lunedì 18 maggio 2015

LE PIRAMIDI DI MONTEVECCHIA



Montevecchia è un comune italiano della provincia di Lecco, in Lombardia. Le colline su cui sorge dominano il territorio del Meratese, nella Brianza orientale. È sede del Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone.

L'origine di insediamenti umani nel territorio di Montevecchia è di antica data. Nel parco di Montevecchia alla fine degli anni settanta furono rinvenuti due accampamenti risalenti all'epoca dell'uomo di Neanderthal e dell'uomo sapiens, datati rispettivamente il primo a 60.000 anni ed il secondo a 32.000. Questi insediamenti sono alcuni fra i più antichi situati in Lombardia.

Amministrata come comunità libera della Brianza per tutto il corso del Medio Evo e di parte dell'età moderna, nel 1647 Montevecchia venne concessa in feudo alla famiglia Panigarola, che si estinse nel 1703. Nel 1713 il Conte Giacomo Brivio di Brochles, originario di Montevecchia, comprò il feudo natale, e la sua famiglia lo tenne fino al 1740, quando Carlo Brivio lo vendette agli Agnesi.

Dal 1809 al 1816 e dal 1928 al 1966 il comune di Montevecchia fu unito a Cernusco Lombardone formando il comune di Cernusco Montevecchia.

La parola Montevecchia si ritiene sia riferibile ad una fortificazione romana che si trovava al posto dell'attuale santuario, circondata da una cerchia di mura protettiva di oltre 800 metri di sviluppo. Il nome Mons Vigiliae (monte delle Vedette), si sarebbe nel tempo involgarito in Mons Vegliae, Monte Vegiae, Monte Vegia, sino all'attuale dialetto brianzolo, nel quale Vegia significa Vecchia.

Le piramidi della Val Curone sono situate - all’interno dell’omonimo parco naturale, a circa 40 chilometri a nord est di Milano e a circa 15 chilometri a sud di Lecco, all’interno del comune di Rovagnate, nel cui territorio c’è un piccolo villaggio di nome Montevecchia, vicino a cui ci sono tre colline dalla evidente forma di piramidi allineate. Queste colline sono state scoperte dall’architetto Vincenzo De Gregorio nel 2001. La più alta - che misura 150 metri - sarebbe una gigantesca piramide, più alta ancora di quella detta di Cheope (146 m) sulla piana di Giza in Egitto.

Nei primi mesi del 2001, le piramidi della Val Curone, furono rilevate attraverso l’osservazione di immagini satellitari e aeree. Queste piramidi sono oggi completamente coperte dal terreno e dalla vegetazione, e hanno l’apparenza di colline naturali.

Tre colline a forma di piramide furono rilevate, una di esse mostrava tracce evidenti di blocchi di pietra messi assieme dalla mano dell’uomo. Inoltre, era chiara la presenza di uno spiazzo dalla forma allungata misurante 18 x 9 metri. Tutte le tre strutture avevano un’inclinazione di 42-43°. I lati di ogni piramide erano allineati, e deviati dai punti cardinali di circa 7-12° in direzione nord-est. Fin dalle analisi iniziali delle foto aeree e satellitari, si era cominciato a confrontare la configurazione delle piramidi di Montevecchia comparandola con quella della piana di Giza – e dunque con la costellazione di Orione. Tra l’altro, la località di Montevecchia dista solo ottanta chilometri dalle celebri pitture rupestri della Val Camonica, un altro luogo interessante della Lombardia, dal punto di vista dei misteri archeologici e antropologici.

In un'epoca imprecisata, ma databile oltre il 4000 / 4500 avanti cristo, le colline sono state modellate, con un’opera imponente di asportazione di  centinaia di tonnellate di roccia, fino a realizzare un complesso di tre piramidi, ed ancor più incredibilmente, disponendole con le stesse proporzioni che hanno le più famose piramidi egiziane di Giza.

Come nota il professor Di Gregorio, la disposizione pressoché rettilinea delle tre piramidi brianzole richiama esattamente la disposizione delle tre stelle centrali (la cosiddetta cintura)  della costellazione di Orione, replicata nelle ben più celebri piramidi egizie della Piana di Giza, ovvero Cheope, Chefren e Micerino.

Incredibile la visione che sarebbe stata possibile alla fine dei grandiosi lavori effettuati:  tre piramidi di nuda roccia che spiccano sulla vegetazione sottostante.

Certo che questa zona di Brianza, la valle del Curone,  conta i più antichi insediamenti umani della Lombardia (alla cascina Bagaggera sono stati ritrovati resti dell’uomo di Neandhertal, risalenti a 60.000 ani fa), inoltre vari ritrovamenti fanno ritenere che, almeno 5.000 anni fa, qui si celebrassero riti collegati al ciclo delle costellazioni simili a quelli celebrati dagli antichi Egizi.

Le piramidi brianzole replicano in proporzione impressionante la posizione delle tre piramidi egizie e la disposizione siderale delle tre stelle della cintura di Orione: Alnitak, Alnilam e Mintaka.

La prima piramide è quella a sud ed è la più frequentata dai turisti: sulla sommità è presente uno spiazzo sulla sommità con una decina di cipressi innestati sul terreno, a pianta circolare.

La seconda, quella centrale,  conosciuta come Belvedere Cereda, non è praticabile come la prima, perchè è proprietà privata ed è circondata da una palizzata in legno.

La seconda piramide sarebbe stata utilizzata come osservatorio astronomico dal popolo dei Celti che avrebbero abitato questa zona nel 400/500 a.C. e che sarebbero stati gli ultimi "utilizzatori" della piramide.

Stiamo parlando della piramide più suggestiva, perché più spoglia e che quindi mostra la regolarità dei gradoni assomigliando incredibilmente alla piramide di SAQQARA.

E’ alta circa 40 metri e alla sua base sono ancora visibili alcuni ruderi, resti di mura che avrebbero circoscritto la collina, identificandolo come “luogo sacro”. Inoltre la cima è perfettamente piatta, caratteristica delle piramidi-santuario che venivano utilizzate come “osservatori” celesti.

E proprio qui, sulla cima vi è la presenza di un muro a secco unico resto del santuario celtico, il popolo che avrebbe riutilizzato la piramide modellata in epoca precedente anche perché non era uso per questo popolo realizzare simili strutture.

E' un blocco di granito di 7 metri per 1,5 metri a riprova che qui vi era un antico santuario per via della disposizione dello stesso a Nord-Sud secondo quest’asse. La costruzione sacra non esiste più perché le pietre dell’edificio vennero probabilmente reimpiegate per una costruzione che si trova più in basso.
L’identificazione della terza, più a nord est, è invece meno facile, in quanto ricoperta di bosco di carpini e querce: il rilievo aereo tuttavia consente di posizionare e qualificare questa terza realizzazione piramidale con maggiore precisione e certezza.

Sono orientate a EST e disposte esattamente come le piramidi della piana di GIZA in Egitto, a imitazione della cintura di Orione. Gli egizi creavamo un filo conduttore con il cielo e in particolar modo con questa costellazione perché si potesse, una volta defunti, ritrovare la via di casa. Per gli Egizi Orione era l’immagine celeste del Dio Osiride, colui che avremmo incontrato alla fine del nostro cammino nell’aldilà e che ci avrebbe infine giudicato. Le piramidi erano quella sorta di “meccanismo antico” che avrebbe “lanciato” l’anima sulla giusta strada. Chissà che anche qui in Lombardia non abbiamo sotto i nostri occhi una porta per l’aldilà, un “piccolo Egitto” in un'Italia tanto legata a questa cultura per via dell’innumerevole simbologia nascosta (psicostasi o pesatura delle anime in molte chiese cristiane), e per via dei rituali perpetrati nei secoli dedicati a Iside tanto amata nell’Impero Romano. A completare un rapporto così profondo ci vorrebbero proprio le piramidi.


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