Via Caronte, arriva Circe. Continua il caldo record nel mese di luglio.
L’infuocato Caronte è pronto a cedere il passo alla rinfrescante Circe.
Circe è una maga della mitologia greca e compare nell'odissea (libro X, XI e XII) di Omero e nel mito degli Argonauti.
Circe vive nell'isola di Eea ed è figlia di Elio e della ninfa Perseide e sorella di Eete (re della Colchide) e di Pasifae (moglie di Minosse), nonché zia di Medea. Secondo un'altra tradizione è figlia del Giorno e della Notte. Stando invece a quanto riporta Euripide nella Medea, quest'ultima viene descritta come figlia dei sovrani della Colchide, ossia Eete e Ecate. Essendo Eete figlio del Sole (e così si spiegherebbe l'etimologia del nome Eete, da eos, aurora, sole), dunque Circe sarebbe sorella del re e zia di Medea (mortale). L'etimologia di Eete spiegherebbe anche l'etimologia dell'isola dove vive la stessa Circe, Eea.
Ulisse, dopo aver visitato il paese dei Lestrigoni, risalendo la costa italiana, giunge all'isola di Eea. L'isola, coperta da fitta vegetazione, sembra disabitata e Ulisse invia in ricognizione parte del suo equipaggio, sotto la guida di Euriloco. In una vallata gli uomini scoprono che all'esterno di un palazzo, dal quale risuona una voce melodiosa, vi sono animali feroci. Tutti gli uomini, con l'eccezione di Euriloco, entrano nel palazzo e vengono bene accolti dalla padrona, che altro non è che la maga Circe. Gli uomini vengono invitati a partecipare a un banchetto ma, non appena assaggiate le vivande, vengono trasformati in maiali, leoni, cani, a seconda del proprio carattere e della propria natura. Subito dopo, Circe li spinge verso le stalle e li rinchiude:
« E quella, subito uscì e aprì le porte splendenti
e li invitò: essi, stolti, tutti insieme la seguirono.
Euriloco invece rimase indietro: sospettò l’inganno.
Ella li condusse dentro, li fece sedere su sedie e seggi,
e per essi formaggio e farina e giallognolo miele
mescolò con vino di Pramno; e nell’impasto aggiunse
veleni funesti perché del tutto scordassero la patria terra.
Ma quando a loro lo diede ed essi bevvero, allora subito
li percosse con la sua verga e li rinchiuse nel porcile.
Ed essi di porci avevano e testa e voce e peli
e tutto il corpo, ma la mente era intatta, come prima.
Così quelli piangenti furono rinchiusi; e a loro Circe
buttò ghiande di leccio e di quercia e corniolo,
quali sempre mangiano i porci che dormono per terra. (Od. IX,230-243) »
( Omero, Odissea: testo greco a fronte, a cura di Vincenzo Di Benedetto, Milano, Rizzoli, 2010, pp. 565-567.)
Euriloco torna velocemente alla nave e racconta a Ulisse quanto accaduto. Il sovrano di Itaca decide di andare dalla maga per tentare di salvare i compagni. Dirigendosi verso il palazzo, incontra il dio Ermes, messaggero degli dèi, che gli svela il segreto per rimanere immune agli incantesimi di Circe. Se mischierà in ciò che Circe gli offre da bere un'erba magica chiamata moly, non subirà alcuna trasformazione.Ulisse raggiunge la maga, la quale gli offre da bere (come aveva fatto con i suoi compagni), ma Ulisse, avendo avuto la precauzione di mescolare il moly con la bevanda, non si trasforma in animale. Egli minaccia di uccidere Circe, la quale riconosce la propria sconfitta e ridà forma umana ai compagni di Ulisse e anche a tutti gli altri tramutati in bestie feroci.
Ulisse trascorre con lei un anno e da lei ha un figlio, Telegono, e forse anche una figlia, chiamata Cassifone. Un'appendice della Teogonia di Esiodo racconta che i loro figli sono due: Anzio e Latino, che regnarono sui Tirreni.
Ulisse è costretto a cedere ai desideri dei suoi compagni, che vogliono tornare a casa, e chiede a Circe la strada migliore per il ritorno. La maga gli consiglia di visitare gli inferi e di consultare l'ombra dell'indovino Tiresia, quindi Ulisse riparte con la sua nave.
Nell'episodio dell'Odissea, sono presenti molte scene tipiche ed epiteti. Questi, infatti, erano utilizzati dagli aedi per ricordare più facilmente il poema, sempre narrato oralmente, fin quando il tiranno Pisistrato non volle metterlo per iscritto insieme all'Iliade.
Alla fine, non più spinto dalla curiosità come nella grotta di Polifemo, ma dal dovere di salvare i suoi compagni, Ulisse riesce a calmare nuovamente le acque. Proprio queste però, saranno per lui causa di tante sofferenze, poiché servendosi di loro il dio Poseidone renderà sempre più tortuoso il ritorno (in greco Nostos) dell'eroe a Itaca, dall'amata e fedele moglie Penelope.
Al di là della pessima abitudine di cui sopra, per cominciare, la temibile Signora (Potnia, la chiama Omero) era anche capace di comprensione e generosità. Come dimostra il suo rapporto con Ulisse: dopo essere sfuggito grazie a un antidoto alle sue arti magiche, e dopo aver intrattenuto con lei una lunga relazione, il re di Itaca decide di lasciarla. Ebbene, in quel frangente Circe si comporta come poche amanti abbandonate sanno fare: nessun lamento, nessuna minaccia. Con grande magnanimità, lo mette in guardia contro i rischi che ancora dovrà affrontare, gli insegna come sopravvivere al canto delle Sirene... Senza i suoi consigli Ulisse non avrebbe mai rivisto Itaca. Anche limitandosi alla sola Odissea, il personaggio di Circe è complesso, e i problemi si complicano ulteriormente se a questo si aggiunge che, come tutti i personaggi mitologici, subisce innumerevoli, continue metamorfosi. Ambigua e inquietante, a cavallo tra il divino e l’ umano, Circe ha attraversato i millenni offrendo di sé immagini che vanno da quella della maga (nel rappresentare la quale l’ Odissea attinge al patrimonio del più antico folclore mediterraneo) a quella della ninfa benefica, per arrivare a quella fin de siècle della donna-belva dalla sessualità insaziabile e alle letture novecentesche che fanno di lei una donna libera e positiva, che rifiuta gli stereotipi della cultura patriarcale.
Quanto alla leggenda degli Argonauti, il personaggio di Circe interviene durante il loro viaggio di ritorno. La nave approda a1l'isola d'Ea, dove Medea, nipote della maga Circe, viene da lei accolta. Circe purifica Giasone e Medea dall'uccisione d'Apsirto, ma rifiuta di offrire ospitalità a Giasone. Si limita ad avere una lunga conversazione con la nipote.
Infine, a Circe si attribuisce la trasformazione in scoglio di Scilla, sua rivale nell'affetto del dio marino Glauco.
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