venerdì 7 agosto 2015

LE MOSCHEE

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 "La moschea sarà un luogo dignitoso, molto più di adesso, non solo per chi prega ma anche per i cittadini che ci abitano vicino. Le moschee sono belle, basta andare in giro per il mondo, soprattutto se sono tenute pulite".
    Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, parlando del bando del comune sui nuovi luoghi di culto. "Non si può pregare per strada, - ha aggiunto - non è dignitoso né per chi vive lì, né soprattutto per chi crede in quella religione".
 
"Non è un problema religioso, nessuno ha problemi con l'ebraismo o con gli evangelisti. In Tunisia chiudono 80 moschee, invece noi ne apriamo 2 a Milano.
    In tutto il mondo si alzano i muri contro chi in nome della religione vuole uccidere gli infedeli , tranne che nel nostro Paese. La moschea di via Jenner va chiusa domani mattina, perché lì sono stati trovati dei terroristi. Costruire nuove moschee è una scelta politica della sinistra italiana". Lo ha detto Matteo Salvini (Lega Nord).
 
"Il sindaco Pisapia vada a farle da qualche altra parte le moschee. Non vorrei che questi spazi fossero spazi di insegnamento all'odio e all'intolleranza":il segretario della Lega Nord è tornato a parlare del bando del Comune per aree dove costruire luoghi di culto durante un sopralluogo all'ex Ospedale Agostino Bassi in viale Jenner, cioè nella strada dove ha sede uno storico centro islamico. "C'è una legge regionale non rispettata dal Comune di Milano - ha osservato il segretario - e che impone di seguire alcuni obblighi che il Comune di Milano ha ignorato". Secondo Salvini il bando è una "scelta politica, la scelta politica di una giunta che arriva a fine mandato senza aver combinato un accidente e vuole portare in dote ai milanesi due moschee. Non so se sia questa l'emergenza dei milanesi, anzi non lo penso proprio". "Alla faccia della moderazione, le dichiarazioni di alcuni di questi cosiddetti moderati - ha concluso - farebbero rizzare i capelli a qualunque essere umano normale. Quindi io prima di sapere chi paga, chi prega, in che lingua e che cosa spiega, non do nessuna autorizzazione a nessuno".

In base a due dichiarazioni così contrastanti vediamo un po' cosa dice la costituzione italiana:


Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.



La moschea è il luogo di preghiera per i fedeli dell'Islam. La parola italiana deriva direttamente dallo spagnolo "mezquita", a sua volta originata dalla parola araba "masjid"  che indica il luogo in cui si compiono le sujūd, le prosternazioni che fanno parte dei movimenti obbligatori che deve compiere il fedele orante.

Un tipo di masjid particolare è la masjid jāmiʿ, una moschea più ampia, che si traduce spesso come "congregazionale". In essa si auspica per l'Islam che si radunino collettivamente i fedeli al fine di adempiere insieme all'obbligo della preghiera obbligatoria (ṣalāt) del mezzogiorno (zuhr) del venerdì, o eventualmente per studiarvi materie di carattere religioso, in appositi luoghi a ciò delegati (iwan).

In quanto luogo di preghiera la moschea non ha elementi indispensabili ma solo utili al suo scopo. È infatti possibile pregare anche all'aperto, o dentro una casa qualsiasi, purché il terreno riservato alla ṣalāt sia delimitato da qualche oggetto (tappeto, stuoia, mantello, sassi) e sia il più possibile esente da sozzure. Questo perché - come d'altronde per tutti gli atti previsti dalla Legge islamica (sharīʿa) - è richiesto lo stato di purità legale (ṭahāra), ottenibile con lavacri parziali o totali del corpo, mentre il luogo della preghiera deve essere esente da evidenti sporcizie che potrebbero contaminare chi col terreno debba entrare in contatto, come appunto accade nella ṣalāt.

La moschea ha un miḥrāb (sorta di abside o nicchia che, nelle moschee più umili, può essere semplicemente disegnata su una parete o indicata da qualche oggetto nella preghiera all'aperto) che indica la direzione della Mecca (qibla) e della Kaʿba, considerata il primo santuario musulmano dedicato al culto dell'unico vero Dio (Allāh).

Pur non essenziale, una moschea può spesso avere anche un pulpito (minbar) dall'alto del quale un particolare Imām che si chiama khaṭīb, pronuncia la khuṭba, un'allocuzione cioè che non necessariamente propone l'esegesi di brani del Corano.

Perché la preghiera sia valida essa deve essere compiuta all'interno di precisi momenti (awqāt) della giornata, scanditi dall'andamento apparente del sole. Per questo uno speciale incaricato (muezzin, dall'arabo muʾādhdhin) ricorda dall'alto di una costruzione a torre (minareto, dall'arabo manār, "faro"), mediante un suo richiamo rituale salmodiato (adhān), che da quel momento in poi è obbligatorio pregare (in casa, all'aperto, in moschea). Per chi si trovi lontano dal minareto e non possa per qualsiasi motivo udire la voce del muezzìn - oggi aiutata per lo più da altoparlanti - si sciorinano talora ampi panni bianchi, ben visibili anche da lontano.

Per le necessità della purificazione, sia all'interno sia nelle immediate adiacenze della moschea è spesso presente una fontana. Importante è infine l'area della preghiera (musalla), tendenzialmente rettangolare per consentire agli oranti di ordinarsi in file e ranghi, al cui interno può essere presente un orologio che in molte occasioni è di antica fattura, utile a segnalare il tempo rimanente perché sia valida la preghiera.



Caratteristica di ogni moschea che nasca come tale è la mancanza di raffigurazioni umane o animali, in quanto osteggiate dall'Islam. Le decorazioni sono perciò tutt'al più di tipo fitoforme (legate cioè al mondo vegetale) ma, quasi sempre, sono presenti mosaici o scritte che riportano versetti del Corano tracciati con calligrafie considerate particolarmente "artistiche" che hanno dato modo all'Occidente di parlare di arabeschi.
Con ogni evidenza questo può non valere in caso di trasformazione di un precedente luogo sacro ad altri credo. In tal caso i dipinti possono sopravvivere, alla sola condizione che affreschi o dipinti non cozzino con alcuni dei principi fondamentali del credo islamico (non raffigurabilità di Dio, assenza di idoli, antropomorfi o meno, mancanza di qualsiasi riferimento trinitario).

Come detto, il termine italiano proviene dallo spagnolo mezquita, che normalmente viene direttamente connesso alla parola araba masjid. In realtà va osservato che lo spagnolo non ha preso la parola direttamente dall'arabo, ma dalla lingua delle popolazioni musulmane della Penisola iberica, che in gran parte erano berbere. Infatti, il termine arabo masjid è maschile, mentre mezquita (e moschea) è femminile, proprio come il termine berbero (ta) mezgida. Questo cambiamento di genere è evidente anche in altri termini arabi relativi alla religione passati al berbero, per esempio ‘īd "festa" (berb. lâid ): in berbero lâid tameqqrant, corrisponde all'arabo al-ʿīd al-kabīr. Ciò sembra dovuto al fatto che i termini arabi si sarebbero "sovrapposti" a preesistenti parole femminili (ancora attestate in qualche dialetto), come taɣlisya "luogo di culto", dal latino ecclesia e tafaska "festa religiosa" (dal lat. Pascha).

Sebbene il coinvolgimento saudita nell'edificazione di nuove moschee risalga agli anni sessanta, il contributo è diventato realmente importante solo verso la fine del XX secolo. A partire dagli anni ottanta, infatti, il governo saudita ha cominciato a finanziare la costruzione di moschee, scuole e centri islamici in numerosi paesi di tutto il mondo, per una spesa stimata in 45 miliardi di dollari statunitensi. Ayn al-Yaqin un quotidiano saudita, nel 2002 ha pubblicato la notizia che questi finanziamenti hanno contribuito alla costruzione di 1500 moschee e 2000 centri islamici. A questo occorre ancora aggiungere le iniziative personale di numerosi facoltosi cittadini sauditi, specialmente in paesi dove i musulmani sono poveri o discriminati. Ad esempio, a seguito della caduta dell'Unione Sovietica (1992), molti fondi privati giunsero a questo scopo in Afghanistan. La moschea King Fahd di Culver City (California) e la stessa moschea di Roma rappresentano due dei maggiori investimenti dell'ex sovrano Faysal dell'Arabia Saudita, con 8 e 50 milioni di dollari statunitensi, rispettivamente.



Le preghiere obbligatorie nella religione Islamica fanno parte dei cinque pilastri dell'Islam, e' proprio il secondo. Le preghiere, chiamate "Salat" in Arabo, sono cinque volte al giorno, essendo la piu' importante quella del Venerdi mezzogiorno. La preghiera costituisce un legame diretto fra il credente e Allah, senza un intermediario, cosi uno si rivolge direttamente al Dio. Gli orari delle preghiere cambiano secondo la posizione del sole e vengono ricordati alla gente dal Muezzin che recita l'adhan (oppure detto anche ezan) dai minareti della moschea, cosi annuncia l'ora della preghiera. L'ideale sarebbe pregare insieme a tutti nella moschea, ma un Musulmano puo' pregare quasi ovunque, per esempio nei campeggi, in ufficio, in fabbrica, a casa, basta che il luogo sia pulito e adatto alla adorazione. Di solito si prega su un tappeto da preghiera e bisogna sapere naturalmente la Qibla, cioe' la direzione della Mecca.

L'adorazione e preghiera quotidiana e' la colonna vertebrale dell'Islam e la sua fondamentale importanza e' definita con estrema chiarezza negli insegnamenti del Profeta Muhammed e nel Corano. Queste cinque preghiere contengono versetti del Corano e sono recitate in lingua araba che e' la lingua originale del Corano, ma suppliche personali possono essere recitate anche nella lingua di ogni musulmano.

Per eseguire la preghiera, bisogna essere puri e puliti. E' necessario lavare quelle parti del corpo che sono generalmente esposte allo sporco e alla polvere, tipo i piedi, la faccia, le mani ecc. Questa pratica e' chiamata Abluzione. Nei casi indicati dal Corano, l'abluzione si puo' fare anche con la lustrazione pulverale (tayammum), cioe con terra pulita o sabbia, quando manca l'acqua (nel deserto per esempio).


Quando la purezza rituale e' interrotta da un piccolo disagio come sonno profondo, stato di incoscienza, il vomito, l'uscita dal corpo di feci, urina, gas intestinali, uscita di sangue da una qualunque parte del corpo, allora e' necessaria l'esecuzione dell'abluzione parziale. Se la purezza rituale e' interrotta da un grande disagio come in caso di coito, mestruazioni e puerperio, rapporti sessuali, allora e' necessaria fare l'abluzione totale. Esistono due tipi di abluzioni in generale; abluzione parziale (wudu') e abluzione totale (ghusl).



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