Alcune bambole sono veri e propri giocattoli per i bambini, ma altre hanno scopo decorativo o da collezione e hanno anche significati culturali, utilizzate in cerimonie o rituali come una rappresentazione fisica della divinità.
Gli scavi archeologici possono dirci che le bambole sono il giocattolo più antico ritrovato finora, infatti ne sono state rinvenute alcune nelle tombe egizie, risalenti circa al 2000 a.C.
Alla fine del XIX secolo si diffusero le bambole con la testa in porcellana, di cui uno dei principali produttori anche per altre fabbriche fu la Armand di Marsiglia. Gli abiti e gli ornamenti riproducevano quelli delle classi agiate, ed erano di qualità abbastanza elevata.
Le bambole vengono usate per rappresentare figure religiose o utilizzate come giocattoli, le prime bambole furono realizzate, in era preistorica, in creta o legno.
Bambole di legno, dipinte con vari disegni e con "capelli" in fili di perline di legno o argilla sono state ritrovate in tombe egizie risalenti al 2000 a.c.
Anche nelle tombe di bambini di epoca romana e greca sono stati rinvenuti esempi primitivi di bambole, mentre le giovani fanciulle dell'antica Grecia o Roma usavano dedicare le loro bambole in legno alle Dee.
Tutte queste antiche bambole erano creazioni molto semplici, spesso realizzate con materiali grezzi, come argilla, stracci, legno o addirittura osso. Solo alcune rare bambole erano in avorio o in cera.
Le prime bambole realizzate con abiti e mobili appositi risalgono al 600 a.c.
Nei secoli l' Europa è stata un importante centro per la produzione di bambole. I primi pezzi con articolazioni mobili sono stati creati in Germania.
Dal 1800 si iniziano a costruire bambole in pasta di legno o carta, materiale utile per essere prodotto in serie. La cartapesta è uno dei materiali più popolari per questo tipo di bambola.
A Monaco si realizzarono le prime bambole di cera, ma è l'Inghilterra la patria indiscussa della creazione di questi giocattoli tra il 1850 e il 1930. Infatti una delle prime bambole che riproduce un bambino è stata fatta in Inghilterra all'inizio del 19° secolo.
La porcellana divenne invece popolare all'inizio del 19° secolo.
Le bambole Bisquit, erroneamente identificate con le bambole di porcellana, sono state introdotte nel tardo 1860.
Differentemente da quelle in porcellana, le Bisquit non sono smaltate, pertanto sono più fragili e destinate oggi al mercato dei collezionisti.
Il francese "bebe" diventò noto intorno al 1880. Fino ad allora, la maggior parte delle bambole erano rappresentazioni degli adulti.
Per diversi secoli le bambole vengono cucite dalle mamme per i loro figli. Nel 1850 alcuni produttori inglesi e americani iniziano ad introdurre sul mercato quelle in pezza, poco amate. La produzione delle bambole si concentra soprattutto in Germania, Francia, America e Giappone, realizzando prodotti in celluloide a basso costo e per le grandi massa. La celluloide venne poi abbandonata a causa della sua estrema infiammabilità e la propensione a sbiadire alla luce.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, i produttori di bambole sperimentarono l'uso delle materie plastiche. Le prime furono prodotte nel 1940. Negli anni 1950/60 vennero impiegati anche altri materiali come la gomma, gommapiuma e vinile, utile soprattutto per creare i capelli, finora dipinti o applicati a modo parrucca.
Gli Spagnoli trovarono bambole di tinte vivacissime e riccamente abbigliate alla corte dei principi atzechi o nelle tombe peruviane; è invece in alabastro un esemplare babilonese a braccia mobili.
Ancora oggi, in Africa, India e Giappone, la bambola ha conservato un significato magico rituale: qui, alcune bambole di pregio, sia per abbigliamento che per antichità, conservate e tramandate di madre in figlia, vengono esposte ed onorate con offerte.
La parola latina per bambola è “pupus” o “pupa” e significa bambino neonato.
Le bambole di stoffa pervenuteci dagli antichi Egizi sono sopravvissute solo grazie al clima secco di quel paese. Ci sono, però, alcune testimonianze scritte: una bambola di stoffa , “simulacra de pannis”, viene citata in un testo del VIII e IX secolo l’”Indiculus Superstitiorum”.
Le bambole di stoffa avevano molti vantaggi rispetto alle altre essendo economiche, morbide e facilmente costruibili e, sebbene si pensi ad esse come a oggetti fatti in modo rudimentale, ce n’erano alcune che facevano eccezione a questa regola.
Quelle più comuni erano fatte con ciuffi di lino o canapa o di stracci, cucite semplicemente e con tratti somatici appena accennati o addirittura assenti.
Erano quelle che dovevano accontentare un mercato più ampio e venivano vendute da ambulanti nelle fiere o durante le feste.
La parola medievale tedesca per bambola era “Tocke” intendendo, con essa, un piccolo blocco di legno. Le bambole per i bambini piccoli erano fatte in maniera più rudimentale di quelle per i più grandicelli. Le prime erano ricavate da un simgolo pezzo di legno e sagomate quasi come un grande birillo, le seconde erano più elaborate con intricate pettinature scolpite e vestiti artisticamente dipinti. Spesso avevano anche giunture articolate. Nell’”Hortus Sanitatis”, un testo scritto nel 1491 viene raffigurato un personaggio intento a fabbricare bambole di legno intagliate con arti movibili.
Nella Germania medievale la corporazione dei fabbricanti di giocattoli era ben organizzata e prosperosa e numerosi erano i centri di produzione. Spesso la loro importanza dipendeva dall’essere collocati vicino a grandi foreste che fornivano un buon approvvigionamento di materia prima per la costruzione dei giocattoli i quali venivano poi portati nelle fiere di tutta Europa da mercanti ambulanti.
Spesso le corporazioni dei fabbricanti di giocattoli si trovavano ad essere in competizione con le altre corporazioni che si occupavano dei giocattoli come attività secondaria: i vasai cercavano nuovi sbocchi di mercato producendo bambole di argilla; i falegnami ne facevano di legno e chi lavorava il ferro ne produceva di stagno.
In Italia si hanno notizie di bambole di legno a grandezza naturale che, più simili ai manichini, erano destinate ad apparire nelle fiere.
Le bambole di cera e di altri composti diventarono largamente disponibili dal 1300 con il sorgere della classe borghese. Questi materiali avevano però la tendenza a deformarsi con il calore e l’umidità ed erano perciò facilmente deperibili. Alcune bambole di cera, forse portate in Europa dai crociati, erano utilizzate per oscuri incantesimi: secondo la fantasia popolare avevano lo scopo di sconfiggere i nemici durante le messe nere.
Le bambole commestibili erano una categoria a parte ed è difficile dire se erano strettamente legate alla ricorrenza in occasione della quale venivano preparate o se qualche volta erano fatte anche per giocarci. Non c’è dubbio che le bamboline fatte di pan-di-zenzero e vendute alle fiere erano le preferite dai bambini di qualsiasi luogo.
In quest’epoca, dominata dalla magia, c’erano poi bambole fatte, si dice, con le radici delle mandragole.
Bambole a parte erano i burattini i cui spettacoli sono spesso raffigurati nelle bordure dei manoscritti miniati. Gli spettacoli venivano rappresentati in piccoli palcoscenici portatili da attori che si spostavano di città in città. A differenza degli altri drammi medievali gli argomenti non trattavano mai temi religiosi , ma erano esclusivamente laici a differenza degli altri drammi medievali. Esiste una legge del 1451 che ne proibiva la rappresentazione nel periodo di Pasqua.
I burattini , però, non erano propriamente giocattoli per bambini dato che questi erano solamente spettatori. Tuttavia quando i burattini si logoravano venivano loro tolti i fili ed erano venduti come giocattoli per avere degli incassi in più.
Alcune bambole dell’epoca erano costruite con lo stesso sistema poiché avevano dei pezzetti di corda che collegavano le parti in legno facendole risultare articolate.
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