giovedì 1 ottobre 2015

La NOTTE porta CONSIGLIO

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Come dice il proverbio, spesso si ha la sensazione che la notte porti consiglio e che dopo qualche buona ora di sonno, e di sogni, le idee siano più chiare e diventi facile cercare di risolvere problemi in sospeso. Una serie di studi conferma che le cose stanno davvero così. Perché mentre si sogna si pensa. È stato dimostrato che l'attività mentale non si arresta durante il sonno e continua anche quando si sogna.

«Si pensa per tutta la notte, sia durante la fase Rem (caratterizzata da movimenti oculari rapidi), sia durante quella non Rem, quando i sogni sono meno frequenti», spiega un neurologo. «Queste due fasi si alternano, con una prevalenza del sonno non Rem nella prima parte della notte e di quello Rem nella seconda. Se una persona, come accade di frequente, prima di addormentarsi fa un po' il bilancio della giornata, magari arrovellandosi, non sarà difficile che si risvegli al mattino con la sensazione di avere la via d'uscita a portata di mano».

Una teoria, non accettata da tutti gli studiosi, ipotizza che i sogni fatti durante il sonno non Rem siano più simili al pensiero e meno immaginifici rispetto a quelli che si fanno nella fase Rem, che sarebbero più vividi e più collegati all'attività allucinatoria e visiva.
In ogni caso, durante il sonno l'attività mentale continua sotto una forma diversa rispetto alla veglia: già durante l'addormentamento i pensieri si slegano e si perde la razionalità caratteristica del pensiero da svegli. «In pratica, nel nostro cervello si disattivano alcune aree cerebrali e se ne attivano altre, che permettono la continuazione di un'attività mentale articolata», chiarisce il medico.
Com'è stato dimostrato? «Svegliando un gruppo di volontari (monitorati durante il sonno) e domandando loro se stavano sognando e a cosa stavano pensando», dice il neurologo. «Le persone hanno riferito immediatamente le esperienze che stavano vivendo, metodo più sicuro di quello che prevede un interrogatorio al risveglio, perché spesso si ricordano solo impressioni frammentarie».

Ma ci si può in qualche modo allenare a ricordare i sogni, così che davvero ci possano portare consiglio? «È possibile, soprattutto per i sogni dell'alba, quelli più vicini al momento del risveglio, in particolare se hanno un forte impatto emotivo», dice il neurologo. «Bisogna abituarsi a non poltrire nel letto, ma a spalancare subito gli occhi e a sfruttare quei pochi secondi dopo il risveglio, in cui restano le tracce dei sogni, per annotarle su un quaderno da tenere sul proprio comodino. Tutto questo va fatto con costanza, ogni giorno, per diverse settimane. Così i pensieri notturni, più intuitivi e meno razionali e controllati, potranno davvero illuminarci».




Uno studio del 2006, inoltre, ha rilevato un meccanismo analogo nel caso di ricordi emozionali. In pratica, un gruppo di persone memorizzava un testo a contenuto emotivo e uno a contenuto neutro e poi riposava per tre ore, mentre un altro gruppo faceva lo stesso, ma senza riposare. A distanza di quattro anni, chi aveva dormito ricordava meglio degli altri il testo a contenuto emotivo, mentre non si osservava alcuna differenza nel caso del testo neutro.

"Gli autori hanno ipotizzato che il Rem, la fase del sonno in cui si sogna, possa favorire a livello cerebrale un ambiente fisiologico ideale per il miglioramento delle connessioni neurali alla base della memoria emozionale", prosegue il ricercatore dell'Ifc-Cnr. "L'elettroencefalografia Eeg permette di studiare tali connessioni rilevando le oscillazioni del potenziale di membrana dei neuroni corticali, che caratterizzano l'attività elettrica del cervello. In un nostro studio, pubblicato su 'PLoS One' nel 2009, l'Eeg durante il sonno 'a onde lente' ha evidenziato una particolare rappresentazione grafica dell'attività neuronale, definita Sso (Sleep Slow Oscillation). Tale andamento è strettamente legato alla plasticità delle sinapsi, le strutture che consentono la comunicazione tra i neuroni, a sua volta connessa all'apprendimento implicito e alla memoria dichiarativa".

La Sso sembra inoltre rivestire un ruolo centrale nell'omeostasi sinaptica, un processo che controlla e bilancia l'attività delle sinapsi, che tenderebbe a favorire il consolidamento della memoria. "Capire come possa avvenire questo meccanismo permetterà di creare nuove strategie terapeutiche", conclude Gemignani. "Tali metodi potranno servire a impedire selettivamente il rafforzamento di quei ricordi che possono implicare patologie come la depressione e il disturbo post-traumatico da stress".



Dall’ America la proposta di usare i sogni come guida per la vita reale < La notte porta consiglio Freud storcerebbe il naso, ma possiamo tentare un’ interpretazione.Una psicologa americana, con il suo "metodo minimalista", ci invita a metterci alla prova. Primo passo: mettere da parte tutto quello che sappiamo, tutto quello che hanno detto Freud, Jung e gli altri capiscuola della psicanalisi. Ridare al mondo onirico una sua "verginità". E di qui ripartire. Come? Tenendo presente due principi fondamentali: si tende a sognare le cose che ci occupano il cuore e la mente durante la giornata; il sogno si esprime per metafore. Traducendole, si potra' stabilire un "ponte" tra l' immagine onirica e la realta' . In Europa, patria della psicanalisi, questo modo semplicistico di affrontare il complesso ed enigmatico mondo dei sogni appare decisamente provocatorio. La psicologa non parla di simbolismo onirico, di inconscio, tralascia espressioni basilari per la psicanalisi come Persona, Ombra, Animus, Anima. Cose, per i nostri psicanalisti, da far gridare all' eresia. Pero' De Marchi sottolinea come in Europa si senta il bisogno di alleggerirsi dalla concezione freudiana, che ha dato al sogno una configurazione piuttosto tenebrosa e angosciosa. Milton Kramer, direttore del Centro per i disturbi del sonno del Bethesda Hospital, ritiene che i sogni possano essere tradotti, come si fa con una lingua straniera, considerandone la struttura e i sentimenti provati dal sognatore. Per la Delaney grazie ai sogni si puo' addirittura accrescere capacita' di giudizio e creativita' . Per forzare il sogno ad aiutarci puo' essere utile fare cosi' :  alla sera dobbiamo formulare con una frase precisa il problema che ci sta a cuore e chiedere al sogno di aiutarci  la risposta puo' non arrivare, bisognera' allora riproporre la domanda per piu' giorni  se ancora il sistema non funzionera' vuol dire che il problema non e' "maturo"; bisogna ritentare. E se non otterremo alcun risultato, avremo comunque guardato piu' da vicino il nostro mondo interiore.



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