lunedì 11 gennaio 2016

Sacra Corona Unita

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Associazione di gruppi criminali localizzati prevalentemente nelle province di Brindisi e Lecce e dediti sia ai commerci di stupefacenti e di armi sia al controllo dell’immigrazione clandestina.
Secondo la tesi più attendibile, il nome deriva da una formula rituale della ’ndrangheta calabrese, cui l’associazione si è fortemente ispirata per la definizione dell’impianto simbolico e della configurazione organizzativa. La criminalità pugliese ha subito una forte accelerazione nella seconda metà degli anni 1970 quando le organizzazioni camorristiche napoletane trasferirono parte dell’attività di contrabbando di sigarette alle coste pugliesi e iniziarono a rifornire il mercato locale di stupefacenti, reclutandovi delinquenti con funzioni di manovalanza. Dopo il 1980 il rapporto di dipendenza dalla camorra si allentò progressivamente e sorsero diverse associazioni criminali autonome.

Nel 1981 il boss camorrista Raffaele Cutolo, affidò a Pino Iannelli e Alessandro Fusco il compito di fondare in Puglia un'organizzazione diretta emanazione della Nuova camorra organizzata che prese il nome di Nuova camorra pugliese (Società foggiana).

Questa associazione prese piede soprattutto nel foggiano a causa della vicinanza territoriale e dei contatti preesistenti tra esponenti della malavita locale e i camorristi campani. Tuttavia questa iniziativa venne vista con sospetto dai malavitosi di altre zone della Puglia. Come risposta al tentativo di Cutolo di espandersi in Puglia, si tentò di dar vita ad un'associazione malavitosa di stampo mafioso formata da esponenti locali.

Si ritiene l'organizzazione abbia avuto il suo primo esponente in Giuseppe Rogoli nel carcere di Trani la notte di Natale dell'anno 1981. Giuseppe Rogoli era già affiliato alla 'Ndrangheta (nella 'ndrina dei Bellocco di Rosarno) e chiese il permesso al capobastone Umberto Bellocco di formare una 'Ndrangheta pugliese. Nel 1987 Rogoli affidò a Oronzo Romano e Giovanni Dalena la costituzione di un'altra 'ndrina nel sud barese chiamata La Rosa, sempre con il consenso della 'Ndrangheta. L'attività di gestione degli enormi flussi di denaro derivanti dalle attività illecite fu affidata a Nicola Murgia che fu per questo motivo soprannominato "il cassiere" dalla Direzione Investigativa Antimafia.

Il braccio destro di Rogoli fu Antonio Antonica, primo affiliato di Rogoli a causa dell'antica amicizia nonché personaggio di spicco della malavita mesagnese.

A causa dello stato di detenzione di Rogoli, Antonio Antonica era stato nominato responsabile unico delle attività illecite che si svolgevano nell'area brindisina. Antonica ebbe il compito anche di nominare alcuni capi zona della provincia di Brindisi. Con le prime scarcerazioni il numero degli affiliati aumentò e ognuno pretendeva la sua parte di guadagno. Antonica sentiva il peso dell'organizzazione tutto sulle sue spalle ed ebbe una discussione con Rogoli che gli negò il permesso di trafficare droga.

Antonica, così, preferì abbandonare Rogoli e creare un clan contrapposto. Questo comportò l'inizio di una guerra lunga tre anni di conflitti e sgarri che portò alla sua uccisione.

Iniziò la rifondazione della Sacra corona unita partendo dalle modalità di affiliazione, con regole più rigide e severe. Così nel carcere di Trani nacque la Nuova sacra corona unita il cui statuto sarebbe stato firmato oltre che da Rogoli, da Vincenzo Stranieri di Manduria da Alberto Lorusso e da Mario Papalia legato a Cosa nostra.

Nel 1987 la Sacra corona unita era composta dalle famiglie più rappresentative del brindisino guidate da Salvatore Buccarella, Alberto Lorusso, Giovanni Donatiello, Giuseppe Gagliardi e Ciro Bruno e da qualche propaggine nella provincia di Taranto.



L’organizzazione mafiosa Sacra corona unita si è sviluppata soprattutto in Puglia: rappresenta la cosiddetta “quarta mafia”. Stringendo accordi con i clan della camorra, di Cosa nostra e della ‘ndrangheta, in trent’anni d’attività ha saputo radicarsi ed espandersi in tutto il Salento. Si è infiltrata nella politica e nelle aste giudiziarie, affermando la sua supremazia nei più svariati traffici illeciti presenti nel territorio. Nel corso del tempo la Sacra corona unita ha cambiato forma ed affari riciclando in attività apparentemente lecite il denaro accumulato attraverso la droga, l’usura, le estorsioni e il contrabbando. Gli strumenti di prevenzione e di controllo nelle mani delle istituzioni preposte sono attualmente troppo deboli per contrastare l’infiltrazione di questa consorteria mafiosa negli appalti, nei servizi, negli apparati pubblici e nei partiti. È per questo che oggi la Commissione parlamentare antimafia così recita: “Si attesta una costante operatività della criminalità mafiosa salentina, la quale risulta capace di adattarsi ai più vari fattori di novità e di approntare moduli organizzativi più confacenti alla sua sopravvivenza”. Dunque, quella che è stata definita da più parti come “una mafia di serie B”, lungo un percorso segnato da omicidi efferati e soprusi di ogni genere allo scopo di imporre il suo predominio, ha invece saputo volgere a proprio vantaggio quella innata capacità camaleontica di trasformazione che la contraddistingue.

Negli ultimi anni sono emersi numerosi nuovi personaggi, dai soprannomi coloriti, che hanno concentrato sul racket, sul contrabbando di sigarette e sulla droga, le principali attività criminali. Alcuni di loro hanno fondato la Sacra corona libera. Ultimamente qualche membro di rilievo della SCU ha deciso di collaborare con le forze di polizia italiane, determinando così l’arresto di alcuni esponenti dell’organizzazione.

Secondo la Direzione investigativa antimafia, oggi la criminalità organizzata pugliese "si presenta disomogenea, anche in ragione della persistente pluralità di consorterie attive, molto diversificate nell’intrinseca caratura criminale e non correlate da architetture organizzative unificanti".

Secondo il rapporto della Direzione investigativa antimafia, analizzando l’andamento delle segnalazioni sul sistema SDI di fatti -reato ex art. 416 bis codice penale- si nota una notevole diminuzione nella regione delle denunce di tali fattispecie delittuose, che si attestano al numero di 3. L’interpretazione di questo trend, da leggere sinergicamente con gli andamenti dei dati delle associazioni a delinquere non connotate da profili mafiosi, deve tenere in adeguato conto il positivo risultato storico di una incisiva attività delle Forze di polizia nel corso degli anni, il cui risultato giudiziario ha conseguito la detenzione di molti elementi apicali dei maggiori gruppi criminali. Il 23 aprile 2011 è stato arrestato ad Oria (BR) colui che aveva preso le redini dell'organizzazione dai capi storici (Giuseppe Rogoli e Salvatore Buccarella), il latitante Francesco Campana. Con l’arresto di Campana, che segue a poca distanza l’operazione Last Minute del 28 dicembre 2010, con la quale furono arrestati 18 tra capi e promotori della Sacra corona unita, si ritiene di aver inflitto un durissimo colpo alla criminalità organizzata locale.

In sintesi, oggi la Sacra corona unita si presenta come una mafia disomogenea, che non è riuscita ad avere il controllo e soprattutto la connivenza ed il consenso della società pugliese. Resta sempre alto il controllo dell'autorità giudiziaria nei confronti delle associazioni criminali pugliesi, che tuttavia non presentano più un'organizzazione verticistica, ma sempre più frammentata e fragile.

La SCU è divisa in 47 clan, autonomi nella propria zona ma tenuti a rispettare interessi comuni a tutti i circa 1.561 affiliati della Sacra corona unita. Si tratta quindi di un'organizzazione orizzontale per molti versi simile a quella della 'Ndrangheta.

Il primo grado è la "picciotteria", il successivo il "camorrista", cui seguono sgarristi, santisti, evangelisti, trequartisti, medaglioni e medaglioni con catena della società maggiore.

Otto medaglioni con catena compongono la "Società segretissima" che comanda un corpo speciale chiamato la "Squadra della morte".

Bisogna specificare che questa piramide di ruoli ha un valore soprattutto simbolico: spesso il potere detenuto dal singolo affiliato non corrisponde in realtà alla sua posizione nella gerarchia formale.

In data 23 giugno del 2004 il blitz «Iscaro-Saburo» portò all'arresto di altre cento persone, presunte affiliate ai clan della faida del Gargano. In data 21 aprile 2009, il presunto boss Franco Romito e il suo autista Giuseppe Trotta vengono crivellati nella loro auto in località Siponto. Sono tre le armi utilizzate per compiere il duplice omicidio; recuperati sull'asfalto 4 bossoli di un fucile calibro 12 caricato a pallettoni, numerosissimi bossoli calibro 7.62 di una mitraglietta e 4-5 di una pistola calibro 9per21. I due sono stati raggiunti da una pioggia di proiettili in più parti del corpo. Franco Romito aveva il volto completamente sfigurato e non aveva più la mano sinistra. Franco Romito potrebbe essere stato ucciso per essere stato per anni, con i suoi familiari, confidente dei Carabinieri e in molte indagini sulla famiglia mafiosa del clan opposto, Libergolis di Monte Sant'Angelo.

Negli anni dal 1989 al 1991 si scatena nel Brindisino una faida, della quale saranno vittime i maggiori esponenti della società maggiore; sarà calcolata una media di più di cento morti ammazzati, definita come una delle maggiori cause dell'idebolimento dei clan in tutta l'area del brindisino, capeggiata allora dal clan Buccarella (Tuturano)

Nel periodo dal 1988 fino al 1993 i fratelli Modeo diedero inizio ad una delle più sanguinose guerre di mala in Puglia. Caratterizzata da una guerra fratricida (si vedevano contrapposti i tre fratelli Modeo contro il maggiore detto "il Messicano"), questa faida coinvolse i clan più importanti del Tarantino con uno spaventoso tasso di omicidi e attentati. La guerra si concluse con l'agguato mortale a "il Messicano", fondatore del clan, e con l'arresto dei tre fratelli minori, trovati in una masseria bunker. I morti furono ben oltre i cento (circa 170), con coinvolgimenti di innocenti non collegati ai clan (es. strage della Barberia), questo dovuto al clima di tensione in città e soprattutto nel rione Tamburi, con affiliati che avevano il dovere di "sparare a vista" anche in pieno giorno e in presenza di passanti.

Secondo recenti dati forniti dall'Eurispes, sembra che la Sacra corona unita guadagni 878 milioni di euro l'anno dal traffico di stupefacenti, 775 milioni dalla prostituzione, 516 milioni dal traffico di armi e 351 milioni dall'estorsione e dall'usura. Un giro d'affari di circa 2 miliardi e mezzo di euro.




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