sabato 21 novembre 2015

IL REDDITO DI CITTADINANZA

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Il protrarsi della crisi economica ha reso difficili le condizioni di vita di molte famiglie ed il reddito di cittadinanza è diventato il protagonista di molti dibattiti in tutta Europa.

Con il Reddito Minimo Garantito ogni cittadino (occupato e non) dovrà ricevere una somma pari alla differenza tra il reddito minimo garantito ed il suo reddito. Facciamo un esempio, ipotizziamo che il reddito minimo garantito sia di 1.500 euro mensile e con il tuo lavoro tu riesca a portare a casa uno stipendio di 1.200 euro mensili: dovrai ricevere la differenza di 300 euro.
Il Reddito di Cittadinanza Incondizionato prevede che ogni individuo riceva una somma di denaro a prescindere dal suo reddito. Al momento è attivo con importi modesti in Alaska.
In base al valore del sussidio previsto e alle caratteristiche è possibile identificare 3 categorie distinte:

Reddito minimo o di cittadinanza basso: il supporto è minimo e ridotto.
Sistemi del genere sono in vigore in Romania, Polonia, Slovenia, Malta, Cipro, Estonia, Lituania, Lettonia e Bulgaria;
Reddito minimo o di cittadinanza medio: il livello di sostegno non raggiunge i picchi degli stati più sviluppati in tal senso, ma permette un aiuto importante ai cittadini che lo ottengono.
Regno Unito, Malta, Cipro, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria, Irlanda, Romania, Slovacchia, Polonia, Portogallo e Slovenia sono le Nazioni in cui risultano attivi tali regimi;
Reddito minimo o di cittadinanza avanzato: un sistema di coperture esteso e molto ampio, in grado di dare un sostegno rilevante a chi ne faccia richiesta.
Fanno parte di questa categoria: Danimarca, Olanda, Belgio, Germania, Finlandia, Svezia, Austria, Francia e Lussemburgo.
Tra i paesi segnalati risultano interessanti i casi del Regno Unito, dove il sussidio è illimitato e destinato a chi ha un lavoro part-time o vive al di sotto della soglia di povertà, e della Germania, a cui ai sussidi economici per disoccupati, pensionati o persone in difficoltà si affiancano anche aiuti per affitto e riscaldamento.

Tra i tanti però, il caso forse più eclatante ed esplicativo è rappresentato dalla Danimarca. Il sistema in atto da tempo nel paese scandinavo è una delle forme di sostegno alla povertà meglio realizzate.  Il contributo mensile per chi supera i 25 anni è di ben 1.325 euro (senza contare l’eventuale aiuto per l’affitto), mentre per chi ha famiglia può toccare i 1.760 euro. Contributi vicini, se non più alti, di molti stipendi proposti qui in Italia.

Il reddito di cittadinanza è, per ora in Italia, una proposta di legge che prevede un contributo a favore di tutti i cittadini in difficoltà con un reddito troppo basso o addirittura assente. In sostanza un aiuto economico dato a chiunque si trovi senza lavoro o le cui entrate non raggiungano una quota minima (nel caso 780€ mensili). Un supporto per permettere a questi cittadini una vita dignitosa, ma ancor di più la possibilità di risollevarsi, superando una momentanea situazione di difficoltà.



Non si parla solo di incentivi economici, la proposta dei legge pone la casa come bene primario, tanto da garantire, a coloro che ottengono il reddito di cittadinanza, forme di agevolazione del pagamento del canone di locazione. A questo si aggiunge un aumento di ben 500 milioni di euro al Fondo nazionale di sostegno per l’accesso alle case in locazione.

Un vero e proprio aiuto statale che si prefigge di contrastare la povertà andando ad ampliare le soluzioni contemplate dal welfare italiano e non solo. Infatti parliamo di un sussidio davvero universale: possono farne richiesta tutti i residenti italiani cittadini europei ed extra europei di quei paesi che hanno stipulato accordi di reciprocità sulla sicurezza sociale con il nostro paese.

Per gli imprenditori invece sono previsti incentivi a chi promuove posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato e denuncia situazioni di lavoro irregolare.

Per accedere al reddito (se e quando sarà attivo) sarà necessario rispettare 3 semplici requisiti:

Essere maggiorenni;
Essere disoccupati;
Avere un reddito sotto la soglia di povertà che in Italia è calcolato a 780 € mensili, cambiando poi in base al numero di familiari.
A questi si aggiungono alcuni controlli, atti a verificare la buona fede e la volontà della persona di trovare collocazione nel mondo del lavoro. Sarà necessario infatti iscriversi ai centri d’impiego e frequentare i corsi professionalizzanti organizzati. Una delle premesse con cui nasce il reddito è proprio quella di riposizionare il lavoratore tramite percorsi guidati, così da migliorarne conoscenze e semplificare l’inserimento nel mondo del lavoro.

Fondamentale rendersi disponibili nella fase di ricerca lavoro e soprattutto accettare le nuove posizione proposte. Si ha la possibilità di rifiutare 2 proposte, così da trovare una situazione quanto più positiva ed adatta. Il terzo rifiuto comporterà la cessazione del reddito e quindi del sussidio. Non dimentichiamo che lo scopo ultimo del reddito è di permettere alle persone coinvolte di ritrovare quanto prima un lavoro e conseguentemente riottenere una situazione economica adeguata ed indipendente.

I giovani sino a 25 anni anni che vogliono accedere al sussidio dovranno inoltre essere in possesso di una qualifica professionale, di un diploma di scuola media di secondo grado o dimostrare di frequentare un corso di studi o di formazione. I ragazzi che si allontanano dal nucleo familiare per studio avranno diritto al Reddito di cittadinanza esclusivamente se la propria famiglia ha i requisiti necessari. Una precisazione utile ad evitare possibili abusi.

L’importo dell’aiuto verrà calcolato sulla base dei redditi attuali e quindi colui che ne farà richiesta dovrà consegnare insieme alla domanda una dichiarazione riferita ai redditi percepiti dal suo nucleo familiare nei dodici mesi precedenti la domanda stessa. Bisognerà inoltre fornire la dichiarazione ISEE per dare una visione chiara e trasparente della propria situazione patrimoniale.

I centri per l’impiego avranno un ruolo primario in questo, crescendo per importanza e compiti. A loro il compito di raccogliere le domande di adesione, la verifica dei requisiti base e l’accompagnamento del cittadino nel successivo percorso di ricollocamento lavorativo. Gli anziani e le persone disagiate o con difficoltà potranno chiedere aiuto per la presentazione della domanda ai comuni, che si impegneranno nel supportare concretamente l’iniziativa grazie ai servizi sociali.

Le procedure di verifica dei requisiti possono avere un tempo massimo di 30 giorni.

La composizione e la natura stessa del disegno di legge porta il concetto di graduatoria per il reddito di cittadinanza ad essere superato. L’articolo 2 in questo è chiaro, sottolineando che ne hanno diritto “tutti i soggetti residenti nel territorio nazionale che hanno un reddito inferiore alla soglia di rischio di povertà” e che ovviamente presentino e rispettino tutti i requisiti richiesti. Gli accertamenti e le verifiche sono realizzate per verificare tali aspetti. Non esiste un diritto prioritario di accesso al reddito.



Per molti il reddito di cittadinanza sarebbe un disincentivo al lavoro e un incentivo al lavoro in nero. Per la verità in Danimarca questo non si è verificato, anzi il tasso di disoccupazione è uno dei più bassi di Europa.

La prima proposta di una policy monetaria universale ed incondizionata molto simile a quella del reddito di base da alcune fonte viene indicata nel libello del 1795 La Giustizia Agraria di Thomas Paine. In esso l'autore proponeva al fine di risolvere il problema della povertà dilagante in Francia la creazione di una tassa di accesso alla proprietà fondiaria con la quale costituire un fondo poi equamente ripartito tra tutti i cittadini nel seguente modo: una somma abbastanza consistente al compimento della maggiore età seguita da un pagamento annuo dai 50 anni in su.

Joseph Charlier propose, partendo da posizioni foureriane, un sistema di protezione sociale del tutto simile alla proposta contemporanea di Basic Income.

Anche nel mondo liberale e libertariano ci sono state proposte di reddito di base, in quanto rientra in uno stato minimo la tutela dell'ordine sociale, che verrebbe messo in crisi dalla presenza di ampie fasce di popolazione al di sotto della soglia di sussistenza. Tale è la posizione di Friedrich von Hayek.

Più recentemente Milton Friedman e Lady Rhys-Williams hanno proposto un sistema basato su una imposta negativa. In un tale sistema viene definito un livello minimo di reddito a cui tutti hanno diritto; mentre la tassazione positiva - cioè quella tradizionale - avrebbe insistito solo sui redditi superiori a questa soglia, quanti si trovavano al di sotto avrebbero beneficiato di una tassazione negativa, avrebbero cioè ricevuto dallo Stato un beneficio pari alla quota necessaria al raggiungimento della soglia stabilita.

Una seconda proposta avanzata da James Meade è il dividendo sociale, il quale ipotizzò che, in una società dal lavoro sempre più scarso, parte dei proventi del reddito personale non sarebbero più potuti essere coperti dal reddito da lavoro, proponendo pertanto un nuovo modello socioeconomico che includeva tra i suoi istituti anche un dividendo sociale, e cioè un beneficio pubblico indipendente dal contributo lavorativo personale ed uguale per tutti i cittadini.

Nel 1985 La Revue Nouvelle pubblica un numero monografico sul tema del reddito di base che si apre con un saggio, firmato con lo pseudonimo Collectif Charles Fourier, dal titolo Une reflexione sur l'allocation universelle. Con quel saggio il Collectif, composto da una decina di persone tra economisti, sociologi e filosofi belgi, proponeva l'alleggerimento della legislazione sul lavoro, l'eliminazione del limite di età pensionabile e la sostituzione di ogni altra forma di welfare con un sostanzioso reddito di base, un reddito che fosse da solo sufficiente a coprire tutte le esigenze standard di una persona single[19]. La pubblicazione produsse un dibattito che superò i confini del Belgio e portò, sul finire degli anni ottanta, all'organizzazione di due convegni internazionali, uno presso l'Université Catholique de Louvain in Belgio l'altro a Firenze. Da questi due primi incontri nacque una rete di coordinamento che prese il nome BIEN e che da allora realizza un convegno internazionale sul tema ogni due anni. Con iniziativa indipendente dal BIEN, dal 2006 viene pubblicata Basic Income Studies (BIS), rivista scientifica internazionale peer reviewed in inglese integralmente dedicata all'idea, al dibattito e ai modelli applicativi del reddito di base.



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