venerdì 20 maggio 2016

VACCA SACRA

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La vacca è venerata in numerose culture e religioni, tra cui l'induismo, lo zoroastrismo e culti del passato come quelli dell'Antico Egitto, dell'Antica Grecia e dell'Antica Roma.

Il Mahabharata racconta le origini di questa venerazione:

Un re di nome Vena era così malvagio che i saggi dovettero ucciderlo. Siccome era senza eredi, i saggi gli strizzarono il polso destro e nacque Prithu. Anni dopo ci fu una grande carestia e il re Prithu armato di arco e frecce costrinse la terra a nutrire il suo popolo. La terra prese le sembianze della vacca e lo implorò di risparmiarla, in cambio del latte con cui poteva sfamare tutto il suo popolo. E da allora la vacca si munge, ma non si uccide.

L'art. 48 della Costituzione dell'India vieta la macellazione di vacche e vitelli. La macellazione e la vendita della loro carne è punibile con sanzioni o, nei casi più gravi (e negli stati più severi) con l'imprigionamento.

Il Kerala è una delle poche regioni indiane in cui la macellazione e la vendita della carne di mucca non sono proibite.
In alcune regioni dell'India la vacca è sacra e non può essere uccisa; questo trattamento non è però riservato a bufali e tori, che non sono protetti dalla legge o dalla religione.
Esistono dei Gaushala preposti alla protezione delle vacche più bisognose. Alcuni di questi "ospizi" ospitano fino a ventimila capi, perlopiù vecchie mucche senza più latte - o malate.
L'India produce una quantità di latte tre volte superiore alla Cina e, paradossalmente, è considerata il più grande esportatore di carne bovina.
La popolazione bovina indiana rappresenta il 28% della popolazione bovina mondiale e supera di cinque volte la popolazione umana italiana.

Gli Indù considerano sacri la vacca e il vitello e ritengono che accudire e venerare le vacche porti alla beatitudine. Ma la protezione delle vacche non è stata sempre una caratteristica dell'Induismo: i suoi testi sacri più antichi celebrano i costumi dei Veda, all'interno della cui società, organizzata in caste, quella sacerdotale dei brahmani si occupava della macellazione rituale dei bovini, la cui carne veniva consumata in molte occasioni collegate ad eventi e riti particolari, quali matrimoni, funerali e incontri importanti. Con la crescita della popolazione, in India si ebbe un radicale cambiamento: per nutrire un maggior numero di persone si rese necessario limitare il consumo della carne, ricorrendo in maggior misura ai latticini e soprattutto agli alimenti di origine vegetale, destinando sempre più pascoli alla coltivazione di vegetali commestibili per l'uomo.

Trasformati i pascoli in campi coltivati, i bovini diventarono concorrenti dell'uomo per quanto riguarda le risorse alimentari. Ma il bestiame non poteva essere eliminato del tutto per fare posto all'uomo: gli agricoltori avevano bisogno di buoi per tirare l'aratro sui terreni duri e pesanti della pianura del Gange, il latte e i latticini erano indispensabili, così come lo sterco che è tradizionalmente impiegato come fertilizzante, antiparassitario e combustibile e come tale viene accuratamente raccolto e messo a seccare. Le case nei villaggi vengono tuttora isolate da umidità ed insetti con sterco compattato e poi decorato con farina di riso.

Intorno al 600 a.C. il livello di vita dei contadini peggiorò nettamente, vi furono guerre, siccità e carestie; i sacerdoti continuavano a macellare i bovini e a mangiarne la carne, che non era però più sufficiente per le caste meno privilegiate. In questo contesto, intorno al 500 a.C. nacquero il Buddhismo e il Giainismo, le prime religioni contrarie a qualunque tipo di uccisione. Per nove secoli Buddhismo e Induismo influenzarono, poi opponendosi l'uno all'altro, le abitudini alimentari del popolo indiano. Alla fine prevalse l'Induismo, più vicino alla sensibilità e all'immaginazione popolare, ma solo dopo che i sacerdoti ebbero adottato il principio buddhista e giainista della nonviolenza e si furono presentati come protettori, e non più come macellatori, dei bovini. La carne fu consigliata invece alla casta dei Kshatrya, i guerrieri, che come tali dovevano mantenere alto il livello di forza e aggressività, connesse tradizionalmente al consumo di questo alimento.



Il latte sostituì allora la carne come alimento rituale della casta brahmanica, nonchè come fonte di proteine nobili per tutti. La venerazione della vacca, con connotazioni di affetto filiale nella denominazione di Gau mata, fu elevata a simbolo di tutti i valori tradizionali dalle frange più conservatrici della comunità indù: specialmente nelle campagne, i cinque prodotti vaccini ( latte, cagliata, burro chiarificato, sterco e urina ) elencati nei testi sacri, occupano un posto di rilievo nella vita di molte famiglie e sono impiegati nella maggior parte dei riti religiosi. Krishna e le Gopis, l'adorata manifestazione del dio Vishnu e le sue compagne di giochi, si prendevano cura di bestiame vaccino. Krishna viene infatti spesso indicato col nome di Govinda, il Mandriano, o Colui che rende il bestiame soddisfatto.

Nelle città i bovini vagano in libertà, macilenti, rachitici e affamati, nutrendosi spesso di spazzatura o dell'unico cibo di origine vegetale che trovano: i manifesti affissi ai muri, ma le grandi metropoli ne prevengono ormai il passaggio e lo stazionamento nelle zone centrali, tollerandoli solo nei dintorni dei templi. Anime pie e organizzazioni religiose fondano luoghi di ricovero per gli animali anziani, malati o semplicemente senza padrone, i Gaushala, dove il bestiame viene accudito e riverito fino alla sua ultima ora. L'empio consumo di carne bovina è sempre più spesso causa di scontro e polemica tra la comunità induista fondamentalista e le comunità musulmane e cristiane, ma le attuali problematiche ambientali globali indicano che la tradizione vegetariana e nonviolenta indiana, adottate ormai da millenni, potrebbero essere una soluzione utile anche per il futuro del mondo intero.

Il toro Nandin, il gioioso, è il toro immancabilmente raffigurato insieme al Mahadev (Shiva), di cui rappresenta anche il veicolo sacro, la vacca invece è, in un modo o nell’altro, connessa con tutte le divinità. Gli hindu sostengono che sia il più gentile tra gli animali e che doni all’essere umano molto più di quanto non ne riceva in cambio in fatto di cure ed alimentazione (in India i devoti si occupano di nutrire le vacche), inoltre la vacca è considerata un ineguagliabile esempio materno.
Le mucche e i tori possono pascolare e girovagare liberi più o meno ovunque, le bufale, invece, sono maggiormente controllate e solitamente vivono nei villaggi all’interno o a ridosso delle zone verdi e dei parchi naturali, accudite ed utilizzate per il lavoro nei campi.

Questa situazione sta però lentamente cambiando, il business sta uccidendo la tradizione e c’è un traffico illegale di vacche dall’India verso i paesi confinanti che fanno uso di carne bovina. La situazione crea scompiglio e disordini interni, esiste un vero e proprio fronte hindu che si oppone a questo traffico (gestito solitamente da indiani di altre religioni).



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