mercoledì 27 maggio 2015

IL SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLA CROCE A CREMA



Il santuario di Santa Maria della Croce è una basilica minore cattolica, posta a un chilometro dal centro storico della città di Crema, lungo la strada per Bergamo.

A progettare il santuario venne chiamato l'architetto lodigiano Giovanni Battagio, allievo del Bramante, comunque formatosi nella modernissima scuola milanese.

Attorno al 1500 il Battagio ruppe i rapporti con i fabbriceri e la prosecuzione della fabbrica venne affidata a Giovanni Montanaro.

Nel 1514 Crema era sotto assedio delle truppe sforzesche: la difesa della città fu affidata a Renzo da Ceri, il quale fece spianare tutto ciò che stava attorno alla città eccetto il santuario in avanzato stato costruttivo trasformando la chiesa in fortino. Renzo da Ceri vinse grazie ad una sortita in quel di Ombriano, ma l'assedio durato quattro mesi non fu favorevole al santuario che ne uscì gravemente danneggiato.

Le vicende belliche e un'epidemia di peste rallentarono la prosecuzione dei lavori: le prime decorazioni interne vennero avviate verso il 1541.

Nel 1585 il santuario fu affidato alla parrocchia di Pianengo.

Nell'anno 1593 il podestà veneto Nicola Vendramin fece costruire una nuova strada di collegamento tra Porta Serio e il santuario: fu a lungo nota come strada Vendramina e venne ulteriormente allargata e quindi alberata nel 1810.

Il 14 novembre 1664 il doge di Venezia Domenico Contarini autorizzava l'istituzione di una fiera da tenersi ogni anno il 25 marzo giorno dell'Annunciazione: la prima edizione si tenne nel 1666 e viene allestita tuttora.

Nel 1694 il santuario fu affidato all'ordine dei Carmelitani Scalzi i quali pochi anni dopo (1706) iniziarono la costruzione dell'imponente convento. Nel 1710 aggiunsero anche il campanile. I Carmelitani tuttavia non vi rimasero a lungo: nel 1810 dovettero abbandonare Crema a seguito delle soppressioni napoleoniche.

Partiti i frati nacque il problema dell'affidamento della cura d'anime al quartiere che nel frattempo era sorto attorno al santuario: nell'anno 1828 il vescovo di Crema monsignor Tommaso Ronna decretò l'istituzione della parrocchia di Santa Maria della Croce: il primo sacerdote fu don Agostino Cremonesi il quale prese possesso della parrocchia il 2 maggio 1830.

Il 4 settembre 1837 monsignor Giuseppe Sanguettola incoronò il capo della Vergine durante una cerimonia solenne.

A partire dal 26 aprile 1869 i documenti riportano il movimento degli occhi dell'immagine in terracotta che aveva riversato lacrime poco dopo l'apparizione. Il prodigio fu sottoscritto dai sacerdoti don Silvio della Noce, don Paolo Stramezzi e don Bartolomeo Borsieri che ne furono testimoni.

Alcuni interventi vennero compiuti nel 1904, allorché furono sostituite le coperture in coppi dei corpi laterali con cupolette ricoperte in rame, e nel 1914 quando il pavimento in cotto fu sostituito dall'attuale in mattonelle bicolore.

Con bolla pontificia datata 18 aprile 1958 papa Pio XII concedeva al santuario il titolo e la dignità di basilica minore: si arrivò a tanto grazie alla tenacia del vescovo monsignor Placido Maria Cambiaghi e del prevosto monsignor Francesco Piantelli.

Nel 1990, in occasione del cinquecentesimo anniversario dall'apparizione, l'edificio fu dotato di nuovi portali in bronzo opera dello scultore Mario Toffetti.

Il 20 giugno 1992 la basilica ricevette l'illustre visita di papa Giovanni Paolo II il quale si fermò a pregare nello scurolo prima di proseguire la visita alla città.

Il Santuario di Santa Maria della Croce è un buon esempio di architettura rinascimentale lombarda, progettato da Giovanni Battaglio nel 1490 sul luogo di un’apparizione mariana. Monumento d’arte e centro spirituale fra i più importanti della città. Il progetto fu affidato appunto a Giovanni Battaglio che s’ispirò al Bramante e concepì l’edificio in cotto, a pianta centrale, traforato da tre gallerie sovrapposte, con cappelle ai quattro punti cardinali. La costruzione venne portata a termine nel 1500 da Giovanni Antonio Montanaro, che vi aggiunse l’ultima galleria, in stile gotico.

All’interno, ottagonale con alternanza di altari e cappelle, l’insieme della basilica è mirabilmente affrescato e presenta un intreccio di due stili: il rinascimentale nella parte inferiore, il barocco in quella superiore.

La grandiosa cupola centrale, divisa in otto spicchi, è affrescata dai fratelli Grandi e da Giacomo Parravicino (1702): vi è raffigurato il trionfo della Croce. Sotto si snoda una splendida fascia di profeti e sibille. Affreschi con scene bibliche nelle due cappelle: in quella sud Storie di Davide di Giacomo Parravicino, in quella nord Storie di Mosè dei fratelli Giuseppe e Giacomo Torricelli (1762). Nelle due cupolette, affreschi più tardi: un Riposo della fuga in Egitto di Eugenio Giuseppe Conti (1898) e un’Assunzione di Angelo Bacchetta (1870), ambedue pittori cremaschi. Notevoli gli altari laterali ed il maggiore che presentano tele con firme di rilievo: Assunzione del veneziano Benedetto Diana (1502), Adorazione dei pastori di Antonio Campi (1575), Adorazione dei Magi di Bernardino Campi (1575), Andata al Calvario del cremasco Carlo Urbino (1580 circa), Pietà di Bernardino Campi (1575).

Il venerato gruppo della Vergine e Caterina degli Uberti è nello scurolo, affrescato nella volta (Glorificazione di Caterina) dal Parravicino, nelle lunette (quattro Apostoli), da collaboratori di Diana. Al centro del gruppo dell’apparizione, la quattrocentesca Madonna con Bambino, bassorilievo in cotto donato da un nobile milanese a seguito dei fatti miracolosi del Novelletta. Originariamente dipinto a fogliami con tutti i dodici apostoli, l’ambiente è stato radicalmente modificato nell’Ottocento con la posa delle quinte di fondo e delle statue.

Di fianco al  santuario si stende imponente l’antico Monastero dei Carmelitani, che ne presero la cura nel 1964 lasciandolo nel 1810 per le soppressioni napoleoniche. Assieme al convento i frati costruirono anche il campanile. La basilica è titolare di una fiera - il 25 marzo - istituita nel 1665 e tuttora la principale del Cremasco.

Le origini del culto alla Madonna di Santa Maria della Croce sono note e ben documentate.

Il 13 febbraio 1489 Caterina degli Uberti, esponente di una famiglia benestante di Crema, sposava Bartolomeo Pederbelli detto il Contaglio, pregiudicato bergamasco bandito dalla sua provincia e giunto da tempo a Crema, ovviamente tacendo la sua condizione di fuggiasco.

Nell'anno che seguì i rapporti non furono affatto facili, sono narrati nelle cronache le contrapposizioni tra il Contaglio e i familiari di Caterina per questioni di pagamento della dote.

Secondo i documenti storici, la sera del 2 aprile 1490 il Contaglio convinse (oppure obbligò con la forza) Caterina a seguirlo per tornare dai familiari dell'uomo nel bergamasco. Una volta giunti un miglio fuori da Crema deviò dalla strada per Bergamo (l'odierna via Mulini) giungendo all'interno del bosco detto "del Novelletto". Qui il Contaglio infierì sulla donna colpendola con la spada (che ancora si conserva nel Santuario) in maniera violenta e grave al capo ed alle braccia tanto che le venne amputata la mano destra con una parte del braccio; mentre l'omicida calava fendenti sulla povera donna, la spada si spezzò in due e, non pago di ciò, per essere certo che la moglie fosse uccisa, estrasse il pugnale e le sferrò un colpo alla schiena, ma la lama non penetrò nel corpo, scivolando forse lungo le vesti, ma procurandole comunque un ematoma vicino alla scapola sinistra. Il Contaglio fuggì portando via il fardello e le altre cose insieme con quattro anelli d'oro della stessa Caterina. Quindi di lui non si seppe più nulla.

La donna agonizzante chiese aiuto alla Madonna affinché le venissero impartiti i Sacramenti ed apparve una donna vestita poveramente che avrebbe detto "sono colei che hai chiamato". Le emorragie di colpo si fermarono e Maria trasportò Caterina presso una vicina casa di contadini che le prestarono le prime cure. Poiché era ormai sera e le porte della città erano chiuse, solo alla mattina Caterina poté essere trasportata a Crema.

Qui venne visitata da un medico e interrogata da un "Giudice del Maleficio" (magistrato veneto), quindi il prete Filippo della parrocchia di San Benedetto le diede i sacramenti, solo a questo punto le emorragie ripresero e Caterina spirò.

Sempre secondo i documenti storici, presso il luogo del delitto fu posta una piccola croce in legno. Un mese dopo, il 3 maggio giorno dell'esaltazione della Santa Croce, un ragazzino che, come scrive ancora Tommaso Ronna, nell'opera precedentemente citata " di 11 anni figlio di un Francesco Marazzo", afflitto da gravi problemi ad un piede che non gli permettevano di reggersi in piedi autonomamente, fu condotto al Novelletto. Dopo le preghiere il ragazzo riprese a camminare: fu il primo miracolo che richiamò una folla. Le cronache riportano nello stesso giorno una quarantina di guarigioni miracolose.

Il giorno successivo, 4 maggio, una solenne processione venne allestita verso il Novelletto presso il quale fu costruito un piccolo altare sul quale venne collocato il rilievo della Madonna con il Bambino, dono del milanese Gianfranco Cotta. Il 5 maggio furono in molti a veder riversare lacrime dall'effigie, in quel giorno si registrarono circa ottanta guarigioni inspiegabili. Sempre il 5 maggio il Consiglio della città decretò la costruzione di un edificio nel luogo dell'apparizione. Le cronache riportano altri miracoli il 18 maggio e il 2 giugno.

Il podestà veneto di Crema era quell'anno Nicolò Priuli: scettico sui fatti del Novelletto, stante la carica che ricopriva temeva problemi di ordine pubblico. Il 18 giugno si fece condurre presso l'altare e assistette in prima persona al prodigio del cerchio luminoso: attorno al sole apparve un cerchio iridato che parve cadere verso la terra per tre volte. Di seguito lo stesso podestà fu uno dei principali sostenitori della costruzione del santuario.




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