sabato 30 maggio 2015

L' EREMITA DEI TAROCCHI

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L'Eremita è la nona carta degli arcani maggiori dei tarocchi. Altri nomi: il Vecchio, il Vegliardo, il Saggio, Diogene, il Cappuccino, il Tempo, il Povero, il Gobbo.
Un vecchio saggio, con una lunga barba bianca, cammina lentamente sorreggendosi ad un bastone o a una canna. Nella destra sorregge una lampada che gli illumina il cammino. In alcuni tarocchi, guarda fisso in avanti senza guardare la strada. Invece, nei tarocchi di Rider-Waite guarda in basso. Ha il saio tipico di un frate mendicante o del pellegrino. Il cappuccio gli copre il capo, una corda gli stringe la vita. In alcuni tarocchi (per esempio in quelli del Mitelli) è un vecchio angelo che si regge su due grucce. In altri (per esempio in quelli cosiddetti di Carlo VI), invece della lampada tiene in mano una clessidra.

Rappresenta la sapienza e l'ascesi, ma anche la cautela e la prudenza (Eliphas Lévi). L'isolamento può anche essere sintomo di misantropia o forse anche di misoginia. D'altra parte, chi è impegnato nell'eterna ricerca della verità deve vivere isolato dal mondo e soprattutto dalla gente. Rappresenta anche la ricerca mirata e la filosofia analitica. Per Wirth è l'esperienza. È colui che sta solo e cerca la conoscenza e il sapere. Il saggio, lo studioso. Si appoggia ad un bastone, a rappresentare il passato e ha in mano una piccola luce che lo guida (una lanterna) e gli permette di individuare i pericoli sul suo cammino (nei tarocchi di Wirth-Knapp, un serpente).

Il numero nove annuncia sia una fine che un principio. Dalla perfezione dell’Otto l’unica evoluzione possibile è la crisi e il passaggio verso l’ignoto. Come il bambino, al nono mese di gravidanza, si accinge a nascere, così l’Eremita accetta di abbandonare la perfezione per mettersi in moto senza sapere in quale direzione andare. L’Eremita sembra camminare all’indietro, il suo sguardo è volto in direzione della Giustizia, conclude così il suo rapporto con il passato in maniera attiva e diventa ricettivo verso un futuro ancora ignoto. A differenza del Papa che tendeva a un ideale conosciuto, l’Eremita rappresenta un passo verso l’ignoto. Il Nove è un numero sia attivo (dispari) che ricettivo (divisibile per 3), rappresenta quindi una rottura ma anche una grande saggezza.
Nei tarocchi di Marsiglia l’Eremita è rappresentato da un vecchio avvolto in un mantello che procede solo per la sua strada facendosi luce con una lanterna tenuta alta nella mano destra, mentre con la sinistra si appoggia ad un bastone.
La lanterna può essere considerata simbolo di Conoscenza. La luce della lanterna potrebbe essere una luce interiore, una conoscenza segreta riservata agli iniziati, o al contrario una fonte di saggezza offerta ai discepoli che vanno alla sua ricerca. Così come la carta racchiude l'ambivalenza tra azione e ricezione, questa luce può essere attiva, un richiamo a destare la coscienza dell'altro, oppure ricettiva, l’Eremita va dritto per la sua strada senza chiedere luce a nessun'altro che a se stesso.
Il lungo bastone simboleggia il cammino che si è scelto, il pellegrinaggio. I piedi dell’Eremita sono nascosti, il bastone è dunque l'unico contatto con la terra e sembra captarne l’energia: si ha l'impressione che l'energia terrestre passi per il bastone per arrivare allo spirito dell'uomo.
L’Eremita cammina un po' curvo, con prudenza e lentamente; dal suo viso traspare una saggezza acquisita negli anni, distaccandosi dal mondo e rinunciando alle vanità mondane; lo dimostra anche il suo abbigliamento, essenziale, ma non povero né lacero. Anzi, si indovina che la stoffa interna del mantello sia più preziosa di quella esterna, manifesta espressione che le ricchezze interiori sono assai più preziose di quelle esteriori. Come La Papessa, l'Eremita è un personaggio tutto coperto di tessuti. Gli strati di vestiti suggeriscono il freddo, l'inverno, caratteristiche saturnine che di solito gli vengono attribuite e rimandano anche a una certa freddezza della saggezza, all'intima solitudine dell'iniziato. Vi si possono anche vedere gli "strati" del vissuto, così come le numerose linee che ombreggiano i suoi abiti possono venire interpretate come il segno della sua grande esperienza. I capelli e la barba azzurri lo rendono simile all'Imperatore, che qui avrebbe perduto o abbandonato il trono, vale a dire l'attaccamento alla materia. La porta della Giustizia è stata superata, ma il trionfatore non è più tale: si è trasformato in un vecchio eremita, l'eterno errante alla ricerca di qualcosa che ci fa venire in mente Diogene. La leggenda narra che Diogene si aggirasse con una lampada in mano e a chi gli chiedeva che cosa cercasse, rispondeva: "cerco l'uomo". E questa è la cosa che anche il nostro Eremita sembra cercare.
Il bastone testimonia anche le prove superate, ma esse non sono di ordine pratico: sono prove di iniziazione cui si può solo alludere, perché il mistero non va svelato. Infatti, sta a ciascuno di noi trovare il proprio destino. Si noti anche l'ortografia del nome: l’Eremita, scritto spesso con l’ ”H” iniziale (L'Hermite) evoca Hermete Trismegisto, il signore degli iniziati. Inoltre, il Nove è il numero tradizionalmente riservato all'Iniziazione: la porta aperta dall'Otto dà la capacità di pesare il giusto e l'ingiusto, il bene e il male, non in modo arbitrario bensì inserendosi in una visione armonica più alta, in un equilibrio cosmico. Solo dopo aver acquisito questa capacità si diventa capaci di orientarsi da soli. Non si tratta più dell'adesione profonda ma statica espressa dal Papa: là si trattava di un sì o di un no proveniente dal profondo nel momento in cui si scopriva il contatto con l'Altro. Qui invece la legge interiore diventa norma che guida il cammino: l'iniziato è in grado di muoversi da solo, non ha altra guida che se stesso.
Ricordiamo come ogni civiltà, ogni religione abbia avuto i suoi riti di iniziazione: prove difficili, cruente, che mettevano a dura prova tutta l'energia, il coraggio, la pazienza, la perseveranza del neofita. La carta indica, quindi, che lo sforzo per raggiungere una meta deve essere proporzionale all'intensità del desiderio e alla difficoltà dell'ostacolo: niente è impossibile con qualche aiuto se ci si sforza e lo si vuole a sufficienza.
L'Eremita rappresenta, anche, la Prudenza, una delle Virtù tra le più difficili da praticare e tuttavia necessaria. La prudenza deve essere intesa come una vigilanza sempre pronta in grado di cogliere il momento divino nella vita quotidiana.
La carta indica che non bisogna aspettarsi aiuto dall'esterno, ma andare avanti da soli senza cercare consensi; infatti è nella solitudine che Dio si manifesta più frequentemente. L'Eremita, a differenza del Papa, non si rivolge alle folle per divulgare la sua sapienza, ma si lascia avvicinare soltanto da autentici discepoli cui si apre dopo essersi accertato che siano in grado di comprenderlo, perché è alla ricerca del vero uomo. L'isolamento è per lui una condizione necessaria per entrare in sintonia con l'Universo e con i propri simili. In atteggiamento umile, con la schiena curva, l'Eremita non ha intenzione di predicare né quella di mostrare che la sua via è la sola giusta. L'Eremita è la lama del cammino interiore, dell’illuminazione personale.
La carta al diritto:
L'Eremita è il Tempo che lavora a favore dell'uomo e che prima o poi porta quanto si cercava. Questa carta si riferisce a tutto ciò che è destinato a un'evoluzione poco manifesta ma profonda, segreta, come la gestazione invernale del seme nella terra. Rappresenta anche la prudenza, la discrezione, la riservatezza, la pazienza, la costanza, il senso del dovere. È l'arcano della saggezza, della concentrazione, della metodica ricerca della verità. Quando nel gioco esce questa carta, probabilmente la situazione esistenziale del consultante non è entusiasmante: si sente stanco, demotivato, provato dagli ostacoli, ma le forze sono dalla sua parte e lo invitano a resistere e a non abbandonare l'opera iniziata. La figura dell'Eremita diritto è sempre positiva: assicura buoni consigli, parole sagge e sincere, chiarimenti preziosi per il consultante; tutte le iniziative avranno sviluppo lento ma esito positivo, perché la via intrapresa è senz'altro quella giusta.
Dal punto di vista affettivo indica un amore puro, profondo e disinteressato, fondato sulla comunanza spirituale; il rapporto è solido e destinato a durare nel tempo. Può rimandare anche a un periodo temporaneo di solitudine, utile a veder chiaro in se stessi circa le proprie intenzioni e i propri sentimenti verso il partner. Dal punto di vista professionale i risultati non sono immediati ma sono positivi e invitano a perseverare.
L'Eremita raffigura sempre una persona anziana, o almeno spiritualmente matura, in grado di venire in aiuto nei momenti di bisogno. Può trattarsi di un maestro spirituale, per esempio un sacerdote, una guida saggia, un amico fedele, più frequentemente è il padre, il nonno, un parente anziano, un antenato.
La carta al rovescio:
Quando si presenta capovolta o abbinata a carte fortemente negative, l’Eremita agisce nel senso della perdita, della regressione, oppure il processo evolutivo si arresta in una situazione di stasi; il ritardo appesantisce ulteriormente una situazione già compromessa e qualsiasi realizzazione pratica in cui si sperava viene meno. Indica anche paura della realtà e del confronto con essa; una solitudine non scelta ma subita. Il consultante è timido, timoroso, diffidente, rifugge il contatto con gli altri, si compiace del proprio sapere, rinchiuso nella sua torre d'avorio.
Dal punto di vista affettivo prevale la paura del coinvolgimento e di un impegno sentimentale, difficoltà a manifestare i propri sentimenti.
Dal punto di vista professionale prevale insoddisfazione riguardo al lavoro, pesante o mal pagato, gli studi proseguono a rilento, gli esami vengono rinviati per paura di esporsi.
Può anche rappresentare un vecchio solitario che non vuole dividere niente con gli altri, una persona abitudinaria e nemica dei cambiamenti, pessimista; si tratta in genere di un individuo ipocrita, negativo per il consultante.

Logicamente questa Carta non poteva che essere lentissima (fino a sei mesi) ed altrettanto lungo è il tempo di espressione delle qualità anche un anno e mezzo.

La pietra abbinata è la Pietra di Luna,in alchimia, è la putrefazione, in astrologia, per alcuni è Giove in Sagittario o Giove in Leone, nella cabala, corrisponde alla lettera TH (ebraico teth), ne I Ching, corrispondenza con il segno LXI La verità, intrinseca e in, senso negativo, con il segno XXXVI L'ottenebramento della luce.
in magia, è l'ascesi magica ma anche il segreto da non rivelare

Alcuni vi hanno visto il grande Maestro, che aiuta coloro che si sono persi e che si fidano di lui. Per l'occultista Papus, rappresenta la Prudenza. È considerato anche la verità velata, che solo un filosofo è in grado di svelare. Per alcuni, è l'essere che sta per divenire. Gli occultisti paragonano l'Eremita al corpo astrale. È la luce sul sentiero. Infine, il mistico che ha invocato la Divinità nel suo cuore.

Per la sua incessante ricerca è paragonato al filosofo Diogene. Per l'età, a Matusalemme. Per gli aspetti magici, a Apollonio di Tiana, mago e taumaturgo. Non mancano gli aspetti che lo avvicinano al cieco Tiresia, profeta e indovino, che si dice visse sette generazioni umane. Nella dietrologia, è il Grande Vecchio.

L'Eremita consiglia:
Agisci con grande prudenza. Abbi pazienza. Procedi lentamente. Aspetta. Studia la situazione e rifletti prima di agire. Resta da solo e trova dentro di te la forza e la serenità. Raccogli le energie. Diffondi luce agli altri. Cerca consiglio da una persona saggia.

Isolati per un periodo e ritrova te stesso. Non è il momento per stare in mezzo agli altri. Guarda le cose dall'alto di una prospettiva superiore. Fai da solo. Difendi i tuoi segreti. Usa la discrezione. Parla poco. Medita. Evita la compagnia di persone sciocche, volgari o aggressive. Sii umile. Sii felice con poco. Volgi lo sguardo all'interno del tuo essere.



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