mercoledì 23 marzo 2016

LA CHIESA DEL SS. CROCIFISSO DI COMO

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Il Santuario cittadino dedicato al SS. Crocifisso la cui cura è affidata ai Chierici Regolari Somaschi (Padri Somaschi) è anche chiesa parrocchiale della SS. Annunciata.

Il terreno su cui sorge ora il Santuario era una volta malsano e paludoso, a ridosso del fossato che cingeva la città murata di Como. Sorgevano qui miseri tuguri e casupole che godevano di dubbia fama. Nel 1236 il canonico Erasmo Campacci pensa di bonificare in tutti i sensi questa zona e vi costruisce una chiesetta in onore della SS. Annunciata.

Nella sera del Giovedì santo del 1529 ebbe luogo il miracolo del Crocifisso, avvenuto nel corso della tradizionale processione dei confratelli di S. Pietro Celestino, che diede notorietà alla chiesa e spinse a lavori di rinnovamento. Nel 1565 l'edificio fu ampliato sotto la direzione di Francesco Aliverti detto Lombardo e fu riconsacrato nel 1574 dal vescovo Volpi. All'epoca la chiesa era composta da un'unica navata soffittata con la cappella maggiore ad est, affiancata dal campanile, e due altari laterali dedicati alla Vergine Annunciata e al Crocifisso miracoloso. Negli anni successivi furono realizzati diversi interventi di manutenzione e decorazione. Nel 1576 furono dipinte le ante dell'ancona del Crocifisso, eseguite dal pittore Francesco Guaita, e nel 1579 il quadro dell'Annunciata, opera firmata da Giovan Pietro Gnocchi. Nel corso del XVII secolo la chiesa fu radicalmente trasformata. Nel 1602 fu costruita la cappella della Vergine, eseguita da Battista Dotti di Piazza S. Stefano. Tra il 1625 ed il 1630 furono realizzati il nuovo presbiterio e il nuovo coro invertendo l'orientamento della chiesa. A partire dal 1634 iniziò la costruzione della cappella del Crocifisso in cui fra il 1638 ed il 1640 furono aggiunti gli stucchi eseguiti da Francesco Sala. Nel 1648 la decorazione plastica fu completata da Francesco Rusca e furono aggiunti anche gli affreschi e le tele eseguite da Giovan Paolo Recchi. Fra il 1645 ed il 1646 Francesco Gaffuri realizzò l'ancona in legno. Nel 1654 il convento fu soppresso e la chiesa fu eretta in parrocchia mantenendo la sua funzione di santuario. Nuovi lavori furono eseguiti negli anni successivi. Nel 1670 la navata fu decorata dal pittore Francesco Torchio, in seguito furono aggiunti gli stucchi opera di Giulio Spinedi e Giovanni Battista Barberini. Fra il 1694 ed il 1710 fu realizzato il campanile, su disegno di Francesco Brachetto, e tra il 1716 e il 1731 fu eretta una nuova facciata a due ordini, su progetto di Carlo Francesco Silva. Nel 1726 la cappella della Vergine fu rinnovata con affreschi di Carlo Innocenzo Carloni, affiancato da Carlo Giuseppe de Vincenti e Giovanni Domenico Dobler, e stucchi di Diego Carloni. Nel 1745 si rese necessario un nuovo ampliamento e si chiesero progetti di ricostruzione prima ad architetti locali e poi a Luigi Vanvitelli e Carlo Giuseppe Merlo. I progetti, troppo onerosi, furono accantonati e si diede avvio ad un restauro della chiesa e dei suoi apparati decorativi con l'intervento dello stuccatore Gaspare Mola, dei pittori Pietro Rasina, Giovanni Domenico Dobler, Giovanni Battista Calvi e Alessandro Valdani. Fra il 1761 ed il 1785 fu ampliata la parte absidale su disegno di Antonio Nolfi, fra il 1780 ed il 1785 furono aggiunte le statue in stucco ad opera di Stefano Salterio, autore anche dei bassorilievi nei pennacchi. Il rinnovamento del complesso proseguì nel secolo successivo: nel 1824 fu Luigi Canonica che riprogettò la facciata poi smontata e integralmente rifatta nel 1863-64 dall'architetto ticinese Luigi Fontana. Furono aggiunti due portici laterali, uno a sud su progetto del Canonica, e uno a nord, su progetto del Fontana. Fra il 1845 ed il 1853 furono completate le pareti laterali su disegno di Luigi Tatti. Nel 1853 Gaetano Barabini affrescò le cupoline della navata, nel 1857 Onorato Andina realizzò gli affreschi del battistero, nel 1929 Gersam Turri decorò la cupola e le absidi del transetto, infine nel 1933 furono posizionate in facciata due statue bronzee di Giuseppe Siccardi.

La grande devozione al Crocifisso di Como diffusa non solo nel comasco, ma anche in tutta la Lombardia, in altre regioni d'Italia e all'estero, in particolare nel Canton Ticino, si deve al miracolo avvenuto nel 1529.
La sera del giovedì santo che quell'anno ricorreva il 25 marzo, solennità dell'Annunciazione a Maria, i Confratelli dell'Annunciata si recavano processionalmente, come tutti gli anni, guidati dal Crocifisso a visitare le 'sette chiese' dove era riposto il SS. Sacramento. Giunti al ponte di san Bartolomeo e diretti alle chiese di santa Chiara e di san Rocco, trovarono la strada sbarrata da due grosse catene sovrapposte, fatte apporre dal governatore spagnolo, le cui estremità attaccate ad anelloni di ferro, erano impiombate nei muri laterali.
Le catene avevano lo scopo di impedire l'entrata in città alle scorribande della cavalleria francese stanziata nel milanese.  Il capitano delle guardie negò ai confratelli il passaggio; non rimaneva altro da fare che passare sotto le catene. All'inchinarsi della croce, la catena superiore si strappò trascinando dietro di sé la pesante pietra  alla quale era infissa. I testimoni, nel processo canonico di riconoscimento del miracolo, dissero: '...cento paia di buoi non avrebbero tratto fuori detto anello...' e ancora '...le pietre ove era infisso l'anello erano murate con calce stabile e ferma...'.
Con tale prodigio veniva premiata la fede dei Confratelli dell'Annunciata e da quel momento numerosi fedeli si rivolgono al Crocifisso per invocare la sua protezione e rendergli grazie. Sul luogo del miracolo venne eretta una piccola cappella demolita nel XVIII secolo.


La virtù prodigiosa del Crocifisso è attestata dai quadri exvoto conservati nella Galleria del santuario e dai pellegrinaggi votivi, generalmente per tradizioni secolari, di gruppi di fedeli o singole persone che si susseguono nel corso dell'anno.

Nei momenti difficili i comaschi si sono rifugiati sotto le braccia aperte del loro Crocifisso per ottenere protezione. In particolare si ricorda quella sperimentata durante le due guerre mondiali 1915-18 e 1940-45. Come segno di perenne riconoscenza arde la fiamma di una lampada che scende verso il presbiterio dalla volta di cupola e quella di un cero votivo collocato presso l'altare.

La città di Como uscita incolume dalle devastazioni della seconda guerra mondiale, in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo dalle devastazioni della guerra realizzò una corona regale che fu posta sul capo del Crocifisso il 17 giugno 1945 dal Card. Ildefonso Schuster. La corona reca incisa la scritta: 'Cives comenses gratias referunt tibi protegenti  -  i cittadini comaschi da te protetti ti rendono grazie'. Ogni anno i fedeli, le autorità e il Vescovo rinnovano il loro ringraziamento al Crocifisso con la celebrazione della 'Giornata della Riconoscenza' che attualmente coincide con la solennità di Cristo Re.

Ogni anno in occasione della Settimana Santa, l'immagine miracolosa viene esposta al devoto bacio dei fedeli: il Crocifisso è innalzato su un piccolo Calvario; la gente sempre numerosa, sale lentamente le rampe del palco e con devozione si accosta per il bacio di ringraziamento e supplica. Il venerdì santo il SS. Crocifisso viene portato in processione per le vie della città, sulla quale il Vescovo pronuncia la benedizione.

La chiesa, ubicata nei pressi delle mura cittadine, è il frutto di diversi interventi realizzati dal XVI al XIX secolo che hanno lasciato numerose opere d'arte. La facciata, rivolta ad est, ha un aspetto imponente e comprende due pareti inclinate in cui sono inserite le porte laterali. Sui fianchi due ali porticate con paramento in finto bugnato contribuiscono all'effetto monumentale del complesso. Il registro inferiore del prospetto è caratterizzato da colonne e paraste giganti di ordine corinzio che inquadrano il portale centrale con timpano sommitale e due statue bronzee con le figure di S. Paolo e S. Pietro, opera di Giuseppe Siccardi. Nel registro superiore un'ampia finestra semicircolare e sul coronamento un gruppo scultoreo dell'Annunciazione, opera di Giuseppe Bayer. Sul fianco sinistro dell'abside si eleva la mole del campanile con elegante cella campanaria, scandita da paraste e colonne che reggono quattro timpani curvi, e tiburio sommitale ottagonale. L'interno è a navata unica, scandita da colonne e paraste corinzie, con due cappelle laterali e due cappelline. La decorazione neobarocca delle pareti della navata è opera del pittore Mario Albertella, le decorazioni delle cupoline che raffigurano l'Assunta e la Gloria di S. Pietro, furono eseguite dal pittore genovese Gaetano Barabini. In controfacciata un gruppo ligneo policromo con la Gloria di S. Pietro Celestino. A destra la cappellina del battistero decorata da affreschi di Onorato Andina. Segue la cappella dell'Immacolata decorata da un ciclo di affreschi settecenteschi realizzati da Carlo Innocenzo Carloni con la collaborazione dei quadraturisti Carlo Giuseppe De Vincenti e Giovanni Domenico Dobler. Nella cupola il Trionfo dell'Immacolata, nel tamburo e nei pennacchi figure di angeli e le Virtù teologali, nelle lunette Profeti. Alle pareti due tele dello stesso Carloni che rappresentano la Presentazione della Vergine al Tempio e la Natività della Vergine. Sull'altare in una nicchia una statua in marmo di S. Margherita di Pietro Lironi, trasformata in statua dell'Immacolata. Sul lato sinistro della navata la cappella di S. Gerolamo Miani, affrescata con la Gloria del Santo da Mario Albertella. Segue la cappella del Crocifisso, oggi del Sacro Cuore, che conserva un rilevante ciclo decorativo seicentesco. Sull'altare un'ancona marmorea realizzata da Marcantonio e Francesco Fossati su disegno di Carlo Buzzi e in una nicchia al centro la statua novecentesca del Sacro Cuore di Gesù, realizzata dallo scultore Cappuccini. Nella cimasa una tela con l'Ecce Homo di Giovanni Paolo Recchi. Sulle pareti tele della bottega dei Recchi con le Storie della Passione e nella cupola eleganti stucchi di Francesco Sala con otto figure di Angeli che reggono gli strumenti della Passione. Nell'incrocio fra transetto e navata quattro grandi statue in stucco lucido di Stefano Salterio che raffigurano Giosuè, Salomone, Davide e Mosè. Nei pennacchi bassorilievi con le figure degli Evangelisti, dello stesso Salterio, e nella volta la decorazione pittorica del Trionfo di Cristo Re opera di Gersam Turri, autore anche delle decorazioni nelle absidi del transetto. Sulle pareti terminali del transetto due altari dedicati all'Annunciata, con un quadro seicentesco, e a S. Giuseppe, con un gruppo ligneo policromo novecentesco opera di Alessandro Cappellini. Nel presbiterio l'altare maggiore con un elegante tempietto su colonne corinzie in cui si conserva la statua lignea del Crocifisso, forse di origine francese. Ai lati due statue bronzee dorate di Giuseppe Siccardi che rappresentano l'Addolorata e San Giovanni Evangelista. Completano la decorazione le pitture neobarocche sulle pareti, che inquadrano i due organi monumentali, e sulla volta del presbiterio, opera di Mario Albertella. A nord del presbiterio la cappella della Croce che conserva una tela settecentesca di Giuseppe Nuvolone che raffigura il Martirio di S. Lorenzo.


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