venerdì 21 agosto 2015

LE BUFALE

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Molte notizie che circolano specialmente sul web vi sembrano probabilmente così evidentemente falsi che vi verrà il dubbio: ma davvero la gente è così ingenua?
E' facile giudicare quando si esamina un appello col senno di poi, ossia quando lo si ritrova in un elenco in cui è già classificato come bufala o meno.

Inoltre molti di questi appelli fanno leva sui sentimenti o sui pregiudizi: due aspetti della psicologia umana che notoriamente annebbiano la parte razionale del nostro modo di pensare.
Di conseguenza, abboccare a una bufala non è sintomo di stupidità o di scarso intelletto: è una normale reazione umana.
Lo stimolo irresistibile a diffondere un appello ricevuto deriva anche da un altro fattore: il piacere di far sapere. La bufala si presenta in genere come un'informazione importante che pochi sanno: ricevendola e inoltrandola, crediamo di entrare a far parte di una cerchia elitaria di "coloro che sanno", e ci nasce dentro irresistibile la voglia di farci belli con amici e colleghi ostentando il nostro nuovo sapere. Non importa se il "nuovo sapere" è in realtà una bufala: l'effetto gratificante si ha lo stesso, anche perché praticamente tutti coloro che riceveranno la nostra comunicazione la riterranno autentica.



C'è anche un altro aspetto psicologico curioso: essere coinvolti in una bufala, sia come disseminatori sia come suoi "garanti" (per esempio apponendo volontariamente o involontariamente il proprio nome o indirizzo in calce a un appello), ci fa sentire importanti. Ci sono persone così sole o bisognose di protagonismo da trarre piacere dal fatto di essere tempestate di telefonate di sconosciuti che chiedono notizie sull'argomento della bufala che hanno sottoscritto.

Tra i seguaci delle bufale ci sono anche le tante persone che in qualche modo si collegano agli idioti, cioè le persone che non sono capaci di pensare con la propria testa, cioè quelle che non hanno le capacità per avere un pensiero critico e indipendente. Le persone troppo stupide per riuscire a farsi una propria idea sono più diffuse di quanto comunemente si pensi.
Infine, tra coloro che appaiono credenti nelle bufale sono da citare i bastian contrario, cioè persone che per sentirsi intelligenti assumono per partito preso le opinioni e gli atteggiamenti contrari a quelli della maggioranza. A queste persone piace stare all'opposizione: chiunque ci sia ai piani alti, chiunque abbia il potere o il successo, loro devono stare dalla parte opposta, altrimenti non ti sentirebbero i più intelligenti. In realtà, questa gente sono l'esattamente opposto di una persona intelligente.

Per poter riuscire a comprendere un'informazione, sia che la leggiamo sia che la ascoltiamo, in prima battuta dobbiamo considerarla vera, quindi, in qualche modo l'accettazione della veridicità è un prerequisito della comprensione.
Andare oltre questa accettazione automatica richiede una motivazione addizionale e risorse cognitive. Perciò, normalmente il meccanismo del dubbio non si attiva. Quando, invece, la nostra mente rileva la presenza di alcune caratteristiche sospette nell'informazione ricevuta, l'attivazione cognitiva avviene.
Accade, ad esempio, quando quella specifica informazione manca di coerenza interna. Molte informazioni, ad esempio, si presentano più o meno esplicitamente sotto forma di storia, e le buone storie vengono ricordate molto facilmente.
Una volta che una storia coerente si è formata nella mente diventa fortemente resistente al cambiamento. E questo, a prescindere del suo grado di veridicità. Se, però, la storia è zoppicante o ha evidenti incoerenze interne, allora la mente di chi la riceve diventa critica e pronta a rigettarla. Lo stesso capita quando l'informazione che arriva non è coerente con altre informazioni che una persona ha già: siccome diventa difficile mettere insieme i pezzi, la mente si trova a dover lavorare per capire se si possa conservare una congruenza, o se non sia il caso di rigettare la nuova informazione.



Questo sistema sembrerebbe funzionare, però fa sì che informazioni sbagliate, ma coerenti con ciò di cui si è già convinti, passino tranquillamente e vadano a rafforzare le preesistenti convinzioni erronee. Poi c'è la questione della credibilità della fonte da cui l'informazione proviene: è chiaro che più la fonte è ritenuta affidabile, meno si attivano i meccanismi di valutazione e di critica.
Tuttavia, anche fonti inaffidabili possono influenzare le persone, soprattutto perché nel tempo può affermarsi il cosiddetto sleeper effect. Ovvero: si ricorda l'informazione, ma si dimentica la fonte dalla quale proveniva.
Infine, sebbene possa non piacere, conta anche il consenso sociale che si crea attorno a una notizia. Così, se la maggioranza dubita, allora i meccanismi cognitivi di critica e valutazione scattano. Questo fenomeno però è particolarmente complesso, perché in alcuni casi può diventare difficile capire quale sia realmente la maggioranza. Si parla di ignoranza pluralistica, cioè una divergenza tra la prevalenza reale di una certa credenza all'interno di una società e quello che le persone di quella stessa società pensano che gli altri credano in maggioranza.



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