sabato 1 agosto 2015

LA MADONNA DEL TINDARI



Le origini della statua della Madonna Nera sono legate ad una leggenda, secondo la quale la scultura, trasportata per mare, impedì alla nave di ripartire dopo che si era rifugiata nella baia di Tindari per sfuggire alla tempesta.
I marinai, depositarono a terra via via il carico, pensando che fosse questo ad impedire il trasporto, e solo quando vi portarono anche la statua, la nave poté riprendere il mare.
La statua è quindi portata sul colle soprastante, dentro una piccola chiesa che dovette in seguito essere più volte ampliata per accogliere i pellegrini, attratti dalla fama miracolosa del simulacro.

Un giorno di molti anni fa, una donna col suo bambino, per la prima volta dopo un lungo e faticoso viaggio si recò in Sicilia, per visitare il santuario di Tindari, nel giorno della festa, e adorare la dolce Madonna.
Una volta davanti alla statua vide il volto nero della madonna, dentro di se rimase delusa da quella visione e, contrariata, pensò che aver fatto un lungo viaggio per vedere una madonna che aveva il colore della pelle più scuro del suo e della notte e pertanto non degno di una immacolata vergine.
La donna, finiti i festeggiamenti, si preparava al rientro quando si accorse che il suo bambino era precipitato dal ciglio della montagna che, in quel punto, scende a picco sul mare.
La donna disperata cadde in ginocchio e pregò con ardore la grande madre di dio.
Quelle preghiere furono accolte dalla Regina del Cielo, che ordinò al mare di ritirarsi dal punto in cui era caduto l’innocente bambino.
Il mare obbedì e il piccolo fu trovato seduto sulla sabbia asciutta che giocava tranquillamente tra lo stupore della folla che aveva assistito al grande miracolo.

A prova del miracolo della leggenda si possono vedere i laghetti di Marinello.
Affacciandosi dalla rupe del Santuario ecco gli stranissimi laghetti litoranei circondati da banchi di sabbia emergenti dal mare. Panorama stupendo che, legato al culto della Madonna, non poteva che dare origine ad una stupenda leggenda.
Un'altra leggenda narra della morte, avvenuta proprio su questa spiaggia di papa Eusebio, il 17 agosto del 310, pochi mesi dopo la sua elezione, avvenuta il 18 aprile, che sarebbe stato esiliato in Sicilia da Massenzio.

Sopra la spiaggia, sul costone, si apre inoltre una grotta, che secondo una leggenda locale era abitata da una maga, che si dedicava ad attrarre i naviganti con il suo canto per poi divorarli. Quando qualcuno degli adescati rinunciava per la difficoltà di raggiungere l'ingresso dell'antro, la maga sfogava la rabbia affondando le dita nella parete: a questo sarebbero dovuti i piccoli fori che si aprono numerosi nella roccia.



L'origine della devozione alla Madonna Bruna sembra infatti risalire al periodo della persecuzione iconoclasta.

Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello.

Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma , solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.

Sono sconosciuti i luoghi di provenienza e di destinazione dell'Immagine sacra.
Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare.  Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa Immagine della Vergine.
Sorse il problema ove collocare quell'Immagine. Si decise di trasportare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove già da tempo esisteva una fiorente comunità cristiana.

La tradizione che fa arrivare la statua della Madonna a Tindari all'epoca degli iconoclasti, probabilmente verso la fine del secolo VIII o nei primi decenni del secolo IX, trova motivo di credibilità nel fatto che Tindari fu sotto la dominazione dei Bizantini per circa tre secoli (535-836); che la Sicilia si oppose con energia all'eresia degli iconoclasti; che a Tindari, essendo stata sede di diocesi per circa cinque secoli, fosse fiorente la professione della fede cristiana, e quindi facile l'accoglienza della sacra immagine.
Detta ipotesi, oltre che nel contesto storico, trova ancora una qualche consistenza in un'ininterrotta tradizione pressoché unanime.
Il colle del Tindari, così suggestivo, santificato dalla presenza della Madonna, divenne così il sacro, mistico colle di Maria.
S'ignora l'autore dell'Immagine, né è possibile definire l'epoca in cui fu scolpita. Considerando lo stile e tenendo conto che la Madonna tiene tra le braccia il divin Bambino, si potrebbe concludere che essa rimonti ad un'epoca posteriore al Concilio di Efeso in cui fu definita la divina maternità di Maria; quindi probabilmente la statua è stata scolpita in Oriente tra il quinto e il sesto secolo.

La Madonna è rappresentata seduta, mentre regge in grembo il Figlio divino, che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati.


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