La notte di san Lorenzo (10 agosto) è tradizionalmente associata al fenomeno delle stelle cadenti, considerate evocative dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, la Terra attraversa lo sciame meteorico delle Perseidi e l'atmosfera è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.
Celebre la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta la pioggia di stelle cadenti come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, X agosto:
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla... .
Quest’anno la pioggia meteorica delle Perseidi, le celebri stelle cadenti della notte di San Lorenzo, potrà essere osservata in tutta la sua luminosità. La Luna, a differenza dell’anno scorso, non darà alcun fastidio, e lascerà il cielo scuro proprio nei giorni centrali di agosto, creando condizioni definite “quasi ideali”. Il picco dello sciame meteorico, secondo gli esperti, cadrà nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13, in ritardo di due giorni rispetto alla tradizionale notte del 10 agosto. L’orario perfetto per volgere lo sguardo al cielo sarà nel cuore della notte, intorno alle 2:30. Nelle ore successive, anche se lo sciame si farà ancora più intenso, la luce solare diverrà sempre più fastidiosa.
Il 10 agosto del 253 dopo Cristo, Lorenzo, Diacono di Roma, fu martirizzato a Roma su ordine dell'Imperatore Valeriano. Le sue lacrime, come riporta la credenza popolare, arrivano copiose dal cielo sotto forma di stelle ogni anno, proprio in coincidenza con quella data. A celebrare ulteriormente l'accadimento ci pensa Giovanni Pascoli, con la famosa poesia "10 agosto".
In realtà le cosiddette stelle cadenti, ivi comprese quelle di San Lorenzo, non sono altro che meteore, cioè corpuscoli solidi di varia grandezza che, finito di vagare nello spazio, impattano a incredibile velocità nell'atmosfera terrestre. Nel veloce processo di disintegrazione, c'è un notevole rilascio di energia termica e luminosa: ed è proprio la scia luminosa che noi apprezziamo in tutta la sua bellezza, mentre queste "stelle cadenti" solcano velocissime il cielo. Le meteore, o meglio qualcuna di esse, addirittura non si disintegra completamente e cade sulla Terra (in realtà sono rarissime e di piccole dimensioni, tranne alcuni casi in cui raggiungono una certa taglia). Astronomicamente parlando la pioggia di meteore di San Lorenzo, si chiama “sciame delle Perseidi”, poiché grosso modo origina virtualmente, cioè in questo caso visivamente, da una zona di cielo sita nella costellazione di Perseo. Il punto da cui origina visivamente lo sciame, ha nome "radiante". Quindi, quando l'orbita del nostro pianeta Terra, interseca, una volta l'anno, l'orbita di queste meteore (probabilmente residuo della disintegrazione di una cometa) possiamo assistere, con rinnovato e intatto stupore, a questa meraviglia celeste.
La tradizione popolare ama definirle “stelle che cadono”, ma questa fantasiosa definizione è in realtà inesatta e scorretta: le scie sfavillanti che vediamo attraversare il cielo sopra alle nostre teste non sono “stelle” in caduta libera, poiché questi corpi celesti, così come l’astronomia ci ha insegnato, sono entità enormi e bollenti, prevalentemente di composizione gassosa e aeriforme, che concludono il loro millenario percorso di vita con esplosioni violente e burrascose. Ciò che i nostri occhi percepiscono, in termini tecnici, è dunque l’ultimo luminoso “viaggio” morente di questi antichi corpi celesti: “stelle che muoiono”. Questa la ragione per cui gli uomini, guardando una stella che muore cadendo, maturano il desiderio che quell’astro, scomparendo nel firmamento, porti con sé la loro più segreta volontà e la disperda da qualche parte nell’universo sconfinato.
E’ possibile osservare il fenomeno in tutti i mesi dell’anno, con una media di circa 1 stella per ogni 15 minuti, a condizione che ci si trovi sotto una volta celeste serena e libera da ingombri luminosi artificiali.
Nell’antichità all’apparizione di comete e di piogge di meteore era attribuito un significato infausto. Le “stelle cadenti” erano interpretate in genere come lacrime di divinità. Ne rappresentavano quindi la disperazione e il dolore in occasione di epidemie, battaglie sanguinose, stragi e rappresentavano infausti presagi di annunci imminenti: la caduta o la morte di re e imperatori.
Fino agli inizi dell’Ottocento, il fenomeno delle stelle cadenti non desta grande interesse tra gli studiosi e gli scienziati dell’epoca. Ad accendere la curiosità sulla natura degli sciami luminosi è però un evento straordinario: in una notte di Novembre del 1833 un’eccezionale pioggia di meteoriti, in pochi minuti, attraversa la volta celeste. Il fenomeno si ripete anche nella notte tra il 17 e il 18 Novembre del 1999, quando i fortunati spettatori degli osservatori astronomici poterono contare ben 9000 meteore.
Che Agosto fosse il mese prediletto per l’osservazione delle stelle non è mai stato dunque un mistero. Restava comunque da capire da cosa traesse origine questo straordinario e suggestivo fenomeno. Il primo ad indagarne scientificamente la natura fu Giovanni Virgilio Schiapparelli, astronomo piemontese, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera. La teoria di Schiapparelli, che poi si rivelerà esatta, ipotizzava che le comete, avvicinandosi al Sole, che le porta ad evaporare formando una lunga scia di gas e polveri stellari, lasciassero dietro di sé numerosissimi detriti disseminati dal vento solare. Quando la Terra, viaggiando nello spazio, attraversa questi spazi di “deposito”, questi piccoli detriti entrano nell’atmosfera celeste ad elevatissima velocità (pari a 50 km/secondo, e dunque ad una velocità superiore 50 volte a quella di una pallottola di fucile), e si dissolvono evaporando a causa del forte surriscaldamento subito e lasciando, talvolta, una scia colorata, riconducibile alla ionizzazione dell’aria.
Le stelle cadenti, o meteore, sono oggetti innocui per la Terra, perché si disgregano sempre prima di raggiungere la superficie terrestre, a circa 90-120 km dal suolo. Tuttavia il nostro Pianeta subisce un bombardamento incessante da parte di questi piccoli oggetti: da calcoli fatti pare che ne cadano ogni giorno una quantità pari a 400 tonnellate
Dal momento che il Sistema Solare è ricco di comete, la Terra percorre un gran numero di “scie” residue, che prendono il nome di “sciami meteorici”: attualmente, per convenzione, gli studiosi ne elencano più di 200! Le due “piogge” più importanti sono quella chiamata “Perseidi”, legata ad Agosto e ai mesi estivi, e quella novembrina delle “Leonidi”. Il nome delle “piogge” viene attribuito dalla costellazione dalla quale le meteore sembrano provenire; pertanto la “pioggia di San Lorenzo”, che sembra provenire dalla costellazione del Perseo, è stata chiamata pioggia delle Perseidi, quella novembrina si chiama “delle Leonidi” poiché sembra provenire dalla costellazione del Leone. La fama legata alla costellazione delle “Perseidi” dipende, non dalla loro spettacolarità, ma da un insieme di fattori: popolarità legata al martirio di San Lorenzo; la celebre poesia del Pascoli, che immortala in versi, “il pianto” del cielo e, non ultimo, quel desiderio che anima la gente, in periodo di caldo estivo e clima di vacanze, di evadere dal consueto e riscoprire, in cielo, qualcosa di remoto e di antico.
Si dice che le stelle esprimano i desideri di chi le nota? Ma perchè?
La parola “desiderio” trae origine dal latino “de sidereum” ovvero,
“sulle stelle”: i marinai, secoli addietro, non essendo dotati di strumentazioni tecniche per il rilevamento della posizione in mare, seguivano le giuste, di navigazione, affidandosi di notte al cielo stellato. Rincorrendo le scie luminose lasciate dalle stelle, i naviganti potevano raggiungere le loro mete, e dunque, esaudire i propri desideri. La stella cadente è infatti il simbolo metaforico di una “guida” luminosa che ci porta a raggiungere ciò che tanto desideriamo.
L’apparizione di una stella cadente, oggi, è associata a un sentimento di lieto stupore. Ci si sente quasi baciati dalla fortuna per assistere a un evento naturale che non è raro, ma che appare straordinario. Pochi si sottraggono alla tentazione di esprimere un desiderio, seguendo la tradizione popolare che promette l’avverarsi dei pensieri formulati nel brevissimo tempo di esistenza della traccia luminosa.
Ma non è stato sempre così: nell’antichità le apparizioni di meteore, così come quelle di comete e di altri fenomeni passeggeri che sembravano alterare l’immutabilità del cielo, erano considerate segni infausti. Nelle antiche mitologie orientali, in quelle greche e latine, le stelle cadenti erano lacrime di divinità che piangevano a causa di disastri già avvenuti o annunciati.
Gli astrologi cinesi, che nei loro annali hanno registrato le apparizioni di stelle cadenti e comete fin dal sesto secolo avanti Cristo, non avevano dubbi che a temere il peggio dovessero essere i governanti. Il cielo sembrava piangere lacrime di fuoco in occasione di crisi di governo, battaglie o assedi avvenuti in coincidenza con quelli che oggi sappiamo essere sciami meteorici ricorrenti.
Badate bene: potrete esprimere un solo desiderio per ogni stella cadente!
La tradizione cristiana ha ereditato l’immagine della pioggia di stelle cadenti come pianto celeste, ritenendole lacrime versate da San Lorenzo durante il suo martirio, o comunque per i peccati dell’umanità, ma ha introdotto l’elemento positivo della richiesta di una grazia o di un desiderio.
Lorenzo è uno dei santi più venerati del Martirologio Romano; la sua esistenza è certa, ma pochissimo sappiamo della sua vita. Originario di Huesca, paesino spagnolo ai piedi dei Pirenei, compì i suoi studi a Saragozza, dove conobbe il futuro papa Sisto II; entrambi raggiunsero Roma, e quando quest’ultimo ascese al soglio pontificio, nel 257 d.C., nominò Lorenzo arcidiacono. Con ogni probabilità morì durante le persecuzioni ordinate dall’imperatore Valeriano, nel 258; un’antica tradizione, raccolta da Sant’Ambrogio, racconta che Lorenzo fu bruciato vivo su una graticola (le “passioni” agiografiche del periodo paleocristiano sono piuttosto cruente e macabre). Felice di morire nel nome di Cristo, si dice fosse sereno durante la tremenda tortura, e che addirittura, in quel momento, si facesse beffa dei suoi carnefici dicendo di girarlo pure … perché da quel lato, ormai, doveva essere cotto! Un tempo si riteneva anche che le stelle cadenti fossero le scintille della brace ardente della graticola. La tradizione, però, non combacia con gli studi: Valeriano non ordinò torture durante la persecuzione, ed è più probabile che Lorenzo sia stato decapitato. Nonostante questo, non ci sono dubbi sul martirio e sul luogo: in quella che è oggi la basilica di San Lorenzo fuori le Mura, a Roma.
La grande devozione a questo santo è testimoniata a Milano dalla bellissima basilica a pianta circolare eretta nel IV secolo.
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