giovedì 7 luglio 2016

LE VACANZE SU FACEBOOK

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Tempo di vacanze ed ecco che la polizia distribuisce un vademecum su come comportarsi per limitare al minimo le sorprese al ritorno a casa.
In primo luogo si ricorda a tutti di chiudere la porta di ingresso con le mandate e completamente le finestre; inoltre sarebbe opportuno incaricare un parente o un vicino di casa di ritirare la posta e, se possibile, di effettuare dei controlli periodici dell’appartamento per rendere meno evidente la propria assenza.
Si rivela anche utile, qualora si disponga di una rete di telefonia fissa, di staccare il telefono, sollevando la cornetta per farlo risultare occupato, neutralizzando eventuali chiamate da parte di malintenzionati. A questi consigli classici se ne aggiungono di nuovi che, con l’evoluzione delle nuove tecnologie, possono ridurre le possibilità di spiacevoli sorprese.
Infatti, il “moderno topo” d’appartamento può anche individuare le sue vittime sedendosi davanti ad un computer e scandagliando la rete in cerca di notizie che gli indichino che un appartamento sia lasciato libero per un periodo di vacanze.
E’ cosa nota che sui social network venga con sempre maggior frequenza fornita  l’amicizia a persone sconosciute non frequentate nella vita reale; ciò espone senza dubbio gli utenti a tutta una serie di nuovi rischi, quali ad esempio il più volte ricordato adescamento, anche proprio il fatto che potenziali ladri, nella lista degli amici, possano approfittare dell’assenza del malcapitato per far visita all’appartamento lasciato incustodito.
E' bene, dunque, mantenere comunque una certa riservatezza sulle informazioni che vengono diffuse tramite i social network: si sottolinea l’importanza di diffonder notizie relative a periodi di assenza dalla propria abitazione solo ed esclusivamente agli amici più stretti che è bene conoscere ancor prima nella vita reale che nella vita virtuale. Meglio non impostare mai lo stato del proprio profilo con indicazioni precise relative alla propria lontananza e non impostare la proprio posta elettronica privata con risposte automatiche che indichino precisamente il proprio periodo di assenza.

Le indagini fiscali sbarcano anche su Facebook: l’utente del social network più diffuso al mondo dovrà guardarsi le spalle dall’Agenzia delle Entrate anche quando scrive un post o pubblica una foto sul proprio profilo. Un’immagine di troppo che lo vede ritratto durante una vacanza in un’isola tropicale o mentre è alla guida della decapottabile formalmente intestata alla madre, potrebbero costargli caro.

La nuova circolare emessa dall’Agenzia delle Entrate cambia notevolmente l’approccio del fisco nelle indagini. Non più solo controlli mirati alle banche dati tradizionali della pubblica amministrazione (anagrafe tributaria e dei conti correnti su tutti), ma a qualsiasi informazione comunque reperibile.

È lo stesso direttore dell’Agenzia ad ammetterlo: «Alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte, per cui lo scenario informativo è ampio e variegato». In altre parole, occhi del fisco per la prima volta ufficialmente puntati su Facebook, Twitter, Instagram e tutti i canali di reperimento di informazioni come siti e giornali. «Se, con ogni probabilità, nella pratica gli 007 fiscali sono attenti anche a questi dettagli, con queste righe ora non hanno più scuse e i social diventano una fonte primaria di analisi per il contrasto all’evasione».

Ed allora, se gli occhi del funzionario di turno si soffermeranno su una foto postata qualche settimana prima da un resort di lusso, bisognerà anche chiarire con quali soldi è stata acquistata la vacanza, specie se non vi è tracciabilità della movimentazione bancaria. Del resto, si sa che auto e viaggi sono sempre stati uno dei campanellini d’allarme (insieme all’acquisto di immobili) di eventuali evasioni fiscali.



In ogni caso, al contribuente verrà sempre data la possibilità di fornire spiegazioni in anticipo. La circolare, infatti, valorizza ancor di più l’importanza del cosiddetto contraddittorio preventivo: il soggetto “attenzionato” dal fisco dovrà essere chiamato presso l’ufficio per dare giustificazione delle spese sostenute, prima di divenire oggetto del provvedimento di accertamento fiscale. Anche perché – si legge ancora nel documento pubblicato dall’Agenzia – il ricorso alle presunzioni favorevoli al fisco dovrà essere utilizzato con le dovute accortezze.

L’Agenzia precisa che occorre garantire l’effettiva partecipazione del contribuente al procedimento di accertamento. Il contraddittorio assume “nodale e strategica centralità per la compliance e, come tale, dovrà essere considerato un momento significativamente importante del procedimento e non un mero adempimento formale”. Il confronto preventivo con il contribuente, infatti, da un lato rende la pretesa tributaria più credibile e sostenibile, dall’altro scongiura l’effettuazione di recuperi non adeguatamente supportati e motivati. Tali prescrizioni sono state previste non solo per gli accertamenti delle imposte dirette, ma anche per le rettifiche ai fini del registro ed altre imposte indirette.

Dall’altro lato, la circolare sembra ridurre l’ambito di operatività delle indagini finanziarie sui conti correnti, che potranno essere avviate solo dopo un’attenta analisi del “rischio evasione”. In buona sostanza, si potrà accedere al deposito bancario solo se siano già emerse “significative anomalie” sulla dichiarazione dei redditi e quando è già in corso un’attività istruttoria d’ufficio. Questo significa che il controllo dei conti correnti non potrà essere effettuato con funzioni esplorative.
Viene così suggerito agli uffici di evitare “assolutamente” ricostruzioni induttive, soprattutto se di ammontare particolarmente rilevante, effettuate senza valutare in modo attento e preciso la coerenza del risultato ottenuto con il profilo del contribuente e con l’attività dallo stesso svolta


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