sabato 1 agosto 2015

IL DIO MITRA



Mitra è un'importantissima divinità dell'induismo e della religione persiana ed anche un dio ellenistico e romano, che fu adorato nelle religioni misteriche dal I secolo a.C. al V secolo d.C. Non è chiaro quanto vi sia in comune fra questi tre culti. Benché "Mitra" sia un nome di divinità molto antico, le notizie sui suoi culti sono scarse e frammentarie. Quello ellenistico/romano non ha lasciato alcun testo e sembra molto diverso dal Mitra dei Veda e dello zoroastrismo.

La parola mitra può avere due significati:
amicizia
patto, accordo, contratto, giuramento o trattato
Un significato generale di "alleanza" potrebbe accordarsi adeguatamente ad entrambi i significati. La prima alternativa è maggiormente enfatizzata nelle fonti indiane, la seconda in quelle iraniche.

Il culto del dio Mitra, divinità di origine persiana le cui prime tracce risalgono al 1300 a.C. ma probabilmente molto anteriore, è uno dei culti orientali che tramite il mondo ellenico si diffusero a Roma in alternativa alla religione ufficiale.

Esso cominciò a prendere piede a partire dalla fine del I secolo d.C. e raggiunse il periodo di massima diffusione al tempo degli imperatori Severi. Il Mitraismo occidentale si è formato da una lunga e complessa evoluzione dell'antico culto iranico e come molti altri culti di origine orientale, anch'esso aveva le caratteristiche della religione iniziatica e segreta. Questo è uno dei motivi per cui i santuari, i 'mitrei', furono sempre ricavati in ambienti sotterranei.
Il dio Mitra e il suo mistero sembra siano stati introdotti nel mondo greco-romano dai pirati di Cilicia deportati da Pompeo nel 67 a.C. in Grecia, ove però questa religione ha lasciato scarse testimonianze. Assai più vistose e numerose le tracce superstiti nella penisola italica, dove si affermò alla fine del I sec. d.C., diffondendosi poi con estrema rapidità nelle province nordiche (Mesia, Dacia, Pannonia, Germania, Britannia) attraverso le guarnigioni militari che, insieme agli schiavi, furono i più attivi propagandisti di Mitra. La totale mancanza di fonti scritte fa assumere una straordinaria importanza alla documentazione archeologica relativa a Mitra, il cui mito si ricostruisce in base alle numerose raffigurazioni rinvenute nei mitrei.
La sua storia si articola in diversi episodi: il dio nasce da una roccia con una fiaccola e un coltello fra le mani, con un colpo di freccia fa scaturire l'acqua da una roccia. Successivamente Mitra inizia ai propri misteri il Sole, da cui è distinto ma al tempo stesso strettamente associato, segue un patto fra le due divinità, che siedono insieme a banchetto per poi salire sul carro solare verso il cielo. Nell'iconografia Mitra è frequentemente associato a Varuna insieme al quale personifica i due aspetti del cielo, diurno e notturno, nonché l'ordine cosmico e umano: Varuna punisce i malvagi e i trasgressori, mentre Mitra è protettore della giustizia e dei patti, del bestiame (cui garantisce buoni pascoli) e degli uomini giusti. Oltre agli aspetti celesti e solari la sua originaria personalità connessa con la giustizia assunse anche una connotazione cosmogonica e soteriologica, mirante cioè alla salvezza dell'uomo.
Ma l'avvenimento centrale del rito mitraico è senza dubbio il sacrificio del toro, la cui morte promuove la vita e la fecondità dell'universo. L'iconografia di tale evento era posta sempre ad una estremità dell'antro, solitamente di forma allungata e con due lunghi banconi ai lati, in cui venivano celebrati i sacrifici rituali ed i banchetti cultuali. Oltre al dio ed al toro, nella tauroctonia erano sempre presenti delle figure simboliche ben precise: un cane ed un serpente che bevevano il sangue del toro, uno scorpione che lo pungeva ai testicoli, delle spighe di grano che germogliavano dalla coda dell'animale morente e un corvo.



Il loro significato è incerto: lo scorpione ed il serpente sono visti di solito come forze del male che tentano di impedire al sangue ed al seme del toro di raggiungere e fecondare la terra, il cane al contrario ne trae forza mentre le spighe simboleggiano la forza vitale che si libera dal toro morente a favore delle piante verdi. Il corvo, messaggero divino, stabiliva il contatto tra Mitra ed il Sole. Una interpretazione molto diffusa e suggestiva lega i vari animali prima citati alla rappresentazione astronomica e astrologica del cielo e delle costellazioni, mentre l'uccisione del toro e la presenza del sole fanno pensare ad un rito segreto che alluda al meccanismo di precessione degli equinozi. Il carattere cosmico di Mitra è sottolineato poi dalla costante presenza al suo fianco dei due dadofori, o portatori di fiaccole, Cautes e Cautopates, tipologicamete affini al dio e insieme al quale costituiscono una sorta di trinità: rappresentano infatti, nel corso della giornata, rispettivamente il sole dell'aurora, del mezzogiorno e del tramonto, mentre nel ciclo annuale alludono alla primavera, all'estate e all'autunno.
Come in tutti i misteri, anche a quello mitraico si era ammessi attraverso una iniziazione segreta e preceduta dal giuramento di non rivelare il rito. L'ingresso era riservato ai soli uomini e l'iniziato poteva gradualmente accedere ai sette gradi della gerarchia (corvo, ninfo, soldato, leone, persiano, corriere del sole, padre) attraverso prove e cerimonie delle quali sappiamo, ovviamente, molto poco. Il loro carattere doveva essere però essenzialmente simbolico ed incruento come del resto lo stesso sacrificio del toro, punto centrale della liturgia mitraica, impossibile da eseguire nella maggior parte dei mitrei a causa delle piccole dimensioni dei locali.
Secondo alcuni studiosi proprio la disciplina gerarchica dell'iniziazione, così come il carattere vittorioso del dio e il contenuto morale del mitraismo, che muove dall'antica idea persiana dell'eterno combattimento contro il male, spiegherebbe il successo incontrato dai misteri di Mitra presso l'esercito e poi anche presso gli imperatori, al punto da far scrivere ad Ernest Renan che "se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua espansione da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitraico".
L'apogeo del mitraismo si ebbe nel II-III secolo d.C., periodo particolarmente travagliato durante il quale l'impero vacillava minato da una crisi non solo economica e militare, ma che investiva anche tutto il mondo pagano che approderà più tardi alla totale cristianizzazione. In questo periodo il mitraismo si identificò con la religione orientale del Sole, diversa dal mitraismo ma con essa confusa dalle masse popolari, che fu assunta a religione ufficiale dello stato durante il regno di Aureliano (270 - 275 d.C.); in seguito Diocleziano cercò di sostenere il culto di Mitra quale religione del Sol invictus nelle legioni imperiali. In quell'epoca la religione mitraica si diffuse anche nelle classi più elevate fino ad arrivare allo stesso imperatore.
Senza diventare mai religione ufficiale dello stato, il mitraismo godette però di una vasta fortuna, oltre che nell'esercito, soprattutto tra le classi più modeste della società: schiavi, liberti, operai, artigiani e piccoli commercianti. Contemporaneamente, da questi stessi strati popolari e da esigenze spirituali analoghe, muoveva anche l'altra grande religione monoteista dell'epoca: la religione cristiana, che avversò sempre il mitraismo come il concorrente più pericoloso.

Esistono due leggende differenti riguardo alla nascita di questa divinità, accomunate dalla sua scelta di incarnarsi al fine di sconfiggere il male cosmico e morale, salvando così il genere umano. Secondo la prima leggenda, Mitra sarebbe nato da una pietra, dalla quale sarebbe uscito armato di una daga in una mano, una fiaccola nell'altra e con un berretto frigio sul capo. La seconda leggenda narra invece che il dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre (vale la pena ricordare che la Chiesa ha accettato solo nel IV secolo, più o meno nel 335 DC, tale data come effettiva data di nascita di Cristo) e, sempre secondo la leggenda, Mitra avrebbe abbandonato il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni dopo essersi incarnato.

Qualsiasi sia stata la sua nascita, la sua è una vita eroica: la sua prima azione è quella di soggiogare il Sole, per poi accordarsi con lui e ricevere in dono una corona luminosa. Cattura poi un toro, portandolo nella sua grotta e superando tutta una serie di difficoltà, causate da un serpente e da uno scorpione, inviati dal dio maligno Ahriman; dal corpo del toro, una volta sgozzato, vengono emanate tutte le piante salutari, in particolare la vite dal suo sangue e il grano dal suo midollo; dal suo seme sarebbero invece nati tutti gli animali utili all'uomo. Al termine del suo operato, con l'aiuto del Sole, Mitra sarebbe assurto in cielo, da dove continuerebbe a proteggere gli esseri umani.

Nell'iconografia la divinità viene spesso rappresentata insieme a due personaggi, detti i dadofori o portatori di fiaccole: i loro nomi erano Cautes e Cautopates, ed erano talmente legati al dio da costituire in pratica un'unica divinità, il triplice Mitra. Il primo dei due porta la fiaccola alzata, l'altro abbassata: rappresentano il ciclo solare, dall'alba al tramonto, e allo stesso tempo il ciclo vitale: il calore luminoso della vita e il freddo gelido della morte.



Chi raggiungeva il grado più elevato, quello di Pater (che è lo stesso appellativo con cui ci si rivolge ad un sacerdote cristiano), era colui che officiava i riti, era considerato il rappresentante della divinità in terra, indossava un berretto ed un vestito rossi (come i cardinali) ed aveva un bastone da pastore con la punta ricurva (la mitra, appunto) come simbolo della propria posizione. Ben presto i primi cristiani avrebbero iniziato a considerare il mitraismo un "travisamento satanico dei riti più sacri della loro religione", perseguitandolo aspramente.

Malgrado Mitra fosse una divinità solare, i mitrei, templi in cui i suoi riti venivano officiati, erano sotterranei (specus), probabilmente in ricordo della grotta in cui la divinità sarebbe nata e/o vissuta. Fu Zoroastro ad iniziare questa tradizione: in qualche modo l'antro rappresentava l'universo nel suo complesso, e gli oggetti in esso posizionati ne rappresentavano simbolicamente gli elementi e le parti. Purtroppo si sa poco dei rituali, delle simbologie e delle speculazioni cosmologiche e astrologiche della religione mitraica, che dovevano essere piuttosto complesse e note solamente agli iniziati di livello più alto.

Da alcuni dipinti ritrovati in vari mitrei (gli esempi di mitrei contenenti dipinti sono piuttosto rari, più spesso sono presenti sculture o bassorilievi), appare probabile che, durante le liturgie, i fedeli portassero delle maschere che ne mettevano in mostra il livello di iniziazione raggiunto. Quel che è noto è che la vittoria sul toro selvaggio rappresenta la vittoria dell'ordine sul caos e sulla barbarie e che il culmine del cerimoniale era un banchetto a base di pane (prodotto a partire dal grano, cioè dal midollo del toro) ed acqua (o forse vino, prodotto dall'uva, cioè dal sangue del toro). Anche in questo caso, la somiglianza con il rito cristiano dell'eucarestia è molto spinta. Purtroppo non ci sono note le formule rituali che il pater pronunciava durante lo svolgimento del rituale. Sembra comunque che esistesse una sorta di percorso di purificazione attraverso sette porte (non necessariamente da intendersi fisicamente), una per ciascun livello di iniziazione, ma anche una per ciascun circolo celeste allora noto (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno), e forse rappresentate dalle icone dei sette simboli di iniziazione. In alcuni casi è presente una cella al di sotto della sala principale, chiamata fossa "sanguinis", collegata ad essa tramite un sistema di tubature che servivano con tutta probabilità ad una sorta di battesimo, officiato attraverso un'abluzione nel sangue del toro sacrificato.



Diversi critici atei insegnano che la teologia del Cristianesimo trarrebbe origine dai culti pagani, in particolare da quello di Mitra. Il dio pagano Mitra era venerato nell'antica Roma specialmentre tra i militari, e tra l'altro era considerato "figlio di Dio", nato da una vergine, morto in croce e poi risorto. Pertanto, secondo i critici, il Cristianesimo avrebbe attinto la figura di Cristo da tale culto.

Mitra era uno dei molti dèi del paganesimo indo-iraniano; il più antico documento in cui viene citato il suo nome risale al 1400 a.C. [John Hinnels, MS, ix].
Secondo il mito pagano, Mitra era un dio pacifico, che donava la pioggia, la vegetazione e la salute. Era il mediatore tra Ohrmazd e Ahriman (rispettivamente il dio del bene e il dio del male del dualismo Zoroastriano). Divenne poi uno dei sette yazatas minori [Cum.MM, 5], e gli fu dato l'incarico di condurre le anime alla loro destinazione ultraterrena.

Per molti secoli il mito di questa divinità rimase essenzialmente invariato. Nel primo secolo a.C. Mitra era ancora associato al sole assieme agli dèi Apollo e Mercurio [MS.129]. Dunque, è evidente che non esiste quella continuità con il mitraismo romano ventilata da alcuni scrittori atei. Il mitraismo romano era mitraismo solo nel nome, era "una nuova creazione che usava vecchi nomi e dettagli iraniani per dare il giusto aspetto esotico ed esoterico al culto dei misteri" [MS, xiii].

Il Mitra dei romani era dunque molto lontano dal Mitra iraniano; non esistevano connessioni tra i due culti, fatta eccezione per il nome del dio, alcuni termini, e i riferimenti astrologici che furono largamente importati nell'Impero Romano da Babilonia [Beck.PO, 87].

Mitra sarebbe nato da una vergine il 25 dicembre in una grotta, e alla sua nascita avrebbero assistito dei pastori.

Quest'affermazione è una miscela di verità e menzogna. Cominciamo dalla data di nascita. Il Nuovo Testamento non associa mai il 25 dicembre alla nascita di Cristo, anzi leggendo i Vangeli si può facilmente capire che Cristo nacque non in inverno, anzi probabilmente nacque in estate.

Il 25 dicembre era la data del solstizio invernale, e la chiesa cattolica romana scelse arbitrariamente questa data per festeggiare la nascita di Cristo. Quest'idea, come abbiamo detto, non proviene dalla Bibbia. Ricordiamo che dal 4° secolo in poi la chiesa cattolica romana apostatò sempre più dal Cristianesimo biblico, e inglobò numerosi elementi e riti del paganesimo romano. Le chiese cristiane evangeliche si rifanno solo al Cristianesimo biblico e dunque non accettano le tradizioni cattoliche romane.

La seconda "mezza verità" è quella sulla nascita di Mitra. Mitra non nacque da una vergine in una grotta, ma (secondo il mito) nacque DA una roccia, presumibilmente lasciando una grotta dietro di sè. La roccia non può certamente essere definita "una vergine", e inoltre Mitra nacque già adulto [MS.173].

L'idea secondo cui Mitra sarebbe nato da una vergine è fondata su un uso arbitrario della terminologia. Mitra sarebbe nato dalla "materia primordiale", chiamata anche "prima madre" o "materia vergine". È evidente che la differenza tra la materia inanimata e una donna vergine è abissale.

Rimane da affrontare il discorso dei pastori, e anche questo non ha niente a che fare col vangelo, in cui i pastori non assisterono al parto. I pastori del mito di Mitra, invece, presenziarono alla sua nascita, e fecero anche di più: lo aiutarono a "uscire" dalla roccia, e gli offrirono alcuni elementi dei loro greggi.

Si consideri poi che la nascita di Mitra avrebbe avuto luogo quando gli uomini non erano ancora stati creati [Cum.MM, 132]. Come potevano allora esserci dei pastori ad aiutarlo a nascere?

In realtà queste idee, come praticamente tutti i presunti "paralleli cristiani" presenti nel mitraismo romano, sono nati almeno un secolo dopo la stesura del Nuovo Testamento, dunque troppo tardi per dire che il Cristianesimo abbia "preso in prestito" qualche idea dal mitraismo, ed è invece estremamente probabile che sia vero il contrario.


Mitra sarebbe stato un grande maestro.
Questo naturalmente potrebbe essere detto di qualunque leader, specialmente in un contesto religioso, e dunque non è un riferimento cristiano. In ogni caso, bisogna chiedersi: cosa insegnò Mitra, a chi, e quando? Nella letteratura mitraica non c'è alcun riferimento all'idea che Mitra fosse un "maestro".

Mitra avrebbe avuto 12 compagni o discepoli.

Quest'affermazione viene fatta molto spesso, e quasi sempre senza alcuna documentazione che possa sostenerla.

Il Mitra iraniano aveva un solo compagno, Varuna. Il Mitra romano invece aveva due aiutanti, due piccole creature simili a lui e che forse simboleggiavano l'alba e il tramonto, o la vita e la morte.
Mitra aveva anche una quantità di animali suoi compagni: un serpente, un cane, un leone, uno scorpione - ma non erano affatto 12, e non erano persone.

Alcuni atei affermano che durante l'iniziazione a Mitra, i devoti romani si vestivano secondo i segni zodiacali e formavano un cerchio attorno all'iniziato. Queste idee non provengono dalla letteratura mitraica, e nessuno studioso di mitraismo le ha mai confermate. Esse si basano sulle affermazioni di un singolo occultista (Godwin). E in ogni caso, si tratterebbe ancora di insegnamenti introdotti nel mitraismo molto tempo dopo che il Cristianesimo era comparso.

Ai seguaci di Mitra veniva promessa l'immortalità e la salvezza.

Il mitraismo prometteva agli iniziati solo la "liberazione dal fato che attende tutti gli uomini" [MS.470]. L'unica idea di una "salvezza" è un affresco del 200 d.C. su cui è scritto che Mitra avrebbe salvato gli uomini versando il sangue del toro che, secondo il mito, Mitra avrebbe ucciso. Questa "salvezza", secondo l'interpretazione mitraica "astrologica", non indica l'immortalità ma solo un livello di iniziazione più elevato.
Anche qui, si tratta di un'idea di ben due secoli successiva al Cristianesimo, e quindi è evidente che il mitraismo ha importato il concetto dal Cristianesimo.

Mitra avrebbe sacrificato se stesso per la pace del mondo.
Secondo il mito, Mitra non sacrificò se stesso, ma piuttosto compì il gesto eroico di uccidere il "grande toro del Sole". Non esiste niente nella letteratura mitraica che giustifichi l'idea che Mitra si sia sacrificato. E non è neanche possibile paragonare la morte di un toro "per la pace del mondo", con Gesù Cristo che venne nel mondo dando la sua vita per salvare gli uomini dal peccato (e non per una generica "pace").

Lo studioso Punkish ha commentato che l'autore che sostiene questa tesi, O'Hara, non era affatto un'autorità o uno studioso, ma era un gran sacerdote wicca (un culto stregonesco neopagano che avversa il cristianesimo).

Mitra sarebbe stato sepolto e sarebbe risorto dopo 3 giorni.
Nella letteratura mitraica non esiste alcun riferimento né alla morte né alla sepoltura di Mitra. Lo studioso Gordon dice apertamente che nel culto di Mitra non esiste "nessuna morte di Mitra" [Gor.IV, 96], dunque non si può neppure parlare di resurrezione.

Il mito non dice affatto che Mitra risorse. Dice piuttosto che non Mitra, ma gli dèi, dopo aver cercato gli umani, salirono al cielo, e Mitra attraversò l'Oceano con il suo carro. L'Oceano cercò di inghiottirlo e fallì, e infine egli raggiunse la dimora degli immortali.

Altri dicono che gli iniziati credevano alla risurrezione di Mitra, e per dire questo si basano sulle parole di uno scrittore del IV secolo dopo Cristo. Ancora una volta, dunque, si parla di idee che i sacerdoti di Mitra introdussero nel loro culto copiandole dal Cristianesimo che già esisteva da ben quattro secoli.

Mitra sarebbe stato considerato "la via, la verità e la vita", il "messia", e il "mediatore".

Nelle opere degli studiosi di mitraismo non c'è alcun riferimento a questi titoli. Sono titoli di Gesù, e non sono mai stati attribuiti a Mitra.
L'unico titolo che ricorre anche nel caso di Mitra, come abbiamo visto precedentemente, è "mediatore", ma non nel senso cristiano (mediatore tra noi e Dio), bensì nel senso di mediatore tra "il dio del bene e il dio del male".

Il giorno sacro di Mitra era la domenica, e la festa principale era quella che oggi cade di Pasqua.

Al Mitra iraniano si offrivano delle celebrazioni speciali: un festival l'8 ottobre, un altro tra il 12-16 settembre, e uno il 12-16 ottobre [MS.59]. In primavera esisteva solo un festival, all'equinozio, per un totale di quattro festival, uno per stagione.
In ogni caso, la scelta di una data arbitraria per celebrare la Pasqua da parte della chiesa cattolica non ha nulla a che fare con la Bibbia, che non dice nulla al riguardo.

Riguardo alla domenica, è vero che esso era il giorno sacro per Mitra [Cum.MM, 190-1], ma solo nel mitraismo romano, che, come abbiamo visto, attinse diverse idee proprio dal Cristianesimo.

Mitra avrebbe insegnato la "cena del Signore" (eucarestia) con i segni del pane e del vino, proprio come Cristo.

Quest'idea si basa su un testo medievale (dunque scritto moltissimo tempo dopo la nascita del Cristianesimo), che peraltro non riguarda Mitra, ma Zarathustra!
La cosa che più si avvicina (solo lontanamente) a una "cena" nel mitraismo, era una comunissima celebrazione di un pranzo che gli iniziati facevano insieme. Non era una pratica unica del mitraismo, ma una pratica comune in tutto il mondo romano dell'epoca.



LEGGI ANCHE : http://asiamicky.blogspot.it/2015/08/caino.html


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