lunedì 2 maggio 2016

L'UOMO DI GIAVA

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Uomo di Giava è il nome dato ai fossili scoperti nel 1891 a Trinil, sulle rive del fiume Begawan, nell'isola di Giava in Indonesia. I fossili rappresentano uno dei primi esempi di quello che oggi viene chiamato Homo erectus. I resti furono scoperti da Eugène Dubois, che li classificò con il nome scientifico di Pithecanthropus erectus.

Come nella maggior parte dei fossili di ominidi, non fu rinvenuto uno scheletro completo. Si trattava soltanto di una calotta cranica, scoperta ad opera di un medico olandese, E. Dubois nel 1891, un femore sinistro e pochi denti. È stato avanzato qualche dubbio sul fatto che tutte queste ossa appartengano alla stessa specie. Un secondo, e più completo esemplare, fu più tardi scoperto nel villaggio di Sangiran, nella provincia di Giava Centrale, 18 km a nord di Surakarta. Questo ritrovamento, una calotta cranica di taglia simile a quella trovata da Dubois, fu scoperta dal paleontologo tedesco GHR von Koenigswald nel 1936.

Fino alla scoperta dei resti umani ritrovati nella Rift Valley in Kenya, gli esemplari di Dubois e Koenigswald erano gli ominidi più antichi mai rinvenuti. Oggi alcuni scienziati suggeriscono che l'uomo di Giava sia una potenziale forma intermedia tra l'uomo moderno e l'antenato comune che condividiamo con le altre grandi scimmie. La maggior parte degli antropologi, però, ritiene che il diretto antenato dei moderni esseri umani sia stata la popolazione africana di Homo ergaster, piuttosto che le popolazioni asiatiche rappresentate dall'uomo di Giava e l'uomo di Pechino.

Il secondo gruppo è quello del Pitecantropo che si ritiene avesse caratteristiche intermedie fra la famiglia dell'Australopiteco e noi e che sarebbe vissuto mezzo milione di anni or sono. Fra i fossili più importanti di questo gruppo c'è il Sinantropo, anche conosciuto sotto il nome di Uomo di Pechino. Questi avanzi consistevano soprattutto di denti, mandibole e parti di quattordici crani che presumibilmente erano stati fracassati per permettere di mangiare il cervello che per ciascun cranio costituiva una quantità di carne che andava dai 915 ai 1225 cm³. Insieme a questi fossili c'erano prove dell'uso del fuoco e di utensili. Tutti questi fossili sono apparentemente andati perduti nel tentativo di farli uscire dalla Cina durante la seconda guerra mondiale. L'altro ben noto rappresentante di questo gruppo è l'Uomo di Giava, di cui si hanno una calotta cranica ed un femore. Fu rinvenuto dapprima da Eugène Dubois insieme ad altri crani umani ordinari di cui egli non fece cenno per trent'anni fino a quando l'Uomo di Giava non fu comunemente accettato. Più tardi vennero rinvenute parti di quattordici altri crani, alcuni denti e frammenti di mandibole e di femori. I femori sarebbero stati identici a quelli dell'uomo moderno. Ciò attribuisce all'Uomo di Giava una posizione di rilievo nell'evoluzione, poiché alcuni descrivono la testa del Pitecantropo come simile a quella di una scimmia antropomorfa. Tuttavia, poiché furono trovati anche crani umani normali, esiste sempre la possibilità che le gambe accompagnassero i crani umani e non l'Uomo di Giava, poiché tutto fu trovato nella ghiaia depositatasi sull'argine di un fiume. Se vivevano ambedue alla stessa epoca, si escluderebbe così l'importanza dell'Uomo di Giava dal punto di vista evolutivo. Per quel che riguarda i denti, tuttavia, essi rassomiglierebbero a quelli umani sotto molti aspetti, ma ne differirebbero sotto altri.



C'è da notare che le autorità in questo campo sono in disaccordo fra loro e anche riguardo alle proprie precedenti affermazioni, sia per quanto riguarda le loro opinioni circa l'evoluzione, sia circa il volume cerebrale, l'uso del fuoco e degli utensili degli uomini o gli animali cui appartengono i fossili, o gli altri che abitarono la caverna molti anni dopo, ecc. Tutto ciò che si può realmente dire, quindi, è che il Pitecantropo e l'Australopiteco vivevano un tempo, ma ora sono estinti. Le interpretazioni dipendono dalle opinioni basilari di coloro che interpretano. Se pensano che la somiglianza debba per forza mostrare derivazione, arrivano ad una conclusione. Se pensano invece che la somiglianza di disegno indichi la creazione dallo stesso Creatore arrivano ad una conclusione diversa. Esiste anche la possibilità che ciò fosse provocato da mutazioni quali le conosciamo oggi e che provocano la comparsa di carattere degeneri negli individui.

Nel 1998, Widianto trovò scaglie di pietra presso lo strato Grenzbank di 800000 anni or sono a Sangiran, i cui sedimenti risalgono a circa 2 milioni di anni. Quindi nel settembre 2004, il suo team, in uno strato datato per estrapolazione dalle rocce attorno a circa 1.2 milioni di anni or sono, dissotterrò, nei due mesi seguenti, circa 200 scaglie lunghe diversi centimetri, primariamente costituiti di calcedonia, di colore oscillante da beige a rosso sangue in una sezione di sabbia di 3 metri per 3 depositati da un antico fiume.
La scoperta, non ancora pubblicata, potrebbe essere perfino più clamorosa di quanto Widianto abbia realizzato, ha dichiarato Ciochon. Il suo team, che lavora anche a Sangiran, ha usato metodi radiometrici argon-argon ad altissima precisione, e datato così gli strati vulcanici sovrastanti i livelli scavati da Widianto, da 1.58 a 1.51 milioni di anni or sono considerando cioè le scaglie risalenti ad almeno 1.6 milioni di anni. Se le scaglie fossero rimaste indisturbate per tutto quel tempo, sostiene Ciochon, rappresenterebbero "una delle più antiche evidenze di manifattura umana di reperti di pietra al di fuori dell´Africa". La loro antichità corrisponderebbe alle più antiche scaglie trovate in Cina, a Majuangou, datate a 1.66 milioni di anni or sono.
Ma non tutti sono convinti. Seppure le scaglie siano abrase, probabilmente dall´acqua, alcune scaglie di calcare sono notevolmente affilate. "La differenza nelle condizioni di preservazione potrebbe indicare che abbiamo a che fare con un deposito secondario di scaglie di differenti età mischiate insieme", avverte l´archeologa Susan Keates, dell´Università di Oxford, UK, che ha preso parte all´incontro. Altri invece dissentono. "Credo che lo scavo sia affidabile, perché i depositi sono spessi ed indisturbati" ha dichiarato Hisao Baba, curatore di antropologia al Museo Nazionale delle Scienze Giapponese, e presso l´Università di Tokio, il cui team ha partecipato alla scoperta dei fossili di H.erectus e scaglie a Java.
Le scaglie di Sangiran sono "fondamentalmente differenti", più piccole di quelle ottenute dall´H.erectus in Africa, ha dichiarato Ciochon. Le evidenze, sostiene, suggeriscono che l´Uomo di Java avesse da coprire grandi distanze per raggiungere piccoli depositi di selce e così creava piccoli strumenti finemente lavorati, in contrasto con gli strumenti più grandi trovati in Africa. Considerando la scarsità di materiali di scarto a Java, Ciochon ha dichiarato che si tratta di una tecnologia "sensibilmente raffinata".


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