Non solo la monaca di Monza ha dato scandalo avendo un amante e diventando mamma ma nella storia ci sono anche dei Papi diventati papà.
Ugo Buoncompagni (o Boncompagni), quarto figlio di Cristoforo, commerciante bolognese, e di Angela Marescalchi, frequentò gli studi giuridici, nella prestigiosa università di Bologna, dove si laureò nel 1530 per poi esercitare l'attività di docente di diritto negli anni dal 1531-1539. Tra i suoi allievi più illustri si annotano Alessandro Farnese, Reginaldo Pole e Carlo Borromeo.
Recatosi successivamente a Roma al servizio del Cardinale Parisio, intraprese la carriera ecclesiastica e fu ordinato sacerdote nel 1542, all'età di quarant'anni. Ben presto papa Paolo III gli affidò una serie di mansioni giuridiche. Infatti rivestì l'ufficio di primo giudice della capitale e di vice-cancelliere della campagna fino al 1546, anno in cui il pontefice lo nominò abbreviatore al concilio di Trento.
L'8 maggio 1548 Ugo divenne padre di Giacomo, nato dalla relazione con Maddalena Fulchini di Carpi che lavorava alle dipendenze della cognata di lui Laura del Ferro, quando Ugo si trovava a Bologna per seguire il Concilio di Trento (che si era trasferito, dal 1545 al 1547, nella città emiliana) e alloggiava presso l’abitazione del fratello. Il 5 luglio 1548 Ugo fece riconoscere il piccolo come suo figlio legittimo dal vescovo di Feltre. Il giovane Giacomo verrà in seguito affidato all'insegnamento dei Gesuiti, a Bologna.
Paolo IV, oltre ad aggregare Ugo come datarius alla residenza del cardinal Carafa, riconoscendone le qualità di giurista, se ne servì per svolgere diverse missioni diplomatiche. Pur continuando ad impegnarlo presso la Curia romana, nel 1558 lo nominò Vescovo di Vieste.
Verso la fine del 1561 il vescovo Buoncompagni fu di nuovo inviato al concilio di Trento, da papa Pio IV, come compagno del cardinale legato Simonetta. Grazie alla sua provata competenza canonista e alla sua eccezionale forza al lavoro, rese preziosi servizi per la risoluzione di alcuni problemi nell’ultima sessione conciliare. Terminato il concilio rientrò a Roma e, il 12 marzo 1565, fu creato cardinale, con il titolo presbiterale di San Sisto. In questa occasione gli fu affidato l’incarico di mantenere relazioni diplomatiche con l’importante legazione spagnola. Grazie a questo nuovo mandato si fece conoscere e ben volere dal sovrano spagnolo, Filippo II, tanto da conquistarne la fiducia.
Rodrigo, figlio di Jofré Llançol i Escrivà e della moglie aragonese e lontana cugina Isabel de Borja y Cavanilles (sorella del futuro Callisto III), nacque a Gandia (nel sud della Spagna) nei primi giorni di gennaio 1431 (1º gennaio o 14º gennaio). Trasferitosi giovanissimo in Italia, fu allievo di Gaspare da Verona, docente di retorica all'Università di Roma, e studiò poi giurisprudenza a Bologna, città in cui arrivò nel 1453 e ove si laureò in diritto canonico il 13 agosto 1456.
Rodrigo ascese ai più alti ranghi della Chiesa quando lo zio, il potente Cardinale Alonso de Borja, divenne papa col nome di Callisto III. Rodrigo fu da questi elevato alla porpora a soli 25 anni (febbraio 1456) e volle italianizzare il suo nome in Borgia, così come aveva fatto in precedenza lo zio Papa. Grazie allo sfrenato nepotismo di Callisto, il Borgia assunse un vastissimo potere in seno alla Curia, venendo eletto il 1º settembre del 1457 vicecancelliere di Santa Romana Chiesa.
La condotta libertina di Rodrigo, non criticata dallo zio papa, fu invece aspramente rimproverata da parte dell'umanista Pio II. Questi, impregnato di una profonda fede e di una salda morale acquisita dopo aver compreso gli errori passati in gioventù, mal sopportava la lussuria e i vizi del Cardinale Borgia. Pertanto, nel 1460, fu aspramente rimproverato dal pontefice senese, al rimprovero del quale non fece alcuna attenzione. Nonostante tutto, Pio II non determinò la caduta in disgrazia del Borgia, il quale mantenne i vari privilegi che aveva ottenuto sotto Callisto III.
Il Cardinale Borgia, tra il 1464 e il 1484, rimase pressoché nell'ombra. Benché si fosse prodigato per l'elezione sia di Paolo II che di Sisto IV, nell'arco di questi vent'anni le notizie riguardanti le sue imprese sono alquanto scarse. Sicuramente tollerato per il suo comportamento dai due pontefici, ben più permissivi e corrotti di Pio II, il Borgia fu nominato legato pontificio in Spagna per la promozione della crociata contro i mori di Granada (22 dicembre 1471), incarico durante il quale favorì il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona. Ritornò a Roma il 25 ottobre del 1473. Soltanto sotto Paolo II e Sisto IV il Borgia ricevette gli ordini sacri: nel 1468 fu consacrato diacono, mentre il 30 ottobre 1471 fu consacrato presbitero.
Altro dato rilevante da segnalare, fu l'inizio delle ostilità tra il Cardinale Giuliano della Rovere (nipote di Sisto IV) e il Borgia: entrambi uomini ambiziosi e intelligenti, erano in lotta per l'elezione al papato.
Dal 1484 alla sua elezione a pontefice nel 1492, il Borgia fu estremamente attivo nella vita del governo della Chiesa di Roma. All'indomani della morte di Sisto IV, il Borgia mercanteggiò con gli altri prelati e con i vari signori della penisola italiana per ottenere l'elezione al papato:
« ma gli nocquero il carattere, ch'era ritenuto superbo e sleale, e più l'essere egli straniero, uno degli aborriti catalani »
(Giovanni Battista Picotti-Matteo Sanfilippo, Alessandro VI nell'Enciclopedia dei Papi)
Tale era ancora il risentimento degli italiani verso il dispotico governo dei Borgia catalani, sotto Papa Callisto. Vistosi privato così del sostegno dei suoi alleati, Rodrigo non poté far altro che convergere i suoi voti, insieme a quelli di Giuliano della Rovere, sul debole Giovanni Battista Cybo, che fu eletto papa col nome di Innocenzo VIII (29 agosto 1484).
Innocenzo VIII era un uomo di mondo, interessato principalmente alla sua prole e al fasto che al governo degli Stati Pontifici e della Chiesa Universale. Pertanto, non fu difficile influenzare la politica papale con un uomo simile. Benché Rodrigo conservasse ancora per sé il titolo di vicecancelliere, nei primi anni del pontificato del Cybo fu Giuliano della Rovere a detenere il controllo della curia. Quando però questi cadde in disgrazia presso Innocenzo, in seguito alla sfortunata guerra contro Napoli, il Borgia risalì la china, grazie all'alleanza che aveva stabilito già da lungo tempo con il Cardinale milanese Ascanio Sforza.
Il 25 luglio 1492 moriva papa Innocenzo VIII. Tre mesi prima era scomparso anche Lorenzo il Magnifico, privando così l'Italia di un'importante personalità politica continentale e di un fondamentale punto di riferimento dell'equilibrio fra gli Stati italiani all'indomani della pace di Lodi.
Il contesto storico è completato dalla Reconquista della penisola iberica per mano dei sovrani Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia, mentre la scoperta dell'America (12 ottobre) sarebbe avvenuta solo tre mesi dopo l'elezione di Alessandro VI, anche se è singolare e per certi versi criptico che sulla tomba del suo predecessore vi sia un epitaffio che ricorda che la scoperta del nuovo mondo sia avvenuta sotto il pontificato di Innocenzo VIII.
Al Conclave seguito la morte di Innocenzo parteciparono 23 cardinali. Questi, il 6 agosto 1492, si riunirono in conclave nella Cappella fatta costruire da papa Sisto IV pochi anni prima e che già mostrava i capolavori pittorici di Botticelli, Perugino e del Ghirlandaio. Nella notte tra il 10 agosto e l'11 agosto, in seguito a trattative simoniache, il cardinale Rodrigo Borgia riuscì ove aveva fallito otto anni prima: l'elezione al Soglio di San Pietro. Fu incoronato in San Pietro il 26 agosto successivo con il nome di Alessandro VI. Immediatamente, il nuovo papa ricompensò i suoi principali elettori nel conclave: il cardinale Ascanio Sforza, fu gratificato con la nomina di Vicecancelliere e con la cessione del palazzo padronale della famiglia Borgia. Ai Colonna furono ceduti la città di Subiaco e i vicini castelli. Il cardinale Orsini ottenne i possedimenti di Soriano nel Cimino e Ponticelli, mentre al cardinale Savelli fu ceduta Civita Castellana.
Papa Alessandro ebbe un accusatore molto severo, per la sua condotta privata e per la sua spregiudicatezza con cui favoriva la simonia e mischiava la politica con la religione, nel predicatore domenicano ferrarese Girolamo Savonarola (1452-1498). Questi, acerrimo nemico dei Medici, favorì la cacciata del capofamiglia Piero nel 1494 e, dopo aver ottenuto il predominio nella Signoria, ne ottenne il controllo diventandone il leader politico e spirituale. Già da lungo tempo fustigatore dei costumi della Roma papale, dopo aver ottenuto questa posizione di potere il Savonarola incrementò le accuse contro Papa Alessandro il quale, irritato, lo chiamò nel 1495 a Roma per discolparsi e gli proibì di predicare. Tra il 1495 e il 1497 il Papa continuò nella sua politica di indebolimento, ordinando che il Convento di S.Marco di Firenze (di cui il Savonarola era priore) fosse ricondotto nella circoscrizione lombarda e, d'altra parte, tessendo rapporti con i nemici fiorentini del frate, raccolti nel partito degli Arrabbiati.
Il Savonarola continuò nella sua caparbietà, rifiutando l'ordine pontificio e continuando le accuse nei confronti del Borgia. Pertanto, fu prima scomunicato (13 maggio 1497) e, vista la sua resistenza, Papa Alessandro minacciò Firenze di lanciare sulla città l'interdetto (26 febbraio 1498). I fiorentini, stanchi di queste diatribe tra il frate e il papa e intimoriti dalla crescente tensione tra le fazioni politiche sostenitrici (i Piagnoni) e avverse al frate (gli Arrabbiati), cedettero e consegnarono il frate nelle mani delle autorità pontificie. Girolamo, dichiarato eretico e scismatico, fu impiccato con altri suoi due confratelli e poi condannato al rogo per eresia il 23 maggio 1498 in Piazza della Signoria a Firenze. Le sue ceneri vennero poi sparse in Arno assieme ad altri suoi seguaci.
Il nome di Alessandro VI è legato ad una politica tesa a rendere grande la propria famiglia, favorendo la creazione di un regno per il proprio figlio Cesare ed imparentando per puri calcoli politici la figlia Lucrezia. La politica borgiana, di carattere estremamente personalistico, andò ben oltre il semplice nepotismo che affliggeva la Chiesa da secoli: Alessandro VI non si limitò ad arricchire solamente la sua famiglia, ma tentò di darle una posizione egemonica.
« E che per Alessandro VI il papato e la Chiesa costituirono solo un mezzo per arricchire ed elevare la sua famiglia, assicurando a ognuno dei figli una posizione di dominio. »
(C. Rendina, I Papi, cit., p. 601)
Ecco come il pontefice provvide ad arrecare cospicui vantaggi ai suoi familiari:
L'ultima fase del pontificato di Papa Alessandro vide le numerose conquiste operate dal figlio in Romagna, con l'intento di creare per lui un dominio personale a discapito dello stesso Stato Pontificio. Grazie ai proventi finanziari dell'Anno Santo e alla vendita di numerose cariche ecclesiastiche e cappelli cardinalizi, il Papa riuscì ad ottenere i fondi necessari per l'allestimento di un'armata da porre alle dipendenze del figlio. Re Luigi, invece, acconsentì tacitamente alle imprese dei Borgia in cambio del mantenimento dei buoni rapporti. Così, nel novembre del 1499, il Valentino poté imbarcarsi in questa campagna di conquista. Con notevole audacia e sfrontatezza il giovane Borgia conquistò, in successione, prima Pesaro, Cesena e Rimini e poi anche Faenza, Urbino e Senigallia. Il 12 gennaio 1500 si arrese Forlì: il capoluogo romagnolo, governato fin dal 1488 da Caterina Sforza, madre di Giovanni dalle Bande Nere, capitolò cedendo la Rocca di Ravaldino. Dopo di che, fu investito dal "Papa padre" del titolo di Duca di Romagna (15 maggio 1501). Da quel momento lo Stato della Chiesa perdeva una parte cospicua del suo territorio che passava nelle mani della famiglia Borgia.
Mentre Cesare operava militarmente, il Papa cercò di indebolire la nobiltà romana per favorire l'ascesa della famiglia nella città eterna: furono confiscati i possedimenti ai Savelli, ai Caetani e ai Colonna e furono ridistribuiti tra i membri della famiglia Borgia: Giovanni, figlio di appena due anni dello stesso Papa, diventò Duca di Nepi; mentre Rodrigo, figlio di due anni di Lucrezia, divenne Duca di Sermoneta. Infine venne attaccata la famiglia Orsini, con l'eliminazione fisica del cardinale Giovan Battista e il bando decretato contro tutti gli altri componenti della famiglia. Solo la morte del Papa (18 agosto 1503) poté bloccare quest'ascesa politica. Dei ruoli dei vari membri della famiglia Borgia se ne parlerà con più attenzione più avanti. Si dica soltanto che Rodrigo, già nel concistoro del 31 agosto 1492, nominò cardinale Juan de Borja y Llançol de Romani, mentre il 20 settembre del 1493 conferirà la porpora cardinalizia al figlio Cesare. Verso la fine del pontificato, Papa Alessandro e il figlio Cesare cominceranno a costruire quei progetti egemonici pianificati nei primi anni: la conquista di un territorio perché diventasse un regno per la loro famiglia, caposaldo sicuro per le generazioni a venire.
Papa Alessandro ha avuto, insieme ai suoi figli Lucrezia e Cesare, un impatto fortissimo nella cultura popolare (ciò grazie alla propaganda protestante, illuminista e anticlericale che si servì dei Borgia per denunciare la corruzione papale). Già i loro contemporanei (basti ricordare il Machiavelli, che nel Principe presentò Cesare Borgia come il prototipo del vero governante) rimasero impressionati dalla spietatezza che il Pontefice dimostrava in certe occasioni, pur di favorire la sua famiglia, alimentando così voci o libelli volti a screditare la famiglia catalana. Se Papa Alessandro e Cesare furono, nella maggior parte delle accuse, operatori di atroci azioni (l'assassinio di cardinali; il tacito assenso del pontefice nell'eliminazione di Alfonso di Bisceglie, secondo marito di Lucrezia; la ferocia e freddezza con cui Cesare uccise non solo Alfonso, ma anche i suoi oppositori politici), le dicerie riguardanti Lucrezia sono da considerarsi del tutto spurie. Le accuse che le sono state rivolte (incesto con il padre e il fratello; fabbricatrice di veleni usati) sono frutto della leggenda nera nate nel corso dei secoli successivi. Al contrario, Lucrezia non solo era una donna estremamente intelligente, tanto da rivestire il ruolo di reggente per il padre quando si allontanava da Roma, ma anche pia e devota. Pertanto, ella era piuttosto una "pedina" politica per i piani del fratello e del padre, che complice delle loro nefandezze.
Tuttora le cause della morte di Alessandro VI, avvenuta il 18 agosto 1503, non risultano del tutto chiare. Le cause ufficiali affermano che il papa morì per un attacco improvviso di malaria che, nel periodo estivo, colpiva solitamente Roma. Lo stesso figlio Cesare si ammalò insieme al padre ma, a differenza di quest'ultimo, riuscì a sopravvivere. C'è, però, un'altra versione che vuole che la morte del Papa sia avvenuta per avvelenamento, ma per errore.
Secondo questa tesi, sostenuta da intellettuali coevi ai Borgia, tra cui Francesco Guicciardini, nel corso di una riunione conviviale presso la dimora del cardinale Adriano Castellesi di Corneto, fu posto del veleno nel vino destinato al Cardinale, ma per errore il vino venne bevuto dal Papa.
Il cadavere di Alessandro VI subì vicende travagliate. Fu prima deposto, senza alcuna celebrazione funebre, in San Pietro, quasi furtivamente, a causa dei disordini scoppiati all'indomani della sua morte. Fu successivamente traslato nei sotterranei del Vaticano. Nel 1610 le sue spoglie trovarono riposo nella chiesa di Santa Maria di Monserrato, la chiesa degli Spagnoli in Roma, dove stette praticamente dimenticata per secoli. Solamente nel 1889, infatti, gli fu dedicato un monumento degno di un pontefice.
Queste storie forse sono meno famose di quella della monaca di Monza....
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