giovedì 24 marzo 2016

PROSTITUZIONE LEGALE?

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Il trattamento legale della prostituzione in Europa varia nei diversi Paesi. In alcuni Stati il compiere prestazioni sessuali a pagamento è illegale, mentre in altri la prostituzione in sé è lecita, mentre sono punite varie forme di favoreggiamento (come l'agire come protettore, il prestare favoreggiamento, ogni attività che porti ad ottenere profitto dalla prostituzione, l'induzione, etc.) nel tentativo di rendere più difficile il prostituirsi.

L'atto del prostituirsi (effettuare prestazioni sessuali a pagamento): è legale nella maggioranza dei Paesi dell'Europa occidentale, mentre è tendenzialmente illegale nell'Europa orientale.
Fruire della prostituzione (ricevere prestazioni sessuali dietro pagamento): è legale nella gran parte dei Paesi europei. Solamente in Svezia, Norvegia e Islanda si è recentemente affermato un nuovo modello legislativo nel quale viene punito il "cliente".
adescamento (l'invito a fruire di prostituzione in luogo pubblico o aperto al pubblico): la gran parte dei Paesi nei quali la prostituzione è lecita hanno leggi o disposizioni amministrative che puniscono questo tipo di condotte. Talvolta sono istituite delle "zone di tolleranza" (ufficiali o non) nelle quali l'adescamento è consentito.
Lo sfruttamento, favoreggiamento, reclutamento o induzione: queste attività sono illegali in gran parte d'Europa.
La prostituzione minorile e la costrizione alla prostituzione ed attività similari: sono attività illegali in ogni parte d'Europa tranne che in Svizzera dove la sola prostituzione minorile (se praticata da soggetti maggiori di sedici anni) è invece permessa.

Il trattamento legale della prostituzione nei diversi Paesi europei segue tre modelli giuridici dominanti.

Il Modello proibizionista consiste nel vietare la prostituzione e nel punire la prostituta con pene pecuniarie o detentive. In taluni Paesi in cui è adottato questo modello, oltre alla prostituta viene punito anche il cliente. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell'Est Europa: Albania, Azerbaigian, Bielorussia, Bosnia ed Erzegovina, Croazia, Georgia, Kazakistan, Lituania, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Russia, Serbia, Ucraina.
Il modello proibizionista vede una variante nel cosiddetto modello Modello neo-proibizionista o "modello svedese", adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda e dal gennaio 2009 in Norvegia. Questo modello si fonda sulla criminalizzazione del cliente, con la punizione dell'acquisto di prestazioni sessuali. Questo modello si basa sull'assunto che la prostituzione è una violenza dell'uomo contro la donna, sempre: anche quando la prostituta afferma di svolgere l'attività per scelta, consapevolmente.
Il Modello abolizionista consiste nel non punire la prostituzione né l'acquisto di prestazioni sessuali, ma al tempo stesso nel non regolamentarli, mentre si puniscono tutta una serie di condotte collaterali alla prostituzione (favoreggiamento, induzione, reclutamento, sfruttamento, gestione di case chiuse, etc.). Il sistema chiama lo Stato fuori dalla disputa, senza proibire o regolamentare l'esercizio della prostituzione, ma la vorrebbe scoraggiare attraverso la punizione di tutte le attività collaterali e la mancata regolamentazione. Questo modello è seguito dalla gran parte dei Paesi dell'Europa occidentale e orientale: Andorra, Armenia, Belgio, Bulgaria, Città del Vaticano, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Monaco, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, San Marino, Slovacchia, Spagna.
Il Modello regolamentarista è un sistema teso alla legalizzazione e regolamentazione della prostituzione che può avvenire con modalità differenti (come la statalizzazione dei bordelli, i quartieri a luci rosse). In otto Paesi europei (Paesi Bassi, Germania, Turchia, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia) la prostituzione è legale e regolamentata. La legalizzazione sovente include l'imposizione di tasse e restrizioni, più o meno ampie, nell'esercizio della prostituzione anche con l'individuazione di luoghi preposti all'esercizio dell'attività e la prescrizione di controlli sanitari obbligatori per prostitute e prostituti per la prevenzione e il contenimento delle malattie veneree e l'obbligo di segnalare attività e residenza.
Una variante del modello regolamentarista è il cosiddetto Modello neo-regolamentarista è teso alla rimozione di leggi al fine di depenalizzare l'attività sessuale fra adulti consenzienti nei contesti commerciali.

Lina Merlin, la senatrice socialista che diede il nome alla legge del 1958 contro i bordelli di Stato, era mossa dalle migliori intenzioni: lei pensava, o meglio s'illudeva, che con il divieto per legge la prostituzione sarebbe scomparsa dalla faccia della terra. Le cose andarono diversamente, le prostitute si riversarono in strada e l'Italia si trasformò in breve tempo in un bordello unico a cielo aperto. È sotto gli occhi di tutti: l'attività è viva e vegeta, le cifre più accreditate stimano 70mila prostitute per circa nove milioni di clienti e un giro d'affari annuo non inferiore ai due miliardi di euro. È la prostituzione «sregolata» che invade i quartieri residenziali, insiste sui marciapiedi nei pressi di una chiesa o di un asilo, con l'aggravante che nella zona grigia in cui oggi sono relegati sex worker e clienti i rischi per la sicurezza e per la salute personale sono immensi. Né tantomeno si può dire che il divieto abbia aiutato le cosiddette «schiave del sesso», vittime della tratta, private anzitutto della propria autonomia. 

L'Autobahn, l'autostrada intorno al centro di Berlino, è un unico ingorgo. Anche l' Artemis , alle 18,30, è pieno come un uovo. Nel cortile, col solito orsetto in plastica color fucsia davanti alle porte, una fila di taxi attende i clienti del bordello più grande e gettonato di Berlino.  

In questa “Oasi del sesso“, come recita il depliant del locale, lavorano a turni da un minimo di 60 sino a 100 ragazze, “dipende dalle giornate e dagli eventi della Fiera di Berlino qui di fronte a noi“, spiega la direttrice. Quanti 'freier', come si dice in tedesco il cliente della prostituta, entrino ogni giorno in un club come questo difficile dirlo: sicuro è che l'ingresso costa 80 euro, somma che include i drink non alcolici, la piscina e le saune (finlandese, Bio o bagno turco). Più l'accappatoio beige e le ciabatte con cui gli uomini gironzolano per i tre piani del bordello tra un mare di ragazze di poco vestite, o nude. 

“Siamo un centro multiculturale”, aggiunge sorridendo la simpatica direttrice,“da noi le ragazze vengono da tutto il mondo e dalle più diverse culture, ma tutte pagano i loro 80 euro giornalieri”. Tanto costa alle 'imprenditrici del sesso' l'affitto di una delle 50 camere dell'Artemis, arredate nei più sgargianti stili. 

Oltre a pagare la stanza, le ragazze - i cui “servizi” all'Artemis partono dai 60 euro per trenta minuti - versano le loro belle tasse al Finanz Amt: “Qui a Berlino”, spiega la manager del locale, “abbiamo pattuito di versare una tassa forfait di 30 euro al giorno a ragazza. È il prezzo che versiamo allo Stato per togliere le donne dalla  strada e dalle grinfie di sfruttatori e dei racket criminali”. 

Benvenuti in Germania, dove dal lontano 2001, dai tempi del governo di Gerhard Schröder, la prostituzione è un'attività (quasi) del tutto legale. Quelle che da noi in Italia ci ostiniamo a chiamare 'lucciole', visto che operano col favore delle tenebre, nel paese della Merkel sono già da 15 anni delle vere e proprie lavoratrici autonome, “riconosciute dallo Stato con paragrafi di legge e tanto di assicurazione e cassa malattie”, aggiunge orgogliosa la manager dell'Artemis. Ma cosa vuol dire in pratica per le prostitute esercitare un'attività legale? 

“Per prima cosa vuol dire che in Germania una prostituta può sempre chiamare un agente di polizia”, risponde Stephanie Klein dell'Associazione Hydra, che ne difende i diritti, “ad esempio se un cliente prova a non pagare la prestazione”. Certo, in locali di lusso come l'Artemis (in cui sono stati investiti ben 5,5 milioni di euro) è raro che si verifichino casi del genere. “I clienti pagano 80 euro di ingresso anche per godersi un'atmosfera di relax”, racconta la manager. Se poi qualche energumeno perde la testa o accampa chissà che pretese “abbiamo il nostro personale di security sempre pronto ad intervenire. Abbiamo anche un medico interno a disposizione delle ragazze e della loro salute”. 



I paragrafi della 'Prostitution Gesetz', varati il primo gennaio del 2001, hanno “rivoluzionato il lavoro più antico del mondo”, afferma la sociologa  Emilya Mitrovic, “e cambiato profondamente la società tedesca. Da allora non solo la prostituzione non è più tabù in Germania, ma le prostitute sono uscite dall'anonimato in cui da sempre sono state costrette”. Oggi possono esercitare il mestiere alla luce del sole (solo a Berlino pare ci siano 600 bordelli), o in uno dei giganteschi  'centri erotici' come per l'appunto l'Artemis nella capitale, i 12 piani del “Pascha“ a Colonia o l'iperbordello “Paradise Island“, seimila metri quadrati aperti di recente presso Saarbrücken, ai confini con la Francia (dove la prostituzione è vietata). 

“La situazione da voi in Italia al confronto è un dramma”, sorride la manager nelle stanze dell'Artemis, “mentre qui la prostituzione è un lavoro come un altro”. E non solo è legale, ma è considerato soprattutto “un servizio che le ragazze offrono, potendo sempre decidere se andare con quel cliente o no e quali prestazioni offrirgli. A condizione certo che lo facciano sempre con il preservativo, che da noi è obbligatorio per la salute della donna e del cliente”. Non per niente la pubblicità del club sugli autobus di Berlino, a caratteri cubitali e su sfondo rosa confetto, dice: “Artemis, aperti ogni giorno per il Vostro relax dalle alle 5 del mattino”. 

Ma non tutti la pensano allo stesso modo. La norma dell'era-Schöder ha trasformato l'intera Germania “nel Bordello più grande e per molti aspetti oggi fuori controllo al centro d'Europa”, tuona indignato Markus Weinberg, responsabile delle politiche familiari della Cdu. Uno studio dell'università di Heidelberg ha evidenziato come la legalizzazione abbia portato in Germania ad un significativo aumento dello sfruttamento di prostitute, sempre più giovani, e a una triste, lunga serie di 'tratte' delle nuove schiave del sesso. 

I dati del Bka, la polizia criminale, sono chiari: nel 2001 - primo anno dell'entrata in vigore della legge - i casi individuati in Germania di traffico umano “a scopo di sfruttamento sessuale” riguardavano 987 persone. Dieci anni dopo, nel 2011, la 'tratta' delle prostitute, per lo più da Polonia, Romania o Bulgaria, era solo leggermente diminuita, ma riguardava pur sempre 640 donne vittime dei racket della prostituzione (e questi sono solo i casi affiorati). I più recenti dati segnalano in ogni caso che oggi sul mercato della prostituzione in Germania solo il 20 per cento delle Sexworkers siano tedesche; la stragrande maggioranza proviene dai serbatoi di povertà del sud-est Europa. 

Altro trend inquietante nelle metropoli tedesche è l'apertura di bordelli low cost, come quelli tristemente famosi della catena “Pussy Club”, che offrono umilianti offerte “all-inclusive” o “tariffe Flat” per adescare nei club a luci rosse clienti da mezza Europa. Per questo ora Manuela Schwesig, la giovane ministra della Famiglia del governo di Berlino (40enne della Spd, il partito che fu di Schröder) ha detto stop almeno alle forme più selvagge di prostituzione e ai bordelli da far west, formulando norme più restrittive e rivedendo punti essenziali della legge del 2001.  

La nuova legge tedesca “punta soprattutto - sottolinea la ministra Schwesig - alla protezione delle donne nell'esercizio del loro mestiere”. A proibire il mestiere più antico del mondo al governo di Berlino non ci pensano affatto. I tedeschi non sono idealisti ma pragmatici, e sanno che vietare la prostituzione comporterebbe il rischio d'incrementare gli affari della criminalità organizzata. Più realistico - ed è il primo punto della nuova legge - è chiedere alle prostitute la 'Anmeldung', l'iscrizione cioè nel registro dei comuni in cui esercitano la professione. Quindi, per i gestori di bordelli, l'obbligo di rispettare alcuni standard di sicurezza ed igiene nei locali, e il divieto assoluto delle pratiche più ignobili. 

Occorre inoltre che il gestore, prima di aprire il suo bordello, esibisca una fedina penale pulita; il che vuol dire che chiuderanno i battenti i locali in mano ai criminali. 

Che i bordelli siano strappati alle grinfie di cosche mafiose è ovviamente un bene: “Nella società esistono regole per tutti”, ricorda la manager dell'Artemis, “anche per chi come noi gestisce un centro erotico”. Già, ma che fare con la prostituzione minorile o con ragazze appena maggiorenni? La Cdu e la Spd, i due partiti della Grosse Koalition al governo di Berlino, hanno dibattuto a lungo se vietare in Germania, come insisteva più che altro la Cdu della Merkel, la prostituzione al di sotto dei 21 anni. Alla fine anche su questo delicatissimo punto si è optato per il compromesso: d'ora in avanti tutte le prostitute in Germania dovranno sottoporsi, una volta l'anno, a controlli medici. Mentre le più giovani al di sotto dei 21 anni dovranno recarsi ogni sei mesi ad un consultorio medico. La pioggia di controlli più severi non riguarda solo le Sex Workers o i gestori di locali: d'ora in poi anche i clienti usufruiranno della prestazione solo con il 'Kondom'. Ovviamente, nessuno in Germania sa bene quali saranno gli effetti delle nuove norme né, per quanto concerne il 'Kondom', come praticare i controlli. 

Bastano pochi dati per intuire le dimensioni della galassia Prostitution in Germania: se a Berlino questi tipi di locali sono numerosi,  non lo sono in relazione al numero degli abitanti di altre città tedesche a "luci rosse": ad Augsburg, infatti, su 100mila abitanti, di prostitute ne risultano 244; a Trevi 237 e a Norimberga 225; mentre Berlino e Monaco si fermano a quota 200, e la famosa Amburgo ne ha 122 su 100mila abitanti. Neanche all'Ufficio statistiche di Wiesbaden sanno in realtà con esattezza quanti siano le Sex-Workers in Germania: da tempo gira la cifra più o meno consolidata di 400mila prostitute (ma femministe come Alice Schwarzer arrivano a contarne oltre 700mila). 

In genere si considera che 90mila esercitino il mestiere nei classici bordelli, ed altre 72mila per strada. Si aggiungano poi circa 60mila professionisti che lavorano tramite le agenzie di Hostess, Callgirls & Callboys; ed altri 170mila saltuariamente tra hotel, Table-Dance o Swingerclubs. Tirate le somme, ci si spalanca un mercato della prostituzione che ogni anno fattura in Germania tra i 14 ed i 15 miliardi di euro, ed ogni giorno soddisfa le esigenze di almeno 1,2 milioni di clienti. Per tornare alla capitale, il rapporto offerta/domanda è articolato come segue: a Berlino un esercito di 10mila prostitute fa fronte ogni giorno a circa 30mila clienti. Il Senato della metropoli sulla Sprea ha confermato che, nel 2012, dal giro della prostituzione sono piovute nelle casse di Berlino entrate fiscali per  679mila euro. Si tratta ovviamente di una minima parte dei reali introiti di tutte le 'massaggiatrici', 'danzatrici' o escort girls dei vari Wellness o Agenzie non dichiarate come bordelli o Erotic center.



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