I trulli fino al 1870 non sono stati oggetto di ricerca e di studio: solo a partire dalla seconda metà dell'Ottocento iniziarono i primi studi e vennero formulate le prime teorie riguardanti la loro origine ed edificazione. In particolare l'origine delle costruzioni a trullo del nucleo di Alberobello è oggetto di ricerche e dibattiti.
È comunque possibile riconoscere nella tipologia del trullo lo schema classico della tomba micenea a thòlos del Tesoro di Atreo, databile tra 1500 e 1250 a.C. Tale tipologia costruttiva è, in forma più o meno primitiva, riscontrabile in varie parti del mondo e in particolare nei Paesi europei e nell'area del Mediterraneo. Per quanto non si possa escludere un'origine autoctona, la maggior parte degli studiosi concorda che l'architettura del trullo sia giunta dal Vicino Oriente. Le diverse località in cui si ritrovano tipi costruttivi analoghi sono accomunate dalla stessa disposizione tettonica e stratigrafica del terreno, che rende disponibile il particolare tipo di pietra necessario alla costruzione di queste strutture a secco. I popoli pelasgici (Elleni del I millennio a.C.), messapici, fenici (1200 a.C.) nel corso della preistoria sbarcarono numerosi anche in Puglia, attraversandola od occupandola, costruendo sia strutture megalitiche (come dolmen, menhir e nuraghi) sia microlitiche, come le specchie e i trulli.
Non si hanno però testimonianze di trulli millenari (iscrizioni, epigrafi o contrassegni) e gli esemplari più antichi possono essere datati alla fine del XVII secolo, nella forma semplice del trullo di campagna, non esclusivo della Murgia dei Trulli. Il terreno locale forniva facilmente il materiale da costruzione, grazie al sottosuolo calcareo costituito, in superficie, da strati sottili; i trulli infatti sono rari dove la geologia del terreno non è costituita da calcare stratificato.
I primitivi trulli pugliesi vennero edificati da contadini e pastori con le pietre raccolte sul posto, nei poderi stessi. Ad un solo vano, erano utilizzati come ricovero temporaneo o come deposito per gli attrezzi agricoli. Nel corso del tempo la tipologia subì una lenta evoluzione, arrivando ad abitazioni di più ambienti, costituite da un vano principale, più altri vani minori perimetrali come alcove.
La diffusione dei trulli fu provocata dal fenomeno del frazionamento del fondo feudale, che portò all'insediamento sparso nelle campagne e allo sfruttamento agricolo di terreni in precedenza incolti, con la necessità di costruire ricoveri per ogni podere. L'area un tempo boscosa in cui sorge il centro di Alberobello - un agglomerato unico al mondo con i suoi 1500 trulli - fu fino al 1481 un feudo dei duchi Caracciolo di Martina Franca, quindi passò in mano ai conti Acquaviva di Conversano, i quali fecero insediare numerosi contadini concedendo loro alcuni benefici (seppur riservandosi l'esclusivo diritto di proprietà), come la possibilità di costruire dei rifugi con la pietra locale, purché con murature a secco, senza l'uso di leganti idraulici come la malta, in modo da poterli rapidamente demolire in caso d'ispezione del viceré spagnolo del Regno di Napoli, eludendo così la Pragmatica de Baronibus, legge che imponeva autorizzazioni e tasse per i nuovi insediamenti, in vigore fino al 1700.
La selva di Alberobello fu urbanizzata soprattutto da uno di questi conti, Giangirolamo II Acquaviva d'Aragona detto il Guercio di Puglia (1600-1665), considerato dai suoi sudditi un tiranno vendicativo e sanguinario, arrestato e incarcerato nel 1648 a Madrid per volontà di Filippo IV. Il villaggio da lui fondato rimase un insediamento abusivo, nel quale i signori potevano vantare ogni diritto a scapito della popolazione, fino al 1797, quando contava 3500 abitanti e fu liberato dal giogo feudale dal re di Napoli Ferdinando IV. Nel 1910 Alberobello divenne un monumento nazionale.
L'altopiano delle Murge, per la sua stessa natura geolitologica a matrice essenzialmente calcarea, ha fornito la possibilità agli abili costruttori delle epoche più remote di progettare e tramandare fino ai nostri giorni queste costruzioni.
Il territorio in cui più importante è la presenza dei trulli si identifica geograficamente con la Valle d'Itria, dove sono chiamati casiedde (dal latino casella, piccola casupola, capanna). Qui la città di Alberobello (provincia di Bari), avendo un intero quartiere, coincidente con il centro storico cittadino, edificato integralmente con queste costruzioni, rappresenta a tutti gli effetti la "capitale dei trulli". Sino agli anni cinquanta del XX secolo, anche il comune di Villa Castelli (provincia di Brindisi) era costituito prevalentemente da trulli di cui oggi restano pochi esemplari. Altre aree in cui particolarmente diffuso è questo tipo di costruzione sono le zone rurali e/o periferiche delle cittadine limitrofe Locorotondo, Castellana Grotte, Conversano, Noci, Putignano, Turi, Bitonto e Monopoli e lo stesso agro del comune di Bari in provincia di Bari, Martina Franca, Mottola, Crispiano, Montemesola, Grottaglie in provincia di Taranto; Cisternino, Villa Castelli, Ostuni, Fasano, Selva di Fasano, Ceglie Messapica e Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, che costituiscono la cosiddetta "Murgia dei trulli", ossia un territorio omogeneo per la diffusione dei trulli, la popolazione sparsa nelle campagne e la polverizzazione fondiaria. Nelle campagne circostanti a questi centri urbani negli ultimi decenni del XX secolo si è ampiamente diffusa la cultura del recupero e riuso dei manufatti antichi che connotano tale area, tanto da renderli appetibili ad un turismo stanziale ad alto livello che ha portato investitori stranieri, per lo più inglesi ad acquistare tenute di dimensioni considerevoli e spesso a trasferirvisi anche per diversi mesi all'anno.
Costruzioni simili sono presenti anche nella zona costiera dell'altopiano della Murgia pugliese, a partire dai territori di Monopoli e Polignano a Mare fino all'incirca a Barletta - rimanendo lungo la costa - e fino ad addentrarsi nell'entroterra dei Comuni della Murgia nord-occidentale (Bari); tali costruzioni più vicine al mare e utilizzate per altri scopi, presentano evidenti particolari architettonici differenti da quelli dei trulli propriamente detti, primo fra tutti la tipologia costruttiva della volta che è centinata e non più costituita dal conoide autoportante caratteristico del trullo.
Anche nel nord barese, nella Murgia nord-occidentale, si rinvengono numerose costruzioni a trullo. Queste venivano soprattutto utilizzate dai pastori, come ricoveri temporanei, e dagli agricoltori come depositi di attrezzi oltre che come riparo da improvvisi eventi meteorici. Alcuni sono di fattura molto pregiata e non si esclude che in talune epoche possano aver rivestito ruoli importanti nella difesa del territorio dalle incursioni saracene, altri invece molto più semplici.
La seconda area dei trulli in Puglia è però costituita dalla provincia di Taranto meridionale e in particolare dai comuni di Maruggio, Torricella e parte di quelli di Lizzano, Manduria, Sava e Avetrana dove i trulli vengono chiamati tròdduri, truddi e, per le strutture multiple, è usato il termine paritàru. Nella stessa area inoltre vi è la presenza di altre strutture a secco, chiamate pajare, costituite da una struttura in pietre a secco e un tetto fatto di fasci di sparto, che ne conferivano un aspetto quasi simile ai cottage irlandesi. Queste strutture sono tuttavia quasi del tutto scomparse. Anche il Salento (specie meridionale) costituisce un'area dei trulli rilevante. Qui le strutture vengono dette pajare, da non confondere con le strutture omonime del tarantino meridionale.
Per la costruzione della tipica struttura pugliese venivano utilizzate pietre calcaree del posto, il cui utilizzo ne implicava la rimozione dai campi, laddove impedivano la coltivazione. A ciò si deve l'esistenza di numerose tipologie costruttive, le quali dipendendo molto dal tipo di pietra rinvenuta (a chianca, tondeggiante, più o meno facilmente lavorabile, ecc.), variano anche nel raggio di pochi chilometri.
Il termine trullo deriva dalla parola greca trullos che significa cupola. Va detto, comunque, che la parola trullo è un termine piuttosto recente e sicuramente di derivazione dotta e scientifica.
Il termine con cui venivano chiamate queste costruzioni a secco, nell'Altosalento e in tutta la Murgia dei trulli, era semplicemente "casedda", letteralmente piccola casa. Di questo si tratta in realtà, di una modesta ma confortevole casa costruita dai contadini che sagacemente utilizzavano la materia prima più abbondante cioè la pietra calcarea.
Il terreno è carsico con un sottile strato di terra rossa. Apulia petrosa, così veniva chiamata dagli antichi l'odierna Puglia, è il riferimento era proprio a quella zona della Puglia centro meridionale oggi a cavallo fra le province di Bari, Taranto e Brindisi dove si è sviluppata quella civiltà contadina che ha modificato (con tanto sudore e sacrifici), una terra non adatta a colture agricole redditizie. Il contadino sceglieva il posto dove costruire il trullo, in genere nella parte più rocciosa meno adatta alle coltivazioni, poi dissodava e plasmava il terreno eliminando la roccia affiorante che veniva utilizzata per la costruzione della base del trullo e dei muretti a secco. Dalla roccia calcarea spesso a strati facilmente divisibili in lastre si ricavavano le chiancarelle (pietre calcaree piatte) che, posate a secco (senza utilizzo di malta) l'una sull'altra si elevavano in cerchi concentrici che man mano si restringevano fino a chiudere la volta conica. Diverse forme di pinnacoli chiudono il vertice del trullo: croci, stelle, sfere e altri simboli dal significato cristiano o scaramantico. Per la pavimentazione del trullo si utilizzavano lastre sottili di pietra calcarea sapientemente levigate: le chianche.
Ed ecco che il laborioso e inventivo lavoro dei contadini ha prodotto questo nostro paesaggio: terreni geometricamente divisi dai muretti a secco, uliveti e vigneti, mandorli e frutteti e... una miriade di trulli (se ne contano a migliaia per la maggior parte utilizzati e in buono stato di conservazione).
Nel comprensorio dei trulli solo la cittadina di ALBEROBELLO ha due quartieri interamente a trullo: Rione Monti e Rione Aia Piccola già monumenti nazionali dall'inizio del secolo scorso e dichiarati dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità.
I trulli di Alberobello si susseguono uno accanto all'altro, lungo viuzze e stradine lastricate di "chianche", creando paesaggi e magiche atmosfere davvero uniche e irripetibili..
Ancora oggi, il significato del pinnacolo è avvolto dal mistero, ma sono state avanzate diverse ipotesi: ce’ chi attribuisce ad esso valori magici, chi pensa che abbia solo una funzione ornamentale, posto sul Trullo a completamento dell’opera, in base all’inventiva del trullaro costruttore; c’e’ chi ritiene che sia stato imposto dal regnante stesso. Per costruire i Trulli, che grazie alla loro particolare struttura consentono un’ottima climatizzazione interna, fresca d’estate e accogliente d’inverno, ci vogliono dei veri specialisti, i maestri trullari che attualmente si contano sulle dita di una mano.
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