giovedì 14 maggio 2015

LA PAPA MAMMA




La figura della Papa mamma è tra il mito  e la realtà, tuttavia una cosa è certa: tra i tarocchi spicca la figura della Papessa. Il dubbio viene....

La papessa Giovanna sarebbe stata l'unica figura di papa donna, che avrebbe regnato sulla Chiesa con il nome di Giovanni VIII dall'853 all'855. È considerata dagli storici alla stregua di un mito o di una leggenda medievale, probabilmente originato nel mondo ortodosso antipapale, e poi sicuramente ripresa dal potere temporale francese in conflitto col papato, la leggenda ottenne in Occidente un qualche grado di plausibilità a causa di elementi intriganti contenuti nella storia.

Secondo la narrazione, era una donna inglese, educata a Magonza che, per mezzo dei suoi convincenti e ingannevoli travestimenti in abiti maschili, riuscì a farsi monaco con il nome di Johannes Anglicus per poi salire al soglio pontificio, alla morte di Leone IV (17 luglio 855), con il nome di Giovanni VIII.

La papessa non praticava l'astinenza sessuale e rimase incinta di uno dei suoi tanti amanti. Durante la solenne processione di Pasqua nella quale il Papa tornava al Laterano dopo aver celebrato messa in San Pietro, mentre il Corteo Papale era nei pressi della basilica di San Clemente, la folla entusiasta si strinse attorno al cavallo che portava il Pontefice. Il cavallo del Papa, impaurito, reagì violentemente provocando a "papa Giovanni" un travaglio prematuro.

Scopertone il segreto, la papessa Giovanna fu fatta trascinare per i piedi da un cavallo, attraverso le strade di Roma, e lapidata a morte dalla folla inferocita nei pressi di Ripa Grande. Fu sepolta nella strada dove la sua vera identità era stata svelata, tra San Giovanni in Laterano e San Pietro in Vaticano. Questa strada (a quanto sembra) fu evitata dalle successive processioni papali, anche se quest'ultimo dettaglio divenne parte della leggenda popolare, nel XIV secolo, durante la cattività del papato ad Avignone, quando non c'erano processioni papali a Roma.

In altre versioni della leggenda (ad esempio in quella riportata nella cronaca di Martino Polono) la papessa Giovanna sarebbe morta subito al momento del parto oppure, una volta scoperta, rinchiusa in un convento.

Sempre secondo la leggenda, a Giovanna succedette papa Benedetto III, che regnò per breve tempo, ma si assicurò che il suo predecessore venisse omesso dalle registrazioni storiche. Benedetto III si considera abbia regnato dall'855 al 7 aprile 858. Il nome papale che Giovanna assunse venne in seguito utilizzato da un altro papa Giovanni VIII (pontefice dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882).

Parte essenziale della leggenda è un rito mai svoltosi, ma fantasticato e ripreso, in chiave anti-romana e con molto gusto, da autori protestanti del Cinquecento: s'immaginò che ogni nuovo papa venisse sottoposto a un accurato esame intimo per assicurarsi che non fosse una donna travestita (o un eunuco). L'esame avveniva con il nuovo papa assiso su una sedia di porfido rosso, nella cui seduta era presente un foro. I più giovani tra i diaconi presenti avrebbero avuto il compito di tastare sotto la sedia per assicurarsi della presenza degli attributi virili del nuovo papa.

« E allo scopo di dimostrare il suo valore, i suoi testicoli e la sua verga vengono tastati dai presenti più giovani, come testimonianza del suo sesso maschile. Quando questo viene determinato, la persona che li ha tastati urla a gran voce virgam et testiculos habet ("Ha il pene e i testicoli") e tutti gli ecclesiastici rispondono: Deo gratias! ("Sia lode a Dio"). Quindi procedono alla gioiosa consacrazione del papa eletto. »
(Felix Hamerlin, De nobilitate et Rusticate Dialogus (ca. 1490))

Nel volume Apologia del Papato (EffediEffe, 2014), il giornalista e scrittore Carlo Di Pietro fornisce una sintesi annotata delle principali e più accreditate confutazioni (in ambiente cattolico) alla vicenda della Papessa Giovanna (Op. cit., p. 185, nota 353). Le fonti bibliografiche usate sono:

Enciclopedia del Papato, a cura di G. Alberione, vol. II, p. 1374, p. 1536;
Mille anni di leggenda. Una donna sul trono di Pietro, Cesare D’Onofrio, Romana Soc. Editr. 1978, pp. 6, 91, 97, 181, 204, 210, 211 ss.;
Dizionario del Cristianesimo, p. E. Zoffoli, Sinopsis, 1992, v. Papessa;
De nobilitate et Rusticate Dialogus, Felix Hamerlin, Basilea, 1497;
Prova di virilità, Francesco Sorrentino, cit. in riv. Medioevo, De Agostini Periodici, nº 7/2008 pp. 90 e ss.;
Enciclopedia Cattolica, Vaticano, 1951, vol. VI, pp. 481–484, v. Giovanna, Papessa;
Dissertazione sulla leggenda della papessa Giovanna, David Blondel, anno 1647.
Dalla studio svolto dal Free lance lucano si evince che la storia della «papessa Giovanna» è una «favola, cara un tempo all’istoriografia protestante» già smentita dalla storia. «Nessuno storico serio oggi osa sostenere la verità di questa vecchia e disgustosa leggenda, non vale neanche la pena fermarci su di questa balorda leggenda, sfruttata dalla spudoratezza degli umanisti e dall’odio dei protestanti, si legga la v. Giovanna dell’Enciclopedia Cattolica». Sintesi conclusiva: «La “papissa” che diede il nome al “vicus” non è affatto la “famigerata Giovanna”, bensì un certo Giovanni Papa, proprietario di una casa che sorgeva in quel luogo, e che lui soleva addobbare per il passaggio del corteo papale. Per questo, infatti, “riceveva dalla Camera Apostolica otto soldi provesini”. La “papissa poté essere soltanto la moglie o la madre di quel nobile Papa che dominava nella zona”. Tra i vari “ingredienti” della vicenda figurano anche due seggiole ‘o stercorarie’ di marmo forate, poi servite - dopo il presunto inganno della “papessa” - per accertarsi del sesso, della virilità maschile e della verifica a “sfiorate”, del neo eletto durante la cerimonia dell’esaltazione al pontificato dei successori. Da questa pratica ne derivano le famose frasi: - “virgam et testiculos habet”, ossia “ha il pene e i testicoli” pertanto gli ecclesiastici ribattono: “Deo Gratias”, ossia “Sia lode a Dio”. Quindi incedono alla lieta ordinazione del Papa nominato; Anche “Testiculos qui non habet Papa esse non posset”. La “papessa” Giovanna avrebbe regnato dall’855 all’858, ma è certo che proprio in quegli anni - dopo san Leone IV (847-855) - regnò Benedetto III eletto dopo pochissime settimane (29 settembre 855 - 17 aprile 858), mentre l’unico Giovanni VIII fu Papa dal 14 dicembre 872 al 16 dicembre 882; Nella casa del “visus papissa” figura quel Giovanni che - secondo il Liber Censuum di Cencio - “non è un ottavo da attribuire a lui, bensì al compenso in soldi provesini”. L’attribuzione si deve ad un “errore di impaginazione del testo: ‘Deinde usque ad domum Johannis Pape VIII’ /soldi provesini". “In altre parole: come il toponimo vicus Papissa venne arbitrariamente creduto della ‘papessa’; così la domus Johannis Papae divenne l’abitazione del Papa Giovanni. L’errata, o, piuttosto, oculata cattiva lettura di una copia del Liber Censuum, dove si parlava di VIII soldi che spettavano al signor Giovanni Papa, fece il resto". Il 29 giugno 1633, a San Pietro, fu inaugurato il baldacchino del Bernini eretto sulla tomba dell’Apostolo, concepito da Urbano VIII, che volle si scolpissero sulle basi che sostengono le colonne sei volti di donna nelle varie fasi della maternità, dal concepimento ai dolori del parto, eternando così la grande idea della “Mater Ecclesia”. Il Pontefice, come noto, conosceva bene la leggenda della “papessa” Giovanna. Lo stesso David Blondel (Châlons-sur-Marne 1591 - Amsterdam 1655), pastore protestante del diciassettesimo secolo, analizzò il caso della cosiddetta “papessa” Giovanna e ne screditò totalmente ogni veridicità; testimonianza; la testimonianza del Blondel fa comprendere come addirittura un protestante, all’epoca nemico acerrimo di Roma, non potesse accettare tali falsità, per altro diffuse dai seguaci di Lutero stesso».

Il primo a pubblicare la leggenda, negli anni 1240, fu il cronista domenicano Giovanni di Metz, ripreso pochi anni dopo dal collega domenicano Martino Polono.

Come per tutti gli altri miti in generale, esiste una parte di verità, abbellita da uno strato di finzione. Una sedia simile esiste; quando un papa prendeva possesso della sua Cattedra romana, in San Giovanni in Laterano, si sedeva tradizionalmente su una delle due sedie di porfido (la pietra degli imperatori, assimilata alla porpora), con la seduta dispiegata a ciambella. Il motivo di questi fori è oggetto di discussione, ma poiché entrambe le sedie, di età costantiniana, sono più vecchie di secoli della storia della papessa Giovanna, esse non possono avere niente a che fare con una verifica del sesso del papa.

Si è ipotizzato che in origine fossero dei water romani o degli sgabelli imperiali per il parto che, a causa della loro età e origine imperiale, furono usate dai papi per evidenziare le loro pretese imperiali (come fecero anche con il loro titolo latino di Pontifex maximus). Il D'Onofrio (cfr. bibliografia) spiega invece, in maniera convincente, che il rito aveva carattere essenzialmente religioso: la sedia da parto simboleggia la madre Chiesa che genera i suoi figli alla vita eterna. Una delle due sedie è attualmente esposta nella sala chiamata Gabinetto delle Maschere, nei Musei Vaticani.


Molti autori fanno poi confusione con una terza sedia, di marmo e non di porfido, priva di foro, ancor oggi visibile nel chiostro annesso alla Basilica Lateranense, che è quella detta propriamente sedia stercoraria. La Teologia portatile o Dizionario abbreviato della Religione Cristiana di d'Holbach definisce la sedia stercoraria come «sedia bucata su cui il pontefice appena eletto pone le sue sacre terga, affinché possa essere verificato il suo sesso, onde evitare l'inconveniente di una papessa». Nella Vita della papessa Giovanna, il Platina rammenta la sedia stercoraria in questi termini: «questa sedia è stata così predisposta affinché colui che è investito da un sì grande potere sappia che egli non è Dio, ma un uomo e pertanto è sottomesso alle necessità della natura».

Il mito della papessa Giovanna fu totalmente screditato dagli studi di David Blondel, uno storico e pastore protestante della metà del Seicento. Blondel, attraverso un'analisi dettagliata delle affermazioni e delle tempistiche suggerite, argomentò che nessun evento di questo tipo poteva essere avvenuto. Tra le prove che discreditano la storia della papessa Giovanna troviamo:

La tradizionale processione papale di Pasqua non passava nella strada dove la presunta nascita sarebbe avvenuta.
Non esiste alcun documento d'archivio su un tale evento.
La "sedia dei testicoli", su cui i papi siederebbero per avere la propria mascolinità accertata, è di molto precedente all'epoca della papessa Giovanna e non ha niente a che fare con il requisito che ai papi vengano controllati i testicoli.
Papa Leone IV regnò dall'847 fino alla sua morte nell'855 (e papa Benedetto III gli succedette nel giro di settimane), rendendo impossibile che Giovanna abbia regnato dall'853 all'855.
Nella memoria storica del popolo di Roma un evento di tale tipo non è mai esistito e mai riportato, l'evento è stato suggerito dall'esterno sempre da autori sospetti con evidenti interessi denigratori.
Il momento della prima comparsa della storia coincide con la morte di Federico II di Svevia, che era stato protagonista di uno stridente conflitto con il papato. Gli storici concordano in generale sul fatto che la storia della papessa Giovanna sia una satira anti-papale ideata per collegarsi allo scontro del papato con il Sacro Romano Impero, facendo leva su tre paure cattoliche medioevali:
un papa sessualmente attivo
una donna in posizione di autorità dominante sugli uomini
l'inganno portato nel cuore stesso della Chiesa.
Ciò che potrebbe aver preso avvio come satira da presentare nei carnevali di tutta Europa, finì comunque per essere una realtà accettata a tal punto che alla papessa Giovanna fanno riferimento personaggi come Guglielmo di Ockham. Ella compare anche in alcuni elenchi di Papi, principalmente nel Duomo di Siena, dove la sua immagine appare tra quelle dei veri pontefici. La leggenda acquisì supporto dalla confusione sull'ordine dato ai papi di nome Giovanni; siccome Giovanni è il nome di papa più usato, e alcuni Giovanni erano antipapi, ci fu confusione su quali numeri appartenessero ai veri papa Giovanni. A causa di ciò l'elenco dei papi non comprende un papa Giovanni XX.

Raramente miti non di matrice classica hanno avuto la persistenza di quello della Papessa Giovanna, che la storia smentisce ma che ha dato adito nel tempo a mille cronache, interpretazioni, racconti (da Boccaccio a Apollinaire o Lawrence Durrell) e film ("La papessa" di Sonke Wortman nel 2009) oltre a saggi e a venir rappresentata su una carta dei Tarocchi come secondo Arcano maggiore.

Giovanna sarebbe stata una giovane di origine inglese ma nata a Magonza che, innamorata di un giovane dedito agli studi, per stargli vicino ebbe l'idea di travestirsi da uomo e farsi studiosa anch'essa. I suoi studi teologici ebbero presto gran rinomanza e la portarono, sempre col suo uomo e travestita, prima ad Atene e poi a Roma, accolta con tutti gli onori in curia tanto da venir poi eletta Papa col nome di Giovanni VIII (nome che prenderà in verità il Papa di origine longobarda eletto nel 872). Anche in questa veste non rinunciò all'amato, con i risultati che si son detti.
Sulla sua fine le leggende sono varie: si dice che venne legata per i piedi a un cavallo e trascinata fuori dalle mura. Per altre versioni, venne lapidata dalla folla e inumata sul posto, ricoperta con una pietra con inciso il misterioso versetto: "Petre Pater Patrum Papissa Pandito Partum".
Da allora, e anche questa è una leggenda, ai riti di consacrazione di un nuovo Papa se ne sarebbe aggiunto uno per verificare la virilità del prescelto, come troviamo raccontato pure in un sonetto del poeta romano Belli dedicato proprio a "La Papessa Ggiuvanna":
Fu ppropio donna. Bbuttò vvia 'r zinale
prima de tutto e ss'ingaggiò ssordato;
doppo se fesce prete, poi prelato,
e ppoi vescovo, e arfine Cardinale.
E cquanno er Papa maschio stiede male,
e mmorze, c'è cchi ddisce, avvelenato,
fu ffatto Papa lei, e straportato
a Ssan Giuvanni su in zedia papale.
Ma cquà sse ssciorze er nodo a la Commedia;
10ché ssanbruto je preseno le dojje,
e sficò un pupo llí ssopra la ssedia.
D'allora st'antra ssedia sce fu mmessa
pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
si er pontescife sii Papa o Ppapessa.

Versione. La papessa Giovanna. Fu proprio donna. Prima di tutto gettò via il grembiule e divenne soldato, poi si fece prete, poi prelato, poi vescovo e infine cardinale. E quando il papa maschio stette male e morì (c’è chi dice avvelenato) fu fatta papa lei e trasportata a S.Giovanni sulla sedia papale. Ma qui si sciolse il nodo della commedia, perché ex abrupto  le presero le doglie e partorì un bambino là, sopra una sedia. Da allora un’altra sedia fu introdotta, per tastare sotto il sito delle voglie se il pontefice sia papa o papessa.La sedia cui si allude erano in realtà due sedie imperiali da parto, in marmo rosso, utilizzate nella liturgia dell'elezione papale, che si svolgeva allora in Laterano. In nome dell'idea di Mater Ecclesia, o per rituali antichi di cui si era perso il senso, come testimonia anche lo storico medievalista Alain Boureau, il neoeletto doveva assumere la posizione della partoriente mentre gli venivano consegnate le Chiavi di Pietro. La curiosa cerimonia s'interruppe nel 1304, quando i papi si trasferirono ad Avignone, ma pare venisse ripresa col ritorno a Roma, restando in vigore fino al 1513.
Oggi quelle sedie col buco (che ispirò i versi del Belli) sono una al Louvre e l' altra al Museo Pio Clementino Vaticano.
Boureau, autore di un libro sulla Papessa edito in italiano da Einaudi, si interroga su come sia stato possibile che, per cinque secoli, la leggenda di Giovanna abbia percorso da un capo all'altro la cristianità, alimentando la perenne controversia sulla legittimità del potere papale da parte degli ordini mendicanti, poi degli eretici quattrocenteschi e infine di Lutero e del protestantesimo.
Per lo storico francese la vicenda offre diverse letture, dalle feste di inversione carnevalesca alle lotte medievali contro l'influenza delle badesse, ma soprattutto ne identifica i motivi profondi in uno dei tabù più radicati e meno esplorati del cattolicesimo: il divieto del sacerdozio femminile, che sessualizza di per sé la figura del prete e, assieme, nega la sessualità dei ministri di Dio.
Oggi l'idea di Mater Ecclesia la troviamo simbolizzata nelle sculture alla base delle colonne del baldacchino dal Bernini in San Pietro, con sei volti di donna in diverse fasi del parto più un sorridente neonato, quasi a esorcizzare la storia della papessa.

Nessuno può e forse potrà mai dire, se la leggenda della papessa Giovanna sia vera, se ella sia veramente esistita o se sia stata solo frutto dell’immaginario popolare romano medioevale (siamo infatti nell’IX secolo), o se sia stata originata dalla critica antipapale di quel tempo. E’ comunque assodato che questo insieme si fattori diede origine al suo mito.

Ma cerchiamo ora ( senza pretese di assolute verità ) di raccontare la storia di questa donna “ vissuta” più di 1200 anni or sono.

La papessa Giovanna era un’ intelligente fanciulla di nome Giovanna Angelica che, rimasta orfana in tenera età, volle con caparbietà emergere dal niente che la vita le avrebbe altrimenti riservato a quei tempi, in cui molto era vietato alle donne.

Ma procediamo per gradi, le prime notizie su di lei appaiono nell’anno 1250 ad opera del domenicano Jean de Mailly nella sua Cronica Universalis, dove narrava che la giovane fanciulla di nome Giovanna Angelica seguì -sotto mentite spoglie ( per prudenza) -un monaco; con lui andò in oriente, da lui apprese molte nozioni e si erudì. Alla  morte del monaco la giovane, grazie al suo impegno, divenne prima notaio della curia e, di seguito, cardinale ed infine addirittura Papa.

Ma il suo pontificato durò solo pochi anni, dall’ 853 all’855 collocandosi tra Papa Leone IV e Papa Benedetto III.

Durò così brevemente perché, con l’elezione a Papa, dove prese il nome di Giovanni VIII, le venne assegnato, come da procedura, un giovane prete che svolgeva la mansione di segretario, il quale essendo sempre a stretto contatto con il novello Papa, non tardò a scoprirne la vera identità, ma invece che denunciare la scoperta alle autorità ecclesiastiche ne divenne prima complice e successivamente amante.

L’inganno venne alla luce durante la processione di Pasqua perché la folla - che entusiasta si accalcava attorno al Papa- ne fece imbizzarrire il  cavallo, Lei, per lo sforzo fatto per trattenere la cavalcatura e non cadere, ebbe le doglie e partorì prematuramente un bambino. Evidentemente era incinta e da molti mesi, tenuti ben nascosti.

Scoperto quindi il suo segreto, la folla inferocita la prese e, legatole i piedi al cavallo ( alcune fonti dicono che con lei venne legato anche il piccolo neonato), la fece trascinare per le strade e la lapidò fino alla morte nei pressi di Ripa Grande a Roma.

Si dice che la Papessa Giovanna sia stata sepolta tra via San Giovanni in Laterano e via San Pietro in Vaticano;  il suo successore Benedetto III ebbe l’accortezza di far cancellare il suo nome dalle registrazioni storiche.

A Roma, dove la strada fa angolo tra via dei SS Quattro Incoronati e via dei Querceti, si localizzerebbe ancor oggi il “Sacello” nel punto dove venne sepolta, chiuso da una inferriata e lasciato ad un pietoso stato di abbandono.

Attorno a questa leggenda sono fiorite notizie curiose ed altre che si contraddicono, dividendo i vari storici in estimatori e detrattori del personaggio della Papessa.

Qualcuno afferma anche che il suo nome è presente nel duomo di  Siena nell’elenco dei papi. Ma dove?

Tra tutta questa serie di smentite e di ammissioni sulla presunta esistenza di un tal personaggio, può benissimo esserci un anello di raccordo tra verità e fantasia. Se pensiamo al periodo storico della vicenda il tutto può essere immaginato come un voler dare al popolo una storia, un mito, una leggenda, che abbia imbrigliato, canalizzato la mente,  facendole perdere di vista la propria misera condizione.

Per finire questa esposizione, che penso incuriosirà alcuni di voi, voglio porre una domanda. Se tale persona fosse esistita e se fosse riuscita nel suo intento fino in fondo, cioè se avesse condotto un pontificato buono ed equo, da suscitare ammirazione, il mondo ecclesiastico si sarebbe ricreduto sulle capacità femminili? Prima o dopo, infatti, se fosse morta in modo naturale, ci si sarebbe comunque avveduti che era una donna (o avrebbero nascosto il tutto?).

Lo scandalo creato dalla figura di una eventuale papessa, per di più incinta, sarebbe enorme ancor oggi, se ci pensiamo, nonostante siano trascorsi dodici secoli. La Chiesa di Roma non ha infatti riconosciuto la figura femminile nemmeno come prete, vescovo o cardinale, figuriamoci papa. Ma la storia fa presto a dimenticare che in passato alcuni papi (maschi) hanno avuto amanti e perfino figli. Questo, visto dalla parte della Chiesa, non è grave allo stesso modo?

Tornando alla figura della Papessa, la ritroviamo come II figura dei Tarocchi, come simbolo di sapienza.

Nel 1972 è stata realizzata una prima trasposizione cinematografica della vicenda della papessa (con Liv Ullmann nel ruolo di Giovanna e con la partecipazione di Olivia de Havilland e di Trevor Howard nel ruolo di papa Leone). Poi è arrivato il lungometraggio presentato alla "Berlinale" basato sul libro della Cross. La scrittrice ha così potuto approfittare della notorietà che viene dal cinema per una ristampa riveduta e corretta della prima edizione.

Lo scrittore Lawrence Durrell, che non solo era inglese ma in gioventù era stato nei Servizi segreti, e dunque non abituato a bersi qualsiasi cosa, ha ricostruito l'ambiente medievale nel quale poteva essere possibile una storia che oggi sarebbe impossibile. Una fanciulla orfana ma di intelligenza acutissima, adottata da un monaco predicatore che viaggia in tutta Europa, la traveste da fraticello per proteggerla dagli stupratori, la fa entrare nel monastero di Fulda, la fa studiare a Magonza (Mainz, in Renania). A poco a poco diventa così erudita in teologia da impressionare vescovi, cardinali e Sacro Collegio, che mai avevano visto una meraviglia del genere. Ed eccola col nome di Johannes Anglicus fare una prodigiosa carriera ecclesiastica, fino a salire al soglio pontificio col nome di Giovanni VIII. (La Papessa Giovanna, Longanesi 1973). La prima e unica papessa della Storia.

Ma è proprio Storia? La vicenda sarebbe accaduta verso l’850-855 della nostra Era, subito dopo il pontificato di papa Leone IV o comunque prima di Benedetto III, che nei pochi mesi di pontificato si sarebbe preoccupato – dice la tradizione popolare – di eliminare accuratamente ogni documento e testimonianza del nome stesso dell’intrusa. A completare la censura, il nome papale di Giovanni VIII, quello della papessa, venne utilizzato da un papa di poco successivo (nel 872). Segno che la ferita, la vergogna, bruciava ancora, altrimenti che bisogno c’era di riprendere lo stesso nome e numero? Un accanimento, una vera damnatio memoriae, su cui è lecito più d’un sospetto.

"Non ci sono abbastanza documenti certi", "impossibile", sostiene oggi la Chiesa ufficiale. Obiezione: e degli altri papi del medesimo periodo abbiamo documenti storici sicuri? Molti sono solo dei nomi.
Erano quelli, non dimentichiamolo, i secoli più oscuri e caotici della storia dell’Occidente. I famigerati "secoli bui" dell’Alto Medioevo, bui non solo perché se ne sa poco, ma anche perché all'opposto del "secolo dei Lumi", il Settecento, illuminato dalla luce della Ragione, erano dominati dalle tenebre del caos e del delitto, della violenza e della superstizione. Visti con gli occhi di oggi, tutto appare possibile in quei lunghissimi nove secoli, quando nel disfacimento dello Stato romano che proprio la Chiesa di Roma aveva fatto crollare con la carica eversiva del suo fanatismo, i vescovi erano di fatto le uniche autorità politiche e amministrative sul territorio. La Chiesa si trovò a riunire nelle proprie mani l’unico vero potere politico ed economico della Penisola. La professione di ecclesiastico romano era una carica nient’affatto spirituale, che assicurava a chi li voleva oro, castelli, titoli e potere. L’elezione dei papi avveniva spesso in modo fortuito, quando non dipendeva direttamente dai rapporti di forza politici e militari di aristocratici e signorotti locali, per ragioni che nulla avevano a che vedere con la religione, tantomeno con la santità della vita di cardinali e papi.

"Le cronache del tempo sono piene di delitti, colpi di Stato, rivolte di palazzo. Il clero, abbandonato a se stesso, sprofondò nella corruzione. I Pontefici e i Vescovi vivevano in un lusso da Mille e una notte. Abitavano palazzi sfavillanti di marmi e di ori. Si circondavano di servitori e concubine, imbandivano mense degne di Trimalcione, organizzavano concerti, danze e feste mascherate. La Chiesa, lacerata da lotte intestine e prigioniera della sua mondanizzazione, non era mai caduta tanto in basso". Marozia, una donna di Spoleto sfrenatamente sensuale e ambiziosissima, divenne l'amante di papi e principi e comandò a lungo su Roma e sulla Chiesa. Il suo amante papa Sergio III arrivò al punto da far strangolare i suoi avversari. Papa Giovanni X che si era opposto al matrimonio di Marozia con un conte Guido, fu deposto e lasciato morire di fame in carcere. Marozia impose come papa il giovanissimo figlio avuto da papa Sergio III. Si chiamò Giovanni XI, ed aveva solo dodici anni. (I. Montanelli e R. Gervaso, L'Italia dei secoli bui, Rizzoli, Milano 1965).

Figuriamoci se poteva destare uno scandalo maggiore l'elezione di un papa-donna, sia pure sotto mentite spoglie. Vista con gli occhi di oggi, una donna travestita da uomo in quell’ambiente, oltre ad essere tecnicamente possibile vista l’effeminatezza di molti ecclesiastici, sarebbe stato, in fondo, un incidente, un peccato veniale. La storia dei papi di quel tempo è piena di ricatti, imposizioni e deposizioni violente, omicidi. Altro che mascherate. Basta scorrere la lista dei papi prima e dopo la "papessa" per notare un dato inquietante: quasi tutti stranamente sono restati in carica pochi anni o pochi mesi, spesso deposti con la forza o morti anzitempo in modo misterioso e sospetto. Eppure sappiamo che erano in media più giovani e vitali dei pontefici di oggi. La durata del pontificato della papessa Giovanna è del tutto in linea con la durata media dei papi dell’epoca: due anni. E allora, come si spiega tanto sospetto accanimento della Chiesa nel negare, nel cancellare, nel censurare ogni traccia? Con l'antico disprezzo cristiano per la donna, una vergogna che supera evidentemente quella per i delitti, le ruberie e la lussuria.

La Chiesa oggi nega, ovviamente, che le centinaia di documenti, stampe e citazioni su una donna eletta papa siano fondate, e accenna ad una "campagna anti-papista", forse di stampo inglese. Esistevano già i Riformatori e gli anticlericali nell’800 d.C.? No, però la Chiesa fa notare che stampe e documenti risalgono per lo più al tardo Medioevo e al primo Rinascimento.

Vero è, invece, che i primi a darne notizia furono proprio i religiosi, e non i perfidi inglesi, ma i francesi don Giovanni di Metz, studioso domenicano della Lorena, nel 1240, e poi il confratello don Martino di Troppau (Martinus Polonus) che nel suo Chronicon pontificum et imperatorum parla di Johanna, originaria di Mainz o dell'Inghilterra.
"Si trattava di un papa o piuttosto di una papessa, perché era donna. Travestendosi da uomo grazie al proprio ingegno diventò dapprima segretario della Curia romana, poi cardinale ed infine papa", si legge a proposito di una Johanna inglese o nativa di Mainz nella Chronica Universalis del frate Jean de Mailly (ca. 1250).

E centinaia sono le stampe, le citazioni, gli scritti, anche di intellettuali prestigiosi, che danno per davvero esistita la papessa Giovanna. Come quelli del famoso filosofo e teologo francescano Guglielmo di Ockham. Nel Duomo di Siena, la sua immagine appare tra quella dei veri pontefici. Il grande Boccaccio, padre della lingua italiana e grande raccoglitore di storie curiose nel Decamerone, ne scrisse nel suo De claris mulieribus (Le donne famose): dunque, anche per lui la papessa era una "donna famosa", realmente esistita. Ma ne parla anche il Plàtina, che non era un umanista qualunque, ma era intellettuale di fiducia di vari papi e fu fatto prefetto della Biblioteca Vaticana da Sisto IV.

Insomma, anche se non ci sono prove certe o se c’erano furono distrutte, le carte, le voci ricorrenti e tutte concordanti (nelle pure leggende, invece, le varianti sono infinite e alla fine discordanti), insomma tutte le citazioni che parlano di lei sono indizi troppo numerosi – direbbe un investigatore – perché la papessa Giovanna possa facilmente essere ritenuta, come ritiene oggi la Chiesa, un personaggio del tutto inventato, e non contenga molto o qualcosa di vero.

Intanto, mentre la Chiesa negava l’evento straordinario del papa-donna, prendeva provvedimenti per cautelarsi da possibili travestimenti futuri. L’immaginazione popolare ingigantì forse l’importanza della cerimonia, ma certo questa sembrava fatta apposta per rassicurare non solo il popolino ma anche i cardinali, la Curia e l’intera comunità ecclesiale. E se non ci fosse stato il precedente della papessa Giovanna – argomentarono i critici della Chiesa di Roma – l’intero rito sarebbe stato inutile, anzi grottesco e perfino offensivo per la dignità del papa neoeletto e dei cardinali coinvolti.

Ma Bartolomeo Sacchi (il famoso "Plàtina" autore del libro di gastronomia De honesta voluptate et valetudine, tratto dal grande cuoco Martino da Como), era un umanista di Curia a stipendio dei Papi, e per di più prefetto della Biblioteca Vaticana. Quindi non poteva rischiare. E infatti, ricorda la sedia stercoraria in termini vaghi e ipocriti: "Questa sedia è stata così predisposta affinché colui che è investito da un sì grande potere sappia che egli non è Dio, ma un uomo, e pertanto è sottomesso alle necessità della natura".
Laddove per "natura" non si sa bene quale delle tre funzioni della sedia forata il Plàtina intendesse privilegiare, se il defecare, il partorire - ma allora, andava benissimo la papessa Giovanna! - o il possedere (e all’occorrenza usare) i testicoli al fine di generare. Generare? E sempre lì torniamo. La lingua della Chiesa batte dove il dente duole.

Fatto sta che perfino il fidatissimo Plàtina dove mette la fatidica sedia bucata? Nella sua Vita della Papessa Giovanna, guarda caso, rafforzando così e ad altissimo livello un collegamento che invece la Chiesa di oggi esclude. Anche per C. D'Onofrio il rito aveva carattere religioso, ma non potendosi arrampicare sugli specchi sale sulla sedia. Per lui è una "sedia da parto", e simboleggerebbe nientemeno la Santa Madre Chiesa che "genera" (aridaje!) i suoi figli destinandoli alla vita eterna (Mille anni di leggenda: Una donna sul trono di Pietro, Romana Soc.Ed 1978). Nel Seicento inoltrato lo storico e pastore protestante D. Blondel smentì che la sedia forata servisse a provare l’esistenza dei testicoli del papa.

Il rituale della sedia forata sarebbe stato in vigore fino al 1513. Anzi i sedili su cui posare le terga pontificali erano due - ricordava A. Boureau - chiamati "seggi curuli". Ma, obiettiamo, la rituale sella curulis, riservata ai più alti magistrati Etruschi e Romani nelle cerimonie, non poteva essere di marmo, perché in origine era pieghevole, insomma un sedile di legno intarsiato e dorato a forma di X. Ad ogni modo, sul primo sedile il neoeletto papa avrebbe ricevuto lo scettro del comando e le chiavi di S. Pietro, sul secondo una cintura rossa dalla quale pendevano dodici gemme. E’ probabile che gli antichi cronisti e il popolino siano rimasti impressionati da questi sedili forati e li abbiano collegati alla storia, anzi alla leggenda, della papessa Giovanna (La papessa Giovanna. Storia di una leggenda medievale, Einaudi 1991).

Sul luogo in cui fu svelata la vera natura della papessa, all’angolo tra via dei SS. Quattro Coronati e Via dei Querceti, fu eretta una piccola edicola votiva tuttora esistente, buia e in stato d'abbandono, nota come il "Sacello". E' chiusa da un'inferriata e risale almeno all’XI secolo. Ma nel Seicento anche l'itinerario dell'antica processione pasquale fu smentito da G. Blondel. A suo dire, la tradizionale processione papale di Pasqua verso l'800 non passava nella strada dove secondo la storia popolare - creduta vera da tutti fino alla fine del Rinascimento - sarebbe avvenuto il parto della papessa Giovanna.
Vera, leggendaria o simbolico-pedagogica che sia questa vicenda, resta il suo trasparente significato semantico: l'ossessione del popolo della Chiesa e delle sue gerarchie, in un'epoca confusa e violenta in cui il potere ecclesiastico si imponeva sempre più come potere politico ed economico, per la sessualità del Papa, vicario di Dio, sì, ma anche pericolosamente uomo, e per la donna, nella quale Satana era sempre pronto ad incarnarsi. Tre paure - il sesso, la donna e il diavolo - che hanno alimentato fin quasi ai nostri giorni il fanatismo della Chiesa di Roma, e che la storia di Giovanna ebbe il merito di sintetizzare e simboleggiare alla perfezione.

A voi lascio ogni dubbio perchè si sa come il cero sia bravo a mascherare ogni scandalo.



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