“E tu credi agli asini che volano?”
Quante volte ci sarà capitato di sentire questa ironica domanda?
Ci siamo mai chiesti che origine ha?
Frugando nelle vecchie cronache, c’è chi sostiene che l’origine del detto vada cercata in un paese, Pontenure, in provincia di Piacenza.
Fino a molti anni fa il forestiero che, trovandosi in piazza a Pontenure, avesse rivolto lo sguardo verso l’alto in direzione della torre campanaria, rischiava di essere preso a male parole.
Non erano poi affatto infrequenti le zuffe fra i Pontenuresi e gli abitanti dei paesi vicini che temerariamente, attraversavano la via Emilia, imitando il raglio del simpatico animale o si portavano le mani aperte a fianco della testa per riprodurne le lunghe orecchie.
I Pontenuresi infatti non sopportavano alcun accenno all’episodio per cui erano diventati, loro malgrado, famosi in tutta la provincia: il tentativo di far volare gli asini.
Tutto ciò accadde veramente il 31 agosto del 1901, quando per ravvivare una festa popolare, qualcuno, i più dicono il poeta Valente Faustini, che all’accaduto dedicò una divertente poesia dialettale, ebbe l’idea di far scendere dalla torre campanaria un asinello munito di ali.
La notizia ebbe un certo clamore e calamitò nella piazza di Pontenure un nugolo di forestieri, curiosi di osservare questa insolita attrazione.
Così alla 16 in punto del giorno fatidico, dalla bifora della torre campanaria apparve un somarello di nome Geppetto che, legato con un uncino ad una corda tesa all’altro angolo della piazza fu, suo malgrado, spinto nel vuoto. La bestiola iniziò così lentamente a scendere e, dibattendosi, a far muovere le ali posticce che gli erano state applicate sul dorso.
Pare che la folla apprezzasse molto lo spettacolo ma, quando Geppetto era ormai arrivato a pochi metri dal suolo, la corda si spezzò.
Non vi furono feriti fra la folla e anche Geppetto se la cavò con qualche escoriazione, ma da allora Pontenure fu definito, in modo non troppo benevolo, come il paese dell’asino.
Il tempo cura tutte le ferite e così oggi i pontenuresi hanno imparato a sorridere di questa storia, trasformandola anzi in motivo di allegria: la seconda domenica di settembre viene infatti organizzata la “Festa dell’asino”, che richiama migliaia di persone per vedere la corsa degli asini e per gustare lo stracotto di somarino.
In un’epoca in cui tanti sì vengono pronunciati per pura convenienza, l’asino appare proprio come un bell’esempio di resistenza civile.
Non posso comunque negare la cocciutaggine dell’animale, davvero poco disponibile a cambiare idea con facilità: in anni in cui banderuole e voltagabbana non mancano davvero, ecco un vero campione di rettitudine.
Il fatto poi che voli, è stato usato addirittura da un filosofo, John Locke, vissuto in Inghilterra alla fine del 1600, per spiegare i concetti di “fiducia nel testimone” e di “coerenza dell’esperienza”.
“Per decidere se quello che ci viene detto è vero oppure no, ci poniamo il problema se colui che ci riferisce il fatto è attendibile, degno di fiducia e se quello che ci racconta non contraddice la nostra esperienza.
Se mi dice che gli asini volano, la mia esperienza mi suggerisce che gli asini non volano proprio, perché non ne ho mai visti volare, anche se non ho certezza assoluta che sia impossibile.
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in realtà deriva dal fatto di prendere in giro musulmani. Nel corano c'è una storia in cui Maometto se ne va nella groppa di un asino con le ali
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