venerdì 22 maggio 2015

LO STEMMA DI BUSTO ARSIZIO

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« Il Comune ha come stemma civico uno scudo troncato di rosso e d'argento, a due lettere maiuscole B dell'uno nell'altro, alla fiamma di rosso nascente dalla punta dello scudo e ornamenti esteriori da Città. »
(Descrizione dello Stemma Civico del Comune di Busto Arsizio, Art. 5 comma 1, Statuto Comunale)

Lo stemma della città ha origini che si possono far risalire al XV secolo. Compare formalmente per la prima volta in un antifonario (sanctorum totius anni more ambrosianum) conservato nella Basilica di San Giovanni, in una miniatura di Francesco Crespi de Roberti. Detto disegno è certamente antecedente il 1524, anno della morte dell'autore, e viene ritenuto di fine '400. Poichè è del tutto inverosimile che l'autore lo abbia riportato su di un libro sacro se non fosse stato uno stemma già consolidatosi, si può ritenere che detto stemma fosse in auge almeno dai primi del '400.
Compare successivamente, ma senza la nota fiammella nel Codice Archinto, redatto nel '500, e conservato a Torino. Successivamente viene riportato nel Codice Cremosano, raccolta di stemmi datata 1673 circa, sempre senza fiammella, il che ha fatto ritenere che il Cremosano abbia usato, come fonte, il codice Archinto.
Infine, lo stemma compare in un disegno attribuito a Biagio Bellotti (vissuto nel '700), stemma che è sostanzialmente identico all'attuale gonfalone cittadino.
Da notare che lo stemma della città compare anche in una vetrata del Duomo di Milano (assieme ai simboli dei Visconti e dei Marliani, già conti di Busto Arsizio), sia in una forma analoga a quella attualmente in uso (doppia lettera "B" in campi dal colore diverso) sia nella forma che si ritiene fosse usata in precedenza, ossia l'Agnus Deii, l'agnello di Dio, il precursore di Cristo, simbolo di San Giovanni Battista, patrono della città.

Il punto più controverso è dato dalla presenza della fiammella sotto la lettera "B" della metà inferiore dello stemma stesso.
La tradizione di risalenza umanistica legava la fiammella alla origine del nome della città, origine asseritamente legata al termine latino "burere" (bruciare) che, però, veniva legato a diversi (quanto sforniti di prove di alcun genere) eventi risalenti alla notte dei tempi.
Si è detto che la parola "Bustum" sarebbe da attribuire agli incendi causati da Belloveso all'antico villaggio; si è sostenuto che sarebbe un ricordo del rogo di cadaveri a seguito di una battaglia avvenuta in queste campagne; ed infine si è detto che deriverebbe dai frequenti incendi cui il villaggio, composto da case di legno e paglia, era soggetto.
Anche uno storico molto serio come il Bondioli si è lasciato trasportare dalla poesia attribuendo il tutto al fuoco perenne dei forni di cui il villaggio era storicamente dotato (e famoso) per la lavorazione del filo di ferro.
Da ultimo, l'architetto Spada ha sostenuto che quel "bustum" deriverebbe dalla pratica dei popoli Liguri di bruciare i boschi per fondare una città, il cosiddetto debbio.
Non v'è dubbio che tutte queste ipotesi possano aver ispirato la creazione dello stemma della città. Trattandosi infatti di uno stemma nato non prima degli inizi del '400, ben potrebbe esser stata introdotta la fiammella sia a ricordo di eventi dell'antico passato ricostruiti fantasiosamente dagli umanisti, sia in ricordo dell'ancora viva (nel '400) industria della lavorazione del ferro.
Tutto ciò, peraltro, non risolve affatto il problema del nome "Busto" o, come meglio si dovrebbe dire "Busti" che ha tutt'altra origine e significato. Ci dovrebbero infatti spiegare, gli autori delle varie tesi sopraesposte, come mai il nome della città, storicamente, compaia sempre come "Busti" e gli abitanti del villaggio vengano definiti quelli "de Bustis", sempre al plurale.
In lingua locale, è ignota la parola "Busto" e si dice invece, unicamente "Büsti".
Quanto alla doppia lettera "B" sovrapposta all'interno dello stemma, le ipotesi si sprecano.
Sarebbe una Busto nuova risorta dopo quella incendiata (che fosse incendiata dai Celti o dalle scintille dei forni della lavorazione del ferro poco importa).
Nell'idea di chi creò dal bel nuovo lo stemma, è molto probabile che questa fosse l'intenzione. Infatti, la lettera ed il campo sovrastante cambiano anche di colore, quasi ad indicare un rinnovamento totale.
E non è da escludere che questa possa realmente esser stata l'intenzione che si volle attribuire allo stemma, ma certamente non riferibile ad eventi remoti del passato di cui non si aveva allora (come non si ha oggi) alcuna prova storica o archeologica, ma che dovrebbe riferirsi a ben più recenti episodi di incendio e distruzione del borgo e sua ricostruzione.

« Il Comune ha come gonfalone un drappo di colore azzurro riccamente ornato di ricami d'oro, caricato dello stemma civico con l'iscrizione centrata in oro "Città di Busto Arsizio". Le parti di metallo e i nastri sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto azzurro con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della Città e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'oro. »
(Descrizione del Gonfalone del Comune di Busto Arsizio, Art. 5 comma 2, Statuto Comunale)
La città di Busto Arsizio è stata insignita il 2 giugno 1963, da parte dell'allora presidente della Repubblica Antonio Segni, della "medaglia d'oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte".

Busto Arsizio fa parte delle città decorate. Infatti, il 9 aprile 1979 è stata insignita, da parte dell'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, della medaglia di bronzo al valor militare per il ruolo rilevante tenuto e i meriti acquisiti durante la lotta partigiana nel corso della guerra di Liberazione al termine seconda guerra mondiale (l'emittente locale Radio Busto Libera fu la prima ad annunciare la caduta del regime fascista), con la seguente motivazione:

« Fin dall'armistizio, Busto non esitò a scegliere la via dell'onore con la costituzione di reparti partigiani operanti in Città o in appoggio alle formazioni di montagna e organizzando, contemporaneamente, gruppi per la difesa delle fabbriche. Divenuta, con l'insediamento del C.L.N., anche sede di missioni alleate, potenziò l'attività, allargandone la sfera d'azione e diventando, in breve, il centro propulsore della lotta partigiana nel Nord-Italia. Nel corso di venti mesi, i suoi figli diedero un determinante apporto alla lotta armata, da S. Martino sopra Varese, a Cusio in provincia di Novara e nelle zone del Mottarone, dell'alto Verbano e dell'Ossolano, culminata con la liberazione dell'Ossola, sempre infliggendo dure perdite alle forze di occupazione, neutralizzandone numerosi presidi e liberando tutto il suo territorio ancor prima dell'arrivo degli alleati. Prima Città a dare, il 25 aprile, l'annuncio al mondo che l'Italia era insorta, Busto Arsizio è stata una degna protagonista del Secondo Risorgimento Italiano. »
(Busto Arsizio, settembre 1943 - aprile 1945)




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