giovedì 21 gennaio 2016

IL TRAVESTITISMO



Magnus Hirschfeld coniò la parola travestitismo (dal latino trans-, "al di là, oltre" e vestitus, "vestito") usandolo per descrivere le persone che abitualmente e volontariamente indossavano abiti del sesso opposto. Hirschfeld osservò un gruppo di travestiti composto da maschi e femmine, eterosessuali, omosessuali, bisessuali e asessuali.

Hirschfeld stesso non era soddisfatto del termine: credeva che l'abbigliamento fosse solo un simbolo esteriore scelto sulla base di diverse situazioni psicologiche. In realtà, Hirschfeld aiutò le persone a realizzare il cambiamento del nome e supervisionò il primo intervento noto di Riconversione Chirurgica del Sesso (RCS). Le persone che seguì Hirschfeld, sono state, usando i termini di oggi, non solo travestite, ma persone transgender.

Hirschfeld notò anche che l'eccitazione sessuale è stata spesso associata al travestitismo, ma ha anche chiaramente distinto tra travestitismo come espressione di una persona transgender o crossdresser e come espressione di comportamenti e/o sentimenti di tipo feticistico.

L'atto del travestirsi ha una lunga tradizione, che deriva dalla Grecia classica, dove, durante le feste di Carnevale era usanza indossare gli abiti del sesso opposto e gli uomini cercavano di infiltrarsi nei riti misterici riservati alle donne; e più avanti, nell’800 in teatro gli attori uomini recitavano anche le parti femminili.

Per travestitismo si intende l’atto maschile di indossare abiti e accessori tipicamente femminili con conseguente eccitazione sessuale.
Alcuni uomini si travestono con un solo indumento da donna, magari mettendolo sotto i propri abiti maschili, altri invece si truccano o pettinano in modo da prendere delle sembianze femminili.
Chi si traveste, non ricerca poi persone del proprio sesso con le quali consumare l’atto sessuale, perché non sono omosessuali; ma il travestimento viene messo in atto con lo scopo di procurarsi un’eccitazione sessuale per poi avere un rapporto con la partner.

Da molto tempo la psicoanalisi ha individuato, accanto alla più evidente invidia della bambina per il pene, anche un’oscura invidia maschile per il corpo femminile e per le sue straordinarie funzioni. Un sentimento che la modernità ha esasperato perché, mentre le competenze maschili vengono in gran parte condivise, le donne mantengono l’esclusività procreativa.



Se solitamente queste stranezze erotiche non durano a lungo, capita che alcune persone, con il passare del tempo, in assenza di impulsi erotici spontanei, trasformino il travestirsi, in un rito, senza il quale diventa impossibile provare desiderio e piacere. È proprio il bisogno di ripetere sempre lo stesso rituale che trasforma il gioco erotico in perversione, alla quale diventa impossibile rinunciare.
In questo caso la cura migliore è la stimolazione della fantasia, che permette di immaginare anziché agire. Una caratteristica di coloro che hanno delle perversioni è, infatti, la mancanza di immaginazione erotica, che li spinge ad agire, anziché come di solito accade, ad elaborare e in modo simbolico e mentale le pulsioni e i desideri, mantenendoli nell’ambito psichico della fantasia.

La pulsione a travestirsi si manifesta generalmente piuttosto presto e dura per tutta la vita. Si afferma talvolta che genitori scontenti del sesso del figlio sviluppano inconsciamente in lui questa tendenza, o vestendolo da bambina o facendo indossare al maschietto dei vestiti da femmina per punirlo. Quest’ultima ipotesi e' frequente nei testi dedicati al travestitismo.

La maggior parte dei travestiti dichiara di aver sentito sin dalla piu' tenera eta' un desiderio inspiegabile quanto irreprimibile di provare un capo d’abbigliamento femminile, che si tratti di quello della sorella piuttosto che quello della madre. Questo gesto e il contatto del tessuto sulla pelle provoca una sensazione di esaltazione intensa la cui natura e' incontestabilmente di natura sessuale e indossare un capo di abbigliamento ritenuto eccitante suscita nella maggiore parte dei casi manovre di autosoddisfazione. In seguito questa esperienza gradevole verra' ripetuta ogni volta che se ne presentera' l’occasione, e altri capi verranno “presi in prestito”.

Dopo un periodo piu' o meno lungo il giovane travestito arrivera' al punto di vestirsi completamente da donna. Prendera' ugualmente in prestito dei fard per apparire il piu' effemminato possibile e tutte queste esperienze gli sembreranno eccessivamente gradevoli. Presto o tardi finira' col farsi un guardaroba completo, iniziando generalmente col procurarsi della biancheria, delle calze e collant poi, poco a poco, delle scarpe, vestiti, fard, parrucche, falsi seni per dar forma a un petto piatto.

Ciononostante il neofita, passato il primo periodo di esaltazione, non tardera' a conoscere crisi di rimorso nel corso delle quali si rendera' conto di indossare vestiti “proibiti” dai precetti dell’educazione che ha ricevuto. Il senso di colpa che accompagna tale scoperta lo condurra' alla depressione e alla fine brucera' o gettera' le sue mise femminili fino al momento in cui la passione risorgera' e ricomincera' una nuova collezione.

Questa passione puo' attenuarsi per alcuni periodi piu' o meno lunghi, ma non si lascia mai soffocare.

Si sostiene che, di tutte le “deviazioni” sessuali, il travestitismo sia la piu' solitaria ed e' vero. Gli omosessuali non mancano di partner, il feticista finisce sempre coll’incontrare una donna che accetta di indossare i vestiti che lui sceglie, un sadico spesso trova un masochista sul suo cammino mentre un travestito, che e' attratto dalle donne, avra' grandi difficolta' nello scoprire la compagna che lo accettera' cosi' come desidera essere accettato, e cioe' come donna invertita; anche in questo caso bisogna tener conto della stanchezza della donna se si trova costantemente in presenza di questo tipo di uomo. In mancanza di tale partner ideale capita che il travestito faccia ricorso alle prostitute, ma da questa relazione esclude ogni affetto e amicizia duratura. Raramente il travestito ha la fortuna di incontrare una donna comprensiva, ma per essere obiettivi bisogna riconoscere che nella maggioranza dei casi solo un travestito puo' comprendere colui che condivide i suoi gusti. E’ anche per questa ragione che i travestiti hanno la tendenza a restare tra di loro, dando cosi' credito al mito popolare che confonde travestitismo e omosessualita'.
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