giovedì 11 febbraio 2016

MIRACOLO

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Stabilire una definizione per la parola "miracolo" è una impresa alquanto difficile. I miracoli possono essere considerati come la manifestazione del sovrannaturale o meglio ancora come fenomeni per mezzo dei quali le leggi della natura obbediscono ad una forza superiore - cioè la volontà di Dio. 
I miracoli hanno accompagnato Padre Pio da Pietrelcina nel corso della sua vita. 
La natura del miracolo - si faccia attenzione - resta sempre divina. Padre Pio invitava sempre i miracolati a ringraziare il Signore quale unica fonte delle grazie ricevute.

Per miracolo si intende un evento non attribuibile a cause naturali ma riconducibile all'intervento divino. Assieme alle profezie, i miracoli mostrano "luminosamente l'onnipotenza e la scienza infinita di Dio, e sono segni certissimi della divina Rivelazione e adatti all'intelligenza di tutti".
Nella visione cristiana del mondo, Dio creatore onnipotente ha realizzato l'ordine attuale della natura e lo conserva. Egli pertanto può sottrarre, limitare o modificare il corso naturale degli eventi, sospendendo, con un atto libero della volontà, l'applicazione delle leggi naturali al caso particolare. Non si tratta però di una "correzione" dell'ordine del cosmo, che è allo stesso tempo corrotto a causa dei peccati derivanti dalla libertà umana, in particolare il peccato originale, e perfetto in quanto la include e ne permette gli effetti nefasti, ma di un anticipo della perfezione futura del regno di Dio.
Nella storia della salvezza i miracoli si manifestano, con caratteristiche e peculiarità proprie, nel periodo precedente alla venuta di Gesù (Antico Testamento), in occasione del suo ministero pubblico, e nella vita della Chiesa dei secoli seguenti.
Sebbene sia innegabile un ruolo del miracolo in altre tradizioni religiose, il cui valore storico può essere ricondotto a leggende e/o frodi e allucinazioni, è solo nella Chiesa che esso viene accolto e normato con precise disposizioni canoniche serie e rigorose.

Il carattere meraviglioso e stupefacente dei miracoli può in qualche modo sollecitare la fantasia umana che può essere portata, anche per pia devozione, ad ampliarli, esagerarli o inventarli ex novo.
L'amplificazione leggendaria è evidente per alcuni prodigi biblici.
Per esempio, per la prima "piaga d'Egitto" la tradizione jahwista, più antica (X/IX secolo a.C.), parla di tramutazione delle sole acque del Nilo (Es 7,17), mentre la tradizione sacerdotale, più recente (VIII secolo a.C.), amplifica l'effetto della piaga a tutte le acque dell'Egitto, incluse quelle dei recipienti (Es 7,19). Nel racconto del passaggio del mare, è evidente il tentativo di armonizzare la fonte jahwista, più antica (gli inseguitori sono un contingente numeroso ma limitato, Es 14,7; il mare è lentamente asciugato dal vento, Es 14,21a, che lascia supporre uno specchio d'acqua paludoso) con quella sacerdotale, più recente (gli inseguitori sono tutto l'esercito egiziano, Es 14,9; il mare è improvvisamente diviso Es 14,21b-22).
Anche quanto ai miracoli di Gesù è evidente una certa amplificazione di alcuni miracoli, riscontrabile in particolare dal confronto tra alcuni passi del vangelo di Marco, che è il più antico (circa 65-70), e i paralleli sinottici, più tardivi (Mt e Lc sono stati completati circa gli anni 80-90). 

Nei vangeli apocrifi (testi tardivi non accolti nel canone neotestamentario) i miracoli hanno un ruolo di primo piano. Rappresentano Gesù e altri personaggi atti a compiere ogni genere di prodigio in maniera gratuita e stupefacente, lontana dalla sobrietà delle descrizioni evangeliche canoniche. La mancanza della loro storicità è riconosciuta in maniera pressoché unanime da biblisti e storici accademici: "Il valore storico diretto è, generalmente parlando, assai tenue, e il più delle volte nullo"; "La materia narrativa degli apocrifi è assai ricca di colorito romanzesco, da antica fiaba popolare... il miracolo, come accade negli scrittori intimamente poveri di fantasia, è chiamato in causa di continuo, e si mescola quasi ingenuo lustrino al povero realismo degli scenari. È un miracolo che agisce con automatismo implacabile, penoso, senza altro significato che il suo stesso prodigio. Non ha accento spirituale, ma solo il peso, assoluto, del Potere";"Dietro gli Apocrifi senti l'ansito grosso dell'approssimazione, l'impazienza della meraviglia, lo stupore di una fede che si confessa come un amore".

La bimillenaria tradizione cristiana è caratterizzata da una notevole presenza di miracoli di vario tipo. I miracoli più comuni sono quelli riferibili alla vita di un qualche santo. Per i periodi più antichi, in particolare allorquando trascorre un certo tempo tra la vita del santo e la stesura delle fonti storiche relative, non è sempre facile risalire al nucleo storico degli eventi , e può rimanere il dubbio che i miracoli tramandati siano pie elaborazioni agiografiche.
Una serie di miracoli particolarmente ricorrenti nella tradizione cattolica ha a che fare con il sacramento dell'eucaristia (miracoli eucaristici): in talune occasioni, il pane e/o il vino usati all'interno della Messa si sono trasformati in carne e sangue. In queste occasioni il cambiamento operato dalla consacrazione non ha riguardato solo la sostanza (transustanziazione), come avviene comunemente, ma anche gli accidenti, cioè le caratteristiche osservabili dell'ente. È stato notato che per una parte di questi miracoli, per i quali non ci è pervenuta l'ostia o il vino trasformati, è possibile che si sia trattato di un fenomeno naturale causato dal batterio Serratia Marcescens, che può produrre una sostanza rosso sangue.
Il fenomeno delle stigmate ("segni" in greco), cioè l'avere sul proprio corpo le ferite avute da Gesù durante la sua passione, è diffuso a partire dal medioevo, che vede San Francesco d'Assisi come primo stigmatizzato della storia. Celebre è il caso contemporaneo di San Pio da Pietrelcina.
L'incorruttibilità si verifica allorquando i corpi di santi non vanno incontro al normale decadimento post-morte.
Diversi miracoli si registrano in occasione di alcune apparizioni mariane. Tra i più significativi, il Miracolo del sole a Fatima e la lunga lista di miracolati di Lourdes.

In epoca contemporanea la Chiesa, ben conscia del problema della effettiva storicità dei miracoli, delega la Congregazione delle cause dei santi a indagare in maniera seria e rigorosa sull'autenticità di un presunto miracolo, in particolare in occasione del processo di canonizzazione. I testi recenti che normano la procedura sono la costituzione apostolica Divinus Perfectionis Magister (25 gennaio 1983, online), ripresa dal documento della Congregazione Norme da osservarsi nelle inchieste diocesane nelle cause dei santi (7 febbraio 1983, online), e la lunga e dettagliata istruzione della Congregazione Sanctorum Mater (17 maggio 2007, online).
Le direttive ecclesiali prevedono il ricorso al parere giurato di un perito medico (o di un perito tecnico per un miracolo di altra natura) durante la fase diocesana e di una commissione di medici al momento del vaglio del miracolo nella Congregazione. I criteri per giudicare una guarigione come miracolosa sono stati precisati del cardinale Prospero Lambertini (poi Benedetto XIV) nel 1734, che ne ha contati sette:
«Primo, bisogna che la malattia sia grave, incurabile o difficoltosa a trattarsi.
Secondo, bisogna che la malattia vinta non sia nella sua fase conclusiva cosicché debba cessare non molto dopo.
Terzo, occorre che nessun farmaco sia stato impiegato, o se impiegato, che ne sia stata accertata la mancanza di effetti.
Quarto, bisogna che la guarigione avvenga all'improvviso e istantaneamente;
Quinto, è necessario che la guarigione sia perfetta, e non difettosa o parziale.
Sesto, bisogna che ogni escrezione o crisi degne di nota siano avvenute a tempo debito, per una causa accertata, precedentemente alla guarigione; in tale eventualità la guarigione non sarebbe da considerare prodigiosa, ma piuttosto, totalmente o parzialmente naturale.
Ultimo, bisogna che la malattia debellata non si ripresenti. »
(De servorum beatificatione et beatorum canonizatione 4,8,2 )
La successiva consuetudine ha semplificato i criteri in quattro. Per essere valutata come miracolo, la guarigione deve essere:
inspiegabile;
immediata;
totale;
irreversibile.
Al parere positivo della commissione medica il miracolo viene esaminato da una commissione teologica. L'approvazione ufficiale e definitiva del miracolo spetta al Papa, che dichiara l'evento constare de miraculo, "trattarsi di miracolo". La Congregazione pubblica quindi il resoconto dettagliato del miracolo (Decretum super miraculo) con nome, cognome, età del miracolato, luogo di residenza, tipo di malattia, data del suo manifestarsi, cure mediche tentate, data della guarigione. I vari decreti di beati e santi sono raccolti negli Acta Apostolicae Sedis.



Il termine italiano miracolo deriva dal latino miraculum, dal verbo mirare, cioè "ammirare, meravigliarsi, stupirsi".

Il miracolo è caratterizzato da quattro elementi:
teologico: l'intervento di Dio. Sottolineare tale aspetto, come nell'Antico Testamento, porta a vedere ogni intervento di Dio come miracoloso. Così è meraviglioso e miracoloso tutto il creato e l'ordine naturale delle cose, come i fenomeni atmosferici, e anche l'uomo stesso. Anche le profezie e le vocazioni eccezionali di molti personaggi dell'Antico Testamento (Abramo, Mosè, Davide, i profeti) vedono Dio come protagonista, ma non sono considerabili miracoli in senso proprio. Il ruolo di Dio nell'attuazione del miracolo, sia diretto sia mediato da uomini taumaturghi, permette di distinguere il miracolo dal rito magico, che nonostante la sua inefficacia si basa sulla convinzione che derivi da un legame diretto tra il mago e le cose o gli eventi;
oggettivo: una oggettiva momentanea ed eccezionale alterazione delle leggi e cause naturali. È questo il significato più notevole ed evidente, accolto anche nel linguaggio comune in senso iperbolico e improprio (p.es. il "miracolo italiano" degli anni '50-60, una partita sportiva vinta "miracolosamente", un salvataggio o una guarigione "miracolosa");
soggettivo: la fede della persona grazie alla quale o a favore della quale avviene il miracolo. L'esaltazione di questo aspetto porta ad attribuire miracoli fittizi o esagerati a grandi personaggi religiosi, nella pia convinzione che questi possano accrescere la santità del taumaturgo e/o la devozione degli uditori in particolare i fantasiosi miracoli narrati nei vangeli apocrifi;
scopo: l'intervento è sempre finalizzato a un bene degli uomini, sia in maniera diretta e immediata (guarigioni), sia indiretta (punizioni e castighi come le piaghe d'Egitto, finalizzate alla liberazione del popolo d'Israele), sia mediata (il prodigio come conferma per gli astanti della potenza divina o dell'autorità divina del taumaturgo). La funzione mediata dei miracoli è visibile in particolare nel ministero di Gesù, i cui miracoli sono non solo a vantaggio immediato del miracolato, ma anche a vantaggio edificante delle folle, che vi possono vedere una conferma della missione messianica di Gesù e un anticipo della bontà del regno.
Il miracolo è in definitiva un evento oggettivo ed empirico, inserito in un contesto di vita soggettivo, relazionale e teologico. Questa essenziale duplice natura è ravvisabile anche nell'attuale procedura ecclesiastica che esamina l'autenticità dei miracoli, che coinvolge una commissione di medici (o altri periti) che valutano l'evento come naturale o meno, e una commissione teologica, che ne riconosce il significato spirituale e teologico.

Sui fatti ritenuti miracolosi si è sviluppato storicamente un dibattito tra i sostenitori della loro natura divina e i sostenitori di un approccio razionalista al fenomeno che negano spesso sia la veridicità che la natura soprannaturale di tali eventi.

I filosofi razionalisti, in particolare David Hume, identificando il Creatore con le sue leggi, hanno opposto obiezioni alla possibilità di eventi miracolosi. La tesi razionalista indica che un evento si può considerare miracoloso solamente perché l'uomo in quel momento non possiede una conoscenza piena ed esaustiva delle leggi della natura che lo regolano. Rifacendosi a Baruch Spinoza, che afferma che il richiamo alla volontà divina non sarebbe altro che una scusa per i limiti della nostra conoscenza, il razionalismo afferma che appellarsi a un miracolo è semplicemente un'ammissione di ignoranza.

Tale punto di vista è condiviso da una larga parte degli scienziati contemporanei, per i quali non è possibile parlare di miracolo. I miracoli avvengono infatti nel mondo fisico, che è governato dalle leggi naturali che gli scienziati cercano di scoprire mediante osservazioni e indagini empiriche. Ciò che alcuni considerano un miracolo è semplicemente un fatto per cui ancora non sono note le leggi naturali ordinarie che lo regolano, oppure un fatto la cui spiegazione con leggi naturali ordinarie è ben nota alla comunità scientifica, ma questa spiegazione è ignorata dalle persone che credono a quel miracolo, oppure una leggenda non avvenuta realmente. La scienza cerca le spiegazioni dei fenomeni del mondo fisico nell'ambito delle leggi naturali, rifiutando di considerare qualsiasi ipotesi di intervento soprannaturale o trascendente; il concetto di miracolo inteso come intervento diretto divino sarebbe in contraddizione con il metodo scientifico e l'approccio razionalista, che per i fenomeni fisici non contempla la possibilità di una causalità non materiale. 

Anche taluni teologi (come Hans Küng) sposano la tesi dell'inviolabilità delle leggi naturali e quindi dell'impossibilità dei miracoli. Il biblista Xavier Léon-Dufour sostiene che il miracolo non può essere una violazione delle leggi naturali o una deroga ad esse, perché se Dio agisse in questo modo andrebbe contro se stesso, dato che è all'origine del mondo e non in contraddizione ad esso. Anche altri teologi ritengono che i miracoli siano eventi naturali inconsueti di cui Dio si serve per inviare segnali all'uomo.

Alcuni scienziati credenti sono tuttavia possibilisti sui miracoli, ritenendo che la natura sia più complessa di ciò che immaginiamo e abbia delle potenzialità sconosciute. Essi pensano che le leggi naturali non sarebbero rigide ed immutabili, ma avrebbero un ampio spazio di indeterminazione, per cui non sarebbe possibile conoscerle fino in fondo; in questo quadro si potrebbe inserire un'azione molto sottile del Creatore, che non sarebbe "contro natura" o "in deroga alla natura", ma "secondo natura" in base a regole sconosciute. Altri scienziati interpretano il miracolo in termine di sincronicità. Secondo Colin Humphreys, fisico inglese dell'Università di Cambridge che ha studiato i miracoli dell'Esodo, il miracolo non è rappresentato dall'evento in sé (che è un fatto naturale, anche se di rara frequenza) ma dal fatto che l'evento stesso si verifichi proprio in quell'istante in cui è necessario.

Nell'esoterismo si definiscono due concetti contrapposti di eventi miracolosi:
i miracoli veri e propri, prodotti dalla teurgia, di competenza della religione;
i prodigi, prodotti dalla taumaturgia, di competenza della magia.


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