sabato 2 gennaio 2016

DOG CASH

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Il cash dog è la più recente tipologia nata tra le unità cinofile. Sono cani, dal fiuto infallibile, in grado di fiutare il denaro contante di chi cerca di passare la frontiera evitando i controlli. Fenomeno in crescita a causa della dilagante paura di default dovuti alla crisi economica.

Crisi economica inarrestabile. Paura del default, timore che le tasse ci sommergano, che le banche chiudano i rubinetti. E l’effetto panico si fa sentire. Da tempo. Così non è un caso che le banconote da cinquecento euro siano quasi scomparse dall’Italia, transitate in modo legale, e non, verso altri Paesi.

Le frontiere assumono un ruolo sempre più strategico, specie agli aeroporti, da dove singoli individui o gruppi organizzati escogitano le peggiori diavolerie pur di far transitare merce illegale, droga in primis, e anche banconote non dichiarate. Denaro in contanti che rischia di sparire nel nulla…

Ai cani viene insegnato a inseguire l’odore dei soldi, del denaro contante e frusciante; un odore che esiste davvero ma che solo il sofisticato naso di un quattrozampe riesce a sentire. «Pecunia olet», insomma, a differenza di quanto sostenuto secoli e secoli fa dall’imperatore Vespasiano. In Gran Bretagna li chiamano cash dogs, sono trenta esemplari in tutto, prestano servizio nei porti e negli aeroporti d’Oltremanica; solo Stati Uniti e Israele possiedono unità cinofile con identica specializzazione, in Italia Robbie è stato il primo a operare: sguinzagliato tra i banchi dei check in di Malpensa non ha tardato a scovare esportatori di valuta, arrivando là dove nemmeno minuziose perquisizioni fatte dagli uomini arrivano. La trasferta dei poliziotti inglesi a Malpensa è nata da un accordo di collaborazione tra le autorità dei due Paesi. Robbie è arrivato in Italia dal porto di Dover, la sua «cuccia» abituale e non si è mai separato da Peter Fryers, l’agente dalla United Kingdom border and customs (la polizia di frontiera inglese) che è anche il suo addestratore. «Qualunque cane possiede questa attitudine — spiega Fryers — basta che segua un addestramento di circa sei mesi. Di che tipo? Abbiamo abituato Robbie a ricevere una ricompensa tutte le volte che individua la scia delle banconote».



Il cane «acchiappasoldi» obbedisce a un rituale ben preciso: l’istruttore per prima cosa gli fa indossare un’imbragatura azzurra; è il segnale, per Robbie, che comincia «il lavoro ». Una volta scovato il denaro, l’animale si blocca, posa il muso sulla fonte dell’odore e fissa l’istruttore: si muove solo quando quest’ultimo gli lancia una pallina da tennis gialla in segno di ricompensa. «Abbiamo già fatto domanda per poter avere anche noi dei cash dogs — dichiara il colonnello Enrico Fiora, comandante delle Fiamme Gialle di Malpensa — perché il fenomeno dell’esportazione di valuta qui in aeroporto è sempre sostenuto: dall’inizio del 2008 abbiamo già intercettato due milioni e mezzo di euro addosso a 900 diversi passeggeri. Se la metà di questi possono essere considerati immigrati che rientrano al Paese d’origine con i risparmi, per tutti gli altri il discorso non vale. Si tratta evidentemente di persone implicate in traffici illeciti, che vogliono spostare denari senza lasciare traccia». Una traccia che invece Robbie e i suoi colleghi sanno riconoscere al volo.

“L’idea non e’ nostra – ammette il tenente colonnello Luigi Macchia, comandante del Gruppo di Malpensa delle Fiamme gialle – l’abbiamo ripresa dagli inglesi, ma ci e’ piaciuta subito e ci abbiamo lavorato su con convinzione”. Il primo passo e’ stato quello della scelta della razza: niente pastori tedeschi, bravissimi nell’individuare stupefacenti ed esplosivi ma con un approccio un po’ troppo “aggressivo” per un controllo di questo tipo, e niente springer spaniel come oltre Manica, “abbiamo pensato subito ai labrador”, che per socievolezza e facilita’ di apprendimento sono gia’ usati in diversi campi, dalla ricerca delle persone alla guida dei non vedenti, passando per la pet-teraphy.
“L’addestramento (nel centro di Castiglione del Lago, in provincia di Perugia) ha richiesto tempo e pazienza – ricorda Macchi – parafrasando il vecchio detto latino, potremmo dire che ‘pecunia olet’. Solo che a odorare e’ l’inchiostro usato per la stampa, e l’inchiostro usato per gli euro non e’ lo stesso dei dollari, le due valute statisticamente piu’ esportate”.
Non solo: senza dichiararlo prima, si possono portare fuori dal paese fino a 10mila euro, quindi “per evitare troppe ‘positivita’ ai controlli i nostri cani sono stati ammaestrati a fiutare dai 50mila euro in su. Peccato che somme cosi’ ingenti era impossibile averle per il training: troppi alti i rischi. E cosi’ abbiamo dovuto ‘ripiegare’ su banconote… tritate, ovvero su banconote ormai logore, ritirate dalla circolazione e ridotte in pezzi cosi’ minuti da non poter essere ricostruite”.
La fase di prova e’ partita a fine 2009 alla Malpensa e i risultati ottenuti hanno superato persino le aspettative: “i flussi del denaro esportato illegalmente – sottolinea il tenente colonnello Macchi – sono diretti per lo piu’ verso la Cina e alcuni paesi latino americani e i trucchi usati dai ‘corrieri’ sono i piu’ disparati: di solito chi cerca di far uscire somme tanto consistenti le nasconde addosso o nel bagaglio a mano ma da quando ci sono i nostri ‘cash dog’ c’e’ chi comincia a occultarle nei bagagli da stivare. Noi continuiamo a usare i metodi di screening tradizionali, affinando le tecniche di intelligence e le analisi su giorni e orari a rischio, e ogni volta che possiamo ci facciamo aiutare dai nostri labrador che naturalmente non possono essere fatti lavorare per piu’ di 5 o 6 ore: il pericolo e’ di stancarli troppo”. Attualmente l’Italia e’ – con Inghilterra, Israele, Sud Africa e Stati Uniti – uno dei 5 Paesi al mondo che ricorrono ai cani fiuta-soldi, ma “presto – assicura l’ufficiale – altri imboccheranno la stessa strada”.

Un turno di servizio è di sei-otto ore. Il conduttore, dopo averlo portato a espletare le sue funzioni fisiologiche, arriva in aeroporto. In base all’analisi dei voli considerati “a rischio” si inizia a lavorare cercando il “gioco”, che nel caso di Tango è una pallina, tra i passeggeri in partenza, o tra i bagagli sul nastro nella sala arrivi. “Dopo quindici o venti minuti di ricerca”, spiega ancora il comandante Gazzilli, “il cane viene fatto riposare per mezz’ora o quarantacinque minuti. Non appena la situazione dei voli lo rende necessario si riparte con la ricerca. Quotidianamente si fa in modo che il cane scovi la sua pallina, o dei soldi, oppure si organizza un esercizio. Questo per fare in modo che il suo desiderio e la sua voglia di cercare rimanga inalterata”. Tutto ciò, infatti, completa la gratificazione del cane, solo quando sa di aver trovato l’oggetto richiesto (droga o contante) riceverà la meritata ricompensa (il gioco).




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