giovedì 1 ottobre 2015

LO SPECCHIO




Lo specchio è un simbolo dai molteplici significati: tra gli oggetti dotati di elevata valenza simbolica occupa una posizione privilegiata.

Lo specchio è un simbolo in ogni caso legato alla vista intesa come senso di conoscenza, esteriore o interiore, e può avere valenza positiva o negativa; è legato al tema del doppio, della bellezza, della verità e della vanità.

Nell’antichità lo specchio, non rispecchiando la realtà nitidamente come adesso,  simboleggiava l’imperfezione della condizione umana e terrena nel mondo.

Un esempio famoso di questa concezione è data dalla celebre frase di San Paolo della Prima Lettera ai Corinzi 13,12: “videmus nunc per speculum in aenigmate tunc autem facie ad faciem” (‘Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia’) in cui si dice che la conoscenza umana è limitata a una visione ‘speculare’, indiretta.

Nell’ epoca medievale e rinascimentale le credenze popolari attribuivano allo specchio la capacità di imprigionare l’anima nell’immagine riflessa, in quanto esso duplicava la realtà.

Lo specchio, riproducendo l’immagine di chi o cosa si pone davanti ad esso, è un simbolo di una seconda realtà e del doppio.

L’uomo, che sa riconoscere la sua immagine in uno specchio, può vedere simbolicamente sulla sua superficie l’immagine dell’anima , il suo Io interiore e nascosto.

Il tema della specularità e del doppio è un concetto fondamentale della psicanalisi e della psicologia ed è frequente in opere letterarie e cinematografiche.

Gli specchi replicano il mondo, lo duplicano invertendo destra e sinistra, quindi sono anche simbolo della doppiezza di ogni cosa del mondo e del mondo stesso.

Lo specchio è come una porta tra due mondi, quello conosciuto e un universo parallelo, collegato al regno dei sogni, dei mondi o degli inferi. Tale mondo spesso ha delle leggi fisiche opposte o differenti rispetto a quelle del mondo reale, come accade per Alice in “Attraverso lo specchio” di Lewis Carroll.

Il legame tra il sogno e lo specchio è spesso presente nella filmografia di Ingmar Bergman.

Un altro tema letterario e cinematografico legato allo specchio è l’apparizione in esso di creature non visibili altrimenti, come fantasmi e demoni oppure l’apparizione di lati nascosti della personalità di chi ci guarda o di volti sconosciuti.




Le credenze popolari spesso hanno attribuito allo specchio e a superfici riflettenti (come l’acqua ferma), la capacità di mostrare eventi non possibili da vedere nella realtà: tale caratteristica era dovuta al senso di mistero che lo specchio portava nel passato. Alcune di tali capacità erano il far vedere il passato e il futuro o fatti lontani dal luogo in cui ci si trova o oggetti  o esseri nascosti.

Lo specchio ha sempre avuto valenza negativa come strumento che permette di vedere se stessi, atteggiamento che può causare spesso il compiacimento di sé e l’attaccamento ai beni caduchi e terreni, come la bellezza.

La conoscenza del proprio aspetto ha di solito avuto una interpretazione legata al narcisismo e alla superbia.

Nella pittura molto spesso lo specchio campare con questa valenza, di solito rappresentato tenuto da belle donne che si rimirano in esso per pura vanità.

Lo specchio è un monito nei confronti della morte , ricorda che la vita si conclude per tutti con la morte e la bellezza passa con il passare del tempo, poiché essa è legata solo alla vita terrena.

Lo specchio in epoca medievale e anche rinascimentale era considerato uno strumento demoniaco, in quanto si associava all’idea di superbia , assieme al pavone e al pipistrello.

Lo specchio non è solo un simbolo negativo (dell’inganno, della vanità, della fugacità della vita, ecc…) e rappresenta anche le qualità opposte ai vizi che simboleggia: può essere, infatti, simbolo della verità, dell’eternità, della realtà, della prudenza. In primo luogo lo specchio ammonisce su ciò che è falso e ingannevole, quindi spinge a vedere il mondo e noi stessi in modo vero e reale; inoltre è uno strumento che mostra gli aspetti nascosti del mondo e per questo è un simbolo di conoscenza ed è un mezzo attraverso cui l’uomo può contemplare la dimensione del divino, in quanto la visione diretta della divinità non è concessa ai mortali.

L’origine della simbologia della verità per lo specchio è collegata alla sua trasparenza e limpidezza (a questa visione si collega lo “specchio magico” di varie fiabe, ad esempio lo specchio della regina in “Biancaneve”). Il mistico indiano Gialal al-Din Rumi (1207-1273) interpretò lo specchio come simbolo del cuore , che deve restare lucido e puro per essere  in grado di riflettere senza deformazioni i raggi della luce divina.



Il legame tra specchio e Verità è attestato anche in due passi del Nuovo Testamento: la Lettera di Giacomo e la seconda lettera ai Corinzi di San Paolo, già citata.

Lo specchio è anche simbolo della prudenza in quanto, permettendo di conoscere sé stessi, invita ad essere virtuosi e prudenti.

La virtù personificata della Prudentia fu rappresentata nelle incisioni del Seicento come una donna che regge uno specchio nella mano sinistra, nel quale osserva le cose future e passate; in altre incisioni, invece, si vede un uomo che  si guarda in uno specchio, con l’esortazione a essere prudente.

Lo specchio è il simbolo più diretto della visione spirituale, la contemplatio, e in generale della gnosi, giacché attraverso di esso si trova concretizzato l’avvicinamento del soggetto e dell’oggetto. E’ ugualmente possibile dimostrare a partire da questo esempio in qual modo i diversi significati di un simbolo relativi a differenti livelli di realtà, che sembrano talvolta contraddirsi, siano profondamente legati tra di loro e ricongiunti nel significato più alto dell’immagine, che è un significato puramente spirituale. Questa molteplicità di interpretazioni fa parte del carattere del simbolo; è qui che risiede la sua superiorità rispetto alla definizione concettuale. Mentre quest’ultima integra un determinato concetto in un contesto logico e di conseguenza lo determina a un certo livello, il simbolo resta aperto, senza tuttavia essere impreciso; è innanzi tutto una “chiave” che dona l’accesso alle realtà che oltrepassano la ragione. Queste “realtà” che oltrepassano la ragione possono essere ugualmente chiamate “verità”; ed insistiamo su questo fatto, giacché troppo disinvoltamente oggi si accetta che il simbolismo possa avere una spiegazione puramente psicologica. L’interpretazione psicologica di un simbolo non va immediatamente scartata; può corrispondere a una possibilità; è necessario invece rifiutare la tesi secondo cui l’autentica origine di un simbolo andrebbe trovata nel sedicente “inconscio collettivo”, ossia nelle caotiche profondità dell’animo umano. Il contenuto di un simbolo non è irrazionale ma, se così possiamo dire, “sovrarazionale”, ossia puramente spirituale..

Ricordiamo lo specchio sacro che ha una così grande funzione nelle tradizioni Tao e Shinto. Lo specchio sacro della tradizione Shinto, conservato nel tempio di Ise, rappresenta la verità o la veracità. Secondo la leggenda, venne fabbricato dagli dei per indurre la dea del Sole Amaterasu ad uscire dalla grotta in cui si era ritirata, in preda alla collera, e per restituire così la luce a mondo. Quando la dea lanciò uno sguardo all’esterno vide la propria luce nello specchio, la scambiò per un secondo sole e, spinta dalla curiosità, uscì dalla grotta. Questo suggerisce, tra l’altro, che il cuore, per la sua capacità di riflettere – per la sua veracità – attrae la luce divina.

Tutto quanto concerne la legge della riflessione può essere ugualmente utilizzato per descrivere il processo spirituale corrispondente. Secondo questi termini, l’immagine riflessa si comporta in maniera inversa rispetto all’immagine originaria. Così la Realtà divina, che abbraccia ogni cosa, appare nella sua immagine speculare come un centro ridotto a un punto inafferrabile. La felicità dell’Essere puro appare nel suo riflesso come un rigore che annienta, l’eternità come un momento fuggevole, e così via. Secondo la legge della riflessione l’immagine riflessa è simile all’immagine originaria da un punto di vista qualitativo, pur distinguendosi materialmente da essa; il simbolo è il suo archetipo, nella misura in cui si faccia astrazione dai suoi limiti materiali – o immaginabili – e in cui si consideri solo la natura che gli è propria. In base alla legge della riflessione d’altronde l’immagine originaria appare più o meno completa e precisa, secondo la forma e la posizione dello specchio.



Ciò è ugualmente valido per la riflessione spirituale, ed è per questo che i maestri del sufismo dicono abitualmente che Dio si manifesta al proprio servitore secondo la disposizione e le attitudini del suo cuore. In un certo senso, Dio sposa la forma spirituale del cuore, esattamente come l’acqua assume il colore del suo recipiente. In questo senso, lo specchio del cuore viene anche paragonato alla luna che riflette la luce del sole in maniera più o meno perfetta secondo la sua posizione nello spazio. La luna è l’anima (nâfs), che è rischiarata dallo spirito puro (rûh), ma ancora prigioniera del temporale essa subisce un mutamento (tal-wîn) al livello della sua ricettività. Il processo della riflessione è forse il simbolo più perfetto per il “processo” della conoscenza che la ragione non riesce ad esaurire completamente quanto al suo significato. Lo specchio è ciò che esso riflette, nella misura esatta in cui lo riflette.

Il latino "speculum" ha dato il nome a speculazione: in origine speculazione significava osservare il cielo e i relativi movimenti delle stelle, con l'aiuto di uno specchio. "Sidus", che significa "stella", ha parimenti dato considerazione, che etimologicamente significa guardare l'insieme delle stelle. Queste due parole astratte, che significano oggi delle attività altamente intellettuali, hanno origine dallo studio degli astri riflessi negli specchi. Da cui deriva il fatto che lo specchio in quanto superficie riflettente è il supporto di un simbolismo estremamente ricco sul piano conoscitivo.
Che cosa riflette lo specchio? La verità, la sincerità, il contenuto del cuore e della coscienza - si legge su uno specchio cinese del museo di Hanoi -: " come il sole, come la luna, come l'acqua, come l'oro sii chiaro e brillante e rifletti ciò che vi è nel tuo cuore". Sebbene il suo significato profondo sia diverso, lo specchio è ugualmente riferito nella tradizione giapponese alla rivelazione della verità e anche alla purezza.
Lo specchio magico, sotto forma puramente divinatoria, è solamente lo strumento più basso della rivelazione di Dio. La verità rivelata dallo specchio può essere di ordine superiore: evocando lo specchio magico degli Ch'in, Nichiren lo paragona allo specchio Darma buddhista, che mostra la causa degli atti passati. Lo specchio sarà lo strumento dell'Illuminazione. Lo specchio è infatti il simbolo di saggezza e della conoscenza, mentre lo specchio coperto di polvere è simbolo dello spirito oscurato dall’ignoranza.
Questi riflessi dell’intelligenza o della parola celesta fanno apparire lo specchio come simbolo della manifestazione che riflette l’intelligenza creatrice. È anche il simbolo dell’intelletto divino che riflette la manifestazione, creandola come tale a sua immagine. Questa rivelazione dell'Identità nello specchio è il culmine della più alta esperienza spirituale. Così San Paolo e in numerosi mistici cristiani e musulmani. "Il cuore umano, specchio che riflette Dio” è espresso ad esempio in Angelus Silesius; lo specchio del cuore che riflette, presso i buddisti, la natura del Buddha; presso i taoisti, il Cielo e la Terra.
L’intelligenza celeste riflessa dallo specchio si identifica simbolicamente con il sole; per questo motivo lo specchio è spesso simbolo solare. Ma è anche un simbolo lunare perché la luna, come uno specchio riflette la luce del sole. Lo specchio solare più conosciuto è quello del mito giapponese Amaterasu: lo specchio fa uscire la luce divina dalla caverna a la riflette sul mondo. Nel simbolismo siberiano i due grandi specchi celesti riflettono l’universo, riflesso che lo sciamano capta a sua volta con l’aiuto dello specchio. Nella tradizione vedica lo specchio è il miraggio solare delle manifestazioni; esso rappresenta simbolicamente la successione delle forme, la durata limitata e sempre mutevole degli esseri.



Lo specchio dà un'immagine rovesciata della realtà. “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, dice la Tavola di Smeraldo ermetica, ma in senso inverso. La manifestazione è il riflesso rovesciato del principio, come è espresso dai due triangoli rovesciati dell'esagono stellato. Il simbolo del raggio luminoso che si riflette sulla superficie delle acque è il segno cosmogonico della manifestazione. Tuttavia questa passività che riflette le cose senza esserne influenzata è in Cina il simbolo della non attività del Saggio.
Simbolo lunare e femminile, lo specchio è in Cina . Lo specchio "prende il fuoco dal sole". Esso è d’altra parte il segno dell’armonia, dell’unione coniugale e lo specchio spezzato è segno della separazione (la metà spezzata dello specchio viene sottoforma di una gazza a rendere conto al marito dell’infedeltà della moglie). L’animale chiamato p’o-ching o specchio rotto è collegato alle fasi della luna; l’unione del re e della regina si realizza quando la luna è piena, quando lo specchio è ricostituito nella sua interezza.
L'utilizzazione taoista dello specchio magico è assai particolare: rivelando la natura reale delle influenze malefiche, le allontana e protegge da esse. Così si pone, ancora ai nostri giorni, sopra la porta delle case uno specchio ottagonale recante gli otto trigrammi. Lo specchio ottagonale, che è senza dubbio segno di armonia e di perfezione nel caso di Amaterasu, è in Cina intermediario tra lo specchio rotondo (celeste) e lo specchio quadrato(terrestre). Il binomio non si vede riflesso soltanto nel bronzo levigato o nell'acqua calma, come testimonia questo testo degli Annali dei T'ang utilizzato da Segalen:"L'uomo si serve del bronzo come specchio. L'uomo si serve dell'antichità come specchio. L'uomo si serve dell'uomo come specchio". In Giappone il kagami o specchio è simbolo di purezza perfetta dell’anima, dello spirito senza macchia, della riflessione dell’io sulla coscienza. È anche simbolo della dea solare, amaterasu-o-mikami.
L’uso dello specchio magico corrisponde ad una delle forme più antiche di divinazione, secondo Varrone è di origine persiana. Secondo una leggenda Pitagora aveva uno specchio magico che presentava la faccia della luna, prima di vedervi il futuro, come facevano le streghe della Tessaglia.
In virtù dell’analogia acqua-specchio, si incontra spesso l’utilizzazione magica, di frammenti di specchio nei riti per la pioggia ad esempio presso i Bambara. Lo specchio, come la superficie dell’acqua, è usato nella divinazione per interrogare gli spiriti. La loro risposta alle questioni poste vi si inscrive per riflesso. Nel Congo gli indovini utilizzano questo procedimento cospargendo di polvere di caolino lo specchio o la superficie di una scodella di acqua, i disegni formati dalla polvere bianca, emanazione degli spiriti danno loro la risposta. In Asia centrale gli sciamani praticano la divinazione per mezzo dello specchio, dirigendolo verso il sole o la luna che sono ritenuti essi stessi degli specchi su cui si riflette tutto ciò che avviene sulla Terra.
Il tema dell’anima come specchio, che si trova abbozzato da Platone e da Plotino, è stato particolarmente sviluppato da Sant’Anastasio e da Gregorio di Nissa. Secondo Plotino l’immagine di un essere è disposta a ricevere l’influenza del suo modello come uno specchio. L’uomo in quanto specchio riflette la bellezza o la bruttezza secondo l’orientamento. La cosa importante è in primo luogo la qualità dello specchio: la sua superficie deve essere perfettamente levigata, pura, per ottenere il massimo del riflesso. Per questo motivo, secondo Gregorio di Nissa, “come uno specchio quando è ben fatto riceve sulla superfcie levigata i trattamenti di chi gli è presentato, così l’anima purificata da tutte le macchie terrene, riceve nella sua purezza, l’immagine della bellezza incorruttibile”. È una partecipazione e non un semplice riflesso: l’anima partecipa alla bellezza nella misura in cui si volge verso di essa.
Lo specchio non ha solo la funzione di riflettere un’immagine: l’anima che diventa uno specchio perfetto partecipa all’immagine e attraverso questa partecipazione subisce una trasformazione. Esiste dunque una corrispondenza fra il soggetto riflesso e lo specchio che lo riflette. L’anima finisce col partecipare alla bellezza stessa a cui si rivolge.



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