domenica 17 gennaio 2016

IL COMPLESSO DI RE MARCO

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Atteggiamento di un individuo che teme il tradimento ma nel contempo lo provoca in quanto mosso dal desiderio masochistico inconscio di essere punito.  Dal nome di Re Marco di Cerniw che invitò Tristano a cercare Isotta, la donna che il re avrebbe dovuto sposare, dando così l’opportunità ai due di stare vicini e innamorarsi.

La storia di Tristano e Isotta è probabilmente uno dei più famosi e struggenti miti nati durante il Medioevo. Benché espressione dei temi più scottanti della fol amor, esso fu popolarissimo e continua tuttora a ispirare le opere più disparate: la sua origine è celtica, ma le prime redazioni sono state realizzate da poeti normanni.

Tristano è rimasto orfano da bambino. È stato cresciuto dallo zio, re Marco di Cornovaglia, il quale è sottoposto al pagamento di un gravoso tributo dal re d'Irlanda. Diventato un giovane guerriero, Tristano decide di liberare la Cornovaglia da questa sottomissione e parte per l'Irlanda, dove riesce a uccidere il gigante Moroldo, fratello del re. Ferito da un colpo di spada avvelenata, viene poi curato dalla figlia del re, Isotta, che non sa che egli ha ucciso suo zio. Tristano, una volta guarito, torna in Cornovaglia.

Pressato a sposarsi per garantire al trono una successione, re Marco decide di prendere in moglie colei a cui appartiene un capello d'oro portato dal mare. Tristano, ricordandosi di Isotta, parte per l'Irlanda, ma appena arrivato deve combattere un terribile drago. Lo uccide, ma resta ferito e, ancora una volta, è curato da Isotta, la quale si accorge che egli è colui che aveva ucciso Moroldo. Rinuncia tuttavia a vendicarsi e accoglie la richiesta di sposare re Marco per sanare le rivalità tra i due regni. Si imbarca dunque con Tristano verso la Bretagna. Intanto la regina d'Irlanda affida all'ancella Brangania un filtro magico, da far bere ai due sposi la notte delle nozze. Durante la navigazione, però, Tristano beve per errore il filtro, credendo che sia vino, e lo offre a Isotta. Un'altra versione della storia dice che una pietra magica li fece innamorare. I due cadono così preda dell'amore. Isotta sposa comunque Marco, facendosi sostituire da Brangania per la consumazione del matrimonio.

Seguono mesi di amori clandestini, di trucchi e menzogne, durante i quali i due innamorati rischiano costantemente di essere ingannati dai baroni invidiosi. Un nano malvagio, buffone del re, tenta di farli cogliere sul fatto durante un loro appuntamento notturno nel verziere, ma Tristano si accorge della presenza del re nascosto tra le fronde di un pino e riesce ad avvertire Isotta, che inscena un dialogo del tutto innocente. Scoperti e condannati a morte, i due riescono a fuggire e si rifugiano nella foresta del Morrois. Scoperti da re Marco, Tristano decide di restituire la donna al re, e parte. Si reca allora in Bretagna dove sposa Isotta dalle Bianche Mani, con la quale tuttavia non consuma il matrimonio.

Nel frattempo l'innocenza della regina è continuamente messa in dubbio dai baroni malvagi, inducendola a reclamare un'ordalia. Tristano si reca alla cerimonia travestito, e aiuta la regina. Più volte ancora Tristano si reca segretamente in Cornovaglia travestito. Una volta l'accompagna il cognato Caerdino, che offeso per l'ingiuria fatta da Tristano alla sorella (non aveva consumato il matrimonio con Isotta dalle Bianche Mani) vuole vedere con i suoi occhi la bellezza di Isotta la Bionda e l'intensità del suo amore. I due così fanno pace e Caerdino si proclama amante dell'ancella della regina Isotta la bionda.

Ferito gravemente durante una spedizione, Tristano capisce che solo Isotta la Bionda può guarirlo e la manda a chiamare, chiedendo che vengano messe vele bianche alla nave con cui verrà, se lei accetta di venire, e vele nere se si rifiuta. Ella accetta, ma la sposa di Tristano, avendo scoperto il loro amore, gli riferisce che le vele sono nere. Credendosi abbandonato da Isotta, Tristano si lascia morire. La donna, arrivata troppo tardi presso di lui, muore di dolore a sua volta. Pentita per le conseguenze tragiche della sua menzogna, Isotta dalle Bianche Mani rimanda i corpi in Cornovaglia, facendoli seppellire insieme.

Il mito si interroga sulle cause e sulle conseguenze dell'amore, inquadrato in una società di cui trasgredisce tutte le leggi razionali, morali e sociali. I poeti sono consci della natura provocatoria della vicenda, tanto che tentano spesso di ridimensionarla o di integrarla in modo accettabile nella società, anche abolendo qualsiasi problematica etica. Ma nelle prime versioni della leggenda, il mito si presenta in modo inevitabile come incarnazione di un ideale amoroso, quello della fol amor o dell'amore fatale fondato sul dolore; fin dalla situazione iniziale, esso si connota negativamente: mette in scena l'adulterio, l'incesto, il tradimento del legame feudale; qualsiasi vita gli amanti scelgano (all'interno della società, costretti a continue menzogne e travestimenti; all'esterno della società, durante la vita nella foresta; separati), essi falliscono e sono condannati all'infelicità; l'unica via d'uscita possibile per loro è la morte. In questo esso si contrappone alla tematica dell'amore cortese, incarnata dalla coppia Lancillotto-Ginevra; e questo ne segna anche l'atemporalità, la sopravvivenza nell'immaginario: se l'amore cortese è legato alla società medievale e può essere capito solo al suo interno, il mito di Tristano e Isotta si pone al di fuori, tanto da essere oggetto di continue riprese, dai romantici fino ai giorni nostri. Secondo Denis de Rougemont, infatti, esso rappresenta una concezione dell'amore tipica del mondo occidentale, contrapponendosi alla letteratura del resto del mondo nell'invenzione di un sentimento reciproco ed infelice — concezione, questa, che ha dato origine alle più celebri storie d'amore della nostra cultura, come Romeo e Giulietta, Piramo e Tisbe ecc.



In generale si assiste, nel susseguirsi dei testi e delle differenti versioni, a un appiattimento delle problematiche etiche e sociali poste dagli amanti: nel Tristano in prosa, per esempio, gli episodi amorosi si perdono nelle sterminata successione di avventure cavalleresche, e il re Marco viene ridotto a codardo traditore in opposizione all'eroe cortese Tristano. Il protagonista viene così integrato nella geste dei cavalieri della Tavola Rotonda, e anzi il suo stesso amore non è più segnato dal dolore, ma gode invece di lunghi periodi di felicità: questa tendenza è presente già nei primi testi come quello di Tommaso d'Inghilterra, nel quale la vita nella foresta, dura e insostenibile in Béroul, assume caratteristiche idilliache. Più tardi Tristano viene reso maggiormente accettabile anche dal punto di vista della moralità cristiana, integrandolo nelle avventure della cerca del Graal.

Isotta introduce un tipo nuovo nella letteratura amorosa, o meglio lo ricrea: il suo è il dramma dell'adulterio, del quale vengono in un certo qual modo fissati i parametri, che rimarranno immutati fino a oggi: Isotta vive una doppia vita amorosa, quella dell'amante e quella della moglie, quella dell'amore-passione fatalmente proteso alla morte e quello dell'amore nuziale rispettoso della norma e della tradizione; questi due amori sono inconciliabili come sono inconciliabili i due uomini cui sono rivolti: Tristano, sottomesso a un ordine che pure deve tradire, e il re Marco, giusto conservatore proprio di quest'ordine.
La critica moderna si è interrogata sulle valenze simboliche di singoli episodi del mito, come quello del perdono concesso da re Marco quando egli trova gli amanti nella foresta, addormentati ma vestiti, e separati dalla spada di Tristano: gli oggetti che il re lascia per segnalare la sua venuta sono stati visti come simboli di perdono, o meglio come richiami al rituale di investitura feudale (la spada, il guanto, l'anello). Ma più in generale la rivalità tra i due uomini è vista come primo segnale del fallimento cui è destinato il rapporto vassallatico medievale.

Si è visto nel matrimonio con Isotta dalle Bianche Mani il profilarsi del motivo, molto presente nella letteratura dei secoli XII e XIII, dell'uomo tra due donne: tale motivo è lungamente sviluppato da Tommaso d'Inghilterra, che "classifica" anche i protagonisti delle due coppie in base al grado di felicità data dal possedere l'amore spirituale o l'amore fisico: Marco, per esempio, ha solo il corpo di Isotta, ed è quindi considerato più felice di Isotta dalle Bianche Mani che non ha né il cuore né il corpo del marito.

Anche il linguaggio è stato frutto di analisi, per esempio nei giuramenti ambigui che costellano la vicenda (come quello di Isotta che, dopo aver guadato un fiumiciattolo in groppa a Tristano travestito da pellegrino, si sottopone serenamente all'ordalia giurando di non aver mai avuto tra le gambe altro uomo che il marito e quel pellegrino del fiume); le continue menzogne degli amanti li pongono in una situazione di sovversivi, in una cultura che considera tutt'uno la parola e l'oggetto.

In Marco e nei suoi emuli vi è l'ambivalenza di coloro che desiderano e temono nel contempo, di essere traditi. Essi sono penalizzati internamente da un meccanismo di espiazione per cui hanno
inconsciamente bisogno di essere puniti. Probabilmente ci sono elementi di omosessualità a sostenere tutto questo.
Il soggetto vede la possibilità del tradimento della partner, teme questa eventualità, ma fa in modo che le cose procedano verso la cosa temuta.
Si tratta di una "fuga in avanti", un meccanismo di difesa che induce a buttarsi verso il pericolo che si teme.
Ciò avviene perché l'ansia rende insopportabile l'attesa e il dubbio, e si preferisce la certezza del "guaio" reale.



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