venerdì 25 settembre 2015

PLUTONE



Plutone fu scoperto meno di un secolo fa, nel 1930, grazie alle osservazioni dell’astronomo statunitense Clyde William Tombaugh, che considerò il corpo celeste come il nono pianeta del nostro sistema solare. Dopo anni di diatribe e discussioni, nell’estate del 2006 l’Unione astronomica internazionale (UAI) riclassificò Plutone da pianeta a “pianeta nano”, perché non soddisfa alcuni criteri stabiliti per la classificazione dei pianeti. La decisione fu molto contestata e se ne discute ancora oggi: molti astronomi continuano a ritenere che Plutone debba essere considerato un pianeta a tutti gli effetti.
Plutone orbita intorno al Sole nella Fascia di Kuiper, una porzione di Spazio in cui si trovano diversi corpi celesti ghiacciati all’esterno dell’orbita di Nettuno. Fu scoperta nei primi anni Novanta e in seguito gli astronomi si resero conto che Plutone era l’esponente più importante e interessante di questa classe di oggetti, e che poteva essere il più adatto per scoprire e studiare le caratteristiche dei pianeti nani. I ricercatori pensano che i corpi celesti nella Fascia di Kuiper siano tra i più antichi del nostro sistema solare: studiandoli, si dovrebbero quindi capire meglio i meccanismi che portarono alla formazione del piccolo angolo di Via Lattea – la nostra galassia – in cui si trova la Terra in compagnia degli altri pianeti.

La NASA ha diffuso una nuova fotografia di Plutone in alta definizione e a colori, che mostra in modo molto più chiaro e dettagliato la superficie del pianeta nano rispetto alle immagini pubblicate fino a ora.
La fotografia è stata scattata dalla sonda New Horizons lo scorso 14 luglio ed è stata di recente trasmessa verso la Terra da Plutone, che mediamente si trova a sei miliardi di chilometri di distanza da noi. La sonda non vede i colori, ma può scattare fotografie in bianco e nero a varie lunghezze d’onda che, combinate insieme dai tecnici della NASA, permettono di ricostruire i colori che potremmo vedere se stessimo osservando direttamente il pianeta. Alcune tonalità sono state accentuate per rendere più evidenti le differenze nelle varie aree. La nuova immagine permette di cogliere dettagli grandi poco più di un chilometro nelle loro dimensioni reali.
Dalle prime osservazioni è emerso che la superficie di Plutone è molto più frastagliata di quanto inizialmente ipotizzato dai ricercatori. Si vedono per esempio canali naturali allineati tra loro e lunghi centinaia di chilometri, la cui origine è forse dovuta ai movimenti della superficie e alla sublimazione dei ghiacciai dovuta all’esposizione ai raggi solari e alla presenza di un’atmosfera molto rarefatta (la sublimazione è il passaggio dallo stato solido a quello gassoso senza passare per uno stato intermedio liquido).


New Horizons ha scattato centinaia di fotografie nel corso del suo passaggio ravvicinato di luglio e le sta trasmettendo sulla Terra. La NASA stima che sarà necessario circa un anno prima di avere ricevuto tutte le immagini e gli altri dati raccolti dalla sonda. New Horizons è grande più o meno quanto un pianoforte a coda e per raggiungere Plutone ha sfruttato la spinta gravitazionale di diversi pianeti del Sistema solare, passandoci relativamente vicino: ha sorvolato Marte, ha oltrepassato la fascia degli asteroidi, è passata a 2,3 milioni di chilometri di distanza da Giove e si è poi fatta dare ulteriori spinte dalle orbite di Saturno, Urano e Nettuno. Il suo viaggio è iniziato nel 2006.

Ad ogni modo molte immagini sono giunte a terra, tante da permettere alla NASA una ricostruzione video del pianeta basandosi proprio su queste foto ad alta risoluzione (fino a 400m per pixel): montagne, canyon e corrugamenti della superficie come mai viste fino adesso. Si tratta come ovvio di una sola porzione del nano pianeta, comunque piuttosto ampia.

Ad occuparsi di questo complesso collage è stato Stuart Robbins, un ricercatore del Southwest Research Institute di Boulder, in Colorado, un lavoro inizialmente dedicato alla scoperta dei crateri d'impatto su Plutone e Caronte. La vicinanza della cintura di Kuiper assicura infatti asteroidi in abbondanza. Si tratta dunque della ricostruzione più fedele di Plutone, Robbins ha infatti aggiornato di continuo questa mappatura man mano che le immagini sono giunte a noi.
 
«Questo è proprio quello per cui ci siamo andati - ha detto in una nota Alan Stern, principale ricercatore della missione - e queste immagini, i dati e le altre rilevazioni per la prima volta ci aiuteranno a capire le origini e l’evoluzione del sistema Plutone. E quello che sta arrivando dalla sonda è un vero e proprio tesoro di dati, con immagini ad alta risoluzione e importanti rilevazioni sulla composizione dell’atmosfera».

«Plutone - ha aggiunto Stern - si sta rivelando un pianeta con una complessità e una diversità di forme al pari di quanto abbiamo già visto nel sistema solare». Jeff Moore, capo dei geologi della missione New Horizons, ha aggiunto che la superficie del pianeta nano «è complessa tanto quanto quella di Marte», con «montagne “alla rinfusa”, flussi ghiacciati di azoto e possibili dune».

La sonda New Horizons si trova ora a circa 5 miliardi di km dalla Terra e 69 milioni di km da Plutone e sta viaggiando verso la sua nuova meta, la fascia di Kuiper, a oltre 6 miliardi e mezzo di km dal Sole, che dovrebbe raggiungere nel gennaio 2019.



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