Nella maggior parte dei casi gli angeli della morte sono soggetti di sesso femminile (infermiere, assistenti, operatrici sanitarie). Lerson sostiene che il 45% sono semplici infermieri/e e il 25% sono dottori mentre il numero delle vittime si aggira da un minimo di 10 a 80-100 e non è quasi mai accertabile con esattezza (spesso si tratta di pazienti affetti da una malattia in fase terminale o con patologie molto gravi). Da questo ultimo dato si evince che questo tipo di assassini viene scoperto nella maggior parte dei casi in maniera totalmente casuale e solo dopo che si sono verificati un certo numero di decessi sospetti nello stesso reparto.
Alla luce degli studi condotti su casi è quindi evidente che ci troviamo dinanzi a una figura di serial killer molto particolare: invisibili, inquietanti e molto difficili da catturare. Spesso passano anni prima che vengano scoperti e quando questo accade non è sempre possibile accertare il numero preciso delle vittime. L’infermiera, il dottore sono figure di cui si ha la fiducia completa perché a loro affidiamo la nostra salute o quella dei nostri cari; nessuno oserebbe pensare che dietro quel camice bianco possa nascondersi un mostro inquietante, capace di uccidere persone indifese e malate. Ma la realtà, si sa, molto spesso non è sempre quella che è.
Decidono il destino dei loro pazienti. Non calcolano gli affetti, il dolore che possono procurare e dispongono della vita degli altri come meglio credono. In una sorta di onnipotenza. Sono gli Angeli della morte, gli infermieri che decidono quando il cuore dei loro pazienti deve smettere di battere. Assieme ad alcuni serial killer missionari, gli angeli della morte sono l'unica categoria di assassini seriali le cui vittime non rispecchiano le loro preferenze sessuali e per questo sono una categoria atipica, sui generis, in ambito criminologico.
Le loro vittime sono i malati con i quali entrano in contatto. Spesso si tratta di anziani e cronici, oppure deboli, come neonati o bambini. Il modus operandi di questi assassini, prevede in genere la somministrazione di farmaci o sostanze tossiche tramite iniezioni.
"Una delle classificazioni proposte dall’FBI dei serial killer è stata stilata tenendo conto delle motivazioni (movente) che portano al compimento del delitto" dice Pezzuolo. "Nel caso specifico degli Angeli della Morte essi solitamente vengono fatti rientrare nella categoria del "Serial Killer Dominatore" cioè tra coloro che uccidono per esercitare il totale controllo di vita e di morte su un’altra persona: gli Angeli della morte dichiarano che uccidono le proprie vittime perché, ad esempio, sono stanche di vederle soffrire. In realtà l’agito delittuoso è determinato dal profondo bisogno di sentirsi potenti e gratificati quasi potendosi sentire “Dio”.
Inoltre, solitamente l’attività omicida può essere associata a periodi di forte stress o depressione dell’Angelo della morte associati anche alla presenza, in alcuni casi, di disturbi di personalità quali il disturbo borderline, istrionico, narcisistico. "A differenza di altri omicidi" aggiunge Pezzuolo, "quelli commessi dagli Angeli della morte non sempre sono facili da identificare come omicidi dal momento che queste morti possono facilmente essere scambiate per moti naturali e, come tali, archiviate.
Questa definizione deriva dal soprannome con il quale era tristemente noto il medico nazista Josef Mengele, famoso per la sua freddezza e per il potere di vita e di morte che aveva sugli internati del campo di concentramento di Auschwitz. Sebbene Mengele non fosse un serial killer, il termine viene ormai utilizzato ufficialmente in ambito criminologico.
Assieme ad alcuni serial killer missionari, gli angeli della morte sono l'unica categoria di assassini seriali le cui vittime non rispecchiano le loro preferenze sessuali, e ciò li rende una categoria sui generis in ambito criminologico.
Harold Shipman, ad esempio, utilizzava la diamorfina, Arnfinn Nesset si serviva del Curacit, Beverly Allitt di dosi di insulina o cloruro di sodio e Stephan Letter del Lysthenon e tranquillanti. Questo rende gli omicidi particolarmente difficili da scoprire, in quanto ad un esame poco approfondito le morti possono essere archiviate come incidenti o avvenute per cause naturali. Nell'eventualità di un'autopsia, inoltre, la presenza di queste sostanze può essere facilmente giustificata. I moventi di questi serial killer sono diversi. Alcuni di essi uccidono per la sensazione di onnipotenza che deriva dall'avere il controllo sulla vita e sulla morte dei pazienti.
Altri, invece, dichiarano di agire unicamente per alleviare le sofferenze delle persone che hanno in cura, motivazione che nella maggior parte dei casi viene sfatata dalle condizioni di salute non irreversibili (talvolta nemmeno gravi) di molte delle loro vittime al momento del decesso. Una categoria particolare di angeli della morte comprende i medici e le infermiere che creano una situazione di emergenza, mettendo volontariamente a repentaglio la vita del paziente di cui si stanno occupando invece di ucciderlo, unicamente per attirare l'attenzione su di sé. Questo comportamento è spesso collegato ad una particolare manifestazione di sindrome di Münchhausen per procura.
Un caso esemplare è quello dell'infermiera Sonya Caleffi, la quale provocava delle embolie gassose alle sue vittime iniettando loro dell'aria, pratica che si rivelò fatale per almeno 5 pazienti. Oltre a questo particolare disturbo mentale, non è raro che gli angeli della morte siano affetti da uno o più disturbi di personalità (solitamente borderline, istrionico, narcisistico e/o ossessivo-compulsivo). Spesso la loro attività omicida subisce un picco nei periodi di forte stress o depressione.
Spesso questi serial killer finiscono col tradirsi, in quanto la loro sicurezza aumenta ad ogni omicidio e la cosa li porta a trascurare dei dettagli importanti della vittima (ad esempio, il suo stato di salute e le terapie che seguiva), e ad entrare in uno stadio involutivo particolarmente pericoloso, a tratti delirante. Il più delle volte la loro attività giunge al termine dopo la morte di uno o più pazienti in buone condizioni di salute, oppure perché il comportamento del killer si fa sempre più sospetto, quando non addirittura manifesto.
Gli studiosi sono concordi nell’affermare che le caratteristiche di questo particolare tipo di SK sono principalmente tre:
Bisogno compulsivo di uccidere e capacità di commettere omicidi quasi perfetti. Il loro modus operandi infatti non è mai violento e la morte delle vittime appare quasi del tutto naturale e mimetizzata nella routine ospedaliera.
“Invisibilità”. Molti studi condotti su un determinato numero di angeli della morte ha stabilito che essi uccidono e continuano a farlo per molto tempo prima di essere scoperti. Ciò è dovuto in particolare a tre fattori:
Mancanza di spostamenti per ricercare le vittime: l’angelo della morte infatti le ha a disposizione nel luogo di lavoro e non ha bisogno di cercarle altrove.
Scelta di uccidere mediante un modus operandi apparentemente naturale.
Fiducia incondizionata di parenti e familiari dei degenti nei confronti di medici e infermieri.
Sdoppiamento della personalità. Negli angeli della morte si assiste ad uno sdoppiamento di personalità in un sé CURATIVO e in un sé DISTRUTTIVO. Il medico o l’infermiere che diventa serial killer non smette infatti di curare e prendersi cura degli altri malati e le due attività antitetiche, curare e uccidere, rimangono completamente separate. Quando viene scoperto, l’assassino/a di questo tipo non tende a confessare quasi mai e nega qualsiasi tipo di responsabilità adottando un meccanismo di scissione della personalità. Se invece si arriva ad una confessione, in questo caso il SK sostiene di aver agito per pietà e per risparmiare inutili sofferenze a persone già destinate a morire.
Ma cosa spinge un medico o un infermiere a diventare un angelo della morte? Quale oscuro bisogno soddisfa andando contro lo scopo primario della sua professione? Sicuramente soddisfa un forte senso di onnipotenza e di potere. Non soltanto è in grado di ridare la vita ai pazienti, ma è anche capace di dispensare la morte, proprio come Dio. E’ in questo alternarsi di vita e morte, accanto alla consapevolezza che dalla sua abilità può dipendere la vita di una persona, che l’angelo della morte trova la soddisfazione più completa e un fortissimo senso di controllo. Si tratta di soggetti che indubbiamente presentano uno squilibrio psichico e la vicinanza costante alla morte può provocare in essi scompensi molto seri, che portano il soggetto a considerarsi superiore a tutti perché condivide con Dio il potere di vita e di morte sugli altri essere umani. In altri contesti l’angelo della morte uccide per creare una situazione di emergenza e conseguente eccitamento nel reparto in cui lavora: in questo modo si mette costantemente alla prova, dimostra ai colleghi e ai superiori di saper lavorare in condizioni di particolare emergenza e di essere efficiente e capace. Questo comportamento è tipico dei soggetti insicuri, che cercano di attrarre l’attenzione su di sé salvando la vita del paziente che loro stessi hanno messo in pericolo. Il modus operandi degli angeli della morte spazia dall’avvelenamento mediante uso di sostanze di uso comune (cicuta, morfina, insulina) all’avvelenamento mediante sostanze altamente tossiche o virulente. In maniera più semplice il killer può staccare la spina di macchinari vitali o iniettare una dose eccessiva di medicinali o ancora provocare una crisi respiratoria. La scelta dell’arma è assolutamente funzionale alla disponibilità dell’ambiente di lavoro: il personale difatti può accedere in maniera libera e indisturbata sia a medicinali particolari che medicinali normali i quali, se somministrati in quantità eccessive, possono diventare letali.
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