venerdì 18 marzo 2016

IL CELTISMO



Si fa sera. La legna è già pronta nel prato, il fuoco viene acceso. Una cornamusa inizia a lanciare il suo grido nell’aria mentre intorno al falò si radunano uomini e donne vestiti con stoffe a quadri colorati. Brache e tuniche, cinture di cuoio, spade al fianco, fibule e braccialetti con spirali e triskel, torques al collo. Sono reduci da una giornata nel villaggio.

O più spesso da un combattimento. Tutti hanno tazze e bicchieri che presto si riempiranno di idromele. E, dopo aver consumato il cinghiale arrostito, si apriranno le danze. Si conclude così un giorno come tanti nelle infinite feste celtiche che, negli ultimi anni, si vanno moltiplicando sul territorio che un tempo fu la Gallia Cisalpina. La nuova “celtomania”, esplosa nella seconda metà degli Anni ’90, continua a imperversare malgrado le profezie che la volevano una moda passeggera. Ma ciò che caratterizza questo strano e complesso terzo revival celtico in Italia, e non solo in quella settentrionale…il primo arrivò con il romanticismo nell’800, il secondo con i fermenti politico-culturali degli anni ’70… è la presenza di un’inestricabile eterogeneità di elementi che a volte si combinano tra loro, dando luogo ad anacronismi e conflitti spesso irrisi o denunciati con forza da “storici puristi”, filologi o intellettuali.

La storia del celtismo ha inizio nel XVIII secolo, per la precisione nel 1781, con la fondazione dell'Antico ordine dei druidi, un'organizzazione segreta e iniziatica. I gruppi comparsi in questo periodo presentavano raramente legami stretti con l'antica religione celtica; andrebbero infatti ricondotti allo stesso filone che accomuna la vasta gamma di religioni misteriche sotterranee che comparvero nel corso del XX secolo. I primi aderenti al neopaganesimo che si sarebbero organizzati andando a costituire una relativamente definita religiosità celtista furono i componenti di congregazioni comparse solo negli anni Settanta e Ottanta del XX secolo. Le dottrine di queste associazioni contenevano parecchi elementi celtici, molti dei quali sarebbero diventati il nucleo di una futura filosofia celtista unificata. Questo periodo e questi gruppi sono spesso definiti collettivamente con l'etichetta di Protoceltismo, proprio per l'ancora diffusa indeterminatezza dottrinale che li caratterizzava. Successivamente, con la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, i protoceltisti iniziarono a farsi sentire portando ad una rapida crescita del movimento. Sebbene la corrente senistrognatana presenti i tipici elementi del ricostruzionismo pagano, altri gruppi si rifanno meno alle radici storiche della religione, e tendono all'introduzione di elementi riformatori. Nel periodo della prima diffusione del Celtismo influenze newager e wiccane (queste le principali, ma ne sono individuabili molte altre) andarono così a costituire la corrente del druidismo, quella oggi maggioritaria in seno alla quale si è formata una terza branca nel 1985, ovvero il keltrianesimo. Tendenzialmente pochi tra i celtisti moderni considerano importante il legame con la vecchia tradizione del paganesimo celtico, la maggioranza druidista riconosce infatti la necessità di un'innovazione e di uno sviluppo della religione celtista in armonia con il contesto della società moderna, riconoscendo in questo modo l'implementazione nella propria dottrina di insegnamenti, rituali e pratiche nuovi e non necessariamente celtici.

La comparsa e diffusione crescente del celtismo ha portato a manifestazioni culturali di differente tipologia. Di sicuramente grande rilevanza è la forte enfasi che viene data, dai celtisti, all'attivismo ecopagano. L'ecopaganesimo è una tendenza culturale che combina politica e ambientalismo, vedendo la prima come un metodo vincente attraverso cui far valere il secondo. L'ambientalismo è considerato una parte fondamentale dell'impegno di un celtista, e campagne a favore della salvaguardia di ambienti naturali si sono manifestate ovunque sia presente una comunità celtista. Associazioni come l'Obod organizzano progetti di riforestazione e collaborano con gruppi quali Greenpeace in osservazione del precetto etico celtista del rispettare gli altri e il mondo. Il celtismo ha avuto una capillare diffusione negli ultimi anni, con la comparsa di comunità, centri e gruppi in America settentrionale e in Europa, particolarmente nelle zone di tradizionale retaggio celtico quali la Gran Bretagna e l'Irlanda. Una ricerca del Centro studi sulle nuove religioni fa notare come la maggioranza dei convertiti al celtismo (la ricerca analizza in particolare la crescita dei membri della Congregazione del druido) siano innanzitutto ex cristiani (con il 37% di percentuale), seguiti da un 19% di neopagani che scelgono il Druidismo come via definitiva e un 11% di ex wiccani, in aggiunta ad una serie di ex atei o non categorizzati. La ricerca spiega che i convertiti sono in maggioranza cristiani in quanto il cristianesimo è visto oggi come una religione irrazionale e in decadenza, la cui intolleranza e il cui dualismo trascendentistico hanno portato nel corso dei secoli alla demonizzazione della vita e del mondo, al degrado della natura, all'odio per il diverso e all'oppressione della donna. L'allontanamento dal cristianesimo e la conversione ad altre religioni sono viste dai convertiti analizzati dal rapporto come un processo naturale e coincidente con il risveglio illuministico dell'uomo contemporaneo. I convertiti al celtismo provenienti dalla wicca dimostrano invece un'insoddisfazione per la precedente religione in quanto questa sarebbe troppo innovativa e minimamente basata su un retaggio solido ereditato dalle tradizioni antiche. Di centrale importanza nella trattazione dei prodotti culturali portati dal celtismo è la questione del complesso megalitico di Stonehenge, divenuto da tempo un centro di ritrovo per la celebrazione di rituali celtisti durante le feste principali del calendario, nonostante il suo utilizzo da parte dei druidi dell'antichità sia ancora causa di innumerevoli controversie.

Il nostro paese, come tutti quelli dell’Europa occidentale, ha conosciuto, a cominciare dagli anni ’90 il revival del patrimonio culturale ed immaginario a tema celtico. Che suggestioni a tema “celtico” fossero già conosciute da vasti strati della popolazione non deve sorprendere, dal momento che l’estetica verso le culture di discendenza celtica dell’Europa insulare è diffusa in tutto l’Occidente, importato da musica folk, cantautori e lungometraggi. Per quanto riguarda i Celti per quello che davvero furono storicamente si considera come inizio ufficiale del revival celtico italiano la ormai famosa mostra “I Celti” tenutasi a Palazzo Grassi a Venezia nel 1991, dove per la prima volta si sfatò il mito dei Celti visti come barbari con le corna, rozzi ed ignoranti di fronte ai civili e monumentali romani. Da quel momento in Italia cominciò un lento riattivarsi per far meglio conoscere una cultura che ancora fa sentire le sue influenze su un terzo del territorio nazionale. Per la prima volta lo studio dei Celti uscì dal mondo accademico per diventare realtà alla portata di un pubblico più vasto. Cominciarono, qua e là nell’Italia Settentrionale a fiorire le prime feste celtiche, a partire dall’area piemontese e lombarda e successivamente in Romagna ed Emilia. Si trattava di manifestazioni pregne di spiritualismo mistico soltanto nominalmente celtico, ove in realtà era molto forte la contaminazione con la Wicca e la Stregoneria, sia nella sua veste tradizionale che nel suo aspetto “moderno”. Questo fu forse il primo degli equivoci in cui il Celtismo italiano cadde, ovvero la mancata distinzione tra nuove religioni (laddove per nuove si intende tutto ciò che nacque dopo la caduta del mondo antico) e quella dei Celti. A fronte di una ancora oggi quasi sconosciuta tradizione iniziatica e religiosa, quella druidica, il mondo celtico italiano cercò di sopperire alle carenze archeologiche e documentaristiche con un generico “culto della natura” o “culto della madre” spacciandole per la vera religione dei progenitori di molti milioni di italiani. Se da una parte è vero che ciò che fu fatto dal celtismo sul fronte spirituale non corrispondette a realtà vi è da dire anche che spesso tutto ciò venne condotto non con uno spirito di malafede, quanto piuttosto con lo scopo di creare in fretta un archetipo mobilitante a “ispirazione” celtica, di contro ad una modernità straniante e sempre più oppressiva che imperversava e imperversa tutt’ora nelle industrializzate regioni del Nord. Figlio di questo ingenuo e deleterio atteggiamento furono anche le numerose pulsioni anti-romane che l’ambiente celtico italiano partorì soprattutto nella prima parte della sua storia, laddove Roma veniva vista nella stessa maniera errata in cui la presentano ancora oggi i sussidiari delle scuole, ovvero una potenza multietnica basata su di un materialismo freddo e calcolatore, abbattitrice di boschi e nemica della natura in favore di una civiltà monumentale e lontana dal mondo naturale ed agreste quanto alle divinità femminili. L’intento politico, che pure si presenterà, di pari passo all’ascesa del secessionismo a metà degli anni ’90, si innesterà in questa ribellione antimoderna contro Roma, ma non lo creò, come molti invece pensano. Se la politica identitaria nel Nord Italia fu di grande aiuto alla riscoperta dei Celti, mediante finanziamenti di festival di rievocazione storica, conferenze e altre iniziative, contribuì però ad accentuare in chi in quella politica non vi si riconosceva l’idea dei Celti come popolo barbarico e nettamente distinto dal resto delle popolazioni italiche, nonché a circondare di un pregiudizio secessionista tutte le iniziative celtiste esattamente come quelle volte alla riscoperta delle radici romano-italiche sono circondate da un pregiudizio che le considera revival fascisti, nonostante sia comunque innegabile il ruolo del fascismo nella riscoperta ideale di quella che fu la grandezza di Roma nei secoli anche per gli italiani meno istruiti. Il movente secessionista impedì un dibattito ed uno studio serio e non fazioso sull’eredità celtica nel Nord Italia, sostenendo un’alterità quasi totale rispetto alle altre popolazioni della penisola, cadendo peraltro il numerose contraddizioni ed errori, per esempio spacciando i Veneti come un popolo di origine celtica, quando è risaputo siano di origine italica, come i Latini. Venne inoltre quasi sempre negata l’esistenza di società, come quelle del Veneto occidentale o dell’Emilia, dove i Celti convissero con le culture etrusche ed etrusco-italiche locali mettendo in comune tradizioni e modi di concepire la vita, l’arte e la guerra, preferendo una visione “balcanica” della storia e della mitostoria dell’Italia antica. Per sottolineare inoltre l’unità padana si limarono spesso le differenze, spesso marcate, tra le tribù celtiche dell’Italia settentrionale, per esempio tra gli Insubri ed i Boi, uniformando i Celti ad un certo stereotipo di comodo, per quanto romantico ed affascinante. Un altro dei grandi errori del celtismo italiano, a cui solo da pochissimi anni si sta ponendo rimedio, è stato quello di marcare le distanze, non abissali, ma nemmeno irrisorie, tra l’ecumene celtico della Gallia Cisalpina e quello dell’Europa insulare. La “creazione” del nuovo celta dovette sembrare oltremodo facile, laddove con supponenza e faciloneria si presunse, dando così ragione a molti sostenitori della tesi barbarica, che i Celti non si fossero mai evoluti e che quindi si potesse tranquillamente attingere dalle fonti proto-cristiane dell’Irlanda e della Scozia per descrivere in maniera abbastanza filologica le culture cisalpine di mille anni prima. Solo attenti studi come quelli di Venceslas Kruta, Guyonvarc’h , Le Roux e Vitali (per citarne alcuni) permetteranno di far luce su di una civiltà complessa, regolata da una strutture fortemente legata al concetto di èlite, sia in senso aristocratico che sacerdotale, di contro allo stereotipo dei barbari armati di ascia che attaccano alla rinfusa le ordinate civiltà mediterranee con il solo scopo di saccheggiare e stuprare. A favore del celtismo italiano vi è da dire che per quanto riguarda la conoscenza archeologica, del modo di vivere e di combattere, si sono fatti molti passi avanti nella demolizione della “tesi barbarica”. Gli studi del francese Rapin e dell’italiano Vitali hanno permesso di apprendere, anche alla luce di sperimentazioni sul campo e di una lettura più attenta delle fonti classiche (Cesare e Aulo Irzio in primis), molte più nozioni sul modo di combattere delle popolazioni celtiche dell’evo antico, dimostrando la loro conoscienza della falange, appresa molto probabilmente dai coloni greci stanziati a Marsiglia, e della formazione a testuggine (in gallico chiamata “Reda”) fino ad allora considerata prerogativa delle legioni romane.

Studi attenti riguardanti la linguistica hanno permesso di notare differenze molto meno marcate con le altre culture italiche di quanto molti credessero e pochi in malafede sperassero, e lo studio di numerosi corredi funebri, d’altro canto, testimoniano quanto l’equipaggiamento del legionario repubblicano romano, che tanto fece parlare di sé, fosse simile a quello dei guerrieri d’alto rango delle compagini galliche, a cominciare dall’elmo di tipo Montefortino e dalla cotta di maglia. A questo approccio fortemente empirico e materialista degli ultimissimi anni si è però sommata una de-spiritualizzazione del revival celtico italiano, fenomeno che rimane un territorio estremamente fertile per il tradizionalismo gentile pan-italico, poiché il disfacimento progressivo della socialità nelle regioni del nord e l’impatto migratorio necessiterebbero di contrafforti solidi che solo la religione etnica può offrire. Una religione etnica per i cittadini del Nord non può che dare spazio, oltre che all’ambito romano-italico, che ne rimane colonna portante e irrinunciabile, anche ad una riscoperta di quella che fu la tradizione ancestrale non solo Celtica, ma anche Venetica e Ligure, in quanto una gentilità settentrionale senza i Celti sarebbe monca tanto quanto una gentilità settentrionale senza alcuno spazio per Roma o l’Etruria. Tale de-spiritualizzazione ha creato una scissione quasi insanabile tra celtisti “spiritualisti” ancorati ai vecchi modelli del Celta adoratore della grande madre, e “materialisti” che preferiscono non occuparsi della tradizione spirituale celtica considerandola o irrimediabilmente perduta o peggio, contaminata per sempre dall’ignoranza degli “spiritualisti”.

La religione celtista è suddivisa in tre branche principali che si distinguono a seconda di differenti aspetti, in primo luogo il sistema teologico e cosmologico, ma anche, generalizzando, l'intera visione del mondo e il rapporto con la società. La corrente più ortodossa e strettamente legata ai metodi del ricostruzionismo è la senistrognata (termine che letteralmente significa "antica tradizione" in protoceltico). La tradizione senistrognatana si è impostata con la fondazione dell'associazione Imbas, sebbene di gruppi ricostruzionisti ne siano presenti in molte delle comunità celtiste diffuse nell'Europa nordoccidentale e in America settentrionale.

In opposizione alla corrente ricostruzionistica è presente il druidismo, la cui formazione è andata sviluppandosi nel corso dei secoli che ricollegano la fondazione dell'Antico ordine dei druidi nel 1781 allo sviluppo moderno. Nonostante sia considerabile la branca più antica del celtismo, il druidismo è proprio la tradizione che più tende ad impostarsi seguendo un orientamento eclettico. La religione druidista non pretende infatti di ricostruire una religiosità identica al paganesimo celtico del passato, ma al contrario opta per la formazione di una religione a tutti gli effetti nuova, solamente ispirata alle antiche tradizioni.

È per questo motivo che i druidisti utilizzano nuovi rituali, nuove concezioni e diffondono una teologia formata sul modello di quella wiccana.

La dottrina celtista è costituita da tutti gli insegnamenti di carattere teologico, cosmologico, etico ed escatologico che la religione offre. Tutte queste caratteristiche contribuiscono all'impostazione di una determinata Weltanschauung. Trattandosi di una religione neopagana di metodo primariamente ricostruzionistico, le varie denominazioni del celtismo tendono a mantenersi il più possibile attinenti all'eventuale basamento antico. Il ricostruzionismo celtista è tuttavia molto blando, data la scarsità di fonti di cui dispone per operare una ricostruzione pura. Ai gruppi che si definiscono maggiormente ortodossi o ortoprattici si alternano per questi motivi nette maggioranze orientate all'eclettismo.



Il celtismo è una religione sostanzialmente animistica e panteistica, mantenendosi nel solco dell'antica religione pagana celtica. L'animismo sfocia in molti ambienti nel politeismo, con la raffigurazione delle divinità attribuendo a queste aspetto umanoide.  Le raffigurazioni sono tuttavia solo simboli, dato che le divinità vengono concepite come forze cosmiche e identificate con i meccanismi più sottili che danno origine alla base dei processi della natura che danno una forma all'energia che sta alla base dell'universo. L'energia che pervade e costituisce tutte le cose è considerata divina, e da questo scaturisce una visione della natura come essa stessa sacra. Essendo infatti la natura costituita e vivificata dallo spirito energetico cosmico è essa stessa parte costituente ed integrante, nonché manifestazione ed emanazione, di questo. Le divinità sono in sostanza le essenze che partendo dal sostrato energetico del mondo fanno sì che questo si vada ad aggregare dando nascita alla materia. È in questa concezione che risiede il panteismo della teologia celtista. Quella descritta è la visione ortodossa, ovvero accomunante tutte le varianti riconducibili alla tradizione senistrognatana; il druidismo e il keltrianesimo si discostano apertamente da questa visione, abbracciando una teologia e cosmologia che mantiene sì il panteismo, ma ingloba anche la visione parallelamente monistica e dualistica della wicca. La corrente druidista e quella keltriana del celtismo riconoscono infatti l'Uno come identificazione del Dio cosmico ed energetico che emana l'universo, ma in modo analogo alla religione wiccana (la quale sono in alcune sue correnti è anche monistica) vedono l'Uno come la sorgente di manifestazione dei due poli opposti la cui complementarità dà origine a tutte le cose; i due principi dell'eterna interazione tra tutto ciò che esiste sono il Dio e la Dea. La Divinità femminile è, come nella wicca, spesso considerata manifesta in tre aspetti, rappresentanti le tre fasi della vita umana e i processi circolari e ciclici che forgiano la natura del mondo e dell'uomo (di cui uno è la reincarnazione). La Divinità femminile è in aggiunta considerata Dea Madre, dandole dunque un ruolo maggiore rispetto a quello del Dio, suo consorte e spesso figlio. La Dea è infatti considerata in molte circostanze il principio primo effettivo, identificandosi con l'Uno e dunque emanando anche il polo speculare rappresentato dal Dio. Oltre che Madre la Divinità femminile è anche Natura, essendo l'energia generatrice del cosmo e dell'intera esistenza, e viene dunque a coincidere con il naturale essere e concepirsi di tutte le cose, e i cicli il cui moto dà vita al mondo. Il keltrianesimo presenta un'impostazione teologica parzialmente tendente al suiteismo. Dà valore infatti alla posizione dell'uomo nel mondo, e alla divinità dell'intera umanità come parte della natura. Centrali dei culti celtisti di ogni tipo sono ovviamente le divinità tradizionali tra le quali spiccano Tutatis, Morrigan e, in particolare nel druidismo che lo identifica con il Dio, Cernunnos.

Il sistema cosmologico del celtismo corrisponde alla sua Weltanschauung, ovvero la visione del mondo e delle cose che è tendenzialmente condivisa da tutte le confessioni. Il celtismo suddivide il mondo nei cosiddetti Tre Reami, identificati come il Regno dell'Acqua, il Regno della Terra e il Regno del Cielo. Questi tre mondi non vengono interpretati come dimensioni realmente esistenti, quanto piuttosto, in senso psicologistico, come metafore dei tre stati — o tre dimensioni — dell'esistenza umana e di tutte le cose, rappresentati dal simbolo del triskele a tripla spirale, o dalla croce celtica (disapprovata in molti casi perché più legata al Cristianesimo). Sono in fin dei conti ulteriori specificazioni di quello che è il significato dei tre aspetti della Dea triplice wiccana e druidista. Il Regno dell'Acqua è il simbolo dello status mentale ed emozionale dell'esistenza; il Regno della Terra corrisponde alla dimensione del presente e del fisico; mentre il Regno del Cielo rappresenta l'elevato, il futuro e il mistico della spiritualità. Questo terzo regno è la rappresentazione dell'obiettivo finale che il celtista deve proporsi, ovvero quello della ricerca continua e della comprensione delle cose e del mondo. I Tre Reami sono spesso concepiti come interconnessi da un albero cosmico, elemento che accomuna la cosmologia celtista a quella dell'Etenismo. L'albero mistico è — come nella visione etena — un'ulteriore simbolizzazione dello spirito divino universale che sta alla base di tutto l'esistente. La cosmologia è da riallacciare alla concezione teologica, dato che vi è continuità tra la visione del divino e quella dell'esistenza, essendo assente una distinzione tra sacro e profano. Il panteismo fa sì infatti che i celtisti — come dopotutto la maggioranza dei neopagani — concepiscano l'universo come sacro, in quanto emanazione ed espressione dell'energia del divino. I druidisti e i keltriani in particolare personificano la forza primordiale ed unica che sta alla base dell'esistenza nella figura della Dea, madre di ogni cosa e sorgente della vita. La Senistrognata conserva una visione più ortodossa, e l'animismo della sua impostazione teologica fa sì che il senistrognatano veda e associ una divinità o uno spirito con qualsiasi elemento naturale. Concependo la natura come un insieme di eterni processi ciclici, in simbiosi con la dottrina celtista (e neopagana in generale) può entrare facilmente l'evoluzionismo, mentre risulta completamente incompatibile il creazionismo. La creazione neopagana è infatti intesa semplicemente come il susseguirsi ininterrotto del dispiegamento dell'energia divina nella sua aggregazione a costituire il mondo (e questo concetto è quello dell'eterna creazione), non come un intervento da parte di un'entità esterna e distaccata. In quanto la natura fondata su processi che la portano a formarsi e disfarsi in modo costante e armonioso, il celtismo accetta pienamente qualsiasi teoria scientifica, supportando una visione del mondo umanistica e razionalistica. La concezione del naturale come sacro rende parte integrante degli insegnamenti celtisti l'importanza del rispetto dell'ambiente e dell'ambientalismo. Un esempio di questo atteggiamento può essere individuato nell'impegno che dal tardo 2006 i druidisti irlandesi stanno investendo nel supporto delle cause ecologistiche in favore della preservazione della Collina di Tara, il cui equilibrio naturale è minacciato dalla catastrofe ambientale che seguirà il termine della costruzione dell'autostrada M3 pianificata per l'area. Dalla cosmologia celtista, oltre all'ambientalismo, scaturiscono un codice etico e un posizionamento dell'essere umano nel mondo perfettamente concordanti con la natura personale di ogni singolo individuo e con la valorizzazione dell'umanità nella sua interezza. L'essere umano non è visto — dal celtismo — come entità separata dal mondo, ma come parte integrante di esso. Il keltrianesimo enfatizza particolarmente questo aspetto in quanto la sua dottrina teologica tende al suiteismo. Nel celtismo l'uomo è parte della natura, non ha uno status di superiorità nei confronti di tutti gli altri esseri viventi e di tutte le cose. Non esiste nessun privilegio di tipo divino, l'essere umano deve semplicemente comprendere di essere egli stesso parte costituente del divino, ed emanazione dell'energia di questo. Il keltrianesimo possiede un proprio codice etico, stabilito dal Cerchio di Keltria, vale a dire il Canone keltriano.

L'escatologia celtista è strettamente legata alla visione del mondo ciclica, la quale a sua volta è interconnessa con la concezione dottrinale dei Tre Reami. Sebbene non si conosca alla perfezione la visione della vita dopo la morte presso gli antichi popoli celtici, è risaputo che credessero in un aldilà, e che probabilmente tra i misteri tramandati dalle caste druidiche vi fosse la dottrina della reincarnazione. Oggigiorno i celtisti credono fermamente e in maggioranza — come quanto accade trasversalmente in tutto il Neopaganesimo — nel reincarnazionismo. Tipica dei celtisti è però la credenza nel sistema del karma, importato dalle religioni orientali e che alcuni sostengono facente parte anche dell'antico sapere dei druidi. La natura delle cose, essendo costituita da eterni cicli, viene ad applicarsi anche alla visione della vita dell'essere umano. Dopo la morte la scintilla divina integrata nel corpo dell'uomo — l'anima è concepita come una piccola parte della Divinità — va a ricongiungersi con il tutto, e da qui inizia un nuovo ciclo di incarnazione in un mondo fisico. I celtisti credono che il meccanismo karmico stabilisca la sorte dell'anima, la quale se appesantita da troppa energia negativa non trova la possibilità di subire un progresso spirituale notevole, in opposizione a quanto accade se l'anima è influenzata dalla presenza di energia karmica positiva. Il sistema escatologico celtista diviene una sorta di progressivo innalzamento dell'anima verso coscienze esistenziali sempre più elevate, sino a giungere all'unione beatitudinale con l'Uno.

Per quanto riguarda il campo etico, il Paganesimo celtico dell'antichità mise sempre in primo piano il valore della natura e la propensione alla naturalezza che ogni individuo deve mantenere. Il precetto fondamentale del sistema etico del celtismo in ogni sua forma è dunque quello della combinazione tra spontaneità e verità, intesa quest'ultima come sfaccettatura dell'essere spontanei, ovvero l'essere sempre se stessi, e dunque veri. La centralità della natura si manifesta attraverso due fondamenti della dottrina etica celtista, ovvero l'insegnamento degli alberi e l'insegnamento degli animali. Questi due precetti sono le vie di ricerca che il celtista può seguire e attraverso le quali può comprendere l'essenza della spiritualità. La via degli alberi passa attraverso l'amore per la natura e la preservazione di questa. L'insegnamento degli alberi è il dettame sul quale si fonda l'attivismo ambientalistico di molte comunità celtiste, e legato ad esso è il sistema filosofico dell'ogam, il quale consiste in una serie di tecniche attraverso cui interpretare metafisicamente la natura e gli eventi che la caratterizzano. L'insegnamento degli animali è invece l'interpretazione del comportamento degli esseri viventi e il loro modo di essere come qualcosa di sacro. Il salmone è l'essere vivente considerato più sacrale dalla tradizione celtista in quanto rappresenta la saggezza e la perenne ricerca dell'uomo, che lotta contro corrente per giungere alla comprensione dell'essenza del mondo. Altro animale di conoscenza è il corvo, considerato il simbolo del perenne legame che intercorre tra il mondo divino e il mondo umano, i quali sono coincidenti. L'etica celtista va poi a divenire più elaborata, includendo sistemi complessi quali il Codice del Druido, una serie di undici massime che ribadiscono la necessità di condurre una vita onesta e in armonia con l'equilibrio della natura. Un ruolo centrale è dato infine alla responsabilità, alla fiducia, all'integrità morale e fisica; il Valore dell'Opposto è un precetto etico basato sul rispetto reciproco tra le diversità speculari, che si conclude dunque in un'universalizzazione dell'amore verso il prossimo.

Il celtismo non è solamente un modo di vedere il mondo filosofico, fatto di ricerca e comprensione, ma anche un sistema di pratiche mistiche e sciamaniche. Nella maggior parte dei casi il celtista vede la vita di tutti i gironi come una forma di attività sacra, lo stesso atto di vivere è infatti il compimento dei processi divini che caratterizzano e fanno evolvere il mondo; la stessa quotidianità è accompagnata da rituali di purificazione e protezione. In generale, dunque, il rito ha una valenza fondamentale e una presenza quasi costante. Il fedele celtista combina le pratiche di purificazione con la recitazione di inni o preghiere, spesso di origine strettamente celtica, spesso preghiere cristiane paganizzate. Un manuale di preghiere molto comune è il Carmina Gadelica, ma popolari sono anche raccoglitori di poesie sacre in particolare originarie delle culture irlandese e gallese. I rituali comunitari sono nella maggior parte dei casi basati su liturgie sistematizzate riprese dalle testimonianze di fonti antiche e in particolare dagli scritti di autori quali Marian McNeill, Kevin Danaher o John Gregorson Campbell. Le celebrazioni involvono spesso canti, balli, rituali legati al fuoco e divinazione. Le forme più misteriche del celtismo permettono agli iniziati di praticare anche rituali e tecniche di interazione con le potenze soprannaturali. Comune tra tutte le comunità è invece la pratica dell'offertorio, in cui vengono presentate simbolicamente alle divinità offerte in cibo, bevande e composizioni artistiche. Le strutture ritualistiche celtiste sono fortemente basate sulla concezione cosmologica dei Tre Reami; vengono dunque a legarsi con i tre elementi simbolo di tali mondi, vale a dire l'acqua, la terra e l'aria. L'elemento del fuoco è visto come trasversale, ovvero la forza unificatrice che attraversa i tre altri elementi. Parecchi celtisti praticano i culti attraverso l'allestimento di altari domestici o sale adibite a templi. Non mancano templi pubblici, utilizzati spesso dalle sole comunità locali. In mancanza di un edificio di culto in muratura spesso vengono utilizzati semplici spazi naturali, in particolare in prossimità di fonti d'acqua e alberi speciali. Alcuni celtisti praticano infine tecniche divinatorie. Il metodo più utilizzato è quello dell'ogam, che permetterebbe di acquisire predizioni mediante l'osservazione delle nuvole e il comportamento di uccelli e altri animali.

Per quanto riguarda l'istituzione ecclesiastica, il celtismo è supportato da una serie di organizzazioni internazionali e locali la cui comparsa è letteralmente esplosa in numero negli ultimi anni. Il clero è sia maschile che femminile; mentre nelle denominazioni ortodosse i sacerdoti vengono chiamati druidi e druidesse (nel caso siano donne), nel Druidismo — in quanto il termine druido viene spesso utilizzato come alternativa a druidista, indicando dunque tutti i fedeli — i chierici vengono chiamati semplicemente sacerdoti, sacerdotesse o preti. Tra le principali associazioni si possono trovare l'Obod (acronimo di Ordine di bardi, ovati e druidi), l'Associazione leale arturiana, l'Ordine druidista britannico, l'Ordine druidista secolare, l'Ordine druidista di Glastonbury, il Concilio degli ordini druidisti britannici. Nel febbraio del 2003 è stata fondata la Rete druidista, un'organizzazione nordamericana sistematizzata come una vera e propria Chiesa, ovvero con territori amministrativi e clero fortemente organizzato. Il 2003 ha visto la nascita anche del Nuovo ordine dei druidi fondato in Belgio da David Dom; sempre belga e attivata nello stesso anno è l'Associazione druidista Glastoratin. L'Assemblea universale dei druidi arduni, la Congregazione del druido, e il Cerchio di Keltria sono altre organizzazioni fondate tra gli anni Novanta e il periodo contemporaneo. Di rilevante importanza è la nascita di una carica suprema riconosciuta da molti ordini druidici, vale a dire il grande druido di Bretagna o poellgor di Bretagna. La carica è emersa nel 1980 e da allora ai nostri giorni è ricoperta da Loic Gwennglan Le Scouezec. La Bretagna è una regione della Francia, pertanto il poellgor è stato chiamato in causa in certi casi non solo come grande druido di Bretagna ma di tutta la Francia. Il potere spirituale del grande druido — il quale venne eletto dall'Obod, una delle Chiese certamente più influenti — non sembra attualmente avere un ruolo dominante su tutte le organizzazioni druidiste, tantomeno complessivamente celtiste. Tra le organizzazioni più importanti da ricordare è l'Imbas, la quale promuove l'ortodossia senistrognatana.

Sebbene le contaminazioni tra la frangia ortodossa e quella druidista e keltriana del celtismo siano notevoli, oltre che notevole sia anche la trasversalità di molti degli aderenti alle due tendenze, esistono differenti metodologie di approccio alla religione sia da parte dei senistrognatani sia da parte dei druidisti e dei keltriani. Solitamente i senistrognatani tendono ad accettare tutto lo spettro della tradizione religiosa antica, ricostituendo il politeismo, l'iconografia e il clero nelle loro forme il più possibilmente attinenti a quello che furono, nonché nelle loro forme strettamente pubbliche. Il druidismo tende infatti — contrariamente — all'innovazione e all'assimilazione di concetti e pratiche da religioni differenti, basando il tutto su un semplice sostrato e un'appariscenza pagani celtici. Lo stile e le iconografie del druidismo e del keltrianesimo rimandano sicuramente alla tradizione celtica, ma la sostanza di queste due correnti religiose del celtismo è spiccatamente wiccana e sincretica. I druidisti affermano inoltre di non ambire alla ricostruzione del culto popolare dell'antica religione celtica, ma dei culti misterici praticati esclusivamente e iniziaticamente dai collegi dei druidi. Proprio nella questione del clero sta l'ulteriore differenza tra la senistrognata e le altre due tradizioni celtiste.

Mentre infatti gli ortodossi considerano con il termine druidi e druidesse i soli sacerdoti, i druidisti e i keltriani tendono a identificare i chierici con i termini non strettamente celtici di sacerdoti, sacerdotesse o preti, mentre identificano con l'etichetta di druido qualsiasi aderente al Druidismo, dando dunque al secolare termine un concetto totalmente nuovo e sinonimico all'altrettanto utilizzato druidista. Nonostante le evidenti profonde spaccature, le due frange del celtismo continuano a mantenere buoni rapporti e ad intessere relazioni comuni. Alcune organizzazioni come la Congregazione del druido, l'Obod e il Cerchio di Keltria, pur seguenti tendenze diversificate, condividono parecchi punti di vista relativamente simili.

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