mercoledì 3 febbraio 2016

OMOSESSUALITA' E CHIESA CATTOLICA

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A volte si sente dire: “La Chiesa accetta l’omosessualità come naturale e normale”, o “La Chiesa condanna gli omosessuali.”

"Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho trovato nessuno che mi dia la carta d’identità, in Vaticano. Dicono che ce ne sono. Ma si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Le lobby, tutte, non sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica dice che queste persone non devono essere discriminate ma accolte".

Molteplici sono i documenti emanati dalla Chiesa cattolica in merito all'omosessualità. La posizione generale attuale è espressa nella Dichiarazione circa alcune questioni di etica sessuale emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede nel gennaio 1976, dopo aver distinto tra omosessuali la cui tendenza è transitoria e omosessuali di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile, indica per questi ultimi che:

« La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato alcun metodo pastorale che accordi loro una giustificazione morale. Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile »
Posizione ribadita dieci anni dopo nel documento De pastorali personarum homosexualium cura (Cura pastorale delle persone omosessuali), emanato dalla stessa Congregazione per la dottrina della fede nel 1986 a firma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, che recita:

« Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l'inclinazione stessa dev'essere considerata come oggettivamente disordinata »
(De pastorali personarum homosexualium cura, 1986, Joseph Ratzinger)
La posizione dalla Chiesa cattolica è attenta alle discriminazioni subite dal singolo omosessuale, e condanna fermamente qualsiasi atto o espressione malevola nei suoi confronti; al contempo la Chiesa cattolica esprime una netta contrarietà a qualunque riconoscimento pubblico delle unioni tra persone dello stesso sesso, il che è, per alcuni critici, evidenza di omofobia ideologica nella tradizione cattolica.

La Chiesa cattolica considera l'omosessualità sotto il profilo morale e non adotta una specifica teoria delle cause, sebbene siano state avanzate numerose teorie sulla differenziazione dell'orientamento sessuale. Il Catechismo, a proposito dell'orientamento omosessuale, si limita ad affermare:

« La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. »
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2357)
« Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali innate. Costoro non scelgono la loro condizione omosessuale »
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2358, edizione del 1992)
« Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. »
(Catechismo della Chiesa Cattolica, 2358, emendamento del 1995)
La Chiesa cattolica ha condannato esplicitamente le aggressioni verbali e fisiche ai danni delle persone omosessuali:

« Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei Pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. »
(Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica per la cura pastorale delle persone omosessuali, 1986).
La Chiesa cattolica fa una distinzione importante nel formulare il suo giudizio morale sull'omosessualità:
Da una parte c'è la tendenza omosessuale, la cui origine non è ancora chiara;
Dall'altra parte esistono i rapporti sessuali tra omosessuali;
La prima, la tendenza omosessuale, appartiene alla sfera pre-morale, alla stessa maniera di tutte le altre cose che la persona umana sente. I secondi, ovvero il comportamento sessuale nell'atto sessuale, appartiene alla sfera della volontà, delle decisioni, di quello che la persona umana vuole fare della sua vita.

Un'altra distinzione che la Chiesa cattolica ritiene importante fare è tra la valutazione morale oggettiva e quella soggettiva (questa distinzione vale sempre, in ogni valutazione morale, indipendentemente dall'oggetto):

quando una persona o una comunità formulano un giudizio morale, lo esprimono sempre a livello oggettivo, giudicando moralmente un certo tipo di azione come buona o cattiva
il giudizio morale soggettivo deve invece essere sempre molto cauto, perché nessuno è in grado di valutare tutte le implicazioni e interferenze, il passato e l'educazione, ecc., che hanno contribuito a plasmare un certo comportamento
Esemplificando, la corruzione è un peccato grave, mentre le persone corrotte devono essere avvicinate con umanità e aiutate a cambiare.

È la distinzione tra peccato e peccatore che faceva papa Giovanni XXIII coerentemente con l'insegnamento costante del Magistero: si condanna il primo, ma per salvare il secondo.

Sostanzialmente, la dottrina afferma che i rapporti sessuali fra persone dello stesso sesso non possono essere approvati in nessun caso, e che sarebbero contrari alla legge naturale anche qualora, come alcuni sostengono, l'omosessualità non fosse il risultato di una scelta deliberata; anche in questo caso, infatti, permane quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e che le consente di evitare l'attività omosessuale.

La vita del sacerdote o del monaco, col relativo voto di castità, secondo la teologia scolastica è un esempio morale di pari dignità davanti a Dio e davanti agli altri uomini, o superiore, a quello della coppia sposata con figli. La pratica della castità è lecita anche per i laici, vale a dire per coloro che restano single senza compiere la scelta sacerdotale, così come all'interno delle coppie sposate. In questa visione, il fedele (sacerdote o laico) rinuncia all'attività sessuale per aprirsi a un amore più grande e universale di quello rivolto a vita ad una singola persona, la sessualità non è negata o repressa contro la natura umana, ma è sublimata in altro modo. Tuttavia, anche con una dichiarata scelta di castità, per le persone che affermano le proprie tendenze omosessuali, vige la regola del Magistero che vieta di ammetterli nei seminari e nei monasteri. Dal punto di vista morale, la difficoltà soggettiva di praticare questa scelta di castità è un merito che non prevale e non cancella la colpa legata alla sola presenza di desideri e fantasie omosessuali, anche se questi non trovano una concreta realizzazione.

La Summa Theologiae (questio 105, articolo 7) fa un minimo accenno finale all'omosessualità, dopo una trattazione sul piacere che secondo Aristotele e l'Aquinate è in generale qualcosa di naturale e legittimo. L'Aquinate distingue i piaceri della natura umana in piaceri della ragione -che sono la contemplazione della verità e gli atti di virtù-, dai piaceri della natura in quanto si distingue dalla ragione, in quanto comune all‘uomo e agli altri esseri, come quelli che riguardano la conservazione del corpo o quanto all‘individuo, come il cibo, la bevanda, il sonno e simili, o quanto alla specie, come l‘uso della sessualità. <<in alcuni individui si corrompe qualcuno dei princìpi naturali della specie, e così ciò che è contro la natura della specie diviene, sotto un certo aspetto, naturale per essi. Così dunque può capitare che quanto è contrario alla natura dell‘uomo, sia rispetto alla ragione che rispetto alla conservazione fisica, diventi naturale per quest‘uomo determinato, per la corruzione della natura verificatasi in lui. E questa corruzione può dipendere dal corpo - da una malattia, p. es., che ai febbricitanti fa sembrare amare le cose dolci e viceversa; o da una complessione viziosa, per cui alcuni provano piacere nel mangiare la terra o il carbone, o in altre cose del genere; - oppure dall‘anima: ed è così che alcuni per consuetudine provano piacere nell‘antropofagia, nel rapporto sessuale con le bestie, nell‘omosessualità o in altre cose del genere, che non sono conformi alla natura umana>>.



P. E. Schillebceckx osserva che « È notevole che i padri della Chiesa, che considerano tutti la procreazione e la fondazione di una famiglia come l‘unico senso autentico della vita sessuale, non sentano mai il bisogno di dimostrarlo con un'argomentazione. Per loro come per tutto il resto del mondo primitivo e antico, si tratta di una evidenza che non è contestata da nessuno e che non ha bisogno di essere provata: è il presupposto comune, mai messo in dubbio, di tutte le loro considerazioni. Quando S. Agostino vuole insistere sul dovere della procreazione, rinvia semplicemente al contenuto del contratto matrimoniale, positivo e giuridico, qual era formulato nelle tabulae nuptiarum, nelle quali si faceva esplicitamente menzione della procreandorum fliorum causa. L‘evidenza originaria, mai messa in questione, è così confermata giuridicamente dal diritto romano» (Doc, Diritti del sesso e matrimonio, Mondadori, Milano, 1968, pp. 32 s.).

Il teologo tedesco Herbert Doms, nel suo libro Vom Sinn und Zweck der Ehe (Breslavia, 1935), tradotto subito nelle principali lingue europee, mosse una critica alle posizioni classiche della corrente agostiniana e tomista, pur ribadendo il primato del fine estrinseco della prole, sottolinea nella posizione classica una insufficiente valorizzazione del fine intrinseco e immanente del vincolo affettivo che unisce i coniugi, che rischierebbe, a suo giudizio, di togliere ogni significato al matrimonio, laddove non ci fosse la possibilità concreta di un accoppiamento fecondo, e d‘altra parte non giustifica quanto c‘è di positivo nella vita matrimoniale per la perfezione personale degli sposi.

Alcuni teologi di corrente progressista, rilevano che nel caso degli omosessuali l'invito alla castità viene a coincidere con una non piena realizzazione della personalità e del progetto divino nei confronti di ogni uomo, poiché il fine unitivo e procreativo non si compie né nella vita famigliare né in quella sacerdotale, dalle quali restano esclusi. La corrente teologica a favore della relazione omosessuale come "bene minore" rileva che nella relazione sussistono i tre elementi con cui il tomismo definisce l'amore umano e divino: dono, gratuità e fedeltà. Permane la differenza sostanziale riguardo alla possibilità del conseguimento dell'unico fine unitivo e procretivo (o propriamente fine procreativo, che incorpora anche quello unitivo) con un unico atto sessuale, come invece può accadere nell'unione di uomo e donna: fine inevitabilmente unico perché riguarda l'unità della persona, corpo e anima, mescolati e inseparabili. Altro punto critico è che la conoscenza non può essere aprioristica secondo il tomismo (ad eccezione della fede), ma parte sempre dal mondo naturale e sensibile per arrivare a posteriori all'intelletto e alla trascendenza della sostanza spirituale, come accade con le cinque vie: nell'antropologia di Tommaso, la conoscenza dell'ente, e in particolare delle creature viventi, procede di pari passo con l'amore, che hanno la fonte prima e il fine ultimo nel Creatore.

Nel formulare un giudizio morale sull'omosessualità, il Catechismo della Chiesa cattolica usa i seguenti termini: "tendenze" (CCC, 2358), "relazioni" (2358), "atti" (2357) e "pratiche" (2396). In particolare il 2396 elenca le "pratiche omosessuali" tra i peccati contrari alla castità insieme ai rapporti sessuali extramatrimoniali (fornicazione) e alla masturbazione. Nella letteratura cattolica sull'omosessualità, il termine "tendenza" è, per lo più, sinonimo di "orientamento sessuale" in senso scientifico, mentre l'uso del termine "relazioni" appare controverso. Distinguendo tra rapporti occasionali e relazioni affettive, alcuni autori parlano propriamente di "amore" anche con riferimento alle coppie dello stesso sesso. Ad esempio, il cardinale Basil Hume dichiarò: "l'amore tra due persone siano dello stesso sesso o di sesso diverso, va apprezzato e rispettato".

La Bibbia, secondo la Chiesa cattolica, afferma chiaramente che Dio ha creato l'uomo e la donna (Genesi 1,27) con la loro differenza sessuale, e che il primo ha trovato nella seconda un «aiuto che gli fosse simile», «osso delle mie ossa e carne della mia carne» (Genesi 2,18-24). La Bibbia, secondo l'interpretazione cattolica, vede la procreazione come un aspetto fondamentale della vita umana. Pertanto, la coppia eterosessuale che abbia contratto matrimonio sarebbe l'unica depositaria dell'immagine Trinitaria di Dio; la ricchezza dei sessi risiede nel loro incontro-confronto-dialogo per essere segno di fecondità come Dio è fecondo nell'"entrare" nel mondo dell'altro "dimenticandosi" di sé, così come fa Dio con noi.

Come si è visto, parlano invece dell'omosessualità altri testi del Nuovo Testamento nati in ambiente di cultura greca, lì il giudizio morale che viene espresso è condannatorio diversamente da alcuni costumi dell'epoca, ma coerentemente con alcuni aspetti della cultura religiosa e filosofica del tempo.

In particolare, il primo capitolo di Lettera ai Romani che recita:

« gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa. »
(Lettera ai Romani 1,21)
In base a queste interpretazioni, il giudizio morale della Chiesa cattolica sull'omosessualità è il seguente:

l'attività omosessuale riduce il ricco simbolismo, significato e fine presente nel disegno del Creatore. Nella sua intrinseca sterilità esso contraddice la vocazione ad una vita di auto-donazione nell'amore espressa dall'unione complementare coniugale fra uomo e donna.
Anche se «la genesi psichica dell'omosessualità rimane in gran parte inspiegabile», la tradizione della Chiesa ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati», «Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati».

L'orientamento omosessuale, che molti uomini e donne presentano, è anch'esso considerato dal catechismo come inclinazione «oggettivamente disordinata».

L'omosessualità «costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione».

«Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana».

La Chiesa cattolica ha offerto indicazioni circa il riconoscimento della condizione omosessuale e i diritti delle persone omosessuali, in varie occasioni, attraverso l'organo della Congregazione per la dottrina della fede:
Il 24 luglio 1992 con il documento Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali. In esso si dice che "non vi è un diritto all'omosessualità, che pertanto non dovrebbe costituire la base per rivendicazioni giudiziali".
Il 31 luglio 2003 con il documento Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali.
A fine 2008 mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, si è espresso contro un progetto di dichiarazione proposto dalla Francia a nome dell'Unione europea per chiedere la depenalizzazione universale dell'omosessualità e la promozione dell'identità di genere, contestando il fatto che nella forma in cui è stato presentato esso non si limita a chiedere l'abolizione del reato e delle pene previste per gli omosessuali in alcuni Paesi, ma aprirebbe anche la strada alla condanna, in quanto "discriminanti", di quei Paesi che negano agli omosessuali il matrimonio, introducendo in tal modo «nuove ed implacabili discriminazioni».

Nel 2011 la Chiesa, attraverso le parole dell'Osservatore permanente della Santa Sede presso l'ufficio dell'Onu a Ginevra Silvano Tomasi ha espresso un forte dissenso all'inclusione dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere tra i diritti umani, come deliberato dalla Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite.

La Chiesa Cattolica chiede esplicitamente agli Stati di affermare chiaramente il carattere immorale di questo tipo di unione e di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica, aggiungendo inoltre che si tratta di un male che va tollerato e non approvato o legalizzato.

Dal punto di vista dottrinale, qualsiasi tipo di unione o di convivenza tra omosessuali, non è legittimato all'interno della comunità cattolica; anche se molte nazioni con popolazione a maggioranza cattolica hanno legittimato le unioni di fatto anche tra omosessuali e in alcuni casi anche il matrimonio.

In particolar modo, il riconoscimento civile di queste unioni che preveda diritti quali la partecipazione all'eredità e alla reversibilità della pensione in caso di morte del partner, non è accettato in quanto comporta l'estensione di diritti e tutele che lo Stato già riconosce alle coppie eterosessuali sposate.

Una particolare riserva viene mossa all'adozione delle persone omosessuali e delle coppie non sposate.

Secondo alcune posizioni, anche la sola estensione a tali unioni di tutele economiche potrebbe portare ad una legislazione favorevole alle adozioni da parte delle coppie di fatto: i criteri per la suddivisione dell'eredità, così come la reversibilità della pensione, sono contemplati all'interno del diritto di famiglia, e le tutele economiche per le unioni di fatto, estendendo a queste ultime le maggiori tutele che il diritto di famiglia assegna alle unioni matrimoniali, porterebbero ad un'equiparazione più estesa tra unioni di fatto e "famiglia".

In caso di genitori che interrompano la loro relazione/matrimonio per il manifestarsi dell'orientamento omosessuale di uno dei due, l'affidamento dei figli, si sostiene, dovrebbe favorire il genitore eterosessuale in quanto un genitore omosessuale, secondo la Chiesa cattolica, non potrebbe adeguatamente ricoprire il ruolo materno/paterno indispensabile alla crescita del bambino (nonostante le associazioni di psicologi e psichiatri sostengano che non c'è differenza tra le capacità genitoriali di coppie dello stesso sesso e di sesso opposto).

Diversi critici sostengono che l'atteggiamento della Chiesa cattolica e di alcuni suoi aderenti rispetto agli omosessuali non sia di tolleranza e accettazione, ma che anzi arrivi alla discriminazione e all'omofobia. Lo stesso uso della parola tendenza al posto del termine orientamento, scientificamente corretto, esprime un voler assegnare all'orientamento omosessuale una posizione secondaria rispetto a quello eterosessuale. Le principali associazioni per la difesa dei diritti delle persone LGBT rimproverano alla Chiesa cattolica di imporre una visione confessionale e scientificamente scorretta, che si concretizza nella ferma opposizione manifestata ripetutamente all'approvazione di leggi che condannino le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, al riconoscimento civile delle unioni omosessuali e nei confronti di risoluzioni presso l'ONU che incoraggino una visione dell'omosessualità positiva e lontana dalle posizioni dell'alta gerarchia cattolica.

Ha destato la ferma condanna delle associazioni omosessuali l'opposizione manifestata dalla Santa Sede, nella persona di Celestino Migliore, suo Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, alla "Dichiarazione sui diritti umani, l'orientamento sessuale e l'identità di genere" presentata presso le Nazioni Unite dalla Francia, in qualità di rappresentante dell'Unione Europea, nella quale si chiede la depenalizzazione dell'omosessualità in quegli Stati dove sono considerati reati gli atti omosessuali o l'omosessualità in sé stessa e si riafferma il principio di non-discriminazione, che richiede l'estensione dei diritti umani ad ogni essere umano indipendentemente dall'orientamento sessuale o dall'identità di genere. L'opposizione di Migliore era dovuta a quest'ultima richiesta, poiché molti Stati attualmente non riconoscono il diritto al matrimonio — indicato come uno dei diritti fondamentali nella Dichiarazione universale dei diritti umani — tra persone dello stesso sesso, e dunque attuano una discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale. Il timore è quello che la mozione apra la strada alla condanna, in quanto "discriminanti", anche di questi Paesi e li obblighi a riconoscere nuove forme di matrimonio, cui la Chiesa è contraria.

Un altro recente esempio delle posizioni delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche lo si è visto in occasione delle elezioni presidenziali del Nicaragua, che si sono tenute il 5 novembre 2006. La Conferenza Episcopale Nicaraguense in una lettera inviata ai deputati dell'Assemblea Nazionale il 25 marzo dello stesso anno, ha chiesto che nel nuovo Codice Penale che si stava scrivendo: «si mantenga l'articolo 204 vigente che si riferisce alla sodomia.  Abbiamo constatato una campagna internazionale diretta a dare legittimazione alle relazioni omosessuali, incluso la legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Per questa ragione, è indispensabile che Voi proteggiate la famiglia composta da padre, madre e figli, nucleo fondamentale della società nicaraguense ». L'articolo 204, primo comma, del Codice penale del Nicaragua così disponeva: «Commette reato di sodomia chiunque induca, promuova, propagandi o pratichi in modo vergognoso atti sessuali con persone dello stesso sesso. Verrà punito con la reclusione da 1 a 3 anni di prigione». Anche se al 2007 nessuno era processato in applicazione del detto articolo, esso criminalizzava i soggetti omosessuali, bisessuali e transessuali che praticavano atti sessuali in modo da dare scandalo, ed esisteva la concreta possibilità che di questo crimine fosse accusato anche chiunque svolgesse attività di supporto in favore dei diritti rivendicati dalle persone LGBT o fornisse informazioni e servizi relativi alla loro salute sessuale, «contraddicendo numerose disposizioni internazionali in materia di diritti umani». Con l'entrata in vigore del nuovo codice penale nel 2008, l'omosessualità è stata decriminalizzata in Nicaragua.

Da parte delle associazioni di omosessuali si contesta l'affermazione del "rispetto delle persone omosessuali", intendendo che detto rispetto dovrebbe comprendere l'integrazione sociale della persona omosessuale ed il riconoscimento dei suoi diritti civili, tra cui la possibilità di contrarre matrimonio o una forma di riconoscimento equivalente dell'unione.

A partire dal 1980, con la fondazione del Gruppo del Guado, si assiste al proliferare di gruppi di omosessuali cattolici, che hanno dato vita in Italia al Coordinamento gruppi di omosessuali cristiani in Italia (Coci).

Una protesta estrema contro l'atteggiamento della Chiesa nei confronti dell'omosessualità è stato il gesto di Alfredo Ormando, che, nel 1998, si diede fuoco in Piazza San Pietro.

Il 17 maggio 2007, in occasione dell'annuale Giornata internazionale contro l'omofobia, l'organizzazione non governativa Human Rights Watch ha inserito Benedetto XVI nella classifica dei leader che usano la loro autorità per negare diritti umani di base, con queste motivazioni: "il leader della Santa Sede è andato ben oltre l'espressione delle vedute teologiche della Chiesa sull'omosessualità. Il Papa è intervenuto nella politica in molti paesi per condannare o minacciare quanti sostengono gli uguali diritti o qualsiasi forma di riconoscimento per le famiglie di lesbiche e gay".

Fin dagli anni sessanta del XX secolo sono sorti spontaneamente in seno alla Chiesa cattolica, come in altre confessioni religiose e nella società in generale, movimenti, associazioni e gruppi di persone omosessuali. Questi movimenti, associazioni, gruppi, e le scuole di pensiero ad essi collegate non si basano su un approccio unitario, ma su una pluralità di ermeneutiche dottrinali, e su diversi orientamenti in campo pastorale, pedagogico, sociale e politico. Le attività proposte spaziano dalla direzione spirituale, al supporto pedagogico, alla socializzazione, alla condivisione comunitaria, fino alla promozione di iniziative di inclusione, partecipazione e non discriminazione nella Chiesa e nella società.

Parallelamente, si è sviluppata una notevole letteratura cattolica, altrettanto variegata, sull'omosessualità. Alcuni autori e scuole di pensiero, adottano un punto di osservazione "interno" all'esperienza delle persone omosessuali cattoliche e della loro socializzazione. Altri movimenti, associazioni e gruppi, o più correttamente gli esponenti di altre scuole di pensiero, adottano un punto di vista "esterno", basato prevalentemente su approcci deduttivi a partire da principi dottrinali o teorici, unitamente ad approcci induttivi a partire da casi di persone omosessuali cattoliche infelici o insoddisfatte della loro condizione.

A livello teologico una minoranza di teologi cattolici tendono a criticare la posizione magisteriale e, senza arrivare mai ad una equiparazione fra coppie gay ed etero, propongono come "bene minore" ( ma unico fattualmente perseguibile per le persone omosessuali) la relazione omosessuale stabile e fedele: espressioni di queste nuove tendenze teologiche sono Giannino Piana, Enrico Chiavacci in Italia e Charles Curran negli USA.

Il principale documento pastorale elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, e sistematicamente riferito all'omosessualità, è la "Lettera ai vescovi sulla Cura pastorale delle persone omosessuali" (CPPO), del 1º ottobre 1986. Viene affermato, "in continuità con la tradizione e con il magistero", il principio dell'autorinnegamento, cioè "un rinnegamento di sé attuato nell'abbandono alla volontà del Padre" (CPPO, 12), "accettando il sacrificio fruttuoso della croce". Ciò equivarrebbe a una sostanziale richiesta di castità in senso celibatario: "Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità", astenendosi da "atti omosessuali" e da ogni "relazione omosessuale".

L'applicazione pratica di questo principio ha aperto una serie di controversie interpretative. Il "trasformazionalismo" pur accettando la tesi del celibato obbligatorio per gli omosessuali, ha proposto un cammino di trasformazione finalizzato al matrimonio tradizionale. Altri interpreti hanno, invece, supposto di considerare il problema della castità all'interno della relazione omosessuale. Ad esempio, il teologo morale don Leandro Rossi, nel saggio Quale castità per le persone omosessuali? (in AA.VV., Il posto dell'altro. Le persone omosessuali nelle chiese cristiane, Meridiana, 2000), ha sostenuto che, nella valutazione morale della relazione omosessuale, occorra tener conto dell'amore omosessuale.

La CPPO ha invitato i vescovi e le conferenze episcopali ad occuparsi della pastorale per le persone omosessuali, ma prestando attenzione a non dare alcun tipo d'appoggio ad organizzazioni che trascurino, siano ambigue, o cerchino di sovvertire l'insegnamento della Chiesa, o i cui membri rivendichino di voler conformare la loro vita all'insegnamento di Gesù, pur avendo di fatto abbandonato l'insegnamento della sua Chiesa. La conferenza episcopale che ha raccolto più di tutte questo invito è la USCCB, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti che ha pubblicato nel 1997 la lettera Always our Children. A tale documento sono state avanzate critiche dal NARTH. Per contro, il successivo documento della USCCB, Ministry to persons with a homosexual inclination, ha ricevuto critiche dall'associazione Dignity/USA.

In linea di massima, la pedagogia "ortodossa" presuppone che ogni sofferenza e difficoltà che può essere sperimentata a motivo della condizione omosessuale vada unita al "sacrificio della croce di Cristo", e che la persona omosessuale vada aiutata a vivere in castità, con umanità e rispetto, per tendere alla santità e alla perfezione cristiana. Il rapporto tra persone omosessuali è ammesso purché resti nei limiti di una "casta amicizia". Talvolta, però, alla pedagogia ortodossa è preferita la pedagogia "trasformazionale", che subisce l'influsso della "reparative therapy" (NARTH) e dei "transformational ministries" (Exodus, Desert Stream, Living Waters), sviluppatisi sia in ambiente cattolico che protestante negli USA, e si fonda, talvolta, su una cognizione della sessualità umana che è rifiutata dalla comunità scientifica internazionale. Generalmente si rivolge ai gruppi trasformazionali, spontaneamente o sulla base di una pressione della famiglia, quella parte di credenti omosessuali che desiderano fortemente la costruzione di un rapporto con una persona del sesso opposto finalizzata alla costituzione di una famiglia tradizionale. Essi vivono con grave sofferenza la condizione omosessuale.

I critici sostengono che la pedagogia "trasformazionale" vada ben oltre la promozione della "casta amicizia" prevista dalla CPPO, anzi, in molti casi, promuova lo sviluppo di un comportamento eterosessuale finalizzato al matrimonio, anche se rimane non verificato il "cambiamento" dell'orientamento sessuale. Questo getterebbe dubbi sulla validità del matrimonio contratto con la persona del sesso opposto e, se ne fosse consapevole, sull'integrità morale della persona omosessuale che contrae questo tipo di matrimonio. Esistono, inoltre, dei limiti deontologici alla pedagogia "trasformazionale". In particolare essa può avvalersi del supporto di psicologi solo a certe condizioni. L'APA ha denunciato che l'utilizzo di "terapie riparative" o "transformational ministries" può provocare maggiori sofferenze di quelle alle quali intenderebbe porre rimedio e può esacerbare il rischio di molestie nei confronti delle persone omosessuali. Tuttavia, la pedagogia "trasformazionale" potrebbe essere applicabile in armonia con le linee guida della pedagogia internazionale nel caso piuttosto teorico della "omosessualità situazionale", cioè nel caso in cui la persona mostri un comportamento "omosessuale" a fronte di un orientamento "eterosessuale", e sia quindi aiutata a scoprire la sua vera identità sessuale e a viverla coerentemente.

In Italia operano alcune organizzazioni "trasformazionali" senza un appoggio ufficiale dell'episcopato. Appare controversa la collocazione delle associazioni Obiettivo Chaire e AGAPO, simili all'associazione statunitense Courage. In particolare, AGAPO non si propone direttamente come un gruppo d'ispirazione cattolica e pare allinearsi con le principali cognizioni sull'omosessualità espresse dalla comunità scientifica internazionale (secondo cui l'omosessualità non è una malattia). Tuttavia, si presenta molto critica verso le terapie di tipo "affermativo" e ciò che definisce «stile di vita gay», non discostandosi, quindi, come impostazione da gli altri gruppi di ispirazione apertamente cattolica; non è chiaro, inoltre, se la pedagogia proposta sia "ortodossa" o "trasformazionale", ma è presente un forte sostegno verso i gruppi di ispirazione pedagogia esplicitamente trasformazionale, come il Gruppo Lot.

Nel 2007, negli USA, alcuni ex attivisti trasformazionali hanno sottoscritto una dichiarazione pubblica di scuse.

Alcune persone coinvolte in programmi trasformazionali si definiscono ex-gay, mentre alcune persone che abbandonano questi programmi si definiscono ex-ex-gay.

Esiste una limitata letteratura scientifica indipendente sugli approcci trasformazionali, prevalentemente di carattere etnografico. Nessuna pubblicazione attendibile ha comunque mai provato l'efficacia di tali approcci; le posizioni ufficiali della American Psychological Association, una delle istituzioni più autorevoli nel campo a livello mondiale, hanno dichiarato inutili e dannosi tali interventi.

Il rapporto con le diocesi è molto variabile, e dipende dal tipo di gruppo, dal cammino che propone ai suoi membri, e dalla presenza o meno di membri del clero, anche in funzione di una direzione spirituale. In USA, l'AGLO di Chicago, a differenza di Dignity/USA ha optato per una intensa collaborazione con la locale Arcidiocesi. In altri casi, sempre negli USA, è la diocesi stessa a proporre una apposita pastorale (es. Los Angeles, Oakland, Cleveland). A Londra, il locale vescovo ha autorizzato una messa domenicale a Soho specificamente inclusiva delle persone omosessuali (che sono in gran numero in quel quartiere).

In Italia, i gruppi di omosessuali cattolici hanno contatti occasionali con la diocesi, improntati di norma alla cordialità. Talvolta, il vescovo locale nomina un responsabile diocesano per questo tipo di dialogo. Ad esempio, a Torino, i delegati diocesani per il dialogo con i gruppi di credenti omosessuali sono don Walter Danna e don Ermis Segatti. A Torino è stato recentemente costituito presso il gruppo Abele di don Ciotti un Centro di documentazione su fede e omosessualità intitolato a Ferruccio Castellano. Altri gruppi che hanno instaurato collaborazioni con la diocesi sono: Alle Querce di Mamre (Cremona), l'Arco (Parma).

Alcune parrocchie italiane concedono luoghi di culto per organizzare veglie di preghiera per le vittime dell'omofobia, nate spontaneamente nel 2007 e poi ripetute nel 2008 e nel 2009 in numerose città.

Completamente diverso sia dagli approcci tipici della pedagogia "trasformazionale" sia di quelli della militanza gay cattolica eterodossa è il "metodo Pezzini". Questo metodo è tipico del gruppo La Fonte di Milano, di cui don Pezzini è animatore fin dal 1986, che si propone di dare accoglienza a giovani e meno giovani che necessitano di conforto, condivisione, amicizia, preghiera, o che talvolta si sentono esclusi dalle famiglie o comunità ecclesiali a motivo della loro omosessualità. I gruppi che hanno un cammino comune con La Fonte sono La Creta (Bergamo) e Il Mosaico (Brescia). Sono specialmente gruppi di ascolto più che di trasformazione.

Il "metodo Pezzini" parte dal presupposto che un ragazzo omosessuale attraversi, talvolta, una adolescenza o una giovinezza difficili, in cui fatica a trovare amici veri, spesso sperimentando l'esclusione dal gruppo dei pari. Allora, trovare ragazzi a lui simili, contribuirebbe non già ad indurlo in occasioni di peccato, ma primariamente ad alleviarlo da sofferenze, perché potrebbe più facilmente aiutarlo a non sentirsi escluso e incompreso. Pezzini, nei suoi libri, non difende la "libertà sessuale" degli omosessuali. Piuttosto, a partire da una situazione di fatto analoga a quella dei divorziati risposati, chiede alle coppie omosessuali di non sprecare soldi in viaggi o vestiti superflui, ma di attuare forme di beneficenza e altruismo. La missione che si pone è quella di mettersi in ascolto, anteponendo a qualsiasi altra priorità pedagogica, la indefettibile "prassi di totale e cordiale accoglienza" della Chiesa. Questo approccio è stato riaffermato dallo stesso presidente della CEI cardinale Angelo Bagnasco, quando, a proposito delle persone omosessuali, ha dichiarato che la Chiesa opera con "lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone". Gli incontri dei gruppi si svolgono generalmente in due parti. Nella prima viene presentato un tema biblico al quale segue una discussione basata sulle esperienze personali. Nella seconda parte si prega insieme o si va insieme a Messa.

In generale, questo approccio ha ricevuto critiche sia da alcuni cattolici fortemente conservatori che lo considerano "equivoco", sia dal movimento gay che accusa gli aderenti di questi gruppi di rinnegare l'impegno per la causa omosessuale. Non esiste una letteratura specifica sui risultati complessivi di questo approccio.

Gli USA sono il terzo paese al mondo per numero di cattolici (61 milioni di fedeli nel 1998) e sono attive numerose iniziative pedagogiche e pastorali per le persone omosessuali cattoliche. Dal 1994 è operativa la National Association of Catholic Diocesan Lesbian and Gay Ministries (NACDLGM), che riunisce gli operatori pastorali diocesani coinvolti nella cura pastorale degli omosessuali. Dal 1977 è operativa l'associazione New Ways Ministry[79], fondata da padre Robert Nugent e da suor Jeannine Gramick, successivamente interdetti dalla CdF, che promuove la ricerca e lo sviluppo di una pastorale cattolica "progressista" verso le persone omosessuali. Nel 2004 è stata fondata da Casey e Mary Ellen Lopata l'associazione Fortunate Families, che riunisce genitori cattolici di ragazzi omosessuali, diversamente dall'italiana AGEDO, che riunisce genitori anche non cattolici. Fortunate Families apparentemente adotta approcci pedagogici ispirati alle linee guida della Always our Children.

In Australia, operano i gruppi Acceptance, in Canada è presente Dignity/Canada, in Messico la Comunidad San Elredo.

La cultura o subcultura che deriva dai processi di esplicitazione e condivisione delle esperienze o di socializzazione fra omosessuali cattolici, indipendentemente dalla prospettiva pedagogica adottata, può dar luogo a particolari consuetudini, norme, linguaggi all'interno di quelle comunità, riprese talvolta in forma di produzione culturale (saggistica, letteraria, documentaristica, cinematografica o di altro genere) che sfida il comune senso di "cultura omosessuale" o "cultura gay", generalmente raffigurata come estranea alla cultura cristiana.

La letteratura etnografica e antropo-culturale delle comunità di omosessuali cattolici è molto limitata.

Sul rapporto fra omosessualità e santità esiste un dibattito all'interno del mondo omosessuale cattolico, come conseguenza del dibattito scientifico e religioso sull'omosessualità e sulle teorie sulla differenziazione dell'orientamento sessuale.

Il documento Persona humana di Paolo VI fa distinzione fra "tendenza omosessuale" (in sé neutra) e "comportamento omosessuale" (peccaminoso e condannabile). Documenti successivi del magistero sotto Giovanni Paolo II hanno però definito come "intrinsecamente disordinata" anche la tendenza in quanto tale, al tempo stesso dichiarando che la persona omosessuale è "chiamata alla castità" nel suo cammino verso la salvezza. Da queste prese di posizione si è aperto un dibattito, vivace soprattutto negli Stati Uniti d'America, sulla compatibilità fra tendenza omosessuale e perfezione cristiana, compresa l'espressione massima della santità.

Le questioni fondamentali poste dal dibattito sono:
può la persona omosessuale arrivare alla perfezione cristiana, oppure la sua tendenza sessuale lo esclude?
se la risposta è positiva, ci sono casi passati di persone omosessuali che hanno raggiunto tale forma di perfezione al punto da esser proclamati santi?
se la risposta è sì, chi sono queste persone, da utilizzare come modello spirituale?
La comunità gay cattolica statunitense ha iniziato quindi a individuare nelle agiografie quei dati che possano ricondurre a tendenze omosessuali, fino ad arrivare a stilare un possibile calendario di santi omosessuali, bisessuali e transgender. Particolarmente attivo su questa linea di ricerca è stato lo storico John Boswell.

Questo tipo di ricerca trova opposizione soprattutto tra i cattolici più conservatori e che esprimono una posizione più radicale nei confronti dell'omosessualità. Essi rifiutano il concetto stesso di "tendenza omosessuale" affermando che esiste un'unica tendenza, quella eterosessuale, rispetto alla quale l'omosessualità è una condizione da rifiutare perché deviante, immorale ed inadeguata.

Una controversia sorta all'interno della Chiesa cattolica nel 2005 riguarda l'Istruzione che vieta ai candidati omosessuali o che sostengono la cultura gay l'ammissione al seminario o l'ordinazione sacerdotale. Tale Istruzione è entrata in vigore pochi mesi dopo l'insediamento del nuovo papa, Benedetto XVI e si aggiunge alla lista delle discriminazioni che la dottrina della Chiesa cattolica ammette nei confronti degli omosessuali. In precedenza, con le Considerazioni del 1992, la CdF aveva già previsto altre forme di discriminazione: nell'assunzione di insegnanti di atletica, nel servizio militare, nella collocazione di bambini per adozione o affido.

L'Istruzione del 2005 è stata preceduta da un intervento del vescovo ausiliare di Detroit, Thomas Gumbleton, che ha difeso i sacerdoti omosessuali, e da una successiva lettera di protesta sottoscritta da 39 sacerdoti e religiosi omosessuali italiani.

Più recentemente i domenicani olandesi si sono pubblicamente espressi a favore degli omosessuali nell'ambito di una proposta di liberalizzazione della celebrazione eucaristica aperta al laicato.

Benché la dottrina cattolica non concepisca come discriminazione il mancato riconoscimento della coppia dello stesso sesso, esiste una pluralità di controversie sulla natura dell'amore e della relazione omosessuale, incluso il tema del riconoscimento, sia di carattere teologico e pastorale, sia di carattere metodologico, sia di carattere sociale e politico.

Controversie teologiche e pastorali. L'esegesi, anche ortodossa, chiarisce i particolari contesti nei quali si suppone che la Bibbia parli di omosessualità. Ad esempio, la vicenda di Sodoma sarebbe interpretata come una violenza contro gli stranieri e in San Paolo si vedrebbe un riferimento a riti osceni presenti nel mondo pagano. Non si farebbe riferimento diretto all'amore omosessuale. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha però rilevato che, seppure scritta in contesti molto diversi da quelli odierni, «esiste un'evidente coerenza all'interno delle Scritture stesse sul comportamento omosessuale. Perciò la dottrina della Chiesa su questo punto non è basata solo su frasi isolate, da cui si possono trarre discutibili argomentazioni teologiche, ma piuttosto sul solido fondamento di una costante testimonianza biblica.» e che per essere correttamente compresa, l'interpretazione della Scrittura dev'essere in effettivo accordo con la Tradizione della Chiesa. È Su queste basi che, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, la CdF ha codificato dettagliati insegnamenti in materia di "omosessualità" e di "relazione omosessuale". Gli autori ritenuti eterodossi come l'ex professore di teologia Charles Curran, l'ex gesuita John McNeill, e, in Italia, Franco Barbero, sacerdote dimesso dallo stato clericale, si spingono invece verso una reinterpretazione della relazione omosessuale. Barbero, in particolare, ritiene possibile riconoscere sotto il profilo religioso il patto d'amore fra due persone dello stesso sesso, impegnate in una relazione matura, fedele, libera. Recentemente, la rivista internazionale di teologia Concilium ha dedicato un intero numero "alle" omosessualità, ad indicare che la ricerca teologica, anche cattolica, inizia a valutare potenziali fallacie di una eccessiva generalizzazione del concetto di "relazione omosessuale". Nella pratica pastorale, talvolta, la coppia omosessuale viene in qualche modo "tollerata". Il cardinale Carlo Maria Martini, rispondendo a una domanda sulle coppie omosessuali in Conversazioni notturne su Gerusalemme Sul rischio della fede ha dichiarato: "non mi sarebbe mai venuto in mente di giudicare le coppie omosessuali. L'omosessualità condannata dalla Bibbia era motivata dalla prassi problematica dell'antichità, quando gli uomini avevano, accanto alla famiglia, amanti di sesso maschile, a volte anche ragazzi. Nel rapporto con l'omosessualità, tuttavia, nella chiesa dobbiamo rimproverarci di essere spesso stati insensibili". Il teologo inglese James Alison, dal canto suo, ha portato su un piano teologico quanto evidenziato anche dalle scienze psicologiche e da altre scienze sociali. Scrive Alison: "Di tutte le menzogne nessuna è più terribile e più devastante per il nostro essere di quella secondo la quale noi non siamo in grado di amare".
Controversie di carattere metodologico. Alcuni autori hanno tentato di distinguere gli aspetti teologico-dottrinali (non falsificabili) dagli aspetti teorici (scientificamente vulnerabili e falsificabili di fronte a casi concreti), sia in una prospettiva di pastorale esperienziale (Gramick, Nugent), sia in una prospettiva psicologica (McNeill), sia in una prospettiva epistemologica (Regis). Le concezioni di "amore omosessuale" e di "relazione omosessuale", da un punto di vista strettamente epistemico, dovrebbero fondarsi su rigorose evidenze conoscitive relative alle esperienze concrete degli omosessuali cattolici, come requisito utile ad evitare pregiudizi e generalizzazioni. Altri autori, come la teologa Mary Hunt, hanno sollevato il controverso problema del "potere" nella considerazione dell'omosessualità all'interno della Chiesa, analogo al problema della rappresentazione del genere femminile e del ruolo della donna. Se, cioè, possa un "potere" unicamente "maschile" ed "eterosessuale" cogliere efficacemente il significato del ruolo della donna e dell'omosessuale nella Chiesa e nella società. Con riferimento a supposti condizionamenti antiomosessuali, altri autori, come il teologo tedesco Eugen Drewermann (autore di Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale), hanno inoltre congetturato che il clero cattolico sia fortemente condizionato da una presunta alta concentrazione di omosessualità repressa al proprio interno.
Controversie di carattere sociale e politico. A livello dottrinale e pastorale, l'omosessualità è generalmente trattata come condizione generale e astratta oppure come condizione o comportamento individuale. L'aspetto sociale, sia nei termini di gruppi di pressione, sia nei termini di "relazione omosessuale" è visto, per lo più, come un fenomeno "da contenere". Nell'ambito della ricerca sociale cattolica è in corso un controverso dibattito sul riconoscimento civile di diritti per le persone omosessuali conviventi. In particolare, al centro del dibattito emerge il tema del "bene comune", tipico della tradizione della Dottrina sociale della Chiesa. Mario Picozzi scrive sulla rivista d'ispirazione cristiana "Aggiornamenti sociali":Il riconoscimento giuridico del legame tra persone dello stesso sesso, quale presa d'atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto tale relazione sociale concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell'altro, stabilmente, è forma di realizzazione del soggetto e al tempo stesso contributo alla vita sociale in termini di solidarietà e condivisione. Ed è proprio per questa relazionalità che il legame tra persone dello stesso sesso, così come avviene per altre forme di relazione sociale, può essere garantito, non nella forma di un privilegio concesso in funzione della particolare relazione sessuale, ma nel riconoscimento del valore e del significato comunitario di questa prossimità. (Aggiornamenti sociali, 06/2008, p. 444). Sono stati proposti esempi di "bene comune" e di "contributo alla vita sociale" da parte delle coppie omosessuali: "In una coppia le spese sono minori perché, ad esempio, non si devono pagare due affitti, ma se ne paga uno solo.  La coppia genera una ricchezza sociale che i single non possono generare! La coppia può fare ciò che vuole di quel 40% di reddito risparmiato: spenderlo in viaggi, in gioielli, in cene fuori casa. Ma il superfluo può spenderlo anche per aiutare i più bisognosi, per beneficenza, per opere di carità." (Regis F., L'amore forte, p. 174). Benché con le Considerazioni del 2003, la Congregazione per la Dottrina della Fede avesse chiesto ai politici cattolici di votare contro qualsiasi proposta di riconoscimento delle coppie omosessuali, il sindaco di San Francisco, il cattolico Gavin Newsom, si è detto pubblicamente favorevole ai matrimoni omosessuali. L'ex premier britannico Tony Blair, ora convertitosi al cattolicesimo, ha dichiarato che la Chiesa dovrebbe ripensare il suo approccio agli omosessuali. Il presidente francese Sarkozy, cattolico, si era recentemente dichiarato "scioccato" per la posizione della Chiesa sull'omosessualità.


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