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domenica 30 ottobre 2016

MAGIA

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Con il termine magia molto spesso si tende a indicare tutto ciò che non è scientificamente spiegabile. Dalla maggior parte delle persone però la magia viene vista come una cosa distinta e separata dalla scienza quindi tende ad attribuirvi tutti i fenomeni di cui non riesce a capacitarsi.
Una distinzione che viene generalmente fatta è quella tra magia bianca e magia nera, a seconda che i fini dell'operatore siano benefici o malvagi, e se nella sua pratica possono essere coinvolte delle entità positive (angeli, divinità, spiriti degli antenati, animali totemici) o negative (demoni); questa distinzione non viene però accettata da tutti, infatti alcuni operatori considerano la magia neutra in sé stessa, da questi infatti essa viene considerata come il fuoco, che, a seconda di come viene usato, può risultare molto utile e benefico, oppure altamente distruttivo. Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia rossa che non può essere definita ne buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il più delle volte a carattere sentimentale.

La scienza magica agisce in genere attraverso simboli, siano essi parole, pensieri, figure, gesti, danza o suoni, e strumenti vari. Solitamente viene però sottolineato che lo strumento primario della magia è la mente dell'operatore e tutto il resto gli serve per focalizzare meglio il suo intento.

Solitamente i riti magici utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica rituale, ricorre all'intervento di un'entità soprannaturale, a seconda dell'entità in questione si entra nei campi della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di evocare o invocare potenze sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.

La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge (ad esempio con l'uso di amuleti e talismani).
La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare, talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali.
Una forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è abracadabra) o altre formule magiche.
Una categoria è quella della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche (come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore (come ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità).
Una categoria è quella di similitudine: il simile produce il simile, un esempio può essere quello rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano catturare.

Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, che si possono trovare in relazione ad aspetti tipici dell'occultismo, della superstizione e della stregoneria. Alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state interpretate come aventi finalità magiche (ad esempio l'ottenere successo nella caccia). Nell'antichità si credeva anche che la magia si potesse relazionare alla varie fasi lunari: luna piena = magia nera, mezza luna = magia bianca.

La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a Werethekau e Heka, Neter della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti. Il cosiddetto libro dei morti degli antichi egiziani (che in origine era definito: "incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima Verso la piena Luce del Giorno"), scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da pronunciarsi per la «...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là». Per gli antichi egizi tutto è animato, per loro il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia, così come il volto di una persona è considerato espressione dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite quello fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a "leggi", bensì l'espressione della vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze fisiche vissute direttamente dall'uomo. Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia.

In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi, si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di pratiche magiche, come:
l'utilizzo di "parole magiche" che hanno il potere di comandare gli spiriti;
l'uso di bacchette ed altri oggetti rituali;
il ricorrere a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
l'utilizzo di simboli misteriosi o sigilli per invocare gli spiriti;
l'uso di amuleti che rappresentano l'immagine del demone per esorcizzarlo.
Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni evento naturale.



In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica. Dal IV secolo a.C. il vocabolo mageia cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi.

Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico Giamblico.

Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte. Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore, metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio. Nel panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino, che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio fu processato per aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per impadronirsi della dote. Tuttavia riuscì a scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo.

Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici per conseguire scopi criminali.

Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale ebbe una certa rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute dalle potenze superiori.

La produzione letteraria di carattere magico, soprattutto in età umanistica, fu molto ricca, grazie anche alla mediazione di scrittori arabi. Alcune opere astrologiche, come il Tetrabiblos di Claudio Tolomeo, l'Introductiorum di Albumasar, il Liber Vaccae (o Libro degli esperimenti) ed il famoso Picatrix, ebbero una enorme influenza sulla speculazione magica dell'età rinascimentale.

Tuttavia alcuni autori, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunano la magia all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto Magno, che s'iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.

Il periodo che va dal XV agl'inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale parallelismo con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum, degli "Oracoli Caldaici" e degli "Inni Orfici". Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme di gnosi mistico-magica. Nel Rinascimento sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno. Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica. Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magia naturalis sive de miraculis rerum naturalium del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia naturale, e nel Del senso delle cose e della magia di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.

Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie della polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e dell'empirismo. Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere.



La seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nel XIX secolo è il mago Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la speculazione occultista del secolo successivo. L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la magia aveva un ruolo significativo, come l' Ordre Kabbalistique de la Rose+Croix fondato in Francia da Stanislas De Guaita, l' Hermetic Order of the Golden Dawn, fondato in Inghilterra da Samuel Liddell MacGregor Mathers, l' Ordo Templi Orientis, fondato in Germania da Franz Hartmann. Anche nella Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, esistono alcuni elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni.

Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune teorie che si riallacciano alle tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche antiche. Su queste e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel Liddell MacGregor Mathers ad Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion Fortune, a Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno influenzati dalle nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del Neopaganesimo. In Italia uno degli ultimi celebri rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu Giuliano Kremmerz.

La magia, in quanto fenomeno ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano la sua relazione con la scienza e la religione, la sua funzione sociali e la natura del suo pensiero.
Nel 1871 Edward Tylor nella Cultura dei primitivi arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti causa-effetto da quelli propriamente temporali. Vicino alla posizione tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel Ramo d'oro, pur considerando la magia un primo stadio nello sviluppo della civiltà, ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia. Egli distinse i processi magici in simpatetici/imitativi, basati sulla credenza che il simile agisca sul simile (es. travestirsi da animale per augurarne la caccia) e contigui/contagiosi, basati sulla credenza che le cose che sono state in contatto possono continuare a interagire anche se distanti (es. ciocche di capelli, oggetti appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio).

L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl considerò le culture cosiddette primitive come guidate esclusivamente da una visione magico-mistica del mondo, quindi prescientifica, nella quale ogni cosa si può trasformare in qualsiasi momento in un'altra. Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e Marcel Mauss pubblicarono Teoria generale della magia. In quest'opera i due etnologi francesi assunsero un orientamento più sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non tanto alla struttura dei riti magici, quanto al contesto sociale nel quale essi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i rapporti della magia con la scienza e la religione, giungendo alla conclusione che queste posseggono delle analogie con la magia in quanto hanno terreni comuni di intervento: la natura (scienza e magia) e il sacro (religione e magia).
Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta, non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo.
L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale.
Un notevole contributo in questa direzione è venuto da Claude Lévi-Strauss. In Antropologia strutturale lo studioso dedica un saggio dal titolo Lo stregone e la sua magia all'universo simbolico della magia. La funzione semantica del concetto magico è alla base dell'esempio riportato da Levi-Strauss sulla base di un racconto di Franz Boas. I casi di guarigione magica per opera dello sciamano Quesalid dimostrano, secondo l'antropologo francese, che ogni atto magico presuppone l'esistenza di un rituale basato su segni, che abbiano un significato per la collettività che partecipa all'esperimento magico e ne condivide la speranza di riuscita.

All'antropologo inglese Alfred Reginald Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di mana, utilizzato per la prima volta dall'etnologo R. Codrington. Questa forza non individualizzata insita in tutte le cose permea l'atto magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono (la società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura). L'accento posto dal Brown sul valore rituale e sociale della magia, contrapposto al presupposto legame magia-scienza condizionò la successiva discussione sull'argomento.
Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta nel 1937 da Edgar E. Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o maghi.

Un contributo fondamentale alla interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede Bronislaw Malinowski. Nel suo Magia, scienza, religione, lo studioso polacco nega qualsiasi contatto della magia con la pratica empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della canoa, durante la costruzione della quale l'artefice non ha bisogno della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che reggerebbe il mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come sussidio rassicurante. L'atto magico sarebbe quindi l'espressione simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente. Sulla scia di Malinowski, gli antropologi successivi hanno sottolineato che il ricorso alla magia si ha solitamente in presenza di fenomeni inesplicabili, davanti ai quali le pratiche empiriche sono considerate impotenti.



Una posizione interessante e diversa rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo Ernesto de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse da mediatore con la concezione dell'aldilà e con la paura delle persone di perdere la presenza.

Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione sociale, consentisse di incanalare il dolore per riscattarsi dagli istinti animali.

La natura della magia è stata studiata anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van der Leeuw e soprattutto Sigmund Freud accostarono il pensiero magico dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la realtà sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri. Più recentemente anche Ernesto De Martino ne Il mondo magico pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche, quali la spersonalizzazione e lo scatenamento di impulsi incontrollabili.

Secondo alcuni anche la Magia si può in un certo senso considerare religione. La magia è concettualmente diversa dalla religione? Nella magia l'uomo cerca di far sì che la divinità faccia ciò che l'uomo vuole, o è nella religione, che di solito l'uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?

Probabilmente entrambe si pongono di fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia con setta occulta, viene considerata spesso solo nell'accezione negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni (denaro, amore, successo) con una pozione o formula ed essere felici senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la sfera pratica dell'agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci fosse nulla di spirituale, solo formule ripetute a memoria, ma al contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di capire, di conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla curiosità. A seconda dell'uso che se ne fa, viene distinta in magia bianca, magia rossa o magia nera. L'unione tra magia e religione è rappresentata dalla medianità, ossia da una forma di esoterismo che esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l'azione di un Medium e l'evocazione di entità superiori di sommo livello, d'intervenire unicamente in magia positiva per recare beneficio ad un individuo. Chi opera per il flusso regolare della natura e per districare le situazioni riguardanti le persone attua magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e malefici quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale) o magia rossa (in caso di legamenti d'amore e ritorni d'amore, legature e fatture d'amore e rituali d'amore per risolvere questioni sentimentali). Chi, al contrario, tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad altri, in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere il normale corso degli eventi, attua magia nera.

Ufficialmente, Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo considerano la magia una cosa proibita (stregoneria) ed hanno spesso perseguitato i presunti praticanti secondo diversi gradi di punizione. Altre tendenze nel pensiero monoteiste hanno respinto tutte le tendenze come l'inganno e l'illusione, ritenendoli niente di più che espedienti disonesti. Alcuni ritengono che la recente popolarità del Vangelo della prosperità costituisca un ritorno al pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Si noti inoltre che il Cristianesimo gnostico ha una forte corrente mistica, ma evita la pratica della magia e si concentra maggiormente sulla teurgia, ovvero l'aspetto più alto e nobile della stessa.

La Magia Bianca è la Magia che si fonda sulla preghiera e sui rituali che si rivolgono agli spiriti positivi, spesso identificati con gli Spiriti Angelici. Il termine Bianca non indica in realtà una caratteristica propria inerente a questa pratica, ma si è diffuso per il semplice motivo che la maggior parte delle operazioni di Magia Bianca sono rivolte a scopi benefici ed utilizzano l’ausilio di questi Spiriti Angelici, se non addirittura l’invocazione a Dio stesso e ai suoi attributi e manifestazioni.
Molti di questi rituali od esorcismi ci sono stati tramandati dagli “Enchiridion”, ovvero le raccolte di antiche preghiere e formule tradizionali, particolarmente dotate di forze evocatorie. Al tempo del Medioevo questi “Enchiridion” erano in grandissima voga anche se il loro apice lo ebbero nel Rinascimento.
Alcuni fra essi furono famosissimi nell’antichità, taluni erano attribuiti a religiosi di chiara fama e, a volte, appartenenti alle più illuminate gerarchie della chiesa. La chiesa infatti non ne ostacolava la diffusione, forse per consentire al popolo bisognoso di avere degli strumenti per alleviare le proprie sofferenze, e non rivolgersi alla Magia Nera o comunque a pratiche lontane dall’ortodossia.

La fonte primaria usata dalla Magia Bianca, l’energia, è la volontà stessa del praticante, sarà quindi bene inizialmente esercitare le proprie capacità in modo da riuscire a portare fuori dagli spazi temporali la propria energia e successivamente a controllarla. L’uso di questa Magia necessita di una fede indiscussa nel Signore (non necessariamente il Dio cristiano) e nelle sue opere. La preghiera è il mezzo più forte per dare valore alla Magia, e la scelta di una particolare preghiera e dell’uso di un determinato pentacolo devono essere “sentiti”, la nostra sensibilità sarà la nostra guida.
Qualsiasi nostra scelta in quest’ordine di cose non sara mai veramente dell’individuo che la compie, ma sempre e misteriosamente la “bontà di Dio” che la compierà per lui. Lasciatevi quindi guidare dalla sua mano.

Da molti, oggi, la Magia Rossa viene considerata “neutra” e ciò non è esatto: è più corretto pensare ad essa come una cosa ben distinta sia dalla Magia Bianca sia dalla Magia Nera, con differenti scopi e riti totalmente diversi. La Magia Rossa può essere applicata sia per il bene che per il male, la scelta è vostra, ed è una delle poche forme di Magia che non ha limitazioni, può essere applicata per qualsiasi scopo, e per qualsiasi cosa, ma è bene sapere che ogni incantesimo di Magia Rossa è irreversibile, dunque bisogna pensarci più volte prima di effettuarlo.
La Magia Rossa non è detta rossa perché relativa all’amore, o al desiderio o alla passione, non è la “Magia dell’Amore” o la “Magia dei Desideri”, come molti la definiscono, ma è detta rossa in quanto in origine era legata all’utilizzo nella ritualistica di sangue (di animali, del richiedente, dell’operatore). Già in uso ai tempi degli antichi Egizi essa prende il suo “nome” proprio dal colore delle tuniche indossate dai sacerdoti Tolemaici, color rosso sangue, durante i loro alti rituali. Questo tipo di Magia può essere considerata, infatti, la Magia ritualistica per eccellenza, prevede l’uso di erbe ed in alcuni rari, o antichi casi, del sangue.
La Magia Rossa può essere dunque utilizzata per ogni settore della vita, anche per l’amore, ed è una valida alternativa a quanti tra i richiedenti non si sentono cosi spirituali da affidarsi esclusivamente ad una ritualistica Bianca, ma temono gli esiti di un lavoro Nero, infatti essa non produce effetti negativi o effetti boomerang. La Magia Rossa applicata ad una problematica amorosa, si potrebbe definire una versione “soft” della Magia Nera, in cui comunque c’è costrizione e c’è concretezza (ad esempio la sessualità), ma senza appunto necessità di effettuare maledizioni contro nessuno. Gli esiti di un legamento d’amore di Magia Rossa spesso toccheranno l’attrazione sessuale e il desiderio, ed andranno ad alimentarli per dare la possibilità di mettere catene naturali al rapporto.
Molto più spesso questa Magia si basa sulla cosiddetta, oggigiorno, magia simpatica.

Sulla Magia Nera è stata prodotta un’immensa letteratura. Misteriosa ed affascinante essa ha contraddistinto l’operare di alcune figure storiche dall’esistenza spesso controversa.
Molti confondono la Magia Nera con il Satanismo, come insegnò lo stesso Magistero, ma in ultima analisi per i credenti bigotti qualsiasi forma di Magia è “demoniaca”, è probabile che non si salvi neppure la Magia Bianca da questa loro convinzione. Non è sempre vero che chi usa o studia la Magia sia un credente del Dio cristiano, di conseguenza difficilmente potrebbe essere un credente in Satana.

La Magia Nera è stata più volte confusa in questo modo per la sua principale caratteristica di potere sulle entità, ma ha la capacità di attrarre queste “energie” che non è detto debbano essere “buone” nel senso cristiano cattolico o “cattive”. Esse sono semplicemente totalmente aliene a queste definizioni, è quindi soltanto chi le evoca o ne sfrutta il potere ad indirizzarle in un senso o nell’altro. Indubbiamente essendo composta da rituali non diretti verso le cosiddette Entità Angeliche (come la Magia Bianca), c’è molta più “libertà” di compiere il “male”.
Nella Magia moderna, quindi sfrondata dalle credenze religiose o dalle tradizioni censuristiche, le tre Magie devono essere equipollenti, ciascuna con una sua ragion d’essere; è sciocco pensare di poter “usare” o studiare soltanto la Magia Nera, e non conoscere a fondo anche le altre due che in realtà la comprendono e la completano.

Il termine grafofagia si intende per tutti quei tipi di Magia che implicano l’ingerimento per appropriarsi delle virtù della scrittura e degli incantesimi. Questo tipo di rito era già usato nell’antichità e in alcune tradizioni sopravvive ancora ai giorni nostri.

La Magia del Caos, o Chaos Magic, nasce intorno agli anni ’70 del secolo scorso, e si ispira a vari campi non necessariamente di origine “mistica”, ovvero include sì le basi di Stregoneria e Magia cerimoniale, ma anche teorie scientifiche e la sperimentazione scientifica, la matematica, perfino la fantascienza, le religioni del mondo ed in particolare lo sciamanesimo moderno. In sostanza è una forma di Magia Rituale, con la quale il praticante, utilizzando diverse tecniche, si prefigge di raggiungere determinati scopi individualistici: possiamo dire che le persone facenti parte di questa catena magica, fanno uso di pratiche che riequilibrano la realtà trasformandola in un qualcosa di nullo, appunto un caos, per poi plasmarla a proprio piacimento, o più che altro, vantaggio. In ogni caso la Magia del Caos è, ed il fatto non sorprende, la meno organizzata branca della Magia.
La Magia del Caos si basa sulla seguente teoria: la mente cosciente non è direttamente in grado di operare azioni magiche, anzi, essa costituisce un impedimento stesso alla Magia. Invece è la mente subconscia che opera azioni portentose, ed è dunque necessario fissare in quest’ultima l’intento magico, così il subconscio potrà “inconsapevolmente” manipolare le energie eteriche in modo da provocare il risultato voluto.
Questo modello teorico può essere agevolmente utilizzato per qualsiasi forma o tecnica magica. 
Una delle caratteristiche peculiari della Magia del Caos, è il saper fondere in un unico rituale tecniche provenienti da ambiti e tradizioni anche tra loro apparentemente distanti, persino contrastanti, in un Atto Magico che sembrerebbe, appunto, molto caotico. Un rituale potrebbe essere architettato partendo da un testo lovecraftiano, per continuare con pratiche di Stregoneria e chiudersi con un atto tantrico tibetano, ed esserci a presiedere una Forza Divina del pantheon nordico.
I praticanti della Magia del Caos tendono ad essere fuori da ogni schema. Per essi le visioni del mondo, le credenze, le opinioni, le abitudini e persino le differenti personalità, sono strumenti che possono essere scelti e cambiati in modo arbitrario, allo scopo di manipolare e capire il mondo che essi vedono e si creano intorno. I Chaos Magician sono estremi o molto individualisti, e si considerano eccezionalmente tolleranti, tenendo conto del fatto che qualsiasi opinione, anche a loro contrastante, è comunque modificabile.
Infatti, uno dei principi della Magia del Caos è “nulla è vero, tutto è permesso”, utilizzato anche da Friedrich Nietzsche nel suo Così parlò Zarathustra. Anche il «fa ciò che vuoi sarà tutta la legge» di Crowley, è una frase da essi frequentemente fraintesa ed interpretata in senso letterale, col significato di “non c’è una verità oggettiva, quindi qualunque cosa tu voglia fare è giusta”, tuttavia un’interpretazione più precisa è “non esiste una verità oggettiva al di fuori della nostra percezione, in questo contesto tutte le cose sono vere e possibili”.
Tra le varie tecniche abbiamo l’uso dei sigilli (simboli personali creati dai Maghi del Caos) e l’utilizzo degli stati di estasi (lo stato di gnosi) per potenziarli. La tecnica della sigillazione è un metodo molto usato e comune a molte culture, la cui origine si perde nella notte dei tempi. In generale, un sigillo è un geroglifico o simbolo con un significato mistico o magico. Con l’uso dell’immaginazione attiva e di certi “trucchi” per aggirare la mente razionale (come, per l’appunto, i sigilli), si possono infrangere le barriere dell’inconscio con astuzia anziché in modo diretto e quindi in modo molto più facile.
Lo stato di gnosi è invece uno speciale stato di coscienza che, nella teoria magica, è ciò che è necessario per lavorare con molte forme di Magia, ma in questo caso il concetto devia dalle vecchie teorie che descrivono energie, spiriti o atti simbolici come sorgente dei poteri magici. Esso si raggiunge quando la mente di una persona è focalizzata su un solo punto, pensiero od obiettivo, e tutti gli altri pensieri sono eliminati. Ogni Caote, Caoista o a volte Caosita, sviluppa i propri personali metodi per raggiungere lo stato di gnosi, e tutti questi metodi si fondano sulla teoria secondo cui, ogni pensiero sviluppato durante lo stato di gnosi, influenza la mente inconscia, che influenza in seguito la realtà riuscendo così a raggiungere lo scopo magico prefissato.
Anche le parole sono parte della loro tecnica magica, nella creazione di un mantra magico, mediante lettere ricavate dall’intenzione del praticante: il potere della parola è un fattore comune a molte tradizioni magiche, ma una volta esso creato, le lettere devono essere riorganizzate in modo casuale seguendo le disposizioni della propria fantasia, per ottenere una serie di parole o frasi senza alcun senso logico, anzi, che possano trascendere la logica. Il loro personale alfabeto sacro, inoltre, permette la costruzione di una frase che tratteggi dettagliatamente l’intento magico, l’eliminazione di lettere ridondanti, e la ricombinazione artistica delle rimanenti lettere per formare un sigillo.

La cosiddetta “magia sessuale” è più diffusa e comune di quanto si possa immaginare negli ambienti occultisti ed esoterici, e il punto di forza di molti maghi e presunti guaritori è di instaurare un vero e proprio rapporto sessuale continuativo con il proprio cliente.
Nel caso dei maghi la donna verrà convinta della necessità dell’atto per ottenere i benefici richiesti, mentre nel caso della strega riuscirà molto facilmente a conquistare la vittima facendo uso delle armi della seduzione femminile. In entrambi i casi lo scopo è quello di portare quanto meno a commettere il peccato di fornicazione e, se possibile, di adulterio, tradendo il rispettivo coniuge. In questi casi di grave peccato, si spalancano realmente le porte a Satana.
Di particolare importanza è la valenza data all’atto sessuale stesso, in cui viene invocato in modo forte il Demonio per operare sulla base delle richieste del mago. Presunte energie e forze si scatenerebbero infatti durante l’orgasmo e le fasi precedenti. Gli occultisti stanno infatti molto attenti a gestire questi momenti in cui, a loro detta, è possibile incanalare enormi forze spirituali ed energetiche. 
Ancora più perverso è pervertitore è l’atto sessuale multiplo in cui vengono cambiati i partner e si da sfogo ai più reconditi desideri sessuali. Queste casistiche sono frequenti molto spesso anche in ambito satanico e massonico deviato, in cui l’orgia rappresenta un’importante tappa per il raggiungimento di certi obiettivi e per la glorificazione del Demonio.
Anche le streghe che abitualmente operano in maniera solitaria, non disdegnano l’orgia o l’accoppiamento di stampo magico, soprattutto nelle occasioni in cui devono chiedere a Satana particolari favori o per ottenere determinate capacità e forze per eseguire malefici o rituali specifici.



La Magia del Caos risulta un caso unico nel panorama delle tradizioni magiche, in quanto non attribuisce significati particolari a particolari divinità o simboli. Seguendo infatti il principio che qualsiasi cosa può avere significato ed apportare potere magico, i rituali della Magia del Caos possono essere centrati su simboli molto diversi e addirittura bizzarri, come ad esempio uno scarabocchio, un calzino spaiato, una pentola arrugginita… infatti in alcuni casi questo si risolve in temporanei, ma elaborati culti che possono sembrare vere e proprie parodie di tradizioni magiche o della tradizione in generale.
Secondo Spare, che può essere considerato il padre della Magia del Caos, non esiste un potere magico legato ad un qualsiasi simbolo, è solamente la manipolazione del subconscio che rende magico il simbolo. Tuttavia per il praticante è magicamente più efficace un determinato simbolo appartenete alla sua tradizione o cultura. In questo caso, senza coltivare dubbi, ha a disposizione la fede necessaria a far lavorare attivamente le simbologie magiche a lui familiari.
Sigmund Freud e Karl Jung offrono il fondamento teoretico sulla natura subliminale del lavoro sui sigilli, chiarendo che tra la mente cosciente e quella subcosciente esistono delle vere e proprie «valvole di sicurezza»: si tratta di un filtro che elimina dalla coscienza tutti i pensieri, tutti i ricordi e le impressioni giudicate assurde o scomode. Spare chiamava questo filtro censore psichico.
Perciò un sigillo magico utilizza determinati geroglifici per formare una sorta di ponte, una breccia tra la mente consapevole e il subconscio. Queste considerazioni conducono ad assumere un atteggiamento comunque rispettoso nei confronti del tradizionale Talismano magico, nei confronti degli emblemi universali (come i geroglifici planetari o astrologici), che sarebbero utilizzati solo per arricchire uno stratagemma fisico, che fungerà da scaturigine al vero potere rappresentato da quelle simbologie.

Anche le pratiche sciamaniche, quali la danza, le percussioni ritmiche, o gli sforzi fisici portati sino all’estremo delle forze possono essere validi supporti per raggiungere lo scopo prefisso. In effetti, continuando a seguire il filo di questa interessante teoria, ciò che è realmente importante è giungere al punto in cui si superano gli ostacoli alla comunicazione con la parte più spirituale e profonda di se stessi.
In ultimo, un sigillo il cui significato è ricordato in modo cosciente è un sigillo che non avrà alcuna azione magica. Dunque si deve necessariamente trovare un modo per “dimenticare” il significato che sta dietro un sigillo per farlo agevolmente funzionare. Un metodo per raggiungere questo scopo è di creare il geroglifico e in un secondo momento nasconderlo alla vista dell’operatore per qualche giorno. Quando il significato del geroglifico (e l’intenzione ad esso legata) è stato dimenticato dalla coscienza, allora l’operante si potrà caricare con la sua energia evocativa.
Il simbolo ufficiale e l’unico riconosciuto della Magia del Caos è la Stella Caote ad otto punte (Caosfera o Ruota del Caos), dato che sintetizza le infinite possibilità di direzione. È formata da un punto da cui si dipartono otto frecce equidistanti, ma comunque ne esistono diverse varianti.

Il noto sociologo Massimo Introvigne usa un semplice esempio per chiarire la differenza tra la genuina mentalità religiosa e l’atteggiamento magico-superstizioso: “Se, avendo bisogno della pioggia, mi rivolgo con una preghiera a Dio sapendo bene che Dio risponderà comunque in modo sovrano e libero alla mia invocazione (cioè risponderà o concedendomi la pioggia oppure non concedendomela), e io resto fermo nella mia fede in lui e sereno davanti alla sua libera decisione, allora il mio è un atteggiamento perfettamente religioso. Se invece, avendo bisogno della pioggia, sono convinto che mi basti recitare una formula per obbligare Dio, oppure una divinità o uno spirito, o forse il Diavolo, a far piovere, allora io sono in pieno atteggiamento magico-superstizioso”.”

Incantesimi, sortilegi, divinazioni caratterizzano la società umana fin dai tempi più remoti, dalla cultura egizia a quella romana, in cui la magia si scontrava con il cristianesimo, fino al Medioevo, in cui diviene “pratica maledetta”, e al Rinascimento, quando la magia si fonde con le scienze, l’alchimia, l’ermetismo. Secondo il “pensiero magico”, l’uomo è parte del tutto, dove a un macrocosmo, che è il mondo, corrisponde un microcosmo, che è l’uomo stesso. Nell’ambito di questa corrispondenza il “mago” è un uomo (microcosmo) che sa penetrare i segreti del tutto (macrocosmo) e che sa dominare la natura e gli eventi.
La stregoneria, a differenza di alcuni tipi di magia, non nasconde di ricorrere apertamente a forze demoniache e allo stesso Demonio, esattamente come nell’ambito della magia nera.

Nella nostra società l’elemento magico si è trasforma nei fenomeni paranormali, nello spiritismo, nel Channeling, nell’occultismo, nell’esoterismo ed esprime la tendenza di molte persone a credere in un dio magico e miracolistico, che può essere utilizzato per soddisfare i propri bisogni.
L’elemento magico non è altro che l’espressione del bisogno dell’uomo di sfuggire ai limiti della propria condizione e di cambiare il corso degli eventi a proprio vantaggio. I rituali esoterici servono a superare la sensazione di impotenza e a integrare tutti quegli aspetti dell’esistenza sui quali sembra di non poter esercitare alcun controllo. Il fascino dell’occulto siede, quindi, nell’illusione di poter influire direttamente sulla propria condizione, modificandola in relazione ai propri bisogni, di avere potere su se stessi e sugli altri, piuttosto che sentirsi in balia degli eventi esterni per trovare una soluzione ai propri problemi.

Oggigiorno la magia è di gran voga e ciò è spiegabile nel fatto che ogni volta che nel corso della storia cala la fede, aumentano le pratiche superstiziose come alternativa alla stessa; la magia è infatti radicata ovunque a prescindere dal grado di sviluppo, dal progresso o dalla localizzazione geografica. Non tutti coloro che frequentano maghi sono persone ingenue ed analfabete ma vi si trovano anche importanti uomini d’affari, personaggi dello spettacolo, politici, campioni sportivi, ecc.

Sono principalmente tre i motivi che spingono costoro a frequentare i maghi: disperazione, curiosità, ricerca di potere.

– DISPERAZIONE: quando una persona vede che tutto va male nella sua vita e i rimedi naturali a cui ha ricorso sono risultati inutili, si sente quasi costretto a ricorrere ai cosiddetti mezzi alternativi. Tra i mezzi alternativi c’è anche il ricorso ai maghi (“ti hanno fatto un fattura”, è una delle diagnosi più ricorrenti) che pretendono di saper spiegare il perché va tutto storto e promettono il magico rimedio.
Quando l’uomo è abbattuto dalla disgrazia e della malattia, si trova in uno stato psicologico per cui non ragiona più; accetta ogni soluzione pur di uscire da quella problematica, fregandosene al contempo di indagare da parte di chi viene questo aiuto.

– CURIOSITA’: da quella ingannevolmente innocente (per sapere cosa ci verrà detto), alla volontà di conoscere per vie magiche ciò che è oscuro ed inaccessibile (uno dei capisaldi dell’occultismo). Il più delle volte si richiede al mago il futuro, altre volte si chiede la causa dei mali che si hanno (cercando un colpevole a tutti i costi), il chiarimento di dubbi (se il proprio coniuge ci tradisce), o il comportamento da tenere in un caso particolare (sul futuro di una relazione, di un lavoro ecc.).

– RICERCA DI POTERE: si intende il guadagno materiale, il successo, il protagonismo, i godimenti sessuali, comprendendo anche la vittoria sui rivali lavorativi, commerciali, politici, ecc. Si entra quindi nel campo di voler prevalere ad ogni costo anche danneggiando gli altri; è lo specifico campo d’azione della magia nera. Si è spinti dal desiderio di raggiungere, per via magica e ricorrendo all’aiuto di nefaste forze occulte, risultati o poteri che non si riesce ad ottenere per via naturale (intelligenza, studio, abilità, amore, ecc.).

I veri maghi hanno una grande abilità a legare psicologicamente a sé le persone, per renderle sempre dipendenti dai loro servizi e quindi ricavarne un guadagno economico periodico e duraturo. Si presentano come benefattori, veri amici che possono capire e che vogliono aiutare in cambio di un piccolo compenso economico per il servizio prestato (a volte gratuitamente le prime volte, per poi raggiungere cifre da capogiro quando il legame di dipendenza si è instaurato).
E’ una triste realtà che molte importanti personaggi di successo non si muovono e non prendono decisioni importanti senza aver prima interpellato il loro mago di fiducia.
Si avvalgono di collaboratori che percepiscono una percentuale sul guadagno finale ottenuto dal cliente a loro indirizzato e di investigatori privati per rivelare al malcapitato cose nascoste personali che attestino i loro poteri soprannaturali.
Molto spesso richiedono una foto per poter fare una diagnosi “a distanza” oppure dicono di portare da loro anche il tal familiare che sta sperimentando alcune difficoltà o che è sottoposto ad influenze negative che solo loro sono in grado di allontanare. Generalmente additano la causa dei problemi personali, a qualche familiare che avrebbe fatto una fattura a morte che solo loro sono in grado di sciogliere. A tal proposito è bene ricordare che spingere all’odio (specialmente familiare) è uno dei marchi distintivi del Demonio che mira a sfasciare le famiglie.
I metodi più ricorrenti con cui i maghi si fanno pubblicità sono: il passaparola, le riviste, la radio, la televisione, internet, il volantinaggio e la pubblicità lungo le strade.

Tra le moltissime pratiche che i maghi ed i fattucchieri svolgono nei loro “laboratori”, ce ne sono alcune che vengono attuate direttamente in presenza del cliente, magari per diagnosticare qualche male malefico o malattia. Chi purtroppo è caduto tra le mani di questi individui può sicuramente riconoscere alcune delle seguenti:

– l’idromanzia, l’aeromanzia, la piromanzia e l’aruspicina, che consistono nel cercare segni rivelatori di fatti nascosti o futuri rispettivamente nell’acqua (spesso facendovi cadere dentro qualche goccia di olio), nell’aria, nel fuoco e nelle viscere degli animali;
– la cartomanzia, che ritiene di poter conoscere cose occulte dall’uso dei cosiddetti tarocchi;
– l’uso del pendolino (radiestesia) e della sfera di cristallo;
– La geomanzia, ottenuta tracciando simboli casuali sul terreno o su un pezzo di carta per poi interpretarne le figure ed i segni;
– la chiromanzia, che pretende di conoscere il futuro della persona interpretando le linee del palmo della mano;
– la lettura di segni e figure nei fondi di caffè, in bacchette lasciate cadere a caso, nelle corde, ecc.
– l’astrologia, che pretende di predire il futuro della persona in base alla posizione delle stelle e dei pianeti;
– la scrittura automatica, che consiste nello scrivere frasi e discorsi che non arrivano dal pensiero cosciente dello scrittore;
– la recita di particolari frasi o formule occulte sul soggetto insieme all’imposizione delle mani per individuare le eventuali negatività e tracciare la diagnosi finale.



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lunedì 17 ottobre 2016

IL MALOCCHIO

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Il malocchio è una tradizione popolare molto radicata e dalle origini antichissime (anche Cornelio Agrippa, nella sua opera La Filosofia Occulta o la Magia ne fa un’accurata descrizione definendolo come una forza che partendo dallo spirito del fascinatore entra negli occhi del fascinato e giunge fino al di lui cuore. Lo spirito è, dunque, lo strumento della fascinazione).

La diffusione di questa credenza è maggiore in determinate aree culturali.

Il malocchio, termine il cui significato è “occhio che getta il male” è una vera e propria forma di superstizione; chi gli attribuisce credibilità (ma non vi sono evidenze scientifiche che possano giustificarla) ritiene che alcune persone (ma anche animali, per esempio il rospo o il serpente) abbiano il potere di provocare eventi malefici con il proprio sguardo.

Secondo la tradizione alcune persone possono “dare il malocchio” volontariamente, mentre altre possono esercitarlo in modo involontario (a causa di invidie, ossessioni, delusioni amorose e via discorrendo).

Dal punto di vista fisico i problemi provocati alla persona colpita dal malocchio sarebbero violenti mal di testa, nausea, vomito, cattivo umore, depressione; più in generale poi potrebbero verificarsi eventi particolarmente negativi sia dal punto di vista affettivo sia dal punto di vista economico ecc. Il malocchio può essere a carico di una persona, ma anche di cose.

Nelle aree dove il malocchio è ancora relativamente diffuso vi sono persone che ritengono di avere la capacità di sapere se una certa persona è stata colpita da malocchio. Generalmente si tratta di donne piuttosto anziane che tramandano poi il loro “potere” a persone di loro fiducia, solitamente familiari. Sembra che, dopo che è avvenuta la trasmissione del potere, la persona che lo ha trasmesso perda la sua capacità di effettuare il rito; è per questo motivo che molte volte la trasmissione avviene quando la persona sente che si sta avvicinando alla fine dei suoi giorni.

In alcune zone il malocchio sembra più radicato che in altre; non esistono statistiche ufficiali in proposito, ma sembra che nelle regioni meridionali tale credenza sia tenuta più in considerazione che nel centro Italia e nel settentrione.

Alcuni studi sono interessanti e rivelano i diversi modi di interpretare questa particolare credenza. In Sardegna, per esempio, sembra che sia la donna l’oggetto e il soggetto del malocchio; le donne infatti sono più predisposte a essere colpite dal cosiddetto “occhio malvagio”; sono sempre però le donne quelle che hanno più potere in tal senso. Anche la “medicina dell’occhio”, ovvero i riti di guarigione, è gestita dal sesso femminile. Nei paesi sardi, ma anche in altre culture, c’è sempre un mischiarsi di credenza e religione. I riti “terapeutici” che si riscontrano nella regione sarda sono numerosi (sicuramente più di venti) e spesso, sebbene in forme diverse, vi si ritrovano recite di preghiere appartenenti alla tradizione religiosa cattolica legate a utilizzi di acqua, sale, olio, riso, grano, corna di muflone o di bue, carbone, carta ecc.

Tutto è basato su una serie di credenze popolari e di pratiche tramandate di persona in persona. Innanzitutto, sembra che dare una bella pulita negli ambienti in cui si vive e si lavora, sia un buon primo passo nella battaglia per sconfiggere il malocchio.

Armati di straccio e secchio, una bella lavata ai pavimenti, preferibilmente con acqua e sale. Il sale è tradizionalmente utilizzato per sconfiggere le iettature perché ha il potere di rimuovere le energie negative. Poi una bella spolverata a tutti gli ambienti e per finire, finestre aperte per cambiare l'aria. Sembra che in alcuni casi, già questo depotenzi l'azione dell'energia negativa.



Si possono anche posizionare dei sacchetti di sale grosso negli angoli delle stanze, preferibilmente in sacchetti di colore rosso, altro elemento anti iella.

Una delle pratiche preferite da chi osserva la religione cattolica, è quella di chiamare il prete della propria parrocchia e chiedergli di benedire la casa, ma anche la macchina e semmai fosse disponibile, il luogo di lavoro.

Per difendersi mentre si è fuori casa e a contatto con la gente alcuni consigliano di portare con se dei talismani specifici, ma la protezione primaria deve essere la recinsione della propria aura: per fare questo immaginatevi protetti da una luce bianca e impenetrabile; pregate e meditate regolarmente per la vostra protezione. Evitate sentimenti di odio, vendetta e rancore e concentratevi su pensieri elevati, puri e spirituali.

La superstizione suggerisce di eseguire il gesto delle corna o della mano di fica per allontanare da se il malocchio.

Oltre alle cure esiste anche la prevenzione; la prevenzione dal malocchio viene effettuata ricorrendo ad amuleti vari o a particolari gesti.

A seconda delle zone e delle regioni esistono diversi tipi di amuleti; c’è chi tiene un sacchetto con sale benedetto, un chiodo, uno spicchio d’aglio, un ramoscello d’olivo ecc, appeso al collo; altri portano in tasca un cornetto di colore rosso, un chiodo ecc. altri si cuciono sugli abiti un pezzo di nastro rosso.

Un rito molto utilizzato nelle regioni del Sud Italia prevede l'uso di un piatto in cui viene versata acqua e qualche goccia di olio. Serve innanzitutto per verificare la presenza del malocchio e si fa così. Si pone sulla testa della persona che teme di esser vittima della iattura,  un piatto di ceramica in cui si versa dell'acqua e nell'acqua si fanno cadere tre gocce di olio.

A seconda della forma che l'olio prende, si può capire innanzitutto se lo iettatore è un uomo o una donna. Se la macchia che si forma è tonda, possiamo esser certi si tratti di un uomo. Se invece le gocce d'olio assumeranno una forma unica, allungata, la cospiratrice è donna. Se infine l'olio si spande allargandosi nessuna paura: nessuno ha tramato contro di voi.

Constatata la presenza del malocchio, la persona che sta conducendo l'allontanamento del malocchio, procederà a questo punto con la recita di una sorta di preghiera. Si sappia che ogni praticante ha la sua formula segreta oppure, si utilizza la Preghiera di san Cipriano.

Alla fine della preghiera, si passa a segnare con olio la fronte del malcapitato con tre segni della croce per sette volte e si getta poi il contenuto del piatto. Alcuni praticano invece il "taglio" dell'olio nel piatto con una forbice, a simboleggiare la distruzione materiale del malocchio.

Dopo aver gettato l’acqua si deve ripetere nuovamente il rito per altre due volte; già la seconda volta gli “occhi” che compaiono nell’olio dovrebbero essere più piccoli, mentre alla terza volte non dovrebbe esserci più niente. Se gli “occhi” compaiono anche durante la terza ripetizione del rito, significa che il malocchio trasmesso è piuttosto forte ed è necessario seguire una determinata procedura; si “tagliano” gli “occhi” con le forbici e si ripete il rito il giorno dopo. Preferibilmente il rito andrebbe ripetuto da persone diverse, una dopo l’altra. È importante che, una volta iniziato il rito contro il malocchio, esso non venga mai interrotto.

Se tutto è andato bene, la persona colpita dal malocchio comincia a sentirsi subito meglio.

Alcune tradizioni prevedono che all’affatturato venga lavata la testa con latte; altre utilizzano miscele di erbe da strofinare sul corpo o portare con se. Erbe considerate molto efficaci sono ulivo, ruta, anegelica, aneto, iperico e verbena. Il talismano più noto per prevenire e combattere l’occhio maligno è l’immagine di un’occhio stesso.


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lunedì 11 luglio 2016

LA FENICE

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Araba Fenice deriva dal greco Phòinix, che significa “purpureo” di colore rosso porpora.
L’aggettivo Araba indica la provenienza dell’animale mitologico, poiché il primo in occidente a citarla è Erodoto, il quale asserisce che l’Araba Fenice proviene dall’Egitto.
Il mito dell’Araba Fenice quindi arriva in occidente dall’antico Egitto, che in quelle terre era conosciuta con il nome di Bennu.
La Fenice Bennu è connessa alla ciclicità della vita, come morte e resurrezione quindi all’eternità dello spirito; associata al sole veniva rappresentata con l’emblema del disco solare, inoltre era presente in pitture parietali tombali come simbolo di rinascita.
In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l'emblema del disco solare. Contrariamente alle "fenici" di tutte le altre civiltà quella egizia non era raffigurata come simile né ad un rapace, né ad un uccello tropicale dai variopinti colori, ma era inizialmente simile ad un passero (prime dinastie) o ad un airone cenerino, inoltre non risorgeva dalle fiamme (come nel mito greco e miti successivi) ma dalle acque.

Nei miti greci (ma non solo) era un favoloso uccello sacro, diverso rispetto al mito egizio anche come aspetto, infatti assomigliava ad un'aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color d'oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d'oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa ed una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco —.

Il motto della fenice è Post fata resurgo ("dopo la morte torno ad alzarmi").

Questa particolarità dell’Araba Fenice è diventata anche un modo di dire “rinascere dalla proprie ceneri”, ad indicare un periodo difficile ed infausto della vita, che grazie ad esso l’individuo
si forgia per rinascere più forte di prima.
L’evoluzione deriva sempre da una comprensione, la quale porta ad un scelta cosciente e non indotta dalle esigenze emotive od educative.
Morire e rinascere in vita significa abbandonare per scelta determinati atteggiamenti, azioni, situazioni e modi di pensare, poiché danno sempre lo stesso risultato.
Nel momento in cui l’uomo sente l’esigenza di crescere, gli impulsi lo portano a rotture con ciò che è vecchio e statico, per accedere al nuovo ed affrontare una nuova crescita.

L’immobilismo dell’uomo infatti, fa parte della sicurezza che si è creato nel suo territorio e che non vuole abbandonare.
L’uomo per vivere in sicurezza agisce sempre nello stesso modo e con routine, lo spirito dell’uomo invece lo porta a rompere schemi e situazioni per conoscere ed evolversi.
Crescere costa fatica e lavoro su di sé, aumentare la propria consapevolezza spesso significa anche vedere cose e quindi comprendere situazioni e meccanismi prima sconosciuti.

L’Araba Fenice ha lo stesso significato simbolico del tarocco numero XIII nei tarocchi di Marsiglia, “La Morte”.
La morte intesa come distruzione dei vecchi attaccamenti egoici, causati da un io degenerato dagli istinti e dal condizionamento.
Questo è un processo d’obbligo per l’iniziato ai misteri dello spirito, poiché crea lo spazio per accogliere e coltivare un io sano che collabora con lo spirito.

Pochissimi storici si domandano se sia esistita la fenice, facendo riferimento alle opere dei poeti romani, considerandola nulla di più di un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio-Sole. Alcuni, tuttavia, credono che il mito possa essere basato sull'esistenza di un vero uccello che viveva nella regione allora governata dagli Assiri.

Gli antichi la identificavano col fagiano dorato – tanto che un imperatore romano si vantò di averne catturato uno –, nella Bibbia, con l'ibis o col pavone; altri, con l'airone rosato o l'airone cinereo, basandosi sull'abitudine degli antichi egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo sopra il salice sacro di Eliopoli, considerato evento di buon auspicio, di gioia e di speranza.

Il volatile più idoneo a rappresentarla è la garzetta: uccello simile all'airone, di cui numerosi esemplari vennero sterminati solo poiché i loro ciuffi costituivano le "aigrettes" usate per confezionare i pennacchi coi quali si adornavano le dive. Come l'airone che spiccava il volo sembrava mimare il sorgere del sole dall'acqua, la Fenice venne associata col sole e rappresentava il ba ("l'anima") del dio del sole Ra, di cui era l'emblema — tanto che nel tardo periodo il geroglifico del Bennu veniva impiegato per rappresentare direttamente Ra.

Quale simbolo del sole che sorge e tramonta, la Fenice presiedeva al giubileo regale. Ed essendo colei che risorge per prima, venne associata al pianeta Venere — che appunto veniva chiamato "la stella della nave del Bennu-Asar", e menzionata quale Stella del Mattino nell'invocazione:
«Io sono il Bennu, l'anima di Ra, la guida degli Dei nel Duat. Che mi sia concesso entrare come un falco, ch'io possa procedere come il Bennu, la Stella del Mattino.»

E come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e — come narra il mito della creazione — fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal Caos acquatico.

Si dice infatti che il Bennu abbia creato sé stesso dal fuoco che ardeva sulla sommità del sacro salice di Eliopoli. Proprio come il sole, che è sempre lo stesso e risorge solo dopo che il sole "precedente" è tramontato, di Fenice ne esisteva sempre un unico esemplare per volta. Da qui l'appellativo "semper eadem": sempre la medesima.

Era sempre un maschio, e viveva in prossimità di una sorgente d'acqua fresca all'interno di una piccola oasi nel deserto d'Arabia, un luogo appartato, nascosto ed introvabile. Ogni mattina all'alba faceva il bagno nell'acqua e cantava una canzone così meravigliosa che il dio del sole arrestava la sua barca (o il suo carro, nella mitologia greca) per ascoltarla.

Talvolta visitava Eliopoli (la città del sole, di cui era l'uccello sacro), e si posava sulla pietra ben-ben: l'obelisco all'interno del santuario della città (nota originariamente col nome di "Innu", che significa "la città dell'obelisco", da cui il nome biblico On).



Secondo una versione del mito, la principale, l'araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione, si dice infatti "come l'araba fenice che risorge dalle proprie ceneri". Dopo aver vissuto per 500 anni, la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma.

Qui accatastava le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo — grande quanto era in grado di trasportarlo (cosa che stabiliva per prove ed errori). Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l'incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme.

Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell'arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Eliopoli e si posava sopra l'albero sacro, per altro si dice anche che dalla gola della Fenice giunse il soffio della vita (il Suono divino, la Musica) che animò il dio.

Ma nella antica tradizione riportata da Erodoto, la fenice risorge ogni 500 anni, come riportato da Cheremone, filosofo stoico iniziato ai misteri egizi o da Orapollo vissuto sotto Zenone. La fenice è una delle manifestazioni del sole come interpretato da Sbordone che riporta una grafia tarda del nome di Osiride costituita da un occhio e uno scettro.

Storicamente parlando, viene menzionata per la prima volta in un libro della Bibbia, l'Esodo (VIII secolo a.C.). Uno dei primi resoconti dettagliati ce lo fa lo storico greco Erodoto circa due secoli dopo:
« Un altro uccello sacro era la Fenice. Non l'ho mai vista coi miei occhi, se non in un dipinto, poiché è molto rara e visita questo paese (così dicono ad Eliopoli) soltanto a intervalli di 500 anni: accompagnata da un volo di tortore, giunge dall'Arabia in occasione della morte del suo genitore, portando con sé i resti del corpo del padre imbalsamati in un uovo di mirra, per depositarlo sull'altare del dio del Sole e bruciarli. Parte del suo piumaggio è color oro brillante, e parte rosso-regale (il cremisi: un rosso acceso). E per forma e dimensioni assomiglia più o meno ad un'aquila. »
Proprio a questo resoconto di Erodoto, dobbiamo l'erronea denominazione di "Araba Fenice". Ovidio, nelle Metamorfosi, ci narra della fenice, uccello che giunto alla veneranda età di 500 anni, termine ultimo della vita concessagli, depone le sue membra in un nido di incenso e cannella costruito in cima ad una palma o a una quercia, e spira. Dal suo corpo nasce poi un'altra fenice che, divenuta adulta, trasporta il nido nel tempio di Iperione, il Titano padre del dio Sole.

Ovidio dice:
« ... si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s'abbandona sopra, morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e divenuta abbastanza forte, solleva dall'albero il nido (la sua propria culla, ed il sepolcro del genitore), e lo porta alla città di Eliopoli in Egitto, dove lo deposita nel tempio del Sole. »
Eliopoli, dove i sacerdoti di Ra conservavano gli archivi dei tempi passati. In quest'ottica, la Fenice era il nuovo profeta/messia che "distruggeva" gli antichi testi sacri per far risorgere una nuova Religione dai resti della precedente.

Tacito arricchisce la storia, scrivendo che la giovane fenice solleva il corpo del proprio genitore morto fino a farlo bruciare nell'altare del Sole. Altri scrittori descrivono come la fenice morta si trasformi in un uovo, prima di essere portata verso il Sole.

Il Fisiologo, primo bestiario cristiano, cita il favoloso uccello:

« IX) La fenice
C'è un altro volatile che è detto fenice.
Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua figura, e dice nel Vangelo:
«Posso deporre la mia anima, per poi riprenderla una seconda volta».
Per queste parole i Giudei si erano scandalizzati e volevano lapidarlo. C'è dunque un uccello, che vive in alcune zone dell'India, detto fenice. Di lui il Fisiologo ha detto che, trascorsi cinquecento anni della sua vita, si dirige verso gli alberi del Libano, e si profuma nuovamente entrambe le ali con diversi aromi. Con alcuni segni si annuncia al sacerdote di Eliopoli nel mese nuovo, Nisan o Adar, cioè nel mese di Famenòth, o di Farmuthì. Dopo che il sacerdote ha avvertito questo segnale, entra e carica l'altare di sarmenti di legno.
Quindi il volatile arriva, entra nella città di Eliopoli, pieno di tutti gli aromi che sprigionano entrambe le sue ali; ed immediatamente vedendo la composizione di sarmenti che è stata fatta sull'altare, si alza e, circondandosi di profumi, un fuoco si accende da solo e da solo si consuma. Poi, un altro giorno, giunse un sacerdote e, dopo aver bruciato la legna che aveva collocato sopra l'altare, trovò qui, osservando, un modesto vermicello, che emanava un buonissimo odore. Poi, al secondo giorno, trovò un uccellino raffigurato. Il terzo il sacerdote tornò a vedere e notò che l'uccellino era divenuto un uccello fenice. Una volta salutato il sacerdote, volò via e si diresse al suo luogo antico. Se invero questo uccello ha il potere di morire e di nuovo di rivivere, nel modo in cui gli uomini stolti si adirano per la parola di Dio, tu hai il potere come vero uomo e vero figlio di Dio, hai il potere di morire e di rivivere. Dunque come ho detto prima, l'uccello prende l'aspetto del nostro Salvatore, che scendendo dal cielo, riempì le sue ali dei dolcissimi odori del Nuovo e dell'Antico Testamento, come egli stesso disse: «Non sono venuto ad eliminare la legge, ma ad adempierla». E di nuovo: «Così sarà ogni scrittore dotto nel regno dei cieli, offrendo rose nuove ed antiche dal suo tesoro »
La lunga vita della Fenice e la sua così drammatica rinascita dalle proprie ceneri, ne fecero il simbolo della rinascita spirituale, nonché del compimento della Trasmutazione Alchemica — processo Misterico equivalente alla rigenerazione umana ("Fenice" era il nome dato dagli alchimisti alla pietra filosofale).

Già simbolo della Sapienza divina (Giobbe 38 verso 36), intorno al IV secolo d.C. venne identificata con Cristo presumibilmente per via del fatto che tornava a manifestarsi 3 giorni dopo la morte, e come tale venne adottata quale simbolo paleocristiano di immortalità, resurrezione e vita dopo la morte.

Dante Alighieri così descrive la Fenice:
« che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d'incenso lacrima e d'amomo,
e nardo e mirra son l'ultime fasce. »
(Inferno XXIV, 107-111)

Al giorno d'oggi sopravvive il modo di dire "essere una fenice", per indicare qualcosa di cui non si conosce l'uguale, introvabile, un esemplare unico e soprattutto inafferrabile, secondo il ben noto detto di Metastasio ("Demetrio", atto II, scena III):
« Come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. »
Tale espressione venne ripresa pari pari da Lorenzo Da Ponte nel libretto di Così fan tutte musicato da Mozart, per affermare l'impossibilità di trovare la fedeltà nelle donne:
« È la fede delle femmine come l'araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. »

La Fenice (abbreviazione: Phe) è anche una costellazione dell'Emisfero Sud, vicino a Tucana (il Tucano) e Sculptor. Fu così chiamata da Johann Bayer nel 1603, ed è costituita da 11 stelle. Assai curiosamente, questa costellazione è universalmente stata riconosciuta come uccello, ed è stata chiamata Grifone, Aquila, Giovane Struzzo (dagli arabi) e Uccello di Fuoco (dai cinesi).

Vi sono controparti della Fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, inca, azteca, russa (l'uccello di fuoco), quella dei nativi americani (Yel), e in particolare nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura), ed ebraica (Milcham).

Nella cultura cinese è «Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull'ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un'incredibile esaltazione unita al sogno dell'immortalità».
The Feng Shui Handbook, feng shui Master Lam Kam Chuen

I cinesi hanno un gruppo di quattro creature magiche (detti "I quattro Spiritualmente-dotàti") che presiedono i destini della Cina, e rappresentano le forze primordiali degli animali piumati, corazzati, pelosi e con squame. Questi quattro animali sacri sono: Bai Hu (la tigre bianca) o Ki-Lin (l'unicorno) per l'Ovest; Gui Xian (la tartaruga o il serpente) per il Nord; Long (il drago) per l'Est; e, per il Sud, Feng (la Fenice) — detto anche Fêng-Huang, Fung-hwang o Fum-hwang.

Rappresentava il potere e la prosperità, ed era un attributo esclusivo dell'imperatore e dell'imperatrice, che erano gli unici in tutta la Cina ad essere autorizzati a portare il simbolo del Feng. Era la personificazione delle forze primordiali dei Cieli, e talvolta veniva rappresentata con la testa e la cresta di fagiano e la coda di pavone (ma siccome i cinesi desideravano dare al Feng i più begli attributi di tutti gli animali, lo raffiguravano con la fronte della gru, il becco dell'uccello selvatico, la gola della rondine, il collo del serpente, il guscio della testuggine, le strisce del drago e la coda di un pesce).

Nel becco portava due pergamene o una scatola quadrata che conteneva i Testi Sacri, e recava iscritte nel corpo le Cinque Virtù Cardinali. Si dice inoltre che la sua canzone contenesse le cinque note della scala musicale cinese, e che la sua coda includesse i cinque colori fondamentali (blu, rosso, giallo, bianco e nero), e che il suo corpo fosse una mistura dei sei corpi celesti (la testa simboleggiava il cielo; gli occhi, il sole; la schiena, la luna; le ali, il vento; i piedi, la terra; e la coda, i pianeti).

Il Feng viene a volte dipinto con una sfera di fuoco che rappresenta il sole, ed è chiamato "l'uccello scarlatto": l'imperatore di tutti gli uccelli. Nato dal fuoco nella "Collina del Falò del Sole", vive nel Regno dei Saggi, che sta ad Est della Cina. Beve acqua purissima e si ciba di bambù. Ogni volta che canta, tutti i galli del mondo l'accompagnano nella sua canzone di cinque note. Appare soltanto in tempi di pace e prosperità, e scompare nei tempi bui. Diversamente dal Benu, il Feng può essere maschio o femmina, e vivere in coppia — coppia che rappresenta la felicità della coppia di sposi. Al concepimento, è il Feng a consegnare l'anima del nascituro nel grembo della madre.

Nella cultura induista e buddista, la Fenice si chiama Garuda.
Ha ali e becco d'aquila, un corpo umano, la faccia bianca, ali scarlatte e un corpo d'oro. È uno dei supremi veggenti d'infinita coscienza. Narra la leggenda indù che Kadru, madre di tutti i serpenti, combatté con la madre di Garuda, imprigionandola. Garuda andò quindi a recuperare del Soma, che lo rese immortale, per liberare sua madre da Kadru. Viu, colpito da ciò, lo scelse come avatar (l'incarnazione terrestre) o destriero. Comunque, Garuda mantenne un grande odio verso i Naga (la famiglia dei serpenti e dei draghi), e ne ammazzava uno al giorno per pranzo. Poi però un principe buddista gl'insegnò l'astinenza, e Garuda riportò in vita le ossa di molti dei serpenti che aveva ucciso.

In Giappone la Fenice figura col nome di Ho-ho o Karura (storpiatura del nome sanscrito Garuda): è un'enorme aquila sputa fuoco dalle piume dorate e gemme magiche che ne coronano la testa, ed annuncia l'arrivo di una nuova era. Nel cartone giapponese "Pokémon", il Pokémon denominato "Ho-oh" è evidentemente una rappresentazione della fenice non solo per il nome banalmente anagrammato, ma anche per il suo aspetto che è facilmente riconducibile a quello di una fenice nell'immaginario collettivo. Inoltre la comparsa, seppur fugace, di questo pokémon nel primissimo episodio della serie animata è decisamente in linea con il significato dell'animale che annuncia appunto "l'arrivo di una nuova era".

Nelle leggende ebraiche, la Fenice viene chiamata Milcham.
Una leggenda ebraica narra che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell'immortalità e della purezza delle altre creature del Giardino dell'Eden — così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero la sua stessa sorte. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice — che Dio ricompensò ponendola in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per 1000 anni. Alla fine di ogni periodo di 1000 anni, l'uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri.

La fenice è cantata da numerosi poeti classici, come Ovidio (Metamorfosi XV), che scrisse che ogni 500 anni essa si rigenerava istantaneamente dalla proprie ceneri, in un nido di piante aromatiche che essa stessa costruisce.

I padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice il simbolo della resurrezione della carne. La sua immagine ricorre frequentemente nell'iconografia delle catacombe.

Quetzalcoatl, dio uccello (o serpente piumato) dell'America del Sud (Messico), aveva il dono di morire e risorgere; grande sovrano e portatore di civiltà. Da un'iscrizione Maya del 987 d.C.: «Arrivò Kukulkán, serpente piumato, a fondare un nuovo stato». I toltechi ne parlano come di un re-sacerdote di Tollan, che morì nello Yucatan, forse arso su un rogo (come la Fenice).

Wakonda, uccello del tuono degli indiani Dakota. Per i Sioux, "grande potere superiore", fonte di potere e saggezza, divinità generosa che sostiene il mondo e illumina lo sciamano

Nella narrativa dell'antica Persia è presentata con il nome di Homa o Seemorgh.



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lunedì 11 aprile 2016

PALO

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Il Palo o le Regole del Congo sono uno stretto gruppo di religioni africane di origine Bantu che gli schiavi dell'Africa Centrale importarono principalmente nelle isole di Cuba e Porto Rico.
Il palo si divide in tre Regole principali:

Mayombe, la più pura o meno sincretizzata.
Briyumba, mischiata con la Regola Ocha.
Kimbisa, creata da Andrés Petit, per unificare i poteri della santeria ed il cattolicesimo nel culto congolese. Per questo motivo, per la regola kimbisa, i santi cattolici, gli "orishas" santeros ed i "mpungos", divinità paleras, sono visti come un unico santo, con forti elementi di sincretismo religioso.
La massima figura religiosa è il Tata Enkise, il Padre Nganga, il ministro di culto che opera a favore della collettività, vista come entità familiare. Il sacerdote ha le conoscenze e l'abilità per interagire con le forze della natura, attraverso la Prenda, una sorta di feticcio composto da un contenitore, le ossa di un morto, sperma, sangue, terra e foglie a cui ci si riferisce a volte con il nome di Nganga, Nkiso o Cauzela. Lo "ngangulero" instaura un dialogo con il morto che continua ad abitare nella Prenda e lo asseconda nutrendolo con il sangue di sacrifici animali (come polli o lucertole); in cambio il morto obbedisce allo stregone e lo protegge dal male.

A causa della persecuzione degli schiavisti ed invasori bianchi su tutte le religioni neo-africane, il sincretismo con il Cristianesimo (in particolare in Venezuela e Colombia) e le tradizioni etniche è presente con numerosi elementi estranei alla tradizione originaria quali per esempio l’uso del crocifisso, nonché con numerosi paragoni e attributi tipici degli Orishas, gli dei della Santerìa, per chiamare e descrivere gli Enkisi, gli dei del Palo, le potenti divinità che servono il dio unico e supremo, Zambi, Sambia o Ensambi.

Il Palo Mayombero opera con spiriti di luce o delle tenebre: Nkisi o Ndoki. Questi ultimi sono importanti specialmente per il palero che non usa simboli cristiani nel culto: il palero judìo, o giudeo. Per essere iniziati nel Palo bisogna sottostare alla cerimonia chiamata rayamiento, il graffiamento che consiste in speciali segni fatti sulla pelle dell’adepto per stipulare un patto di sangue con lo spirito che vive nel calderone: il rituale è chiamato anche giurare nella Nganga. Da quel momento l’adepto rayado sarà sotto la protezione dello spirito, Nkisi del calderone del suo padrino o madrina. La seconda cerimonia, il secondo passo nella religione, è diventare Padre (Tata) o Madre (Yaya) del Palo e ricevere una Nganga. Speciali divinazioni vengono fatte per determinare quale via delle entità del Palo è più appropriata per il nuovo calderone. Una nuova cerimonia, un nuovo giuramento viene poi fatto dal nuovo Padre di Palo all’Enfumbe, lo spirito del morto che vive nella nuova Nganga affinché possa aiutare lo sviluppo materiale e spirituale del nuovo e completo palero.

Il metodo divinatorio è chiamato Kujamputu oppure Chamalongo, assai simile in essenza all’Obi/Coco della Santerìa. Forte è anche il sincretismo con la dottrina Kardecista e nei Munanso, le case di palo (gruppi, congreghe guidate da un padrino): prima dell’iniziazione viene celebrata una Misa Espiritual, una particolare seduta per determinare quali sono le guide spirituali del nuovo palero che lo aiuteranno a migliorare se stesso e la propria esistenza. Spesso le guide prendono possesso dei medium e danno diretto avviso sui precetti da seguire.

Per le sue funzioni, el Tata è supportato da altre gerarchie minori di consacrati come il Bakonfula ayonfombe e il Ngueyo, che insieme con il resto del los "ahijados"  formano l'Assemblea, che è indipendente nello svolgimento dei riti o cerimonie.  La caratteristica principale della brillumberos è il culto degli antenati e divinità, che si riferivano al pantheon yoruba, per ricevere, secondo il rituale Palero, materiale oggetti in loro corrispondenza. Nella regola Kimbisa vi è una forte sincretismo e la tolleranza tra l'elemento Congo, la Regola di Ocha, lo  spiritismo, il cattolicesimo e le società segrete maschile Abakúa . Delle credenze di origine bantu hanno preso, tra le altre cose, le loro concezioni relative Nganga, e l’animismo delle piante, l'acqua e la terra, e l'influenza degli spiriti degli antenati. Della Regola de Ocha troviamo gli Orichas trasportati con altri nomi (Eleggua diventa Lucero Mundo; Yemaya diventa Madre in acqua; Obatala sulla terra trema; Oya, in Centella), l'assimilazione di utilizzare Chamalongo (guscio di cocco) in divinazione e la convinzione di "alimentazione" e "rafforzare" il legame con le divinità attraverso sacrifici in spargimenti di sangue.

Dello Spiritismo si  assimila la comunicazione diretta con gli spiriti, sulla base che quello che accade sulla terra è regolato da forze al di là.  L'influenza del cattolicesimo si manifesta attraverso il culto del Santo Spirito e l'uso del Crocifisso e le preghiere di rito cattolico. Inoltre, la principale guida di kimbiseros è San Luis Beltrán.



La abakúa l’elemento derivante da questa credenza è verificato nel metodo di selezione dei loro candidati, che devono rispettare determinati comportamenti sociali. Storicamente, la pratica della regola Conga Mayombe o hanno ricevuto, per ignoranza della popolazione, l'etichetta di "stregoneria" “brujeria”, un punto di vista tra i  non informati circa la posizione della componente magica di questa espressione religiosa che per il resto degli elementi che la identificano. La magia solo il mezzo attraverso il quale gli iniziati equilibra le forze del bene e del male. La Regola di Palo Monte, Conga Bruja (Strega). Come la religione o di origine africana è parte di un ampio spettro di religiosità popolare generato da uomini e donne che secoli fa sono stati portati come schiavi e che apparteneva alla famiglia africana di popoli di lingua bantu. Come in tutti i casi, vi è stata una trasformazione dopo il suo arrivo a Cuba e ora presenta le sue varianti. Palo Mayombe: Caratterizzata da l'uso di due Nganga, uno per il bene e di fare un altro per fare  danno. Palo Ndoki: Definito per  l'uso esclusivo di Nganga per il male. Palo Kimbisa: Contrariamente alle precedenti Nganga utilizzato solo per il bene
Il suo utilizzo, dato che è stato spostato dalla terraferma di origine ha uno scopo, il dominio delle forze della natura o nkisisismo. Tra i componenti di questo particolare pentola erbe e ossa chiamato Nganga. Come tutte le religioni di origine africana hanno i loro mezzi di divinazione, o el vititifinda o mpaka, tarro, come  il suo  magico  preparato con  un tappo di vetro e il fumo. I credenti della Regola di Palo Tata Nganga: Anche conosciuto come Padre Nganga.È il proprietario della Madre del Nganga, che ha il  riconoscimento del potere di avviare i neofiti nella pratica di questa religione, come pure la realizzazione di altri Nganga. Essa ha il potere di divinazione. Monte, hanno una conoscenza approfondita delle piante Nganga madre: le donne hanno una madre Nganga e prestigio per aiutare i Tatas in liturgie. Madrine e / o padrini: aiuti alla Tatas nella magia rituale religioso. Tra le principali celebrazioni liturgiche della Regola Conga, possiamo menzionare il cosiddetto "graffiare" o battesimo Palero, iniziazioni o consacrazioni, che consenta ai nuovi "vestiti", mundificaciones, offerte votive, riti di guarigione e riti tragici.

I Mpungos sono solo e soltanto "le forze", incorporano esseri che non ha mai diventare come antropomorfe nella orishas, foldunes, santi o Voodoo, anche se a Cuba da parte l'influenza della Regola di OCHA o Santeria, che con il sincretiza orishas e Santi Pantheon cattolica. Mentre in atto di Orisha l'azienda prende il controllo di tutto il corpo del credente, la conga mpungo o non solo essa vigore il collo e la testa del suo devoto, da qui il nome del cavallo stregone che popolarmente viene data a tale cade in una trance nella Regola di Palo Monte.  I principali mpungos sono:
Remolino Cuatro vientos - (Niño de Atocha). La forza benefica del vento.
Viento Malo (Ánima Sola). La malefica forza del vento.
Lucero Mundo (El niño Jesús). (Il bambino Gesù).Compassionevole forza del vento che sposta le strade.
Sarabanda son Briyumba (San Juan Bautista). Vigore il fuoco e metallo.
Sebangandó (San Norberto) Forza degli animali e l'ordine..
Sobayende , Obayende (San Lázaro). Forza di malattie.
Kenké (San Silvestre). Forza di vegetazione.
Tiembla Tierra (Virgen de las Mercedes). Vigore per la pace e l'armonia.
Ntala-Nsamba (San Cosme y San Damian). Vigore del gemelli.
Siete Rayos Punto Firme (Santa Bárbara). Forza dei raggi del sole.
Madre Agua (Virgen de Regla). Vigore delle acque e della maternità.
Chola Unwemwe (Virgen de la Caridad). Forza e la ricchezza di amore carnale
Centella Ndoke (Santa Teresa de Jesús). Vigore della morte


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