martedì 11 ottobre 2016

CUSCINO FREDDO



Opinione comune che in montagna la temperatura sia sempre più fredda che al suolo. Cosa spesso falsa, specie in inverno. In un primo momento, quando aria fredda giunge sull'Italia, i primi luoghi a risentirne sono i luoghi posti in alto. L’aria fredda però è più densa, e col passare dei giorni, dopo la cessazione dei venti, si deposita nei bassi strati. Questo viene chiamato cuscino freddo. La Val Padana è ben custodita da imponenti e continue catene montuose, dall’estremo Nord-Est, attraverso la catena delle Alpi, per poi giungere alla Liguria e diventare poi Appennino, che segue con andamento da NW a SE la stessa pianura, fino alla Romagna. Quando l’aria calda e umida collegata o meno a una perturbazione arriva, non può scalzare subito questa aria fredda, ed è ovvio che si scalderà prima una zona elevata di una posta al piano.

Se riguardiamo un attimo la conformazione della Pianura notiamo come mai alcune aree sono molto più avvantaggiate per le nevicate rispetto ad altre: sono quelle più distanti da quella apertura naturale che è il Mare Adriatico, in particolare lo è il Piemonte nell’area di Cuneo, Asti, Alessandria, l’Oltrepò Pavese e il piacentino. A Nord del Po le cose cambiano, anche repentinamente, anche a causa della presenza di grandi aree industriali con imponenti isole di calore. L’effetto cuscino si affievolisce poi generalmente dall’Est Lombardia verso Levante, mentre a Ovest può perdurare per settimane.
E’ da notare che benché il termine di cuscino freddo si usi per la Pianura Padana, è applicabile a qualunque situazione naturale favorisca la stratificazione di aria, anche vallate molto piccole a volte presentano effetti straordinari, specie quando sono poco soleggiate: pensiamo alla gelida valle di Livigno, che fa segnare temperature sbalorditive.



A volte comincia a nevicare per poi piovere nonostante si registrino temperature di 0°C o anche di poco inferiori. Ciò può dipendere da diversi fattori, in ogni caso il più frequente rimane il passaggio di un fronte caldo dopo una precedente avvezione fredda: il cuscinetto di aria fredda sottostante si assottiglia mano a mano che entra l'aria calda in quota. Inoltre se il gradiente barico è sufficientemente intenso si possono stabilire correnti temperate dai quadranti sudorientali che risalgono l'Adriatico e tendono ad interessare la pianura padana orientale, in questo caso si viene a stabilire uno strato di aria calda a temperature positive da 500 m a 1000-1200 m circa che fa fondere la neve e non riesce più a risolidificare passando attraverso il sottile cuscinetto freddo a contatto col suolo. A volte si ha pioggia sopraffusa con temperature negative al suolo.
Ad inizio avvezione il cuscino freddo sarà ancora abbastanza spesso da consentire nevicate anche in pianura, ma tenderà ad assottigliarsi sempre di più finchè nonostante la temperatura favorevole al suolo cominci a piovere.
Nella pianura padana occidentale invece la presenza delle Alpi a N e dell'Appennino a S intrappola il cuscino freddo, mentre l'aria calda riesce a scorrere solo a quote elevate: lì continua a nevicare anche con temperature al suolo lievemente più elevate che non sulla pianura orientale, anche perchè sfruttando l'altimetria montuosa il cuscino freddo rimane abbastanza spesso.
Ecco perchè nelle nostre zone sono più frequenti le nevicate da irruzione polare od artica che non quelle da "raddolcimento" per l'arrivo di aria calda: da noi il cuscino si assottiglia troppo.
Può essere che cominci a nevicare con +1°C, ma poi la temperatura cala fino a 0,3°C e contemporaneamente inizi a piovere fino alla fine delle precipitazioni. Questo é un caso che talvolta riguarda ancora le avvezioni calde su aria fredda precedentemente affluita: l'aria calda risale da SE-S-SW generalmente tra 700-800 m e 1200-1300 m e si pone al di sopra dell'aria fredda nei bassi strati, diffondendosi lentamente verso il basso; nel contempo la precipitazione in atto non tutta riesce a scendere verso il suolo, una parte evapora ed innesca un raffreddamento dell'aria nei primissimi strati troposferici. Quindi si può benissimo avere neve a +1°C quando il cuscino è sufficientemente spesso; poi lo strato caldo ispessitosi fonde i fiocchi in caduta e nonostante il calo termico indotto dall'evaporazione della precipitazione negli strati bassi non consente il mantenimento della neve stessa. Oppure si può avere l'insorgenza di un vento sinottico da NE-E-ESE che attraversando l'Adriatico mitiga notevolmente la temperatura (vento marittimo meno freddo), portandosi anche di 3-4°C sopra lo zero.

L'aria è tanto più stabile quanto è più secca e quindi densa; gli strati inversionali che vengono a costituirsi dopo importanti avvezioni fredde sono in genere molto stabili, specie finchè la massa d'aria è giovane e di conseguenza fredda e secca; ciò perchè l'aria fredda e secca "pesa" molto e conseguentemente si stratifica con maggiore facilità nelle aree pianeggianti. Inoltre all'arrivo di un fronte caldo con aria secca e fredda sottostante, avremo l'evaporazione di una discreta parte delle precipitazioni durante la caduta in aria secca; ciò non farà altro che raffreddare l'aria sottostante le nubi facilitando precipitazioni nevose anche con valori termici intorno a 0°C o anche superiori (fino a 2°C-3°C) pure quando la temperatura prima dell'innesco delle precipitazioni sia positiva di alcuni gradi. La maggiore stabilità di uno strato inversionale caratterizzato da aria fredda e secca la si riscontra in caso di fohn (sia alpino che appeninico); infatti la corrente catabatica troverà maggiori difficoltà nell'aprirsi un varco entro uno strato di tale tipo per la maggior differenza di densità tra l'aria nelle adiacenze del suolo e quella in afflusso immediatamente al di sopra (di solito molto "leggera").
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