domenica 6 settembre 2015

LA STORIA DELLA FORMULA 1



Lo sport automobilistico nasce dall'istinto dell'uomo di confrontarsi con sé stesso e con le proprie realizzazioni. Le gare automobilistiche risultano determinanti per l'evoluzione dei concetti costruttivi. Delle innovazioni progettate per le vetture da corsa beneficiano anche le automobili prodotte in grande serie. La Formula 1 è la massima espressione tecnologica dell'automobilismo sportivo.

L'automobilismo agonistico rappresenta uno degli sport più spettacolari dell'epoca moderna. Costituisce, inoltre, un importante mezzo di ricerca e di sperimentazione che le industrie del settore utilizzano per migliorare le auto prodotte in grande serie, quelle che cioè circolano tutti i giorni sulle strade. Le corse mettono a dura prova le prestazioni e l'affidabilità di tutte le parti di una macchina: motore, freni, cambio, sospensioni, dispositivi elettronici, ma anche pneumatici, lubrificanti e carburanti. Se oggi le vetture destinate all'uso quotidiano hanno poche avarie, risultano stabili in curva e sul bagnato, consumano meno carburante e garantiscono livelli di sicurezza sempre maggiori per i passeggeri lo si deve anche all'attività sportiva, dal momento che molte innovazioni progettate per l'uso estremo nella competizione sono trasferite nella produzione in serie. Un altro motivo che induce i costruttori all'impegno sportivo è l'opportunità di pubblicizzare il proprio marchio. Gli effetti delle vittorie si riflettono non solo in un aumento di prestigio, ma anche in un successo commerciale, con la vendita di un numero maggiore di vetture.

Dal 1950 è istituito il Campionato del mondo di F1: la prima edizione fu vinta dall'italiano Giuseppe Farina, su Alfa Romeo. La F1, per gli ingenti investimenti economici che richiede, è un'attività che soltanto le grandi industrie automobilistiche possono permettersi. Gli elevati costi sono tuttavia compensati dall'enorme popolarità di cui la F1 gode: grazie alla televisione, infatti, ogni Gran premio è visto da oltre un miliardo e mezzo di persone. La Ferrari è l'unica scuderia (vale a dire squadra) che ha preso parte a tutte le edizioni del Campionato di F1: ha conquistato molte volte il titolo per piloti e quello riservato ai costruttori e ha vinto più Gran premi di qualsiasi altra casa automobilistica.

La Formula 1 venne creata nel 1946 dalla Commissione Sportiva Internazionale (CSI) della FIA, antecedente della FISA, come la classe più alta di corse automobilistiche per monoposto scoperte dell’automobilismo mondiale. All’inizio era conosciuta come Formula A – denominazione usata attualmente per la categoria più alta del karting – ma ne venne cambiato il nome dopo appena due anni. L'idea di organizzare un campionato mondiale piloti venne formalizzata nel 1947, ma già nel 1939 la vecchia AIACR, con il cambiamento del sistema di punteggio avvenuto nel Campionato Europeo Piloti, stava cominciando a pensare a questa soluzione. Lo scoppio del conflitto bloccò temporaneamente tutti i programmi.



Negli anni '30 il regolamento per le vetture da Grand Prix era invece basato sul peso massimo della vettura, fissato a 750 kg. Non c'erano limiti per quanto riguardava la cilindrata o il tipo di motore. Si sfidavano dunque vetture con motori potentissimi, come nel 1936: propulsori di 3.8 litri (Alfa Romeo), sia di 5.6 litri a V12 (Mercedes) e infine quelli a 6.0 litri della Auto Union. Nel 1938 la cilindrata venne limitata a 3.0 litri. Venne però istituita anche la categoria "vetturette" con motore 1,5 sovralimentato. Tra queste vi era l'Alfa Romeo 158 che dominerà la scena sino al 1951.

Il nuovo regolamento del 1946 prevedeva un nuovo equilibrio per le vetture tra i motori supercompressi e aspirati. Vennero ammessi i tipi di motore aspirato da 4.5 litri, e quello supercompresso da 1.5 litri delle "Voiturette" d'anteguerra.

La prima corsa disputata con questi nuovi regolamenti si disputò in Italia, e precisamente a Torino il 1º settembre del 1946, il Gran Premio di Torino, disputato sul Circuito del Valentino – il nome è preso dal Parco del Valentino, dove le vetture correvano sui viali adiacenti al Borgo Medioevale – e venne vinta da Achille Varzi alla guida di una Alfa Romeo 158 detta Alfetta, anche se in realtà le macchine non avevano subito grandi cambiamenti da quelle che avevano corso le stagioni precedenti. Quella di Varzi era stata progettata e costruita prima della guerra.

I Campionati per i Piloti e quello per i Costruttori non vennero immediatamente reintrodotti. Nei primi anni si gareggiavano intorno alle 20 corse, tenute in Europa dalla tarda primavera ai primi di autunno, e l'esempio del circuito cittadino di Torino venne seguito immediatamente, oltre che in Inghilterra, da Milano, Bari, Sanremo, Pescara, Siracusa, Napoli e Modena in Italia; Nizza, Marsiglia, Albi, Pau, Comminges e Parigi in Francia; e infine dal circuito di Chimay in Belgio dove si disputava il Grand Prix des Frontieres.

In particolare il circuito cittadino di Ospedaletti, che ospitò dal 1948 al 1951 il Gran Premio di Sanremo per vetture di Formula 1 e in seguito per altri tipi di vetture, fu l'ultimo dei circuiti stradali cittadini di quel periodo a chiudere i battenti nel 1972. Le vetture più competitive venivano dall’Italia, in particolare l’Alfa Romeo. Nel periodo 1946–1949 si assisteva al tramonto della carriera dei vecchi piloti anteguerra come lo stesso Varzi, Jean-Pierre Wimille e Tazio Nuvolari, mentre piloti come Ascari e Fangio iniziavano a farsi notare.

Nel 1950, in risposta al Campionato Mondiale di Motociclismo introdotto l'anno precedente, la FIA organizzò il primo vero Campionato del Mondo Piloti.

L’organizzazione del campionato vide scegliere sei dei maggiori Gran Premi in Europa, più la 500 Miglia di Indianapolis, ma pochissimi piloti europei vi presero parte, anche a causa del diverso regolamento tecnico.

In effetti la denominazione "Campionato del mondo Piloti di Formula 1" fu adottata solo nel 1981 e sino al 1960 vi furono, almeno in via teorica, nel calendario gare con diversi regolamenti tecnici, per i Gran Premi e per Indianapolis. Addirittura nel 1952-53 il campionato piloti si disputò con vetture di Formula 2 (Indianapolis esclusa), mentre le vetture della F.1 ne furono escluse.

Furono tre team italiani ad occupare le posizioni dominanti dei primi anni del campionato, l’Alfa Romeo, quindi la Ferrari, e infine la Maserati. Altre case manufattrici nazionali – come la francese Talbot o la britannica BRM – competono, con successi assai modesti. Un buon numero di vetture private prendevano parte alle gare.

Il 1958 fu un anno cruciale per la Formula 1. Contro una piccola pattuglia di Ferrari e Maserati (ritiratasi ufficialmente nella stagione precedente), Stirling Moss vinse il Gran Premio d'Argentina guidando una vettura a motore centrale Cooper per conto della scuderia privata di Rob Walker, spinta da un motore 2 litri fornito dalla Coventry Climax a 4 cilindri. Questa fu la prima vittoria per una vettura col motore posizionato dietro al pilota in Formula 1. Il successivo Gran Premio a Montecarlo venne vinto ugualmente dalla Cooper, guidata questa volta da Maurice Trintignant. Spinte da motori di minore cilindrata, le Cooper rimasero outsiders nel 1958, ma nel 1959, arrivarono i nuovi motori da 2.5 litri della Coventry Climax e le piccole vetture britanniche passarono a dominare la Formula 1. La stagione 1959 vide una competizione serrata tra la scuderia Cooper dell’australiano Jack Brabham, e Moss che correva per il team di Rob Walker sempre su Cooper. L’uso della trasmissione della Citroën Traction Avant modificata, rappresentò il tallone d’achille per le Cooper, e Walker tornò a un progetto casalingo che però risultò totalmente incompatibile con le altre componenti della vettura e Brabham vinse il titolo, con Moss piazzato secondo.



Il stagione 1960 vide Enzo Ferrari adottare il più collaudato schema a motore anteriore, in base al principio "i cavalli stanno davanti al carro, non dietro", mentre Lotus e BRM introdussero le macchine a motore centrale. Il team di Rob Walker passò al telaio della Lotus 18. Moss portò la Lotus alla sua prima vittoria in Formula 1 a Monaco, ma la sua stagione venne rovinata da un incidente e Brabham conquistò il suo secondo titolo con la Cooper.

La rivoluzione del motore centrale rese obsolete altre potenziali vetture dal progetto rivoluzionario. Un particolare sistema di trazione che agiva in contemporanea sulle quattro ruote motrici denominato "4WD" (four wheels drive) venne impiantato sulla Ferguson P99 a motore anteriore fornito dalla Coventry Climax per la disputa del Gran Premio di Gran Bretagna del 1961, vincendo inoltre la Oulton Park Gold Cup, gara non valida per il campionato, ma era troppo pesante e complessa per essere comparata alla nuova generazione delle vetture a motore centrale.

Nel 1961, nel tentativo di diminuire le velocità, per le macchine di Formula 1 la cilindrata fu ridotta da 2.5 a 1.5 litri, non sovralimentati (essenzialmente le allora vigenti regole per la Formula 2), una formula che rimarrà invariata nei successivi cinque anni. Ferrari aveva iniziato la stagione con le collaudate vetture V6 a 65º di Formula 2 con motore centrale, schierando poi nel corso della stagione un V6 a 120º ad iniezione diretta. Questo segnò segnò il dominio della Ferrari nella stagione 1961 quando i team britannici furono sconfitti dalla maggior potenza del motore italiano. Phil Hill divenne il primo pilota statunitense ad aggiudicarsi il titolo mondiale.

I primi due decenni, negli anni cinquanta e sessanta il Campionato del Mondo di Formula 1 era solo all'inizio, la punta di un iceberg se consideriamo tutte le gare disputate successivamente sotto il Regolamento di Formula 1. Il numero totale di corse non valide non era variato dall’introduzione del campionato mondiale. Molte gare celebri, come i Gran Premi di Pau e di Siracusa, il BRDC International Trophy di Silverstone, la Race of Champions di Brands Hatch e la citata Oulton Park Gold Cup, continuano a non far parte del Campionato del Mondo, ma furono per molti anni terreno di competizione per molti piloti e scuderie di gran nome.

Nel 1962, la squadra Lotus mise in pista la Lotus 25 spinta dal nuovo motore della Coventry-Climax FWMV V8. L’automobile era dotata di un telaio composto dalla monoscocca in alluminio. Questo rappresentò un notevole passo in avanti tecnologico dalla introduzione del motore centrale, ma il loro inizio non fu soddisfacente. Jim Clark finì secondo in quella stagione lasciando il titolo a Graham Hill e la sua nuova BRM V8 con il motore detto " a canne d'organo" in quanto gli scarichi erano 4 corti terminali (per ciascuna bancata) simili alle canne di un organo.

Non appena la vettura e motore divennero affidabili, iniziò l’era della Lotus e di Clark. Jim vinse il titolo per due volte in tre anni, nel 1963 e nel 1965, l’unico caso nella storia di un pilota che si aggiudica il campionato di f.1 e la 500 Miglia nello stesso anno. Per la 1964 la Lotus introdusse la nuova Lotus 33 e la Ferrari fece un notevole sforzo finanziario e tecnologico per vincere il titolo. La Ferrari provò tre motori differenti durante la stagione — il già esistente V6, il V8 ed il 12 cilindri "piatto" — mentre la Lotus stava lottando con i problemi di gioventù della nuova vettura. I titoli andarono a John Surtees e alla Ferrari. Il mondiale di Surtees è passato alla storia, considerato che fu il solo pilota a conquistare Campionati Mondiali nell’automobilismo e nel motociclismo. Il Gran Premio del Messico del 1965 fu l’ultima gara delle Formula 1 da 1.5 litri, e vide Richie Ginther dare alla Honda la sua prima vittoria al termine di un’annata che, sotto tanti aspetti, fu estremamente deludente per la debuttante scuderia giapponese.

La stagione 1966 vide un "Ritorno di Potenza" in Formula 1, dato che cambiarono le regole per i motori ancora una volta, ammettendo motori di 3.0 litri aspirati, o 1.5 litri sovralimentati. Il 1966 fu anno di transizione per molte scuderie, che iniziarono la stagione con motori 1.5 litri che con l'aumento della corsa del pistone riuscivano a raggiungere i 2.2 litri di cilindrata, oppure ripescando i vecchi motori 2,5 litri con cilindrata elevata a 2,7 secondo il regolamento della Tasman cup.

La Ferrari era grande favorita con una versione di 3 litri V12 derivato da quello della Ferrari 275P (vettura sport ampiamente testata), ma quei motori nati sulle vetture per gare di durata erano poco potenti e e le vetture pesanti (circa 600 kg); un V6 di 2.4 litri derivati dalla Dino F1 del 1958/1960 mantenne qualche promessa (Bandini 2º a Montecarlo), ma Surtees lasciò la squadra a metà stagione dopo una disputa con il team manager Dragoni. Grandi problemi vennero anche dagli pneumatici: la Ferrari all'inizio del 1966 era l'unica scuderia ad aver progettato una vera F1 di 3000 cm³, mentre le gomme non erano ancora in grado di sopportare le sollecitazioni dovute al raddoppio di cilindrata e coppia. La Coventry-Climax, fornitrice principale di gran parte dei competitori, si ritirò dal mondo dello sport lasciando squadre come la Lotus in difficoltà con le versioni allargate di quei motori obsoleti. La Cooper passò allo sviluppo di un altro obsoleto Maserati V12 originariamente progettato per la Maserati 250 F negli ultimi anni ’50, mentre la BRM effettuò la scelta di progettare un pesante e complesso motore H-16.

Il grande vincitore fu Jack Brabham, di cui la squadra omonima Brabham Racing Organisation aveva conquistato la vittoria nei costruttori per due anni di fila con il V8 di derivazione Oldsmobile della Repco e il telaio semplice ed efficace. Con le due sole valvole per cilindro e non più di 330 cavalli di potenza, il motore Repco era di gran lunga meno potente della concorrenza tra i nuovi motori da 3 litri ma diversamente dagli altri era leggero, sicuro e affidabile fin dalla partenza delle nuove regole. Inoltre le Brabham erano le monoposto di gran lunga più leggere tra nuove le 3.0 litri. Il 1966 fu l’anno di Jack Brabham, l’unico a trionfare contemporaneamente sia come pilota che come proprietario di scuderia, mentre nel 1967 toccò al suo compagno di squadra, il neozelandese Denny Hulme, al quale Brabham affidò la seconda vettura del team.

Nel 1967 la Lotus introdusse la Lotus 49, spinta dal Ford-Cosworth DFV V8, motore che dominò la Formula 1 per i successivi 15 anni. Come il Repco, il Cosworth era leggero e compatto ma era un autentico motore da corsa con l’uso di 4 valvole per cilindro e testate bialbero e garantiva molta più potenza. La Cosworth aveva puntato ai 400 cavalli di potenza che il motore aveva addirittura dimostrato di superare nelle prime prove. Il motore DFV era stato progettato per essere portante (una idea pionieristica la ebbe la Lancia con il modello D50). Questo permise a Chapman di progettare una monoscocca che terminava subito dopo il sedile del pilota mentre la Brabham usava una struttura tubolare molto classica che sosteneva motore, la scatola del cambio e le sospensioni posteriori. Il neonato DFV soffrì di guasti frequenti dovuti alle vibrazioni eccessive dell'albero motore, costringendo Keith Duckworth a riprogettare molte parti e permettendo a Hulme di vincere la corona mondiale piloti grazie a una maggiore affidabilità del suo V8 Repco.

Il 1967 vide anche risultati lusinghieri dal pilota rhodesiano John Love con un Cooper-Climax da 2.7 litri a quattro cilindri; Love, che era sui quarant’anni, anche se era visto come uno dei piloti più forti del Sudafrica non era una stella, conducendo in testa e piazzandosi secondo nel Gran Premio del Sudafrica di quell’anno. La Cooper di Love era originariamente progettata per le gare più brevi della Coppa Tasmania; per disputare un Gran Premio di durata maggiore Love aggiunse due serbatoi di benzina ausiliari. Sfortunatamente, quei serbatoi di benzina si guastarono e lo costrinsero al rifornimento dopo aver condotto in testa gran parte della gara.

John Love era il re incontrastato del campionato nazionale del Sudafrica per vetture di Formula 1, disputato dal 1960 al 1975, aggiudicandosi il titolo piloti sei volte negli anni ’60. Le vetture da competizione per quella serie si erano ritirate dal campionato mondiale anche se esisteva una dura selezione di macchine costruite localmente o modificate. I piloti da competizione in quella serie gareggiavano normalmente le gare locali e il campionato del mondo, naturalmente solo qualche evento occasionale disputato in Europa, anche se a quei livelli riuscivano a ottenere soltanto piccoli successi.

Nei tardi anni ’60, le gare "d’oltremare" fuori dall’Europa costituivano almeno un terzo dei gran premi di ogni anno. Il culmine della stagione rimaneva nel vecchio continente, dove le gare si disputavano nella tarda primavera e in estate, mentre le gare al di fuori del continente europeo cadevano usualmente all’inizio o alla fine della stagione, un modello che si è protratto fino ai nostri giorni. C’era inoltre un buon numero di gare non valide per il titolo mondiale disputate fuori dall’Europa, e il Gran Premio del Sudafrica, insieme alle gare in Australia, era occasionalmente una di queste.

Il più grande pilota di tutti i tempi è considerato il mantovano Tazio Nuvolari che ha rappresentano l'immagine del corridore automobilistico coraggioso e indomito, capace di epiche vittorie contro avversari al volante di vetture più potenti. Negli anni Cinquanta, con l'avvento della Formula 1, il migliore è stato l'argentino Juan Manuel Fangio, che ha vinto quasi metà dei Gran premi cui ha partecipato. Il record di 5 Campionati del Mondo vinti da Fangio è stato battuto dal tedesco Michael Schumacher, certamente il più grande fuoriclasse nella storia della F1: 7 titoli, 5 dei quali ottenuti dal 2000 al 2004 con la Ferrari. Prima dell'inizio dell''era Schumacher', la F1 ha goduto delle sfide tra due autentici assi del volante: il francese Alain Prost, campione nel 1985, 1986, 1989, 1993, e il brasiliano Ayrton Senna, che ha conquistato tre titoli nel 1988, 1990 e 1991. L'austriaco Jochen Rindt è l'unico cui è stato assegnato il titolo di Campione di F1 dopo la morte, nel 1970. Tra i piloti capaci di affermarsi con qualsiasi vettura e in qualunque genere di competizione vanno ricordati l'italo-americano Mario Andretti, Campione di F1 nel 1978, vincitore della 500 miglia di Indianapolis e di molte gare per vetture Sport-prototipo, e il belga Jacky Ickx, i cui successi spaziano dalla F1 (otto vittorie), alle corse di durata (sei successi nella 24 ore di Le Mans), ai rallies.



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