In italiano, il sesso maschile ha 2 record: è designato dal più alto numero di termini (se ne contano 744, escludendo i testicoli), ed è la parolaccia pronunciata più spesso, secondo la Banca dati dell’italiano parlato. Del resto, notava lo scrittore Italo Calvino, il termine cazzo ha un’espressività impareggiabile, non solo rispetto a tutti gli altri sinonimi, ma anche alle altre lingue europee. Tanto che, in italiano, è un vero jolly linguistico: può indicare stupidità, nullità e disvalore (cazzone, cazzata, cazzeggiare, minchione, minchiata, cappellata) ma anche il contrario, cioè potenza, abilità e valore (cazzuto). Serve a indicare ira e malumore (incazzarsi), noia e sconforto (scazzato); affari personali e problemi (cazzi miei), parte sensibile (rompere il c a z z o), approssimazione (a c a z z o).
Una ricchezza del genere si spiega non solo con la sua evidenza esterna. Ma soprattutto con il suo significato simbolico: tra le scimmie, nota l’etologo Irenäus Eibl-Eibesfeldt, la monta è un segno di dominanza, così l’erezione è usata come minaccia simbolica.
E’ visto per lo più come un oggetto (44%: per lo più di uso domestico, come bastone o manico, ma sono numerose le espressioni che attingono alla guerra, vista l’aggressività dell’atto sessuale: clava, mazza). Numerose anche le metafore tratte dal mondo animale (15%: anguilla, uccello, proboscide) e dalle personificazioni (7%: amico, bambino fino a Walter, il termine inventato da Luciana Littizzetto) a indicare il fatto che è un membro “vivo”, che muta forma e consistenza.
Rilevante la quantità di nomi ironici, grotteschi o iperbolici sulla potenza o la dimensione del sesso, ossessione di tutti i maschi: sberla, calippo, pitone, missile, obelisco, sei quinti, torre di Pisa, maritozzo, pendolino delle 9:07, sardeon, sciupavedove, sventrapapere, vermicione e … tronchetto della felicità.
Atri nomi sono: abbacchio, acello, adamo, adolf, affracco, aguzzapapere, alabarda, alabarda spaziale, alberello, albero della cuccagna, albero di trasmissione, albero maestro, aleilcazzo magno, aloisio.
alzabandiera, amico Freddy, ammennicolo, anaconda, apollo 26, aquila reale, aquilone, arcione, arma, armando, arnese, articolo per signora, asciugamano delle serve, a siccia, asperge, asso.
asso di bastoni, asta, atlascopco, attaccapanni, attrezzo, avvocato, avvoltoio, attizzapapere, azzittamonache, azzo, babà, babbacammello, babblione, baccalà, baccello, bacchiolo, bacchioloscopio, bachino, bacioccola, badasso, badile, badurlo.
baldassarre, banana, bananone, baobab, barbagianni, bargiolo, bartolo, barzo, barzotto, basano, bastoncino findus, bastone, batacchio, batanga, batteria, battocchio, bazzo, bazzuca, bebbè.
bega, begon, belfagor dei piani inferiori, belin, belino, bello, benbenbigolo, ben di Dio, bessa, biberone, bietta, biff, bigatto, big bang, big jim, biga, bighe, bignamone, bigol, bigolo, bigul, billo, birello, birillo, birimbobirambo, birrione, bischero, bisco.
all'amarena, biscotto, biscotto con i baffi, biscottone, bisdiffo, bisquit, bitti, black, decker, blekedeker, bocchettone, brando, branzino, bricchia, brindello, brittola, brocca, brosco, brufolo, brustolone, bruzzo, bubbazza, busceddu, buzzo.
Cazzo è una parola della lingua italiana di registro colloquiale basso che indica il pene. Non è un semplice sinonimo del termine anatomico ma rappresenta una forma dell'espressività letteraria e popolare. Talvolta nella lingua parlata può essere utilizzato per il compiacimento nell'uso di un termine proibito o di registro eccessivo, il che non può essere reso dal semplice uso di «pene!». Il termine è usato piuttosto spesso nella lingua parlata anche senza correlativo semantico, con la funzione linguistica di "rafforzativo del pensiero", ovvero come un intercalare con funzione emotiva per rendere un'espressione colorita o enfatica. L'uso come intercalare sembra essere più diffuso in Italia che nel Canton Ticino.
L'etimologia della parola è stata dibattuta da molti. L'ipotesi più documentata e meno "fantasiosa" è quella, formulata da Angelico Prati (1937-39 e 1951) e ribadita, con puntuali riscontri filologici, da Glauco Sanga (1986), entrambi linguisti esperti di gergo. Si tratterebbe di semplice estensione metaforica dell'uso di un termine dialettale significante mestolo, derivato dal latino cattia "mestolo". Indicativo, in questo senso, un verso di un sonetto di Luigi Pulci, "cazz e cuccé - quel primo in cul ti stia!" contenente un'espressione dialettale lombarda dal senso di "mestoli e cucchiai", dove il primo termine rimanda con evidenza anche al significato osceno. Il termine, originariamente in forma femminile, cazza è ancora attestato in un sonetto di Rustico Filippi: "Fastel, messer fastidio della cazza" (ciò che oggi corrisponderebbe all'epiteto volgare "rompicazzo").
Un'ipotesi ripresa da Antonio Lupis (2002) è che cazzo sia connesso col verbo latino capitiare da cui anche cacciare, con valore di "infilare, mettere dentro con forza". Si tratterebbe di un nome deverbale analogo a lancio da lanciare.
Una proposta etimologica che ha avuto una certa fortuna è quella che fa derivare cazzo con aferesi da (o) cazzo, a sua volta derivato da oco, voce dialettale per indicare il maschio dell'oca. Tale ipotesi è stata accolta da diversi autori ma è attualmente rigettata dalla maggior parte dei linguisti.
Ugualmente rigettata dai linguisti odierni l'etimologia che si rifà al greco tardo akátion "albero maestro" termine nautico che starebbe a indicare che la voce sarebbe "nata nel linguaggio dei marinai sempre eccitati per la mancanza di donne".
Altre etimologie, perlopiù improvvisate da non specialisti, sono:
potrebbe essere una contrazione di capezzo (da capezzolo) derivato a sua volta dal lemma di lingua latina capítium (sul calco di càput, capo); quindi potrebbe significare piccolo capo, ad indicare inizialmente il glande e quindi, per sineddoche (la parte per il tutto), l'intero organo;
altri ipotizzano che "cazzo" derivi da cazza che è la "gazza ladra", uccello chiamato anche pica, termine che è una delle tante denominazioni dialettali che indicano il membro virile.
Un'altra ipotesi formulata dagli etimologi è che derivi da capito nome latino del Capitone per affinità di forma (il capitone è un'anguilla con grossa testa).
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