La Cgil chiede al Governo una regolarizzazione per tutti gli immigrati che lavorano in nero.
Conclusa ieri la terza Conferenza nazionale sull’immigrazione promossa dal maggiore sindacato italiano. Tra le richieste anche quella di rivedere la tassa sul permesso di soggiorno.
La crisi allarga l’area dell’economia sommersa e del lavoro nero: sono almeno 500 mila i lavoratori immigrati che, tra il 2010 e il 2011, essendo stati licenziati hanno perso il permesso di soggiorno e sono stati costretti all’irregolarità e spesso a cadere nelle braccia della criminalità organizzata.
È l’allarme dalla Cgil, nel corso della terza Conferenza nazionale sull’immigrazione, chiedendo un intervento urgente di regolarizzazione da affiancare alla misura appena approvata del Governo per estendere fino ad un anno la validità del permesso per attesa occupazione.
A conclusione della Conferenza, il segretario confederale Vera Lamonica ha rilanciato le proposte del sindacato: un provvedimento di regolarizzazione di tutti coloro che lavorano in nero come norma transitoria nella ratifica della direttiva europea n. 52; la concessione di un permesso di soggiorno di protezione e convertibile per le vittime di sfruttamento che denunciano i loro sfruttatori; un provvedimento di tutela umanitaria ai profughi del nord Africa e della Libia; un piano di formazione pubblica e gratuita per l’apprendimento della lingua italiana; un provvedimento di semplificazione delle norme burocratiche che riguardano gli immigrati per superare le inefficienze burocratiche e le vessazioni; rivedere “l’odiosa e ingiusta” sovrattassa sul permesso di soggiorno.
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