mercoledì 21 settembre 2016

IL SALUTO ROMANO

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Etruschi e Romani si salutavano sollevando un braccio. Nell’arena, il saluto dei gladiatori verso l’imperatore e nelle parate militari il saluto dei legionari verso i generali consisteva nell’alzare il braccio destro teso, con il palmo della mano in avanti; nella vita di tutti i giorni, invece, i cives (cittadini) romani si salutavano alzando il braccio con la palma in avanti e il gomito piegato. Salve! o Ave accompagnato dal nome del conoscente (Ave Claudius! Ave Caesari) equivalevano al nostro “Ciao”!. Tra amici ci si chiedeva invece Quid agis?, equivalente al nostro “Come va?”.

Il saluto romano d'età contemporanea venne usato per la prima volta in Italia dai legionari fiumani di Gabriele D'Annunzio, consistendo nel presentare il pugnale sguainato. Esso si salda con la tradizione classica per la volontà fascista di rappresentare una continuità con Roma antica. Tra curiosità emerse nell'ultimo decennio vi è la riscoperta di Rex Curry, un ricercatore statunitense, che ha ricordato come un saluto codificato nello stesso modo fosse in uso negli Stati Uniti d'America per il saluto alla bandiera (Pledge of Allegiance) creato da Francis Bellamy nel 1892 e adottato nelle scuole degli Stati Uniti fin verso gli anni 1930. A causa della somiglianza tra il saluto di Bellamy e il saluto romano, il Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt istituì al suo posto il gesto della mano sul cuore come saluto alla bandiera durante l'esecuzione dell'Inno nazionale (The Star-Spangled Banner). Questo avvenne quando il Congresso americano adottò ufficialmente il Codice per la Bandiera (United States Flag Code) il 22 giugno 1942.

Una variante del saluto romano fu adottata dal Fascismo: Benito Mussolini giudicò la stretta di mano occidentale un gesto troppo borghese e volendo nobilitare il regime, lo presentò in continuità con l’antica Roma. Perciò trasformò in “saluto fascista” quello che erroneamente riteneva essere il saluto quotidiano dei Romani: braccio teso a 135 gradi rispetto alla verticale del corpo, mano con dita tese e unite e palmo rivolto a terra.



Il 27 novembre 1925 una disposizione del governo fascista introdusse il saluto romano in tutte le amministrazioni civili del regno, mentre una successiva circolare ministeriale del 1926 lo rese obbligatorio pressoché ovunque, scuole incluse.

Negli stessi anni, in Germania il partito nazista, guidato da Hitler, adottò l’Hitlergrul (“saluto di Hitler”, in tedesco), una variante del saluto romano in cui si porta il braccio teso un po’ più in basso. Nei grandi raduni di folla, dopo l’ascesa di Hitler al potere (1933), il saluto nazista fu accompagnato dal grido corale Sieg Heil! (“Saluto alla vittoria”).

Secondo la comune opinione, questo saluto è derivato dalla cultura diffusa nell'Antica Roma. Tuttavia, la descrizione di un simile gesto è sconosciuta nella letteratura romana e mai menzionata dagli storici antichi. Nemmeno un esempio di arte Romana, che sia scultura, coniazione, o pittura, mostra un saluto di questo tipo. Il gesto di alzare il braccio destro nella cultura Romana o in altre antiche culture che si riscontrano nella letteratura e nell'arte pervenuteci avevano una funzione e un significato diverso e non sono mai identici alla standardizzazione moderna che conosciamo. La mano destra nell'antichità era comunemente usata simbolicamente per rendere onore, fedeltà, amicizia e lealtà. Ad esempio, Cicerone riporta che Ottaviano fece un giuramento a Giulio Cesare elevando e tendendo il braccio destro.

Il saluto romano fu adottato, negli anni 1930 e 1940, anche in numerosi altri Paesi governati da regimi analoghi a quello fascista e a quello nazista: si pensi, ad esempio, alla Spagna franchista o alla Grecia durante la dittatura di Metaxas. È interessante far notare che il saluto romano era in uso anche ben prima degli anni 1930: gli scout del CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani) lo usavano come forma di italica distinzione, senza nulla avere a che fare con il fascismo, cartoline e quaderni della prima guerra mondiale, in vendita nelle aste, mostrano gli scout del GEI fare quel saluto senza possibili errori di interpretazione, braccio teso e dita della mano unite protese in avanti.

Nell'iconografia contemporanea, soprattutto cinematografica, queste forme di saluto sono in genere legate alle figure antagoniste.

Il significato originario del saluto romano era molteplice, prevalendo quello augurale, con il quale si voleva trasmettere un influsso benefico dal salutante al salutato (la stessa etimologia di "saluto" discende da salutem iuvare, augurare buona salute), ma può essere inteso anche come un gesto di pace per il fatto che si mostra il palmo della mano maestra vuoto e quindi inoffensivo. A quest'ultimo caso si potrebbe anche obiettare che nell'antica Roma la mano aperta simboleggiasse il gladio sguainato, e quindi un gesto chiaramente offensivo, come nella gestualità tipica degli eventi di gladiatura.

Corneliu Zelea Codreanu, guida del movimento fascista "Guardia di Ferro", attivo in Romania durante gli anni 1930 fino al suo assassinio, avvenuto nel 1938, spiegava in una delle sue opere principali destinata ai militanti del movimento che il saluto romano "è un saluto al cielo, alle altezze, e al sole, simbolo della vittoria della luce e del bene".

Oggi in Italia vige la Legge Scelba, emanata nel 1952 e successivamente modificata con la Legge Mancino del 1993, che vieta il saluto fascista; l’apologia di fascismo inoltre è un reato. In Germania il saluto nazista è un reato punibile con l’arresto.




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