domenica 13 marzo 2016

I METALLARI

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Il termine metallaro identifica una tipologia di persone appassionate della sottocultura caratterizzata dall'interesse per la musica Heavy metal e delle varie band del genere (Motörhead, Kiss, Judas Priest, Saxon, Scorpions, Iron Maiden, Metallica, Slayer) e le tematiche da essa trattate.

Nel vestiario e accessori tipici del cosiddetto metallaro tipici sono un giubbotto in pelle nera (il chiodo), ma anche bianco o rosso, indossato in estate e inverno, stivali, jeans, catene e borchie, capelli lunghi e tatuaggi.

Il termine viene utililizzato anche per riferirsi al cosiddetto "movimento metal".

In Italia il fenomeno si diffuse prima nell'area metropolitana milanese e poi in tutto il territorio nazionale. Il "movimento Metallaro" nacque tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta del XX secolo e fu piena espressione dell'ondata disimpegno che seguì il turbolento e politicizzato degli anni settanta.
D'ispirazione erano i modelli del rock britannico e americano di status e agli eccessi delle rockstar propagati dalle radio e televisioni.

Nel 1980, al coincidere coi primi grandi concerti heavy metal nel paese, si cominciano a consolidare in numerosi gruppi i primi metallari.

Ebbe dapprima particolare diffusione nella città di Milano, i giovani di vari quartieri difficili (come ad esempio Lorenteggio, Barona, Baggio, Lampugnano, San Siro, Quarto Oggiaro), avevano in comune la passione per la musica heavy metal e le aggregazioni presso i locali tematici hard rock, i concerti dal vivo e le mete internazionali per i festival musicali del settore, principalmente in Inghilterra, Francia, Germania ed Olanda.
Questo incontro favorì un'uniformità identificativa nel comportamento, aspirazioni e vestiario, perlopiù in stile rocker angloamericano. Iniziarono i ritrovi pomeridiani nel centro di Milano nella zona di Via Torino presso negozi di strumenti musicali, di dischi o di vestiario, ovvero il tipico giubbotto di origine motociclistica in pelle detto chiodo (spesso rivestito da una giacca di jeans personalizzata con scritte, spille e pezze), stivali, jeans, catene e borchie, dalle quali, assieme alla passione per la musica metal, scaturì l'appellativo di Metallaro.

Naturale con l'espansione della sottocultura metallara, fu la formazione di gruppi, bande e sottobande, interconnesse in un tessuto sociale delocalizzato e trasversale, ma ciascuna dotata di una propria base d'appoggio, costituita da un bar o negozio di interesse comune, e da un relativo territorio nel quartiere, gruppi comunque aperti le quali frequentazioni, nelle bande più folte, potevano raggiungere l'ordine del centinaio.



Nella metà degli anni ottanta si ebbero scontri e aggressioni, comprese risse e vandalismi, soprattutto all'uscita dei locali e nei luoghi di aggregazione delle bande violati da altri gruppi. Gli episodi di cronaca scaturivano dalla pura rivalità tra gruppi che non da una vera contrapposizione ideologica.
Nota infatti la spartizione territoriale attorno alla chiesa di Santa Croce, con l'omonima piazza luogo di ritrovo per paninari, e l'adiacente piazza Vetra ai Metallari, o la spartizione di corso Vittorio Emanuele con paninari e la spartizione della Piazza delle colonne di San Lorenzo con gli skinhead.

Al movimento seguì la fioritura di riviste dedicate, tra esse Metal Hammer, Metal Shock ed altre ad origine anglosassone o germanica, con una discreta tiratura.

Una ricerca ha analizzato il percorso di vita di 377 volontari tra coloro che negli anni ’80 erano «groupies, musicisti e fan del mondo dell’heavy metal, mentre oggi sono persone di mezza età» e ha mostrato come, nonostante i “seguaci” del metal abbiano di sicuro vissuto un’adolescenza più rischiosa, ad oggi sono stati «significativamente più felici in gioventù e meglio formati oggi, paragonati a gruppi della stessa età o addirittura a un gruppo di ragazzi del college dei nostri giorni».

I ricercatori hanno scoperto che chi da giovane è stato un fan dell’heavy metal ricorda la propria gioventù come una fase della vita più allegra e con molti meno rimpianti rispetto a chi non seguiva questo filone.

Secondo gli studiosi, perché hanno vissuto una gioventù ricca di emozioni amplificate e di relazioni intense all’interno di un gruppo che condivideva una passione per lo stesso genere musicale.

Tasha Howe, ricercatrice presso la KQED radio, afferma, «chi ascoltava metal negli anni Ottanta aveva una cattiva reputazione. Così abbiamo confrontato un gruppo di loro con chi, negli stessi anni, ascoltava pop o new wave. Ovviamente le groupies, i fan e i musicisti metal hanno avuto una gioventù più votata al sesso libero, all’assunzione di droghe o di alcol. Ma allo stesso tempo, la ricordano come più divertente e più gioiosa, con pochi rimpianti».

«Abbiamo voluto mettere a confronto», afferma la Howe, «due gruppi equivalenti. Gli appassionati di metal hanno ora una posizione sociale e lavorativa molto simile a chi ascoltava altri generi. Abbiamo voluto inserire anche un terzo gruppo, di ragazzi ancora in età da college, e abbiamo visto che addirittura la loro gioventù, anche se più recente, viene ricordata con meno gioia».

Dunque, i ricercatori hanno concluso che: «la partecipazione a culture di nicchia può aver rafforzato lo sviluppo della propria identità durante l’adolescenza problematica».


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