domenica 1 novembre 2015

IL LEONE

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« Est leo, sed custos, oculis qui dormit apertis; Templorum idcirco ponitur ante fores »

(È un leone, ma anche un guardiano, perché dorme con gli occhi aperti; è per questo che è posto davanti alle porte dei templi)
(Andrea Alciato, Emblemata V)


Il leone è un soggetto molto diffuso in tutte le forme di arte figurativa, in particolare in scultura ed architettura. Statue di leoni sono spesso poste all'ingresso di palazzi, ponti o altre strutture architettoniche, con la funzione simbolica di guardiani.

Rappresentazioni di leoni (e in particolare di leoni delle caverne) si trovano già nell'arte preistorica: disegni di leoni si trovano per esempio nella celebre Grotta Chauvet, uno dei siti più antichi relativi al paleolitico europeo. Fra le numerose rappresentazioni di leoni o sfingi nell'arte egizia, particolarmente celebre è la Grande Sfinge di Giza.

Il leone era una tema frequente nell'arte delle antiche civiltà mediorientali e mesopotamiche. A titolo di esempio, bassorilievi rappresentanti dei leoni comparivano sulla porta di Ishtar, una delle Sette meraviglie del mondo (VI secolo a.C.).

Nel sito archeologico di Sigiriya, in Sri Lanka, si trova un ponte il cui ingresso ha la forma di una enorme bocca di leone spalancata. Il sito risale al V secolo a.C. ed è un patrimonio dell'umanità UNESCO. Una particolare stilizzazione del leone nota come leone cinese compare in modo ricorrente nella scultura e nell'architettura della Cina antica e medioevale. Fra le strutture più celebri decorate con leoni c'è la Città proibita (edificata a partire dal XIV secolo), in cui coppie di leoni cinesi di pietra sono poste a guardia di quasi tutte le porte di ingresso.


Nella scultura e nell'architettura rinascimentale e moderna il leone è rimasto un tema molto diffuso. Esempi del XIX secolo sono i quattro leoni di bronzo di Trafalgar Square, a Londra, i leoni a guardia dell'ingresso del Britannia Bridge in Galles e del Ponte delle catene di Budapest. Del XX secolo sono invece i leoni Patience e Fortitude a guardia della Biblioteca Pubblica di New York.

Il leone è universalmente considerato quale simbolo di regalità, di potenza e di nobiltà. Il suo corpo muscoloso, la sua criniera, il suo sguardo acuto, denti affilati e la forma degli artigli suscitano in noi l’impressione di perfezione.



Per la sua maestà e la sua prestanza il re degli animali è anche l’animale dei re e degli dei. E’ curioso notare che il simbolismo del leone, molto presente nella mitologia egizia, greca e induista, venne associato alla femminilità; sono infatti quasi sempre le dee ad essere rappresentate con questo aspetto. Nell’antico Egitto l’associazione più famosa concerne Sekhmet, la dea della guerra, la quale, in veste di leonessa selvaggia, stermina gli uomini che hanno complottato contro Ra (il dio creatore, signore del ciclo e degli elementi). A Sekhmet, venerata soprattutto a Menfi, viene dato l’epiteto di «la più potente». Nel pantheon greco, Ecate, la dea della magia, ha una triplice testa: di leonessa, di cagna e di giumenta. i carri di Demetrea e di Rea, entrambe divinità della terra, sono trainati da leoni.
Su un diverso piano simbolico, il leone interviene nel corso del combattimento tra il bene e il male. Di Eracle, fìglio di Zeus, si narra che ancora in età tenera uccise un leone sul monte Critone e, successivamente, tra le sue «Dodici fatiche» affronta il leone Nemea: prima lo soffoca tra le sue braccia vigorose, e infine, dopo averlo scuoiato, si copre della sua pelle. Al termine di questo combattimento, Zeus pone il leone nel numero delle costellazioni.
In Assiria il leone era circondato da venerazione e solo i membri della famiglia reale avevano il privilegio della sua caccia, in Africa, da sempre, è simbolo del capo tribù: Mari-Jata, il fondatore dell’antico Mali, come segno di venerazione, aveva il titolo «leone di Mali».

Fino al secolo XII, orsi, leopardi e leoni erano animali consueti della fauna del medio oriente, Come nell’Arabia, nella Siria e nella Macedonia, così anche in Israele, nei tempi antichi, sulle montagne del Libano e sulle vette deIl’Antilibano si trovavano habitat di tali animali feroci: «Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano vieni! Osserva dalla cima dell’Amana, dalla cima di Senir e dell’Ermon, dalla tane dei leo­ni, dai monti dei leopardi” (Ct 4,8).
Nella Bibbia, in chiave simbolica, rappresentante di forza e di valore, c’è naturalmente il leone: « Tre esseri  hanno un portamento maestoso, anzi quattro sono eleganti nel camminare: il leone, il più  forte degli animali, che non indietreggia davanti a nessuno; il gallo pettoruto, il caprone e un re alla testa del suo popolo» (Pr 30,29-30).
Il leone era simbolo della tribù di Giuda (Gen 49,9) e dei re della stirpe di Davide (compreso il Messia cf Ap 5,5 ndr). Anche Salomone aveva dei leoni scolpiti sul suo trono e, sucessiva­mente, nel tardo giudaismo, il leone era uno dei soggetti preferiti delle decorazioni sinagogali. Tale raffigurazione sfuggiva in qualche modo alla censura sulla rappresentazione artistica.
Oltre la presenza reale dei leoni in Israele, nella Bibbia, la manifestazione dell’ira di Dio sui popoli della terra è descritta, con toni violenti. Nell’oracolo di Isaia il deserto del Negheb è popolato da leonesse, leoni ruggenti, vipere e draghi volanti (Is 30,6).
Nel libro del profeta Amos la Parola di Dio è paragonata ad un ruggito: «Il Signore ruggisce da Sion e da Gerusalemme fa udire la sua voce» (Am 1,2). Questo ruggito ha qualcosa di teofanico, come la voce del tuono: «Ruggisce il leone: chi non trema? Il Signore ha parlato: chi può non profetare?» (Am 3,8). Il simbolo del leone ben convoglia l’idea di forza e di sorgente di timore. A proposito notiamo che le lettere che compongono la parola ebraica «leone» sono ‘ryh che, lette al contrario, diventano hyr’ ossia la «paura/il timore».
L’appello di Dio è irresistibile, come la paura su­scitata dal ruggito del leone; perciò Amos è obbligato a profetizzare. La parola del Signore ha infatti una forza che s’impone con veemenza e il profeta vuole essere questa «voce del leone» che turba e scuote le coscienze, promuovendo, con l’annuncio di un castigo imminente, un cambiamento di vita.
Il profeta Geremia sembra testimoniare l’uscita minacciosa dalle selve di bestie feroci che si sarebbero avvicinate persino alle porte della città della Giudea, per sbranare quanti sarebbero usciti per recarsi alla campagna. La punizione è inevitabile e radicale: il popolo-vigna, che è diventato infedele al suo Signore, è condannato da Dio perché ha assecondato l’irreligiosità dei suoi membri: «Mi rivolgerò ai grandi e parlerò con loro. Certo, essi conoscono la via del Signore, il diritto del loro Dio. Ahimè, anche questi hanno rotto il giogo, hanno spezzato i legami! Per questo li azzanna il leone della foresta, il lupo delle steppe ne fa scempio» (Ger 5,5-6).



Con l’immagine del leone è descritto inoltre l’assoluto dominio di Dio nella storia, per cui egli è capace di compiere una totale distruzione: «Io sarò come un leone per Efraim, come un leoncello per la casa di Giuda. lo farò strage e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà. Me ne ritornerò alla mia dimora finché non avranno espiato e cercheranno il mio volto, e ricorreranno a me nella loro angoscia» (Os 5,14-15). Osea afferma che Dio è il vero leone per Efraim e Giuda: il più potente nemico o alleato che dovreb­bero temere o cercare.
Nella letteratura sapienziale, le fiere sono stereotipi del pericolo e della minaccia. Sotto l’immagine teriomorfa del leone, l’orante allude alle accuse e alle persecuzioni morali. I nemici del giusto perseguitato sono infatti paragonati a delle belve che si appostano per assalto: «...contro di me digrignano i denti; libera la mia vita dalla loro violenza, dalle zanne dei leoni, l’unico mio bene; spalancano contro di me la loro bocca» (SaI 35,16.17.21). Gli aggressori vengono così dipinti nelle loro caratteristiche bestiali più temibili e si dice di loro che sono grandi, invincibili, armati di zanne e artigli potenti, pronti a sbranare, seminatori di morte. (Sal 7,3 22,14.22). Il «malvagio che strazia la carne»  (SaI 27,2) è un modulo costante per definire i nemici carichi di odio, di calunnia e di malizia (cf  SaI 14,4; Gb 19,22; 31,31). La testimonianza di accusa è spesso vista come pluralità massiccia e impressionante, come appunto un leone che si scaglia contro la preda. Tale immagine è uno dei leit-motif della cosiddetta «lamentazione individuale» (Sal 25,19; 31,14; 563; 119,157; 129,1; Gb 30,12; 35,9).

Il Leone è un animale solare, esprime la luminosità e la luce, caratteristiche dell’energie celesti, inoltre è sinonimo di regalità, essendo per antonomasia il re degli animali, simbolo di forza, di coraggio e di saggezza. Il Leone, come animale solare, rappresenta anche gli istinti selvaggi oltre alla forza vitale della natura. Il Leone ha una simbologia ambivalente negativa e positiva. Nella sua valenza negativa il Leone è il simbolo degli istinti non domati in preda alla concupiscenza, come desiderio sfrenato di possedere tutto ciò che cade sotto i sensi.

Nella valenza positiva il Leone è sinonimo di regalità e di sapienza. In un percorso iniziatico il leone simboleggia l’ardore e la forza con cui l’iniziato riesce a dominare il suo lato istintivo, che lo condurrebbe nelle tenebre, per intraprendere un cammino verso la luce.

Il leone è un emblema comune in araldica. Ebbe una grandissima diffusione in tutto il mondo medioevale e rinascimentale, e gli attributi araldici di azione associati al leone furono numerosi. L'Europa non fa storicamente parte dell'habitat del leone, e la tradizione del leone araldico è riconducibile al contatto con le popolazioni del mediterraneo orientale, in particolar modo durante il periodo delle crociate. Fra i numerosi regni e stati nordeuropei che hanno avuto o hanno tuttora il leone nel loro emblema si possono citare il Belgio, la Scozia e l'Inghilterra. L'araldica inglese fa inoltre un uso particolarmente importante del simbolo del leone, a causa di una lunga tradizione storica che risale ai due leopardi simbolo di Guglielmo il Conquistatore; molto influenti furono i leoni degli emblemi angioini, e in particolare quelli di Riccardo I d'Inghilterra (detto appunto "Cuor di Leone'"). Con riferimento alla storia d'Italia si può ricordare in particolare il leone alato (o leone marciano), simbolo di Marco evangelista fatto proprio dalla Repubblica di Venezia, e il marzocco, il leone che regge uno scudo, simbolo di Firenze. Il leone è raffigurato infine più volte all'interno della città di Monaco di Baviera in Germania.





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