mercoledì 29 aprile 2015

TI RACCONTO UNA FAVOLA......



C'era una volta la festa del lavoro...ma.....c'è un piccolissimo problema.....una battuta d'arresto nella ripresa del mercato del lavoro italiano, sulla quale pesa la dinamica del lavoro femminile. I dati Istat parlano chiaro: a febbraio si è registrato sia un calo del numero di occupati rispetto al mese precedente, sia un aumento del tasso di disoccupazione. Quest'ultimo, in particolare, è risalito di 0,1 punti percentuali su gennaio e di 0,2 punti sul febbraio 2014, raggiungendo il 12,7%. Ci sono 23mila persone in più, rispetto al mese precedente, che cercano lavoro senza trovarlo, ben 67mila rispetto ai dodici mesi precedenti (+2,1%). Si interrompe quindi il calo registrato a dicembre e gennaio. Andamento simile, ma con segno opposto, per quanto riguarda gli occupati: "Dopo la crescita del mese di dicembre e la sostanziale stabilità di gennaio, a febbraio 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,2% (-44 mila). Il tasso di occupazione, pari al 55,7%, cala nell’ultimo mese di 0,1 punti percentuali", dice ancora l'Istat. In questo caso, resta il conforto del migliore raffronto annuale: "Rispetto a febbraio 2014, l’occupazione è cresciuta dello 0,4% (+93 mila) e il tasso di occupazione di 0,2 punti".

Cresce anche il tasso di disoccupazione giovanile, che è salito a febbraio di 1,3 punti percentuali su mese e di 0,1 punti su anno, per un totale del 42,6%. I giovani occupati sono diminuiti del 3,8% mensile, cioè di 34mila unità. Il tasso di occupazione giovanile scende di 0,6 punti sia su mese che su anno al 14,6%. Se si guarda al totale della popolazione giovane (tra i 15 e i 24 anni), si scopre che quasi 11 ragazzi su 100 pur cercando lavoro non lo trovano.

A ben guardare i dati, emerge che in parte il tasso di disoccupazione sale anche in virtù dell'aumento del numero di donne inattive. Colpisce soprattutto le donne il calo dell'occupazione registrato dall'Istat nel mese di febbraio: il numero di occupati, spiega l'Istituto, rimane sostanzialmente stabile su base mensile per la componente maschile, mentre diminuisce di 42 mila unità (-0,4%) per quella femminile. Lo stesso andamento si osserva per i tassi di occupazione: quello maschile, pari al 64,7% rimane stabile, mentre quello femminile, pari al 46,8%, diminuisce di 0,2 punti percentuali. Nel complesso il numero di coloro che non sono né occupati né in cerca di occupazione (gli inattivi) mostra solo un lieve incremento nell'ultimo mese (+0,1%), "rimanendo su valori prossimi a quelli dei due mesi precedenti. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 36%, contro il 36,4% di febbraio 2014. Su base annua gli inattivi diminuiscono dell’1,4% (-204 mila)".

Da ultimo, si può evidenziare come si sia mosso il mercato del lavoro nella media degli ultimi tre mesi, grazie ai nuovi dati forniti dall'Istat: "Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo dicembre-febbraio l’occupazione è rimasta sostanzialmente stabile, mentre il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,4 punti percentuali, in larga misura per la risalita del tasso di inattività (+0,3 punti)".

Se l'Italia resta dunque nel guado, un discorso diverso riguarda il resto dell'Eurozona. Si registra infatti ancora un lieve calo: in febbraio, secondo l'ultimo dato diffuso oggi da Eurostat, il tasso è stato pari all'11,3% nell'Eurozona (era l'11,4% in gennaio e l'11,8% nel febbraio 2014), al livello più basso dal maggio di 3 anni fa. Nell'Ue il tasso di disoccupazione, pari al  9,8%, ha toccato il minimo dal settembre 2011 (era 9,9% nel mese precedente e del 10,5% un anno prima). Spiccano i numeri della Germania: scende a sorpresa oltre le attese il tasso di senza lavoro e a marzo si attesta al 6,4%, dal 6,5% di febbraio e oltre il consensus che stimava un tasso stabile. Sceso, più delle attese il numero dei disoccupati a -15mila unità (da -10 mila attesi dagli analisti).

Opposizioni all'attacco del governo. I dati sulla disoccupazione hanno ridato fiato alle polemiche dell'opposizione che le interpretano come una smentita di quanto annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti lo scorso 26 marzo quando avevano parlato di un aumento del 38,4%, rispetto ai primi due mesi del 2014, dei contratti a tempo indeterminato.

Poi con l'avvenimento più atteso dell'anno....c'è stato uno scontro nato dalla diserzione in massa, al momento della firma dei contratti, da parte dei giovani che avrebbero dovuto iniziare a lavorare ad Expo 2015 a partire dal 1 maggio, con le rituali reciproche accuse di sfruttamento e “fannullonismo”. Un episodio che rivela ancora una volta la debolezza di un sistema che fatica a creare valore dal punto di vista lavorativo anche in occasione di eventi di portata straordinaria come Expo 2015.Ma siamo certi che in occasione della Festa del Lavoro non mancheranno anche le più consuete polemiche sulla situazione del mercato del lavoro in Italia e i primi effetti del Jobs Act. Polemiche a parte, guardando agli ultimi dati diffusi dal Ministero del Lavoro, il mese di marzo ha fatto registrare la creazione di 92.000 posti di lavoro in più, con un aumento anche dei contratti a tempo indeterminato (+31.000 unità rispetto al -36.000 registrato a marzo 2014).Seppur con tutte le cautele del caso – molte cose sono cambiate in quest’ultimo anno e timidi segnali positivi provengono da più parti – il Jobs Act sembra dunque confermarsi  un passo avanti nella giusta direzione (come si era già detto). Ora non bisogna cantar vittoria, ma al contrario è fondamentale proseguire nel percorso di riforme intrapreso, ricordando che è il mercato che crea i posti di lavoro, ma le leggi possono e devono creare le giuste condizioni perché il mercato cresca con il suo bagaglio di posti di lavoro.

La festa ricordava le battaglie operaie, in particolare quelle volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore (in Italia con il r.d.l. n. 692/1923). Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867 nell'Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero introdotte anche in Europa.

La sua origine risale a una manifestazione organizzata a New York il 5 settembre 1882 dai Knights of Labor, un'associazione fondata nel 1869. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Knights of Labor approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all'Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialisti ed anarchici - suggerirono come data della festività il primo maggio.

Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all'ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l'assembramento, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell'ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell'Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime, anche tra i suoi.

L'11 novembre del 1887 a Chicago (USA), quattro operai, quattro organizzatori sindacali e quattro anarchici furono impiccati per aver organizzato il 1º maggio dell'anno precedente lo sciopero e una manifestazione per le otto ore di lavoro.

Il 20 agosto fu emessa la sentenza del tribunale: August Spies, Michael Schwab, Samuel Fielden, Albert R. Parsons, Adolph Fischer, George Engel e Louis Lingg furono condannati a morte; Oscar W. Neebe a reclusione per 15 anni. Otto uomini condannati per essere anarchici, e sette di loro condannati a morte. Le ultime parole pronunciate furono: Spies: "Salute, verrà il giorno in cui il nostro silenzio sarà più forte delle voci che oggi soffocate con la morte!" Fischer: "Hoch die Anarchie! (Viva l’anarchia!)" Engel: "Urrà per l’anarchia!" Parsons, la cui agonia fu terribile, riuscì appena a parlare, perché il boia strinse immediatamente il laccio e fece cadere la trappola. Le sue ultime parole furono queste: "Lasciate che si senta la voce del popolo!"

L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questi episodi. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro. Pochi giorni dopo il sacrificio dei Martiri di Chicago, i lavoratori di Chicago tennero un’imponente manifestazione di lutto, a prova che le idee socialiste non erano affatto morte.

Appena si diffuse la notizia dell'assassinio degli esponenti anarchici di Chicago, nel 1888, il popolo livornese si rivoltò prima contro le navi statunitensi ancorate nel porto, e poi contro la Questura, dove si diceva che si fosse rifugiato il console USA.

La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872 e più tardi in quasi tutti i paesi del mondo.

E tutti viviamo felici e contenti....



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