mercoledì 8 giugno 2016

IL PUDORE



Il pudore è il sentimento di avversione verso cose che appaiono oscene e disoneste.

La contemporaneità ci rimanda una modalità comportamentale dove tutto sembra essere lecito, paradossalmente l'imperativo "Godi sempre e comunque" come palliativo all'utopico raggiungimento della felicità sembra essere diventata una condanna piuttosto che una soluzione.

La contemporaneità attraverso i vari mezzi di comunicazione ci rende edotti sull'aumento della violenza e della aggressività, ci rimanda immagini in cui si assiste ad uno sbandieramento pubblico di quanto dovrebbe essere più intimo e riservato rispetto alle proprie sofferenze alle proprie difficoltà.

L'illusoria idea che attimi di protagonismo al fine di avere un effimero riconoscimento siano gli strumenti per il raggiungimento di una utopica felicità ha comportato e comporta la perdita di ogni pudore fino all'alienazione di se stessi, con conseguenze devastanti sia sul corpo che sulla mente.
Si può a questo punto dedurre che a tutt'oggi sembra che ci si debba sentire in colpa non quando ci lasciamo andare a tutte le forme e le spinte pulsionali pretese dal godimento quanto piuttosto se non riusciamo a soddisfare tali spinte.

"Il tutto è lecito" in cui la contemporaneità ci ha catapultati, in cui siamo immersi e sommersi cancellando dunque ogni idea di limite e di conseguenza di vergogna e pudore sta portando il Soggetto, ogni Soggetto verso una nuova forma di schiavitù, la schiavitù nei confronti del Godimento. Il piacere allora non è più il risultato di una scelta rispettosa di un desiderio, una conquista che passa attraverso la consapevolezza del rispetto del limite , quanto piuttosto una qualche forma di dittatura a cui bisogna sottostare..

Il pudore varia col passare del tempo e cambia da società a società. Per conseguenza ciò che prima era considerato impudico, immorale, diventa tollerato.

Il pudore è ambivalente, oscilla tra la tutela della propria identità e la paura di “aprirsi” agli altri.

Il pudore si collega col “segreto”, anche con la propria sessualità, pone tra noi e gli altri il limite che non deve essere condiviso, anche se nella società contemporanea i mass media tendono a pubblicizzare il corpo, le emozioni ed i sentimenti, la parte “privata” di molte persone.

Nel rapporto d’amore il pudore si pone come barriera e segno di contraddizione, perché tra gli amanti c’è il desiderio di annullare le distanze, di condividere la propria intimità.



Il concetto del pudore sembra fare immediatamente riferimento a diverse dualità, o anche a diversi dualismi. In primo luogo, infatti, esso rimanda a una linea di demarcazione che attraversa il singolo essere umano: c’è qualcosa di me (sia del mio corpo, sia dei miei sentimenti) che posso – e magari devo – mostrare e qualcosa che invece non devo mostrare. A ben vedere, però, il divieto di mostrare un certo aspetto di me non è assoluto, e rimanda a una seconda dualità, cioè a quella di una sfera pubblica e di una sfera privata o intima della mia vita; il divieto di mostrare un certo aspetto di me si riferisce solamente alla sfera pubblica. Anzi, non è sufficiente affermare semplicemente che nella sfera dell’intimità questo divieto sia sospeso; la sfera dell’intimità, piuttosto, si costituisce proprio sulla base di tale sospensione: così non è sufficiente dire che a un amico intimo posso confidare i miei sentimenti senza pudore, ma è anzi proprio in ragione della possibilità o del realizzarsi di questa confidenza che egli è un amico intimo; similmente l’intimità erotica non sospende semplicemente il pudore del corpo, ma piuttosto non potrebbe crearsi senza questa sospensione.
Esiste un pudore del corpo e un pudore dei sentimenti (o dei pensieri, delle convinzioni, e magari anche delle decisioni che ne conseguono). Questa dualità si proietta su di una sfera pubblica e una privata o intima, dividendo in particolare la sfera dell’intimità in due ambiti principali: l’intimità di una profonda amicizia si basa infatti sulla sospensione del pudore dei sentimenti, non su quella del pudore del corpo, per quanto anche questa forma di pudore possa essere sospesa tra amici intimi; può capitare, per esempio negli spogliatoi di una palestra, che due amici si vedano reciprocamente nudi senza provare imbarazzo, ma per nessuno dei due il fatto di vedere l’altro nudo o di essere visto nudo dall’altro è l’oggetto di un desiderio, e comunque un rapporto di amicizia (o in generale un rapporto di amore o affettività senza erotismo, come può esserci tra fratelli o tra genitori e figli) non si basa su un desiderio di questo tipo. Il caso dell’intimità erotica è invece opposto: quest’intimità non potrebbe darsi senza la messa da parte del pudore del corpo, ma in essa la sospensione del pudore dei sentimenti rimane invece un obiettivo difficile, non sempre desiderato, mai garantito, e spesso realizzato soltanto in modo inferiore rispetto a quanto accade nei rapporti di amicizia.

Il pudore si può riferire sia a un sentimento, sia a una virtù. Nel primo caso si può dire che il pudore sia una forma di vergogna; nel secondo caso, invece, il pudore appare come la virtù della decenza, come il saper distinguere (comportandosi di conseguenza) che cosa sia giusto mostrare di sé e che cosa no, che cosa debba rimanere nel privato e che cosa possa invece essere mostrato in pubblico. Certamente, se il pudore come sentimento appare come una forma di vergogna, il rapporto del pudore come virtù con la vergogna è invece molto meno stretto: ciò che non deve essere mostrato in pubblico, ma può e magari deve essere svelato nell’intimità, non è nulla di vergognoso (il fatto di nascondere o di voler nascondere eventuali propri pensieri o azioni o sentimenti vergognosi fa infatti semplicemente parte della consapevolezza del carattere vergognoso di queste azioni o di questi pensieri, non deriva dal pudore inteso come virtù), anzi, può essere anche doveroso (l’espressione “doveri coniugali”, del resto, non è una metafora), e tuttavia deve essere serbato per la sfera privata. Max Scheler, a questo proposito, fa notare come spesso lo svelamento pubblico di una nostra qualità positiva provochi in noi un sentimento di pudore più profondo di quello causato dallo svelamento di un difetto.



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