domenica 25 ottobre 2015

CIGNO

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Dal latino cygnus, che deriva a sua volta dal greco kyknos. Il tedesco Schwan (antico svan) come l’inglese swan derivano dalla medesima radice *KAN, la quale è all’origine del latino cano (cantare). Il cigno è dunque, etimologicamente, il “cantante”.

Definizione curiosa per una specie che, notoriamente, non produce nessun verso particolarmente gradevole, nonostante le numerose leggende riguardo la sua voce splendida. Si dice che dopo una vita in silenzio, sia in punto di morte che innalzi agli dei il suo canto.
Nel Fedone platonico, Socrate afferma che il canto funebre del cigno esprimesse la gioia di reintegrarsi nel divino, del quale l’uccello era epifania.
Il canto del Cigno diviene sinonimo di ultimo atto glorioso, della fine onorevole della vita, poichè con il raggiungimento dello "stato perfetto" l'uomo è pronto per tornare "alle stelle", al Divino. Per tale motivo alcuni autori, come Socrate, associano il canto funebre del Cigno a qualcosa di positivo, a un'evoluzione spirituale.
È interessante che Omero ne lodi il canto, poiché i cigni erano pressoché sconosciuti nei paesi mediterranei e quelli in grado di cantare comparivano soltanto al Nord.
La vecchiaia legata all'animale, probabilmente, non si riferisce soltanto al candore delle piume in relazione alla capigliatura umana che si sbianca con l'età: il mito lo riconduce alla purezza, alla forza del Bianco e del Bene.
Rappresenta la luce dello spirito, la scintilla divina dell'uomo e la comunicazione fra gli elementi, fra i diversi mondi ed è considerato messaggero degli dèi, benefico e sacro, dotato di poteri di guarigione e magia legati al suo già citato canto.
Il suo volo è paragonato al ritorno dello spirito verso la propria sorgente, la riscoperta di se stessi e rappresenta la parte dell'uomo che tende al bene, al meglio di sé, alla perfezione, alla spiritualità

Fu consacrato in particolare al Sole, alle energie di calore, di luci e maschili, anche se sono molte anche le dee a cui questo animale viene associato, probabilmente in virtù della vicinanza all'elemento acqua e per via del candore, della purezza e della grazia cristallina. E del fascino esercitato dalla bianchezza delle piume e dalla figura elegante.
I suoi poteri di guarigione gli derivano proprio dall’essere legato all’acqua e al sole e fanno di esso l'intermediario per eccellenza. E' legato all’acqua, nella quale nuota; all’aria, dove vola, e alla terra, dove si posa. In quanto uccello acquatico egli vive immerso in questi tre ambienti così differenti tra loro.



Fu l'emblema di Febo Apollo, dal momento che presiedette alla nascita del dio, e a lui, dio della poesia e delle arti, era associato per via del presunto dolcissimo canto in punto di morte.
Durante la notte erano o cigni a trainare il carro di Apollo - di giorno i cavalli - e questo associa il candido uccello al panorama infero, ctonio, come se si muovesse sulla linea tra la vita e la morte.
Questo poichè la Terra con i suoi anfratti e lo stesso Cielo, spesso rimandano all’Aldilà, e l'Acqua, da sempre conduttore, ponte, strada maestra da percorrere e attraversare per giungere all’Oltremondo.
Nel mito raccontato da Ovidio, Cigno era il figlio di Stenelo, re dei Liguri. Quando Fetonte, per avere rubato il carro solare del padre Apollo, fu fulminato da Giove e cadde nell’Eridano (ovvero il fiume Po), Cigno, parente del defunto, ne pianse disperatamente la morte. Il dolore fu tanto forte, quanto le sue alte grida, che trasmutò nell candido uccello che adesso porta il suo nome.
In cigno si trasformò Zeus quando sedusse la bella Leda, generandole - unendosi al seme umano del marito di lei, Tindaro - Castore, Polluce, Elena e Clitemnestra.
Il cigno è l'animale sacro alla bionda Aphrodite per antonomasia. E' su di un cocchio ricavato da una cocnchiglia e trainato da cigni e colombe che la dea si muove sull'acqua e nel cielo.
In epoca romana fu simbolo del Cristo sulla croce.
Nella tradizione hindu, il cigno è sacro alla dea Saraswati, tutelare della guarigione, della saggezza, della purezza e della conoscenza. Il cigno diventa la sua cavalcatura, l'animale santo che la trasporta sul suo dorso. Esso ricorda la Shakti, ovvero l’energia vitale femminile che si risveglia e connette alla Terra. Ed è da un aureo uovo deposto da un cigno che sorse il dio Brhama.
Nell'Antico Egitto, il Cigno era personificazione della Dea del Cielo Nut, madre di Osiride, Iside e Seth: ella partorisce ogni mattina il Disco Solare - simboleggiata dall'altezza delle tre piramidi nella Piana di Giza - costituendo così l'Ordine Cosmico.
Nel regno ultraterreno di Sidhe della mitologia celtica, si sente di fanciulle fatate che si manifestano nel mondo umano sotto le spoglie di cigni bianchissimi, oranti di catenelle d'oro e d'argento, a testimonianza della loro natura divina.
Il dio cavaliere Oengus McOg si innamorò perdutamente di una fanciulla vista solo in sogno: quando la trovò, pur di diventare suo amante, si mutò in cigno. Stessa metamorfosi fu scelta da Midr, principe dei Tuatha Dè Danaan irlandesi, e dalla sua amante Etain, per fuggire nell'Oltremondo.
In meravigliosi cigni vennero tramutati i figli del Re irlandese Llyr dalla crudele matrigna e ridotti per secoli in tale condizione: mantennero però una voce così dolce che fu perfino terapeutica, in grado di affascinare chiunque li ascoltasse.



I cigni sono collegati con gli dei luminosi d'Irlanda, i Tuatha Dé Danann, e sono
il simbolo di saggezza, amore sincero, fedeltà, innocenza, purezza, forza e coraggio. Il cigno dona la capacità di interpretare i sogni e rappresenta l'evoluzione spirituale.

E' legato all'acqua (dove nuota), all'aria (dove vola) ed alla terra (dove si posa), ma rappresenta anche il fuoco, collegato al sole da cui trae il suo potere per interagire con gli altri tre elementi.

Rappresenta la comunicazione fra gli elementi, fra i diversi mondi e
come animale sacro alla Dea è considerato un simbolo del sole e un messaggero
degli dèi, benefico e sacro, possessore di poteri magici legati alla musica e
al canto, uniti ai poteri di guarigione del sole e dell'acqua.

Il cigno rappresenta anche la luce dello spirito, la scintilla divina
nell'uomo. Il suo volo è paragonato al ritorno dello spirito verso la propria
sorgente e rappresenta la parte dell'uomo che tende al bene, al meglio di sé,
alla perfezione, alla spiritualità.
Rappresenta il percorso di riscoperta del proprio sè e della propria bellezza interiore, dal goffo anatroccolo alla splendida maestosità e grazia de cigno bianco adulto.

Nel medioevo era l'emblema della cavalleria mistica e rappresentava il cavaliere che partiva alla Cerca del Graal, la Sacra Coppa..




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