lunedì 27 giugno 2016

CAMMINARE SULL'ACQUA

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Nell'antica mitologia egizia, il dio Horus camminò sull'acqua, mentre in quella greca Orione, cacciatore di giganti e figlio di Poseidone, compì la stessa impresa. Le tradizioni indù, buddiste e greche hanno storie in cui dei personaggi camminano sull'acqua.

La camminata sull'acqua è un miracolo di Gesù riportato in tre vangeli, nel Vangelo secondo Marco (6,45-52), nel Vangelo secondo Matteo (14,22-33) e nel Vangelo secondo Giovanni (6,15-21), in cui Gesù si fa precedere dai suoi discepoli in barca verso Betsaida, ma quando questi sono a metà strada in mezzo al lago, i Vangeli affermano che Gesù abbia camminato su di esso e li abbia raggiunti. Secondo la versione riportata in Matteo, anche Simon Pietro avrebbe camminato sull'acqua, seguendo l'esempio di Gesù.

Nel secondo volume del suo studio Un ebreo marginale, sottotitolato Mentore, messaggi e miracoli, John Meier studia ciascun racconto miracoloso dei vangeli per determinare se nascondano un nucleo storico; riguardo alla camminata sull'acqua, Meier afferma che si tratta di una narrazione puramente teologica, senza fondamento storico. La tradizione orale, secondo Meier, è intrecciata con riferimenti al Vecchio Testamento (la risposta di Gesù «Io sono» è in accordo alla visione di Gesù come Yahweh della Chiese delle origini) e percezioni post-resurrezione. Il particolare, la parte narrativa della storia sembra ricadere nel genere apocalittico, intendendo con questo termine un genere caratterizzato da un accentuato simbolismo e da contrasti luce-ombra. Inizialmente Gesù raccoglie gli apostoli su di una barca e li manda via da soli, per recarsi da solo sulla montagna a pregare, ma promettendo loro di incontrarli dall'altra parte del "mare"; gli apostoli hanno difficoltà a raggiungere l'altra sponda, ma Gesù appare e tutto finisce bene. Secondo Meier questa è una metafora della Chiesa subito dopo la Pasqua: Gesù lascia i suoi discepoli con l'ascensione ma promettendo loro di tornare, ma ogni tanto fa loro visita durante il viaggio per sostenerli (attraverso l'eucarestia). Come tutta la letteratura apocalittica, la sua funzione è quella di confortare una comunità in difficoltà.

Nel Vangelo secondo Luca, il terzo dei vangeli sinottici oltre a Marco e Matteo, manca un racconto simile alla camminata sull'acqua: questa è stata talvolta chiamata la "grande omissione" di Luca; per tale assenza, questo passaggio è stato utilizzato per determinare se sia corretto ipotizzare la composizione di Matteo a partire da Marco (priorità marciana) o quella di Marco a partire da Matteo (ipotesi Griesbach).

All'interno del Vangelo secondo Giovanni, il brano della camminata sull'acqua (6,15-21) si trova subito dopo del miracolo della moltiplicazione dei pani per cinquemila uomini (6,1-14) e prima del dialogo tra Gesù e la folla (6,26-34) e del discorso sul pane della vita (6,35-59). Questi tre brani sono tra loro in stretta relazione, sia narrativa che teologica: vi si ritrovano i temi di Gesù che dà da mangiare, del pane che dà vita eterna e di Gesù al tempo stesso dono di Dio e datore di quel dono. Il brano della camminata sull'acqua ha invece scarsi legami con questi temi ed è stato proposto che la sua introduzione sia stata dovuta alla sua presenza consolidata nella tradizione orale, per cui l'autore del quarto vangelo è stato "costretto" ad inserirlo. Altri studiosi continuano ad evidenziare l'interruzione del flusso narrativo costituito dall'inserimento di questo brano, ma ritengono che questo sia funzionale allo scopo del redattore del quarto vangelo, quello di mostrare una teofania (Gesù appare ai discepoli, dal cui punto di vista l'episodio è raccontato), come chiarito dall'uso dell'«??? ??µ?», che andrebbe tradotto «Io sono», e del «non temete», anch'esso attribuito frequentemente a Yahweh.



Nell'aprile del 2006, lo scienziato Doron Nof formulò una teoria controversa la quale affermava che Gesù in realtà avesse camminato su del ghiaccio sottile piuttosto che su dell'acqua, perché, a suo dire, la temperatura nel mar di Galilea in quel periodo storico avrebbe talvolta potuto consentire la formazione di ghiaccio. Scientificamente, la proposta era controversa perché assumeva che la Bibbia fosse una parte di prova abbastanza attendibile sulla registrazione di tale evento. Sul piano religioso questa affermazione era controversa perché sosteneva che l'evento biblico non fosse altro che un'illusione. Altri hanno fatto notare che nella Bibbia non veniva mai detto quanto fosse profonda l'acqua, sebbene era riportato che fosse abbastanza profonda perché le barche si immergessero e rimanessero a galla, mentre Gesù camminava sull'acqua verso le barche stesse.

L'effetto di camminare sull'acqua può essere ricreato facendo camminare la persona su un oggetto che è appena sommerso sotto la superficie dell'acqua. Un esempio di questo tipo è stato visto a Melbourne, Australia, con la partecipazione di Ron Barassi nel 2006 al Queen Baton Relay, in cui lui ha attraversato il fiume Yarra su un pontile che era piazzato appena sotto la superficie dell'acqua.

Sognare di camminare sopra l’acqua è sempre un segno di trionfo, superamento degli ostacoli e vittoria.

La passerella è diventata giallo oro, galleggia seguendo il movimento dolce delle onde e passeggiandoci sopra con Christo, l’artista che l’ha creata, ammirando il paesaggio, le linee che traccia e ascoltando le sue semplici e dirette indicazioni, si viene contagiati dalla sua invidiabile energia, si misurano la bellezza, l’imponenza e l’importanza del progetto. “Camminate, ascoltate le sensazioni che avvertite, non sentite quanto è sexy abbandonarsi al ritmo dei movimenti che vengono dall’acqua. Questo è un lavoro fisico, non virtuale queste passerelle non sono slide, proiezioni, sono cose reali, a me interessa la vita”, ripete l’artista più e più volte. Quindi, tutto è pronto, lo possiamo testimoniare, e sta per prendere il via l’evento artistico più importante dell’anno, che sarà guardato dal mondo intero: finalmente si può camminare in massa sulle acque del lago d’Iseo.

«The Floating Piers», una passerella galleggiante lunga 3 chilometri, che unisce i paesi di Sulzano e Monte Isola, nonché la piccola Isola di San Paolo.

Già l’impatto visivo è straordinario dopo la stesura del telo giallo “dalia”, che ricorda i riflessi dorati del lago, ultima delle innumerevoli operazioni che hanno portato alla costruzione dell’opera.

Signore e ragazze devono rinunciare ai tacchi, giustamente vietati, mentre i giovani sportivi non dovranno presentarsi con pattini, bici o skateboard. Nessun divieto invece per famiglie con bimbi in passeggino, cani tenuti al guinzaglio o persone su sedie a rotelle.
La notte un sistema di luci illumina tutto il tratto della camminata e oltre 60 bagnini controllano le sponde.

Così, l’artista bulgaro Vladimirov Yavachev Christo, americano naturalizzato, ce l’ha fatta a realizzare questo " miracolo italiano", come lo ha definito Germano Celant direttore del progetto, e in soli 23 mesi. In realtà ci pensava da molto tempo: “Era un sogno che inseguivo da 40 anni. Nel 1970 volevamo far camminare la gente sull’acqua e qui c’è Monte Isola il posto più alto d’Europa sull'acqua, 470 metri. Ci sono 2000 persone che non hanno un ponte per raggiungere l’isola”, ha specificato l’artista in conferenza stampa.  Il delta del Rio de la Plata, in Argentina era stato uno dei luoghi scelti per il progetto, ideato con la moglie Jeanne-Claude, scomparsa nel 2009, ma ebbe problemi con le autorità. Vent’anni dopo ci provò nella Baia di Tokyo, ma anche lì incontrò difficoltà. Compiuti 80 anni, nel 2014, pensò: “O la faccio adesso o diventerà troppo complicato per la mia età”. Così, con il nipote e il fotografo Wolfgang Volz che da sempre lo accompagna, iniziarono a visitare i laghi italiani. Il Lago Maggiore, di Como, il Garda e arrivati a quello d’Iseo (il Sebino) si fermarono e parlarono subito con i sindaci. “E poi dicono che l’Italia è il Paese della burocrazia - ha sostenuto Christo - non ho mai avuto tanta collaborazione: in poche settimane ho ottenuto le autorizzazioni che altrove avevo aspettato per anni”.

Ma se l’opera è stata realizzata è anche grazie all’impegno economico dello stesso Christo, che ha pagato di persona 10 milioni di dollari e ha dato lavoro ad almeno 750 persone, dagli operai che hanno realizzato i galleggianti a quelli che li hanno montati e alla sicurezza. Christo ha poi pensato anche all’aspetto ambientale, infatti i materiali per costruire l’opera, che è fatta di 200mila cubi di polietilene espanso, fissati al fondo da 140 ancore di 5 tonnellate ciascuna, una volta smontati, saranno riutilizzati.




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