anni dovranno recarsi ogni sei mesi ad un consultorio medico. La pioggia di controlli più severi non riguarda solo le Sex Workers o i gestori di locali: d'ora in poi anche i clienti usufruiranno della prestazione solo con il 'Kondom'. Ovviamente, nessuno in Germania sa bene quali saranno gli effetti delle nuove norme né, per quanto concerne il 'Kondom', come praticare i controlli. 

Bastano pochi dati per intuire le dimensioni della galassia Prostitution in Germania: se a Berlino questi tipi di locali sono numerosi,  non lo sono in relazione al numero degli abitanti di altre città tedesche a "luci rosse": ad Augsburg, infatti, su 100mila abitanti, di prostitute ne risultano 244; a Trevi 237 e a Norimberga 225; mentre Berlino e Monaco si fermano a quota 200, e la famosa Amburgo ne ha 122 su 100mila abitanti. Neanche all'Ufficio statistiche di Wiesbaden sanno in realtà con esattezza quanti siano le Sex-Workers in Germania: da tempo gira la cifra più o meno consolidata di 400mila prostitute (ma femministe come Alice Schwarzer arrivano a contarne oltre 700mila). 

In genere si considera che 90mila esercitino il mestiere nei classici bordelli, ed altre 72mila per strada. Si aggiungano poi circa 60mila professionisti che lavorano tramite le agenzie di Hostess, Callgirls & Callboys; ed altri 170mila saltuariamente tra hotel, Table-Dance o Swingerclubs. Tirate le somme, ci si spalanca un mercato della prostituzione che ogni anno fattura in Germania tra i 14 ed i 15 miliardi di euro, ed ogni giorno soddisfa le esigenze di almeno 1,2 milioni di clienti. Per tornare alla capitale, il rapporto offerta/domanda è articolato come segue: a Berlino un esercito di 10mila prostitute fa fronte ogni giorno a circa 30mila clienti. Il Senato della metropoli sulla Sprea ha confermato che, nel 2012, dal giro della prostituzione sono piovute nelle casse di Berlino entrate fiscali per  679mila euro. Si tratta ovviamente di una minima parte dei reali introiti di tutte le 'massaggiatrici', 'danzatrici' o escort girls dei vari Wellness o Agenzie non dichiarate come bordelli o Erotic center.



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mercoledì 23 marzo 2016

LA CHIESA DEL SS. CROCIFISSO DI COMO

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Il Santuario cittadino dedicato al SS. Crocifisso la cui cura è affidata ai Chierici Regolari Somaschi (Padri Somaschi) è anche chiesa parrocchiale della SS. Annunciata.

Il terreno su cui sorge ora il Santuario era una volta malsano e paludoso, a ridosso del fossato che cingeva la città murata di Como. Sorgevano qui miseri tuguri e casupole che godevano di dubbia fama. Nel 1236 il canonico Erasmo Campacci pensa di bonificare in tutti i sensi questa zona e vi costruisce una chiesetta in onore della SS. Annunciata.

Nella sera del Giovedì santo del 1529 ebbe luogo il miracolo del Crocifisso, avvenuto nel corso della tradizionale processione dei confratelli di S. Pietro Celestino, che diede notorietà alla chiesa e spinse a lavori di rinnovamento. Nel 1565 l'edificio fu ampliato sotto la direzione di Francesco Aliverti detto Lombardo e fu riconsacrato nel 1574 dal vescovo Volpi. All'epoca la chiesa era composta da un'unica navata soffittata con la cappella maggiore ad est, affiancata dal campanile, e due altari laterali dedicati alla Vergine Annunciata e al Crocifisso miracoloso. Negli anni successivi furono realizzati diversi interventi di manutenzione e decorazione. Nel 1576 furono dipinte le ante dell'ancona del Crocifisso, eseguite dal pittore Francesco Guaita, e nel 1579 il quadro dell'Annunciata, opera firmata da Giovan Pietro Gnocchi. Nel corso del XVII secolo la chiesa fu radicalmente trasformata. Nel 1602 fu costruita la cappella della Vergine, eseguita da Battista Dotti di Piazza S. Stefano. Tra il 1625 ed il 1630 furono realizzati il nuovo presbiterio e il nuovo coro invertendo l'orientamento della chiesa. A partire dal 1634 iniziò la costruzione della cappella del Crocifisso in cui fra il 1638 ed il 1640 furono aggiunti gli stucchi eseguiti da Francesco Sala. Nel 1648 la decorazione plastica fu completata da Francesco Rusca e furono aggiunti anche gli affreschi e le tele eseguite da Giovan Paolo Recchi. Fra il 1645 ed il 1646 Francesco Gaffuri realizzò l'ancona in legno. Nel 1654 il convento fu soppresso e la chiesa fu eretta in parrocchia mantenendo la sua funzione di santuario. Nuovi lavori furono eseguiti negli anni successivi. Nel 1670 la navata fu decorata dal pittore Francesco Torchio, in seguito furono aggiunti gli stucchi opera di Giulio Spinedi e Giovanni Battista Barberini. Fra il 1694 ed il 1710 fu realizzato il campanile, su disegno di Francesco Brachetto, e tra il 1716 e il 1731 fu eretta una nuova facciata a due ordini, su progetto di Carlo Francesco Silva. Nel 1726 la cappella della Vergine fu rinnovata con affreschi di Carlo Innocenzo Carloni, affiancato da Carlo Giuseppe de Vincenti e Giovanni Domenico Dobler, e stucchi di Diego Carloni. Nel 1745 si rese necessario un nuovo ampliamento e si chiesero progetti di ricostruzione prima ad architetti locali e poi a Luigi Vanvitelli e Carlo Giuseppe Merlo. I progetti, troppo onerosi, furono accantonati e si diede avvio ad un restauro della chiesa e dei suoi apparati decorativi con l'intervento dello stuccatore Gaspare Mola, dei pittori Pietro Rasina, Giovanni Domenico Dobler, Giovanni Battista Calvi e Alessandro Valdani. Fra il 1761 ed il 1785 fu ampliata la parte absidale su disegno di Antonio Nolfi, fra il 1780 ed il 1785 furono aggiunte le statue in stucco ad opera di Stefano Salterio, autore anche dei bassorilievi nei pennacchi. Il rinnovamento del complesso proseguì nel secolo successivo: nel 1824 fu Luigi Canonica che riprogettò la facciata poi smontata e integralmente rifatta nel 1863-64 dall'architetto ticinese Luigi Fontana. Furono aggiunti due portici laterali, uno a sud su progetto del Canonica, e uno a nord, su progetto del Fontana. Fra il 1845 ed il 1853 furono completate le pareti laterali su disegno di Luigi Tatti. Nel 1853 Gaetano Barabini affrescò le cupoline della navata, nel 1857 Onorato Andina realizzò gli affreschi del battistero, nel 1929 Gersam Turri decorò la cupola e le absidi del transetto, infine nel 1933 furono posizionate in facciata due statue bronzee di Giuseppe Siccardi.

La grande devozione al Crocifisso di Como diffusa non solo nel comasco, ma anche in tutta la Lombardia, in altre regioni d'Italia e all'estero, in particolare nel Canton Ticino, si deve al miracolo avvenuto nel 1529.
La sera del giovedì santo che quell'anno ricorreva il 25 marzo, solennità dell'Annunciazione a Maria, i Confratelli dell'Annunciata si recavano processionalmente, come tutti gli anni, guidati dal Crocifisso a visitare le 'sette chiese' dove era riposto il SS. Sacramento. Giunti al ponte di san Bartolomeo e diretti alle chiese di santa Chiara e di san Rocco, trovarono la strada sbarrata da due grosse catene sovrapposte, fatte apporre dal governatore spagnolo, le cui estremità attaccate ad anelloni di ferro, erano impiombate nei muri laterali.
Le catene avevano lo scopo di impedire l'entrata in città alle scorribande della cavalleria francese stanziata nel milanese.  Il capitano delle guardie negò ai confratelli il passaggio; non rimaneva altro da fare che passare sotto le catene. All'inchinarsi della croce, la catena superiore si strappò trascinando dietro di sé la pesante pietra  alla quale era infissa. I testimoni, nel processo canonico di riconoscimento del miracolo, dissero: '...cento paia di buoi non avrebbero tratto fuori detto anello...' e ancora '...le pietre ove era infisso l'anello erano murate con calce stabile e ferma...'.
Con tale prodigio veniva premiata la fede dei Confratelli dell'Annunciata e da quel momento numerosi fedeli si rivolgono al Crocifisso per invocare la sua protezione e rendergli grazie. Sul luogo del miracolo venne eretta una piccola cappella demolita nel XVIII secolo.


La virtù prodigiosa del Crocifisso è attestata dai quadri exvoto conservati nella Galleria del santuario e dai pellegrinaggi votivi, generalmente per tradizioni secolari, di gruppi di fedeli o singole persone che si susseguono nel corso dell'anno.

Nei momenti difficili i comaschi si sono rifugiati sotto le braccia aperte del loro Crocifisso per ottenere protezione. In particolare si ricorda quella sperimentata durante le due guerre mondiali 1915-18 e 1940-45. Come segno di perenne riconoscenza arde la fiamma di una lampada che scende verso il presbiterio dalla volta di cupola e quella di un cero votivo collocato presso l'altare.

La città di Como uscita incolume dalle devastazioni della seconda guerra mondiale, in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo dalle devastazioni della guerra realizzò una corona regale che fu posta sul capo del Crocifisso il 17 giugno 1945 dal Card. Ildefonso Schuster. La corona reca incisa la scritta: 'Cives comenses gratias referunt tibi protegenti  -  i cittadini comaschi da te protetti ti rendono grazie'. Ogni anno i fedeli, le autorità e il Vescovo rinnovano il loro ringraziamento al Crocifisso con la celebrazione della 'Giornata della Riconoscenza' che attualmente coincide con la solennità di Cristo Re.

Ogni anno in occasione della Settimana Santa, l'immagine miracolosa viene esposta al devoto bacio dei fedeli: il Crocifisso è innalzato su un piccolo Calvario; la gente sempre numerosa, sale lentamente le rampe del palco e con devozione si accosta per il bacio di ringraziamento e supplica. Il venerdì santo il SS. Crocifisso viene portato in processione per le vie della città, sulla quale il Vescovo pronuncia la benedizione.

La chiesa, ubicata nei pressi delle mura cittadine, è il frutto di diversi interventi realizzati dal XVI al XIX secolo che hanno lasciato numerose opere d'arte. La facciata, rivolta ad est, ha un aspetto imponente e comprende due pareti inclinate in cui sono inserite le porte laterali. Sui fianchi due ali porticate con paramento in finto bugnato contribuiscono all'effetto monumentale del complesso. Il registro inferiore del prospetto è caratterizzato da colonne e paraste giganti di ordine corinzio che inquadrano il portale centrale con timpano sommitale e due statue bronzee con le figure di S. Paolo e S. Pietro, opera di Giuseppe Siccardi. Nel registro superiore un'ampia finestra semicircolare e sul coronamento un gruppo scultoreo dell'Annunciazione, opera di Giuseppe Bayer. Sul fianco sinistro dell'abside si eleva la mole del campanile con elegante cella campanaria, scandita da paraste e colonne che reggono quattro timpani curvi, e tiburio sommitale ottagonale. L'interno è a navata unica, scandita da colonne e paraste corinzie, con due cappelle laterali e due cappelline. La decorazione neobarocca delle pareti della navata è opera del pittore Mario Albertella, le decorazioni delle cupoline che raffigurano l'Assunta e la Gloria di S. Pietro, furono eseguite dal pittore genovese Gaetano Barabini. In controfacciata un gruppo ligneo policromo con la Gloria di S. Pietro Celestino. A destra la cappellina del battistero decorata da affreschi di Onorato Andina. Segue la cappella dell'Immacolata decorata da un ciclo di affreschi settecenteschi realizzati da Carlo Innocenzo Carloni con la collaborazione dei quadraturisti Carlo Giuseppe De Vincenti e Giovanni Domenico Dobler. Nella cupola il Trionfo dell'Immacolata, nel tamburo e nei pennacchi figure di angeli e le Virtù teologali, nelle lunette Profeti. Alle pareti due tele dello stesso Carloni che rappresentano la Presentazione della Vergine al Tempio e la Natività della Vergine. Sull'altare in una nicchia una statua in marmo di S. Margherita di Pietro Lironi, trasformata in statua dell'Immacolata. Sul lato sinistro della navata la cappella di S. Gerolamo Miani, affrescata con la Gloria del Santo da Mario Albertella. Segue la cappella del Crocifisso, oggi del Sacro Cuore, che conserva un rilevante ciclo decorativo seicentesco. Sull'altare un'ancona marmorea realizzata da Marcantonio e Francesco Fossati su disegno di Carlo Buzzi e in una nicchia al centro la statua novecentesca del Sacro Cuore di Gesù, realizzata dallo scultore Cappuccini. Nella cimasa una tela con l'Ecce Homo di Giovanni Paolo Recchi. Sulle pareti tele della bottega dei Recchi con le Storie della Passione e nella cupola eleganti stucchi di Francesco Sala con otto figure di Angeli che reggono gli strumenti della Passione. Nell'incrocio fra transetto e navata quattro grandi statue in stucco lucido di Stefano Salterio che raffigurano Giosuè, Salomone, Davide e Mosè. Nei pennacchi bassorilievi con le figure degli Evangelisti, dello stesso Salterio, e nella volta la decorazione pittorica del Trionfo di Cristo Re opera di Gersam Turri, autore anche delle decorazioni nelle absidi del transetto. Sulle pareti terminali del transetto due altari dedicati all'Annunciata, con un quadro seicentesco, e a S. Giuseppe, con un gruppo ligneo policromo novecentesco opera di Alessandro Cappellini. Nel presbiterio l'altare maggiore con un elegante tempietto su colonne corinzie in cui si conserva la statua lignea del Crocifisso, forse di origine francese. Ai lati due statue bronzee dorate di Giuseppe Siccardi che rappresentano l'Addolorata e San Giovanni Evangelista. Completano la decorazione le pitture neobarocche sulle pareti, che inquadrano i due organi monumentali, e sulla volta del presbiterio, opera di Mario Albertella. A nord del presbiterio la cappella della Croce che conserva una tela settecentesca di Giuseppe Nuvolone che raffigura il Martirio di S. Lorenzo.


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domenica 20 marzo 2016

OGAM

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Il termine ogam deriva dal nome del dio Ogma, che secondo la tradizione ne fu il creatore. Gli studiosi pensano che tale tipo scrittura si sia evoluta a partire da qualche sistema di conto basato sulle tacche.

L'unico originale alfabeto celtico fu il cosiddetto ogam, di cui restano circa cinquecento iscrizioni epigrafiche trovate in Irlanda, Scozia, Galles e Inghilterra, datate tra il IV e il VII secolo. Si tratta per lo più di stele funerarie, riportanti nomi e luoghi. Le iscrizioni sono in forme arcaiche di gaelico e pittico e presentano grossi problemi di interpretazione.

Le iscrizioni sopravvissute sono eseguite sugli spigoli di grosse pietre conficcate verticalmente nel terreno. È presumibile che si incidessero iscrizioni anche su aste di legno, ma nessuna di esse ci è pervenuta. Solo eccezionalmente troviamo iscrizioni in ogam nei manoscritti medievali, e l'esempio più notevole sono le Glosse del Prisciano di San Gallo (IX sec.).

Le lettere ogamiche erano composte unicamente di linee parallele che si diramavano da una linea principale, dunque perfettamente idonee ad essere scolpite su pietra o su legno.  Venivano tracciate lungo lo spigolo di una roccia, dal basso verso l'alto. Le lettere assumevano valori diversi a seconda si trovassero sul lato destro o sinistro dello spigolo.

L'alfabeto ogamico era composto di 20 lettere, divise in quattro gruppi di cinque. Ogni gruppo consisteva in una serie crescente di tacche parallele, da una a cinque.

Le prime tre serie consistevano di consonanti. La quarta di vocali. Dunque 15 consonanti e 5 vocali in tutto.

La prima serie di cinque tacche veniva praticata sul lato sinistro dello spigolo. La seconda sul lato destro. La terza su entrambi i lati, con tacche oblique. Anche la quarta veniva praticata su entrambi i lati, con tacche perpendicolari allo spigolo.

Questo sistema di scrittura verticale, procedente dal basso verso l'alto, richiamava la forma di un albero, un tronco da cui si diramavano i rami. Se poi contiamo che le singole lettere sembra prendessero appunto il nome da vari alberi e arbusti di cui erano le iniziali, è perfettamente giustificata la dicitura neoirlandese di ogham craobh .

Molto spesso questo metodo di scrittura viene definito anche “alfabeto Celtico degli alberi”, in quanto metà delle lettere che lo compongono sono correlate all'antico nome Gaelico di alcuni alberi sacri ai Celti (betulla, salice, quercia, nocciolo, melo, ginestrone, pioppo, erica ecc.).
Una leggenda vuole che questo alfabeto sia stato elaborato da Ogma, l'antico dio celtico dell'oratoria e dello stile letterario, ma le sue effettive origini sono comunque poco chiare: alcuni autorevoli studiosi hanno evidenziato una probabile base runica, mentre alcune teorie lo fanno ritenere in qualche modo correlato agli Etruschi. Secondo alcuni archeologi si tratterebbe semplicemente di un'elaborazione dell'alfabeto Latino, un'ipotesi suffragata dalla presenza delle lettere “h” e “z”, assenti nel Gaelico antico.
Un manoscritto del 14° secolo, il “Book of Ballymote”, conservato alla Royal Irish Academy di Dublino, ha fornito agli archeologi importanti indizi per decifrare la scrittura Ogham: molte delle pietre su cui sono incisi questi caratteri, per esempio, riportano il nome di una persona, il suo patronimico ed il nome della tribù di appartenenza; si pensa quindi che lo scopo delle pietre Ogham fosse delimitare i confini territoriali o marcare i luoghi di sepoltura; sebbene queste steli siano presenti un po' ovunque in Irlanda, si trovano più frequentemente nelle aree a sud-ovest, nelle contee di Cork, del Kerry e del Dingle.

Questo alfabeto al giorno d'oggi non è più in uso, ma il suo fascino magico, che evoca i Celti, le loro leggende e la loro religione ha ispirato numerosi artisti locali che spesso ne riproducono gli antichi simboli su gioielli ed oggetti decorativi.



Questo alfabeto era utilizzato solo per scopi magici e dottrinali. Per gli affari veniva infatti utilizzato il greco, mentre tutti gli elementi di cultura sociale erano tramandati oralmente.

Oltre al naturale decomporsi del legno anche l'ignoranza degli uomini concorse a cancellare ulteriormente le testimonianze relative a questo alfabeto, infatti dopo l'avvento del cristianesimo sulle isole, "i bastoni ogamici", che contenevano formule propiziatorie, furono considerati come prodotto del demonio e bruciati a migliaia, fino alla loro completa scomparsa...

Contrariamente a quanto si crede, l'alfabeto Ogamico non è tipico delle isole celtiche, ma fu diffuso un po' in tutta l'area mediorientale e le origini di questo sistema di notazione sono antichissime, alcuni ritrovamenti archeologici in Dacia permettono di ipotizzare già l'adozione di questo sistema di scrittura addirittura intorno al 5000 a.C.Esso fu importato in Irlanda e modificato in tempi relativamente moderni.
Vi sono studiosi che ritengono infatti che l'apparizione della lingua Ogamica in questo paese sia successiva all'arrivo dei primi missionari cristiani e che questo alfabeto fosse stato introdotto proprio per evitare che i rituali o le formule magiche che la classe religiosa celta si scambiava potessero cadere in mani sbagliate, ovvero in quelle della chiesa.
Chi propende per una origine più antica non è comunque riuscito ad arretrare questa apparizione ad una data precedente il I sec d.C. Si tenga presente che prima dell'avvento del cristianesimo nelle aree celtiche, tutta la tradizione e i concetti religiosi erano tramandati per via orale, tant'è che l'epigrafia celtica continentale finora classificata (non più di 16 brani) NON annovera nessuna iscrizione in carattere Ogamico.

L'alfabeto Ogamico ha una struttura grammaticale diversa da quella delle lingue brittanniche (celtiche continentali) e goedeliche (insulari) tant'è che non una sola iscrizione è stata ancora tradotta per intero.
Nonostante nell'immaginario popolare l'alfabeto ogamico abbia preso posto accanto alle Rune come strumento divinatorio ed evocativo, senza che vi siano reali ragioni per questa collocazione, resta indubbia la sua missione in quanto alfabeto sacro e se vi sono pareri contrastanti sul reale utilizzo dell'alfabeto ogamico per la trascrizione di rituali o formule è fortemente probabile che avesse una funzione almeno mnemonica che riguardasse la sequenza di alcune celebrazioni magiche.
Esiste inoltre un rapporto certo tra caratteri Ogam ed il nome o le proprietà supposte di certi alberi.
Diverse lettere dell'Ogam irlandese erano anche l'iniziale del nome di certi alberi e probabilmente questa caratteristica permetteva, tramite la sostituzione o la permutazione di alcune lettere, di rendere il messaggio ancora più difficile da tradurre nel caso fosse caduto in mani sbagliate.

Da un'attenta analisi dei testi gnomici degli antichi gallesi, il poeta e scrittore Robert Graves ha ricostruito, a partire dall'alfabeto ogamico, una sorta di antico calendario arboreo utilizzato dagli antichi irlandesi. Tale calendario sarebbe stato formato da tredici mesi lunari (le consonanti) più cinque giorni intercalari (le vocali).
Questo è lo schema del calendario arboreo. Ad ogni "mese" è collegata la lettera e l'albero corrispondente. Ogni albero è dato nel suo nome gaelico e in italiano; il nome scientifico corrispondente è, in alcuni casi, ipotetico.


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sabato 19 marzo 2016

NEW AGE

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Il termine "New Age" (letteralmente "nuova era") iniziò a essere diffuso dai mass media statunitensi nei tardi anni sessanta, per descrivere le forme di controcultura spirituale interessate a pratiche e concetti come la meditazione, il channeling, la reincarnazione, la cristalloterapia, la medicina olistica, l'ambientalismo e numerosi "misteri" di difficile interpretazione come gli UFO o i cerchi nel grano, o anche i bambini indaco.

Questa corrente di pensiero esiste certamente già dagli anni settanta, e probabilmente deriva almeno in parte dalla controcultura degli anni sessanta. Le generazioni precedenti erano già arrivate a interessarsi ad alcuni (ma non a tutti) degli elementi principali del "sistema di sistemi di credenze" (o paradigma) della New Age, per esempio a pratiche come lo spiritualismo, la teosofia, l'antroposofia o la medicina alternativa. A loro volta, queste dottrine hanno radici nel trascendentalismo, nel mesmerismo, nello swedenborgianismo, nella tradizione rosacrociana e in altre tradizioni esoteriche occidentali (per esempio astrologia, magia, alchimia e cabala).

Ricordiamo che proprio la generazione dei tardi anni sessanta volse lo sguardo verso l'oriente e abbracciò tecniche, riti, usi religiosi e pensieri della filosofia orientale, sospinta anche dal desiderio di rompere gli schemi politico-sociali-culturali-religiosi contemporanei.

Nel mondo di lingua inglese, una delle origini della New Age si può certamente trovare nel lavoro del sensitivo Edgar Cayce, da cui trae origine il termine stesso di channeling (o channelling, considerato comunemente nella New Age come uno dei mezzi più significativi per mettersi in contatto con esseri di altre dimensioni). L'espressione New Age (o l'analoga locuzione Nuova Era) potrebbe derivare dagli scritti della neo teosofista britannica Alice Bailey. La Findhorn Foundation, fondata nella Scozia del Nord nel 1962, fu una delle prime comunità esplicitamente New Age. Alcuni studiosi, tra i quali Cecilia Gatto Trocchi hanno individuato nel santuario di Esalen, situato a metà strada fra San Francisco e Los Angeles, il primo centro New Age fondato negli anni settanta.

In Russia il movimento è stato molto influenzato dall'eredità dei teosofi Nicholas Roerich e Helena Roerich. Un altro ex teosofo, Rudolf Steiner (poi fondatore del movimento antroposofico), è un punto di riferimento della New Age. In Brasile fonti analoghe si possono rintracciare nel pedagogista francese Allan Kardec che codificò lo spiritismo, o nelle tradizioni folcloristiche africane di Candomblé e Umbanda.

Fra gli eventi che maggiormente hanno contribuito a fornire visibilità al fenomeno della New Age, si devono certamente citare la manifestazione Harmonic Convergence ("convergenza armonica", a volte indicata brevemente col riferimento alle sincronicità delle ricorrenze numeriche dell' "11:11"), organizzata da José Argüelles a Sedona (Arizona) nel 1987 e la miniserie televisiva Out on a Limb di Shirley MacLaine (ancora 1987) che, tratta dall'omonimo bestseller che la MacLaine aveva scritto, è un racconto autobiografico delle esplorazioni spirituali dell'autrice. Curiosamente, in quell'anno si dice che si sia avverata una profezia dei nativi americani Hopi, cioè la nascita di un bisonte bianco che avrebbe dovuto portare, secondo la leggenda, un aumento del livello di consapevolezza dell'umanità. Come alcuni hanno fatto notare, quello stesso anno fu firmato un trattato fra USA e URSS per l'eliminazione di missili nucleari a media gittata, e iniziò il processo che avrebbe portato, due anni più tardi, al crollo del Muro di Berlino.

Altri eventi che ebbero vasta eco furono le dichiarazioni sorprendenti dei primi channeler, come Jane Roberts (che parlava in nome di una entità chiamata Seth) e J.Z. Knight (per Ramtha). Fra i libri che più hanno influenzato la nascita e lo sviluppo del movimento New Age vanno infine ricordati Un corso in miracoli (A Course in Miracles) di Helen Schucman, La profezia di Celestino (The Celestine Prophecy) di James Redfield, E venne chiamata Due Cuori (Mutant Down Under) di Marlo Morgan, la serie di scritti Conversazioni con Dio (Conversations with God) di Neale Donald Walsch e i messaggi di Kryon. Correlata alla New Age è anche l'opera di Carlos Castaneda, da A scuola dallo stregone (The teachings of don Juan) in poi.

Le numerose e diverse concezioni riconducibili a questa denominazione sono accomunate dall'ideale dell'avvento di un "mondo nuovo" o di una "nuova era", spesso indicata astrologicamente come età dell'Acquario (l'età attuale è detta dei Pesci). Sotto la definizione di New Age vengono fatte ricadere molte realtà di diversa natura - semplici stili di vita, filosofie, religioni, medicine alternative, organizzazioni, aziende e via dicendo, caratterizzate da un approccio eclettico e individuale all'esplorazione della spiritualità. Il termine New Age è anche ampiamente e ufficialmente utilizzato per riferirsi al vasto segmento di mercato in cui si vendono libri, beni e servizi connessi a tali visioni del mondo.

Secondo alcuni new ager, i cristalli di quarzo (e i cristalli in generale) hanno proprietà mistiche.

Il New Age può essere anzitutto descritto in chiave psicologica come uno stato d’animo: come la sensazione, prima ancora della convinzione, condivisa da un numero socialmente significativo di persone di essere entrati o di stare per entrare in un’epoca nuova, che è contrassegnata da cambiamenti radicali e qualitativi non in uno solo, ma in tutti i settori della vita dell’uomo. I cambiamenti scientifici – reali o mitici – dovrebbero, per una sorta di effetto domino, provocare una catena inarrestabile di cambiamenti globali cui nessun campo di attività dell’uomo dovrebbe sfuggire: cambiamenti politici, artistici, culturali, filosofici e religiosi.

Facendo astrazione dalle tesi di Marilyn Ferguson (1938-2008), autrice di una delle opere che ha maggiormente contribuito a diffondere le idee del New Age nel mondo – secondo cui questa sensazione socialmente diffusa trarrebbe origine dai progressi della scienza e dalla teoria delle “rivoluzioni scientifiche” del filosofo della scienza Thomas Kuhn (1923-1996), il quale sosteneva che quando nella scienza non sono soltanto singole “teorie”, ma interi “paradigmi” a cambiare, si determina una “rivoluzione” –, possiamo rintracciare le origini del New Age come stato d’animo in correnti di pensiero che annunciavano o promettevano cambiamenti radicali e globali nell’ambito di speculazioni astrologiche e delle politiche alternative. In tal senso il New Age non è solo l’attesa profetica di un’”età nuova” – al contrario, il futuro è già cominciato da tempo – né si riduce a un rinnovato interesse per il mondo occulto, esoterico o inconscio, perché ne fanno parte allo stesso titolo movimenti di rovesciamento dei “paradigmi” in campo politico, economico e morale.

Dal punto di vista storico, le analisi culturalmente più sofisticate riconducono il New Age alla categoria del revival, del “movimento di risveglio”, nonostante il fatto che gli storici delle religioni, soprattutto in ambito anglo-americano, abbiano applicato questa categoria particolarmente al fenomeno del pentecostalismo, presentatosi a partire dai primi anni del secolo XX – appunto – come movimento di risveglio del mondo protestante. Il New Age si pone come movimento di risveglio, nell’area culturale di lingua inglese, non più del mondo cristiano ma del mondo laico se non laicista. Anche questo ambiente, la cui organizzazione culturale era largamente affidata alle logge massoniche e alla più discreta – ma non meno importante – influenza della Società Teosofica, si trovava a partire dagli anni intorno alla Seconda guerra mondiale, in uno di quegli stati di freddezza e di aridità che producono così spesso nella storia i fenomeni di revival. Gli ambienti massonici e teosofici, in particolare, denunciavano una preoccupante incapacità d’interpretare i tempi e di svolgere il consueto ruolo di organizzazione culturale. Nel mondo teosofico il disagio si era tradotto in una serie di scismi, il più rilevante dei quali era stato promosso da Alice Bailey, che del resto aveva soggiornato ad Ascona (Svizzera), presso il Monte Verità, santuario di una nuova religiosità che rappresenta la preistoria del New Age.

Proprio la Bailey aveva cominciato negli anni 1920 a utilizzare l’espressione “New Age” nel senso attuale. Pochi anni dopo la morte di Alice Bailey, alcuni fra i suoi più brillanti allievi inglesi – Sheena Govan (1912-1967), figlia di John George Govan (1861-1927, il fondatore del gruppo fondamentalista Faith Mission, di cui ci siamo già occupati) e all’epoca guida di un gruppo indipendente di “cristiani esoterici”; Dorothy Maclean, che apparteneva all’Ordine Sufi Occidentale fondato da Pir Hazrat Inayat Khan; Peter Caddy (1917-1994), marito della Govan; e Eileen Combe (1917-2006), che diventerà la seconda moglie di Caddy – iniziano un’avventura che conduce le figure più rappresentative di questo gruppo originario in un pellegrinaggio che li porta da Glastonbuy, collegato alle leggende del passato celtico e arturiano della Gran Bretagna, a Forres, in Scozia – dove riescono a farsi assumere come animatori del centro turistico Cluny Hill Hotel, che trasformano in centro teosofico – e infine in una landa desolata del Nord della Scozia, Findhorn, dove nel 1962 fondano una comunità-giardino.

Una terza, necessaria “descrizione” del New Age ha carattere sociologico. Anche nell’ambito sociologico questa nuova realtà della galassia neo-religiosa pone diversi problemi, anzitutto perché non si presta a essere inquadrata facilmente in nessuna della categorie interpretative normalmente utilizzate per i fenomeni della nuova religiosità contemporanea e abitualmente prese in considerazione anche nelle enciclopedie delle religioni. Per facilitare la comprensione del fenomeno si è fatto dunque riferimento a una categoria – il cui studio è stato sviluppato dai sociologi della religione proprio in riferimento al New Age – indicata con il termine network.

Dal punto di vista dottrinale offrire una descrizione del New Age sembra particolarmente difficile, tanto più che i suoi promotori si fanno premura normalmente di spiegare che il New Age non è né ha una “dottrina”. Volendo perseguire una descrizione di tipo dottrinale, si dovrebbe piuttosto insistere su un principio di carattere epistemologico, cioè su una forma particolare e particolarmente radicale di relativismo. L’idea secondo cui non esiste la verità – oppure esiste, ma l’uomo comunque non può conoscerla – è antica quanto l’uomo. Tuttavia, nessuna forma di relativismo è uguale alle altre. Il relativismo del New Age sostiene non soltanto che ognuno di noi ha la sua verità, ma che ognuno di noi può letteralmente creare la sua realtà, di cui quindi sarà autorizzato a porre i criteri di verità e le leggi. Effettivamente, nel parlare di una “visione del mondo” del New Age vi è qualcosa di paradossale, forse di provocatorio, visto che i portavoce dello stesso affermano tenacemente che lo specifico del fenomeno è l’assenza di una visione del mondo e di qualsivoglia dottrina. Comunque sia, poiché non si darebbe unità – nemmeno quell’unità fluida e instabile che caratterizza il New Age – senza un minimo comune denominatore, è possibile ricondurre a sei temi principali quella trama di fondo costitutiva della “dottrina” del New Age:
la premessa necessaria per qualunque “visione del mondo” del New Age è, come abbiamo detto, di carattere epistemologico: non esistono verità assolute;
un secondo elemento comune è una diffidenza nei confronti dell’idea di “religione”, sostituita dalla più vaga “spiritualità”;
per quanto riguarda il concetto di Dio, di cui il New Age parla volentieri, non si tratta di un Dio personale, ma piuttosto di un sottofondo cosmico, di un’energia cosmica immanente;
la visione dell’uomo si riassume nel noto slogan dell’attrice Shirley MacLaine, che per anni ha svolto il ruolo di missionaria internazionale del New Age: “Noi siamo Dio”;
relativamente a Gesù Cristo, il New Age preferisce riferirsi a “il Cristo”, quella scintilla divina che è in ciascuno di noi e che può essere risvegliata attraverso la molteplicità di tecniche che il New Age insegna;
infine, il sesto tema unificante è il rifiuto della nozione di peccato, sostituita da quella di malattia, che può essere superata con un generale cambiamento di coscienza che risolverà i problemi del mondo.

Il New Age si può definire come una rete vagamente connessa di ricercatori e gruppi spirituali (o scuole), di maestri e terapeuti (a volte chiamati guru, guaritori o semplicemente "facilitatori") e altre figure analoghe (talvolta detti new agers).

Caratteristica distintiva dell'odierna New Age è che ogni individuo, essendo di origine divina, è chiamato a costruirsi un proprio cammino spirituale di risveglio (o di "ritorno a Casa"), riferendosi eventualmente al patrimonio universale proveniente da ogni tradizione mistica e religiosa, inclusi lo sciamanesimo, il neopaganesimo, la cabala e l'occultismo, ma soprattutto basandosi sulla propria esperienza interiore e sul proprio discernimento e sentire intuitivo. Anche l'aiuto che può essere fornito al proposito da guide, angeli o guru è soggetto a questa restrizione, che quindi è diventata nel tempo una vera e propria regola d'oro per vagliare messaggi e messaggeri di qualsivoglia provenienza.

La principale convinzione che accomuna tutti o quasi i new ager (pur nello sconfinato panorama che rende arduo e fuorviante ogni schematismo) è che il nostro pianeta e l'umanità nel suo insieme (attraverso un cammino di trasformazione che però è individuale) si trovino alla soglia di un progresso spirituale che, se raggiunto, consentirà l'accesso a nuove dimensioni dell'esistenza, ovvero a una nuova forma di consapevolezza. Da più parti, per esempio, si fa riferimento all'anno 2012 (tratto da diverse antiche profezie) come termine indicativo di una transizione maggiore e di un "salto quantico" nel tessuto temporale dovuti anche all'attraversamento da parte dell'intero sistema solare di un campo energetico ad altissima frequenza indicato come cintura fotonica. Certo, per la loro stessa natura, questi concetti, peraltro sconosciuti alle religioni tradizionali, non sono riscontrabili nel pensiero Scientifico accademico e neanche sono in alcun modo citati nella Bibbia. Essi, per la visione New Age, non vanno intesi come la classica attesa della fine del mondo o del Giudizio Universale, ma come un termine temporale legato ai grandi cicli cosmici, entro il quale ogni essere umano (e la società nel suo insieme) dovrà prepararsi e ristrutturarsi, se vuole evitare di stagnare nell'inarrestabile cammino evolutivo. Ciò sembrerebbe ricordare da lontano il millenarismo cristiano di cui si parla nell'Apocalisse, ma senza avere la corretta collocazione logica e storica che invece si apprende attraverso la lettura della Bibbia.



Questi progressi, pur di natura spirituale, riguardano necessariamente anche i piani materiali dell'esistenza e toccano i codici stessi della struttura fisica. Le "nuove abilità" legate al risveglio interiore possono condurre ad un accrescimento sostanziale del sentire intuitivo e a trasformazioni percettive legate alla possibilità di vedere cose ora invisibili, di viaggiare nello spazio istantaneamente, di cogliere significati e correlazioni prima nascosti negli oggetti e gli eventi dell'Universo, nonché di agire su tali oggetti ed eventi in una moltitudine di nuovi modi "metafisici". La New Age quindi abbraccia volentieri, per esempio, la pratica della meditazione, o concetti di provenienza orientale come quello del risveglio in senso buddhista o quello dell'apertura del terzo occhio.

Si organizzano inoltre seminari di yoga, corsi di occultismo e pratiche tantriche per attivare, o per meglio dire a sbloccare, energie latenti al fine di migliorare l'efficienza di tutti i partecipanti; gli iscritti appartengono a qualunque fascia socio-economica e, tra essi sono sempre più numerosi i manager, gli imprenditori, gli uomini di grande responsabilità politica e finanziaria.

Sempre in generale, i new ager affermano che queste nuove dimensioni di esistenza che attendono l'umanità sono già abitate da entità "interdimensionali" (e/o extraterrestri) e anche da alcuni pionieri umani (i cosiddetti Maestri Ascesi), e che questi esseri sono disposti a mettersi in contatto con chi è pronto a ricevere il messaggio o con chi comunque ne solleciti l'aiuto. Mentre per il modo corrente di vedere le cose qualunque tentativo di contatto da parte di esseri provenienti da un diverso piano di esistenza non può che risultare sconvolgente, incredibile o fantascientifico, il paradigma New Age prende in seria e attenta considerazione fenomeni che restano ancora difficilmente spiegabili nei termini del metodo scientifico galileiano o comunque controversi, come ad esempio i cerchi nel grano, gli UFO, il channeling o le varie forme di contatto medianico, ma anche le innumerevoli descrizioni di esseri elementali, fate e spiriti della natura (Deva), e i racconti di continenti scomparsi in seguito a cataclismi come Atlantide e Lemuria (Mu). Gli angeli poi e le varie schiere di esseri celesti (a cui d'altra parte si riferiscono, anche se con nomi diversi, tutte le più antiche tradizioni religiose) hanno un ruolo chiave nella visione New Age.

Se da quanto detto prima emerge una figura di new ager (un po' caricaturale) pronto a credere a tutto ciò che va oltre la visione comune del mondo (dove per "comune" intendiamo originata dalla scienza attuale o dalle religioni della tradizione giudaico-cristiana), in realtà è altrettanto fondamentale capire come nella filosofia della New Age che questa "apertura" nei confronti dell'incredibile sia regolata da ciascun individuo secondo le proprie inclinazioni spirituali personali. La frase più ricorrente nei forum e nelle altre comunità virtuali New Age è "for your discernment". Questa indicazione, "per il vostro discernimento" (come dire: "sottoposto al vostro giudizio") precede la maggior parte dei messaggi che contengono verità discutibili, come per esempio un messaggio ricevuto da un medium, in channeling, da una civiltà aliena (ad esempio delle Pleiadi). Ogni new ager, quindi, è chiamato a scegliere in cosa credere, con discernimento. La frase for your discernment, inoltre, implica che lo scrivente non si ritenga, per principio, detentore di verità assolute o ultime. Talvolta questo implicito rispetto per le convinzioni e il cammino spirituale del prossimo, a prescindere dalle sue peculiarità (o forse proprio in virtù di queste), è espresso anche da un altro uso verbale, questa volta di derivazione esplicitamente orientale, Namaste (un saluto che intende significare grosso modo "mi inchino al divino che c'è in te").

Tutta l'umanità – in effetti tutta la vita, tutto nell'universo – è spiritualmente interconnessa, e partecipa della stessa energia. Dio è uno dei nomi di questa energia.
Esistono esseri spirituali (angeli, arcangeli, maestri ascesi, creature elementali, guide e/o esseri extraterrestri) disposti a consigliare e orientare chi è pronto e ricettivo nei confronti dei loro insegnamenti.
La mente umana ha poteri profondi e vasti, che possono persino modificare la realtà: you create your own reality ("tu crei la tua realtà");
Tuttavia, alcune regole (spirituali) valgono comunque, per esempio, la legge di causa ed effetto del karma, anche se mitigata secondo alcuni dal perdono e dal superiore principio della Grazia divina.
Ogni individuo ha uno scopo sulla Terra e una lezione da imparare. La lezione più importante è l'amore.
La morte non è la fine di tutto, conduce solo a una diversa dimensione. La vita dopo la morte non prevede punizioni, al massimo una forma di intensa autovalutazione, o un periodo di insegnamenti avanzati, eventualmente impartiti attraverso la reincarnazione, il servizio agli esseri viventi in qualità di guida, o il ritorno alla vita dopo una delle esperienze di quasi-morte.
La scienza e la spiritualità possono e devono ritrovare l'armonia che le lega. Teorie scientifiche come l'evoluzione e la meccanica quantistica, se correttamente interpretate, sono traducibili in principi spirituali.
L'intuizione (o la "guida divina") può essere uno strumento di conoscenza alternativo, in un certo senso anche più efficace da quella razionalità che è guidata dallo scetticismo e dal dubbio sistematico. Il sapere intuitivo o interiore non mira a sostituirsi al tradizionale metodo scientifico, ma può invece cooperare con esso e contribuire ad ampliare i confini asfittici del vecchio scientismo. L'attuale paradigma dominante nella scienza occidentale ha il grande limite di non considerare con sufficiente serietà e apertura temi come quelli della parapsicologia, della meditazione e della medicina olistica.
C'è un nucleo mistico comune in tutte le religioni, orientali e occidentali. I dogmi, l'identità religiosa, l'intolleranza verso altre religioni sono tutti ostacoli fondamentali al progresso dell'individuo.
La Bibbia è sì un libro saggio e sacro, ma non del tutto integro, e comunque ognuno può avere in ogni momento un più vivo e diretto contatto col divino nella propria interiorità. Molte importanti verità non vi sono menzionate, o lo sono solo in modo molto obliquo e velato. Certe indicazioni poi sono chiaramente datate e non vanno prese alla lettera, senza contare che il testo può contenere diversi piani di lettura e di approccio, in modo che ognuno possa accedervi secondo il suo personale livello di coscienza. Alcuni sostengono che Gesù fosse inizialmente un Esseno, o che abbia viaggiato in India in gioventù per studiare le religioni orientali; altri sostengono che fosse un avatar come il Buddha.
Le forme femminili di spiritualità, e le immagini divine femminili (come Aeon o la Sophia dello gnosticismo), sono state dimenticate dalla nostra società patriarcale, e vanno recuperate.
Antiche civiltà estremamente avanzate, come Atlantide e Lemuria, potrebbero essere realmente esistite; potremmo non conoscere ancora il vero significato (o il vero potere) di vestigia del passato come le Piramidi egizie o Maya o Stonehenge o nuraghi.
Le coincidenze non esistono. Tutto ciò che accade ha un significato spirituale e uno scopo (una lezione da insegnare). Esiste un progetto per cui ogni individuo si trova in ogni momento nel posto giusto per imparare la propria lezione.
La mente ha poteri nascosti, attivi anche al di là della nostra consapevolezza, e cerca di comunicare con noi attraverso sogni, visioni (durante la meditazione) e così via.
La meditazione, lo yoga, il t'ai chi, il reiki e altre pratiche tradizionali orientali derivano da una profonda conoscenza di verità dimenticate, e sono uno strumento importante per comprendere l'Universo.
Ogni tipo di relazione ha il potenziale di far crescere l'individuo. Dalle relazioni con gli altri impariamo chi siamo, quali sono i nostri punti deboli e i nostri punti di forza (che ci consentono di aiutare il prossimo). Tutte le nostre relazioni saranno ripetute (reincarnazione) fino a quando non saranno "guarite", ovvero fino a che non supereremo la prova che rappresentano.
Esiste però una "via breve", un cammino individuale che può permettere ad ognuno di uscire dalla ruota interminabile delle reincarnazioni sul piano materiale.
La reincarnazione è un concetto fortemente semplificato di un fenomeno interdimensionale estremamente complesso che la mente lineare attuale non è capace di inquadrare in modo coerente e completo. Si trovano così diverse forme di interpretazione di questo concetto di base. Per alcuni la reincarnazione è all'origine una forma di servizio reso volontariamente al pianeta per aiutarlo a trasmutare un carico karmico globale che gli impedirebbe di ascendere alle dimensioni (o densità) superiori.
Le anime cercano il tutto; il nostro obiettivo ultimo è imparare ad amare tutto ciò con cui entriamo in contatto, a scoprire il divino in ogni cosa e a riscoprire infine noi stessi Uno col Tutto.

L'era dell'Aquario è l'era astrologica che segue a quella attuale dei Pesci, in base al ciclo astronomico della precessione degli equinozi, che dura in tutto circa 25800 anni. Poiché i dodici segni, da un punto di vista astrologico, sono di eguale estensione, ogni era durerebbe un dodicesimo di 25800 anni e cioè 2150 anni. Secondo calcoli di volta in volta diversi, ma grossolanamente sovrapponibili, l'era dei Pesci sarebbe iniziata intorno all'anno 1, cioè con la nascita di Gesù Cristo, il cui simbolo è appunto il pesce.

Sull'esatta venuta dell'era dell'Aquario esistono pareri discordanti. A seconda dei diversi autori, l'età dell'Aquario è, o appena iniziata (anni '60 del secolo scorso), secondo alcuni nel 21 dicembre 2012, o inizierà, secondo altri, intorno al 2140-2150. Secondo Rudolf Steiner occorrerà invece aspettare il 3573, ma gli effetti (derivanti soprattutto dall'attesa) di questo prossimo cambiamento sono già iniziati negli anni venti-trenta del XX secolo. L'Unione Astronomica Internazionale, avendo definito i confini delle varie costellazioni in modo diverso da quello adottato in astrologia, per cui le estensioni dei diversi segni sono disuguali, ha calcolato che questo avvenimento cadrà all'inizio del XVII secolo.

Il problema di quali elementi culturali contemporanei debbano essere inclusi nella New Age è controverso. Il channeling ha evidentemente molti punti in comune con le pratiche medianiche spiritualiste. Movimenti magici come il neopaganesimo e spirituali come la psicologia transpersonale sono parzialmente sovrapposti con la New Age. Alcuni gruppi preferiscono prendere le distanze dalle possibili connotazioni negative dell'etichetta "New Age", come ad esempio la commercializzazione di prodotti e servizi.

Il movimento del Nuovo Pensiero ha origini proprie e indipendenti che risalgono alla metà del XIX secolo, tuttavia alcuni suoi insegnamenti presentano analogie con quelli della New Age e la vita indipendente di cui gode oggi la parte della dottrina del Nuovo Pensiero che va sotto la denominazione di pensiero positivo e l'ampio uso che viene fatto nelle chiese New Thought (sia cristiane che non) di materiali New Age come Un corso in miracoli, fanno sì che tale movimento religioso sia oggi spesso considerato come in parte sovrapposto o comunque collegato alla New Age.

Anche scienziati e pensatori come Fritjof Capra hanno cercato di creare i presupposti culturali per un cambiamento di paradigma della scienza con l'assimilazione di concetti come la medicina olistica, l'ecologia della mente di Gregory Bateson, o i rapporti fra taoismo e meccanica quantistica, evitando però accuratamente di essere in qualche modo assimilati alla New Age vera e propria.

Vi sono stati anche tentativi di presentare la New Age come movimento sociopolitico; si può citare, per esempio, la "New Age Politics" di Mark Satin (seconda metà degli anni settanta), il pensiero di Theodore Roszak e la "Cospirazione dell'Aquario" di Marilyn Ferguson.

Le critiche delle credenze New Age prendono generalmente tre forme: critiche sulla mancanza di un'adeguata base o prova scientifica, critiche di violazione e abuso della sacralità di varie tradizioni religiose, di filosofie o di culture, e critiche basate sul fatto che questa dottrina, nonostante si identifichi come movimento culturale controcorrente, goda di grande copertura mediatica.

Inoltre molti di coloro che credono nella teoria del complotto pensano possa essere ricollegato alla teoria del complotto del nuovo ordine mondiale anche a causa di molte pratiche ispirate o copiate da rituali eseguiti all'interno di sette di varia natura, quali massoneria e simili, quindi ricadenti nel campo dell'occulto e dell'esoterismo.

Molte religioni costituite hanno tacciato il pensiero New Age di essere eretico, immorale, deviante, o comunque privo di una chiara guida data da un libro sacro oppure da una tradizione antica; inoltre contestano il rapporto diretto, immediato e personale con la divinità, privo dell'intermediazione di una classe sacerdotale, per di più gerarchica. Sul New Age si è anche espressa la Chiesa Cattolica con un apposito documento del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio consiglio per il Dialogo Interreligioso. Alcuni studiosi di area cattolica hanno avvicinato il new age al satanismo, ravvisando quali punti di contatto la pretesa di essere o sostituirsi a Dio, la visione relativistica dell'esistenza e della verità e le pratiche rituali di tipo sincretista.

Alcuni adepti di discipline tradizionali di paesi quali ad esempio l'India e la Cina, un vasto numero di scuole ortodosse di Yoga, Tantra, Qigong, medicina cinese, Ayurveda e arti marziali (le tradizionali famiglie Taijiquan, ad esempio), nonché gruppi con una storia antica di secoli hanno tutti affermato che il movimento New Age (di matrice occidentale) è una comprensione parziale o nulla, o addirittura una deliberata distorsione delle loro proprie discipline.

Alcune delle critiche più dure all'eclettismo New Age sono venute da scrittori e comunità degli Indiani d'America. La Dichiarazione di guerra contro gli sfruttatori della spiritualità Lakota è una delle più forti affermazioni di avversionevalla New Age da parte dei capi tribù nordamericani.

Alcuni scrittori hanno ravvisato tracce di razzismo nelle fonti della teosofia, in particolare negli scritti di Alice Bailey riguardo agli Ebrei e alcuni commenti di Rudolf Steiner riguardo specifici gruppi etnici, africani inclusi, sebbene Steiner perlomeno avesse poi enfatizzato l'eguaglianza razziale come principio della sua antroposofia.


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venerdì 18 marzo 2016

WICCA

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Wicca è un termine mutuato dall'inglese antico, nel quale wicca e wicce sono traducibili rispettivamente con stregone e strega, ovvero praticanti della stregoneria, intesa come definizione collettiva di una serie di culti misterici ed esoterici, che si presume fossero segretamente diffusi nel Medioevo.

Risalire all'origine dei lemmi wicca e wicce dell'inglese antico è arduo. Rosemarie Lühr ne riconnette le radici a wigol (profetico) e wiglian (divinare), connessi con il basso tedesco medio wichelen (incantare) e wicker (incantare o incantatore, indovino) e suggerisce un legame anche con il protogermanico wigon, geminato in wikkon. La forma base si pensa fosse wicce, derivata da wikkae, prodotto dal protogermanico wikkon.

Wicca e wicce passarono nell'inglese medio attraverso wicche che, originariamente sia maschile sia femminile, in seguito divenne solo femminile per lasciare spazio a wizard e warlock, le forme maschili. Di qui furono all'origine delle parole dell'inglese moderno witch (strega) e witchcraft (stregoneria) apparse nel XVI secolo.
Un'etimologia alternativa suggerisce una derivazione dal verbo wiccian, a sua volta mutuato da wikkija. La radice protoindoeuropea, da cui si pensa siano discesi tutti questi lemmi, è wic- o weik- (letteralmente separare, dividere, piegare o dare forma). L'American Heritage Dictionary suggerisce invece una mutuazione da weg- (essere vitali), derivato dall'ancestore protogermanico wikkjaz. Walter William Skeat ha infine individuato una probabile etimologia nel protoindoeuropeo weid- e nell'inglese antico wita (letteralmente uomo saggio) e witan (conoscere), considerandoli una corruzione dell'ancestrale witga.

William Bennett ha proposto una possibile etimologia dal protoindoeuropeo nelle due radici weik- e wek-, che hanno germinato molteplici significati: scegliere (con preciso riferimento alla vittima sacrificale (latino vic-tima), indicata da un potere soprannaturale) e parlare (latino vox, voce, e hindi vacanà, parola). Gran parte degli studi moderni rifiutano quest'ultima proposta e l'origine dei termini wicca e wicce continua a essere oscura.

Gerald Gardner nei suoi libri usa il termine wica, in seguito sostituito dal più antico e corretto wicca, per indicare non la religione, bensì la comunità dei praticanti (i wica, sostantivo collettivo, nel senso di saggi, sapienti). La religione era invece indicata da lui come Witchcraft (stregoneria, un termine ancora in uso in alcune circostanze), con l'iniziale maiuscola per distinguerla da altre forme più generiche di stregoneria. Gardner chiamava i singoli praticanti witch (strega) e wizard o warlock (stregone). Nei primi decenni dopo la morte di Gardner quindi il termine maggiormente in uso per indicare la religione fu semplicemente e propriamente "Witchcraft", ma con il passare del tempo, per evitare confusione con altre pratiche magiche, trovò stabile diffusione il termine wicca. Fu in particolare l'ultilizzo del termine negli anni '70 da parte di alcuni Alexandriani come Stewart Farrar a dare l'avvio al suo utilizzo come lo conosciamo oggi. Studi più recenti da parte di Ethan Doyle White hanno confermato questa ricostruzione dell'uso del termine da parte di Gardner ed ulteriormente approfondito l'evolvere dell'uso della parola wicca.

Questa scelta del termine fu imposta soprattutto in America, permeata da spirito puritano, dove un termine come wicca pareva più neutro, anziché witchcraft, che invece conteneva in se' connotati che potevano essere percepiti come negativi dal resto della società. Il termine wicca si impose e diffuse poi a partire dagli anni '80 soprattutto grazie alla pubblicazione di molti libri, che diventarono presto dei best seller a livello internazionale. Alla stessa maniera la pronuncia di wicca con la "c" dura (come una k) anziché dolce come in witch o witchcraft, come sarebbe stato etimologicamente più corretto, fu imposta sempre dall'America per mettere così maggiore distanza e differenziazione rispetto alla stregoneria.

L'aggettivo e aggettivo sostantivato wiccan che, sul modello di christian (cristiano), confucian (confuciano), ecc. indica il praticante della wicca, è mutuato dall'inglese antico, nel quale era il plurale sia di wicca sia di wicce.

Spesso, quando sentiamo o leggiamo il termine "wicca", siamo portati a pensare che si tratti di un qualche culto misterioso, legato per lo più a pratiche occulte oscure e al satanismo.

Questo fraintendimento ha origini antiche ed è legato al periodo medievale della caccia alle streghe, quando la Chiesa cattolica cercò di sradicare i culti e le tradizioni pagane ancora circolanti in Europa associandoli al culto del Male.

In realtà, la religione Wicca (perchè di religione si parla, con congreghe, rituali e milioni di adepti in tutto il mondo) è incentrata sul culto della natura, dei suoi cicli e della vita stessa, dove non esistono regole imposte dalla divinità. Ognuno è libero di seguire i propri sogni e aspirazioni, con l'unica e inscindibile clausola di non fare del male al prossimo.



Si basa principalmente su antichi culti sciamanici, sulle antiche religioni animiste e sulle credenze druidiche, con alcuni richiami alle filosofie e alle religioni orientali.

Colui che ha dato origine alla wicca moderna è stato Gerald Gardner, ex funzionario inglese, che nella metà degli anni '50 pubblicò una serie di libri dove esponeva i principi fondamentali di questa religione.

Da allora si sono formate diverse tradizioni, tutte legate al nucleo originario esposto da Gardner, ma arricchite da diverse influenze.

Sempre nel Regno Unito, accanto alla wicca gardneriana, si è formata la corrente alexandriana, da Alex Sanders, iniziato da Gardner stesso. Si discosta molto da quella del maestro e all'inizio erano in contrasto, ma di recente le due correnti si sono riconciliate anche grazie a Vivianne Crowley, sacerdotessa iniziata a entrambe le tradizioni.

Con l'arrivo nel nuovo continente, la wicca ha subito ulteriori frammentazioni e oggi le correnti americane sono davvero innumerevoli. Alcune correnti si sono organizzate in vere e proprie Chiese e oggi negli Stati Uniti la wicca è una delle religioni riconosciute dallo Stato, così come anche nel Regno Unito e in Irlanda. Altre correnti, invece, hanno preferito rimanere al livello di piccola comunità.

Anche in Italia si sono formati alcuni gruppi, soprattutto nel Nord (a Milano è stato fondato il Tempio della Luna), ma la Wicca viene praticata soprattutto a livello individuale. Spesso, infatti, i wiccan italiani preferiscono non rivelarsi pubblicamente, a causa del forte pregiudizio che ancora c'è nel nostro Paese.

Oggi questi pregiudizi si stanno ridimensionando grazie ai libri pubblicati da scrittori come l'americano Scott Cunningham.

Le congreghe in cui i wiccan si riuniscono si chiamano coven e non sono riunite e strutturate secondo una gerarchia, ma indipendenti le une dalle altre, anche se collegate tra loro.

Le divinità che vengono venerate sono all'interno della natura stessa e sono formate da due principi opposti e complementari: la Dea (Dea Triplice o Dea Madre) e il Dio (o Dio cornuto).

La Dea Madre è legata alla terra e alle tre fasi della vita della donna (giovinezza, maturità, vecchiaia), così come alle tre fasi lunari (crescente, piena, calante);
il Dio cornuto è legato ai boschi, agli animali e alla sessualità.
Tutto ciò che esiste è formato dai 5 elementi fondamentali (aria, acqua, fuoco, terra, spirito), che sono rappresentati attraverso il simbolo del pentacolo all'interno di un cerchio.

Per quanto riguarda i riti, invece, ogni coven può decidere quali svolgere, anche in base alla corrente che viene seguita. Alcuni rituali vengono svolti solo all'interno delle coven, per cui chi pratica a livello individuale può conoscere la parte dei riti pubblici, ma non la parte iniziatica della religione.

Il calendario wicca si divide in due tipi di feste annuali:

i sabbat, dedicati al Dio, sono 8 feste legate ai movimenti del Sole. Tra i più importanti ci sono Samhain (31 ottobre), il capodanno celtico che segna la morte del vecchio anno, e il suo opposto Beltaine (1 maggio), dove si festeggia la natura e la fertilità.
gli esbat, dedicati alla Dea, sono feste legate al ciclo lunare. Possono essere 12 o 13 a seconda di quante lunazioni ci sono in un determinato anno. Ogni corrente Wicca festeggia l'esbat in un momento diverso del ciclo lunare ed è un rituale più intimo e raccolto rispetto al sabbat. Spesso si festeggia da soli.
Gli strumenti rituali wicca, invece, sono molti e molto diversi tra loro. I quattro strumenti più importanti sono:
l'athame, un grosso pugnale dal manico scuro usato per dirigere i flussi di energia e per svolgere il Grande Rito dell'unione tra la Dea e il Dio;
la bacchetta, usata come l'athame per dirigere i flussi di energia che non sopportano il metallo;
la coppa (o il calice), usata durante il Grande Rito e in molti altri rituali;
il pentacolo, che benedice e purifica ciò che vi viene posto sopra.
Altri strumenti sono la scopa, il bolline (un piccolo coltello), le candele, il calderone e la spada.

Un caso a parte è il Libro delle Ombre, dove sono scritti i rituali, gli incantesimi e le pratiche wicca.

Gli wiccan venerano principalmente la natura e i suoi cicli. Il divino è immanente in ogni cosa e viene riassunto in due principi contrapposti e complementari: la Dea e il Dio. Se la Dea è la luna, il Dio è il sole. La Dea è l’acqua e la terra, il Dio è l’aria e il fuoco. Secondo la wicca l’alternanza e lo scambio tra le due forze, maschio e femmina, sta alla base del divenire del mondo.

A ricevere la targa di “madre” è stata l’anno prima Doreen Valiente, iniziata alla wicca da Gardner stesso. In Inghilterra e in Galles ora ci sono quasi 12.000 wiccan. Ma ad oggi il paese con più streghe e stregoni del mondo sono gli Stati Uniti, dove ci sono 340.000 wiccan dichiarati. E’ stata la Pagan Federation, la massima organizzazione pagana del mondo, a chiedere agli adepti di rispondere di essere “wiccan” nel censimento, dato che negli Usa si tratta di una religione riconosciuta. Nel nord America si celebrano anche matrimoni pagani.

In Italia, invece, non esistono stime ufficiali. Secondo il Centro studi sulle nuove religioni, che è in contatto con gruppi ed esperti del settore, nel 2012 c’erano circa 3000 wiccan nel nostro paese, soprattutto donne e nel nord Italia. Sempre al nord si trovano i più importanti cerchi e congreghe del nostro paese e a Milano c’è il Tempio della Luna, un luogo di culto dedicato alla stregoneria, dove si possono seguire seminari o semplicemente fare incantesimi con altre persone. “In Italia la wicca è arrivata negli anni 2000 – spiega Davide Marrè, sacerdote wiccan e presidente del Circolo di Trivi, la prima associazione wiccan italiana – grazie alla letteratura anglosassone sul paganesimo e sullo sciamanesimo: la stregoneria è stata prima di tutto un fenomeno editoriale”. Ma già nel 2002 il numero di adepti era raddoppiato. Si tratta di un fenomeno in crescita, ma rimane difficile fare delle indagini sul tema: “In Italia c’è molta cautela sul neopaganesimo, non è facile trovare dei testimoni e ci sono ancora molti pregiudizi sugli wiccan. Viviamo in una società che è ancora lontana dall’essere multireligiosa”.

Una difficoltà che, secondo il sacerdote, è dovuta alla massiccia presenza della Chiesa cattolica, che si oppone al riconoscimento di altre religioni, specialmente quelle pagane: “Ai cattolici serve far numero, anche per ricevere l’8 per mille. Quindi nelle loro stime considerano cristiani non praticanti tutti i battezzati. Ma se glielo chiedessero, quei battezzati risponderebbero che non sono cristiani”. Davide Marrè dirige anche l’unica rivista wicca del panorama italiano. Si chiama Athame ed è principalmente una testata online, con un’edizione cartacea annuale. Pubblica saggi di filosofia neopagana, articoli sui principi della wicca e anche traduzioni di testi stranieri. Il nome “Athame” richiama uno degli oggetti più importanti della stregoneria moderna: si tratta di un pugnale rituale che viene utilizzato durante gli incantesimi per dirigere i flussi di energia. La consacrazione di un athame prevede che venga sotterrato per settantadue ore e non deve mai essere usato per tagliare o incidere qualcosa, non va mostrato in pubblico e non deve essere toccato da estranei.

L’athame è solo uno dei tanti strumenti della Wicca: l’armamentario di una strega è molto vario, e dipende anche dalla tradizione a cui sente di appartenere. Ci possono essere la coppa, l’incensiere, un altro coltello detto bolline, la bacchetta, le corde, la frusta, il libro delle ombre, le candele e l’altare, dove spesso sono presenti delle rappresentazioni degli dei. Il simbolo più famoso della wicca è però il pentacolo, spesso iscritto in un cerchio: le cinque punte del pentagramma rappresentano i quattro elementi (aria, acqua, fuoco e terra) più lo spirito. Ma non va confuso con il pentacolo rovesciato, più caro ai satanisti, con cui la magia buona delle streghe e degli stregoni moderni non ha nulla a che fare.



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